Torna a:  Homepage del Comitato scientifico

         Sviluppo sostenibile      Green economy                             Clima               Energia               Trasporti               Territorio

Gli stati generali della Green economy

con il patrocinio del Ministero dell'Ambiente

7-8 novembre 2012

 Home                                                                              Green economy e green jobs assessment                                                     L'economia circolare

                              Le iniziative nazionali                          Saggi e monografie                            L'Europa                          Le NGO                     Rio+20

I documenti strategici finali

I 70 punti

è questo il Documento programmatico che con-clude gli Stati generali della Green economy del 2012. Se ne  legga il testo completo o una breve sintesi nella colon-na accanto.

Il Rapporto generale sulla Green economy

Questo documento è stato preparato dai ri-cercatori della Fonda-zione per lo Sviluppo sostenibile e dell'ENEA con lo scopo di illustrare i principi della Green economy e fare il punto sul suo sviluppo e sullo stato di avanza-mento del nuovo modello di sviluppo a livello mon-diale. Il volume è edito dalle Edizioni Ambiente. Ne è al momento dispo-nibile soltanto una ver-sione preliminare che può essere richiesta al Com. Sci. (> vai alla presentazione)

I documenti strategici dei gruppi di lavoro

G1 Ecoinnovazione

(> scarica il testo)

Il passaggio alla green economy implica la ca-pacità di innovare non solo cicli produttivi e consumi ma anche cultura e stili di vita. L’ecoinnovazione tiene quindi  conto sia del profilo economico, che delle dimensioni sociale e ambientale come compo-nenti imprescindibili dello sviluppo sostenibile.

L’ecoinnovazione può es-sere definita come l’uti-lizzo di prodotti, pro-cessi, sistemi gestionali, servizi o procedure nuovi o ripresi dalle buone pra-tiche della cultura e della tradizione industriale, at-traverso cui si consegue, lungo tutto il ciclo di vita, una riduzione di fattori di pressione sull’ambiente (riduzione dei flussi materiali, del consumo di energia, dell'inquinamento, etc.) e sulla società, rispetto alle pratiche correnti, e la capacità di creare ancora valore e assi-curare il benessere dei cittadini migliorandone la qualità della vita e gli standard sociali e am-bientali.

G2 Flussi di materia

(> scarica il testo)

Nel contesto globale caratterizzato dall'au-mento della domanda di materie prime, con rilevanti impatti ambien-tali ed economici, cresce la necessità del loro utilizzo in modo più efficiente, di ridurne i consumi e di promuovere l’impiego delle materie prime rinnovabili miglio-rando le performance e gli impatti ambientali. Il riutilizzo, il riciclaggio dei rifiuti e l’uso dei materiali riciclati, la riduzione dell'uso delle risorse – adottando standard più elevati di qualità dei prodotti che consentano di prolungarne l’utilizzo, l'impiego di tecnologie verdi e di materiali rinnovabili – saranno fondamentali per la com-petitività, la sostenibilità e la sicurezza dell'ap-provvigionamento di ma-teriali a medio e lungo termine.

G3 Risparmio energetico

(> scarica il testo)

L’efficienza energetica rappresenta il principale strumento per ridurre le emissioni climalteranti, oltre che per aumentare l’indipendenza energeti-ca, per favorire la creazione di imprese e per incrementare l’occu-pazione. Rappresenta un pilastro, spesso sotto-valutato nella percezione pubblica, della Green Economy. La Commis-sione Europea ha deli-neato il ruolo dell’ef-ficienza sul lungo periodo e definito impegni sul breve periodo. è stato elaborato uno scenario al 2050 in cui si ipotizza una riduzione dei consumi energetici del 30% rispetto al 2010  e nuovi studi indicano la possibilità di risparmi anche maggiori.

G4 Rinnovabili

(> scarica il testo)

Nel 2011 le fonti rinnovabili, per usi elettrici, termici e per i trasporti, soddisfano cir-ca il 17% della domanda mondiale di energia. Circa la metà della produzione rinnovabile si basa sulle biomasse tra-dizionali e negli ultimi anni si assiste a una crescita sostenuta delle nuove rinnovabili, a co-minciare dalle tecnologie che sfruttano sole e vento: la potenza glo-bale installata di foto-voltaico, solare termico ed eolico è cresciuta negli ultimi tre anni di oltre il 60%. È in crescita la penetrazione dei bio-carburanti nel settore trasporti, anche se in valore assoluto questi arrivano a coprire non più del 3% della domanda energetica settoriale. Circa un quinto del fabbisogno di calore è soddisfatto dalle rinno-vabili, e altrettanto av-viene nel settore elet-trico, in cui le rinnovabili rappresentano oltre metà della nuova potenza an-nua elettrica installata.

G5 Servizi resi dagli ecosistemi naturali

(> scarica il testo)

I servizi all’umanità of-ferti dagli ecosistemi na-turali costituiscono il fondamento di tutta la nostra economia. Si trat-ta di un fattore che ri-sulta in gran parte invi-sibile, di un bene comune senza valore. Gran parte dei servizi non sono monetizzabili: al suolo edificabile e alle  materie prime il mercato attri-buisce un prezzo, ma se parliamo di aria sana e respirabile, di condizioni climatiche equilibrate, di smaltimento naturale dei rifiuti, la fissazione di controvalori monetari è impossibile. Come accade spesso per i beni comuni ne consegue che il valore monetario del capitale naturale venga frequentemente perce-pito uguale a zero col risultato che, agli occhi dei decisori politici, esso assume una priorità minore rispetto ai beni e servizi di mercato. Que-sta generale sotto-valutazione dei servizi forniti dagli ecosistemi ha prodotto una sorta di distorsione delle strate-gie economiche, nazionali e internazionali, che si è andata aggravando negli anni più recenti. Da un lato il degrado am-bientale ha subito una accelerazione vertigi-nosa, col rischio di raggiungere in molti casi punti di rottura irre-versibili, dall’altro i danni sociali ed economici sono cresciuti in modo altret-tanto rapido, contri-buendo, insieme alla crisi economica ed al rallen-tamento dello sviluppo che ha coinvolto tutte le economie mondiali.

G6 mobilità sostenibile

(> scarica il testo)

è mobilità sostenibile un modello di trasporto di merci e persone che sia socialmente inclusivo, efficiente nell’uso delle risorse ed a basse emis-sioni inquinanti. Può trai-nare il sistema industriale italiano rappresentando un’opportunità strategica per l’economia del nostro paese in una duplice este: da una parte of-frire sostegno a settori industriali oggi forte-mente colpiti dalla crisi, dall’altra contribuire ad un aumento generaliz-zato della competitività riducendo l’esposizione verso l’estero. L’Italia, secondo paese manifat-turiero europeo, possiede campioni internazionali nel settore automobi-listico e della cantie-ristica navale, nel set-tore elettromeccanico e dell’automazione ma an-che in settori meno noti come quello della pro-duzione di biciclette o del trasporto a fune. Per ciascuno di questi settori esistono distretti pro-duttivi, filiere, indotto, sapere tecnico e capitale umano invidiati in tutto il mondo. Anche i servizi di trasporto passeggeri e merci sono settori por-tanti dell’economia na-zionale, un settore co-stituito da un tessuto di imprese sia pubbliche che private insediato omogeneamente nel ter-ritorio con forti ricadute occupazionali e nella creazione di valore ag-giunto.

G7 Sviluppo delle filiere agricole di qualità ecologica

(> scarica il testo)

Il settore agricolo ed agroalimentare ha, un forte valore sociale, per la ricchezza del sapere che esso contiene in termini di tradizioni, qualità e varietà dei prodotti, immagine e cre-dibilità che lo contrad-distinguono. I prodotti agricoli di qualità  sono espressione di forte radicamento culturale, provenienza specifica, elevati standard quali-tativi, basso impatto ambientale, mantenimen-to del paesaggio e salvaguardia delle tradi-zioni. L’intervento pub-blico, in precedenza vol-to ad assicurare la sta-bilità dei mercati e la formazione di prezzi re-munerativi per gli agri-coltori con problemi di eccedenze produttive, costi crescenti di bilancio ed apertura di conten-ziosi internazionali risulta orientato, oggi, verso modalità di utilizzazione di beni pubblici rispon-denti alle domande pro-venienti dalla società. Non più, quindi, un premio allo status di agricoltore, ma un riconoscimento ai com-portamenti ed ai servizi offerti alla società ed al territorio.

G8 Strumenti finanziari

(> scarica il testo)

La transizione verso la Green economy pone il problema dell'orienta-mento del credito e del  ruolo delle banche e delle istituzioni finanziarie. la Green economy ha bisogno di investimenti in misura cospicua proprio in un momento in cui è massimo l'indebitamento pubblico in gran parte dei paesi. Il ricorso al risparmio privato è dun-que indispensabile, come ha messo in luce il recente Summit di Rio +20. Gran parte del capitale privato è nelle banche, dedite, lo sappiamo, alla specu-lazione finanziaria, a far soldi con i soldi ed a drenare denaro pubblico nei frequenti casi di fallimento determinate da questo tipo di giochi pericolosi. Ad esse, nonostante ciò, si chiede una partecipazione at-tiva alla trasformazione in corso  e di incentivare attraverso una gestione oculata del credito le attività, le soluzioni e le tecnologie più efficienti e e di fermare quelle  in-quinanti. Gli strumenti economici per la Green economy (tasse, tariffe, incentivi  e disincentivi) servono per orientare gli investimenti. Non si tratta quindi solamente di sviluppare pratiche di sostenibilità all'interno della finanza o di rendere disponibili prodotti finan-ziari green, ma di mobi-lizzare risorse finanziarie su larga scala per finanziare un ampio e profondo processo di trasformazione del siste-ma economico, accom-pagnando le imprese e i cittadini nella transizione verso l'economia nuova.

 

  Si costituisce a Roma il Consiglio Nazionale della Green economy

Per dare continuità agli Stati generali della Green economy, il 23 novembre 2012  il Comitato organizzatore ha deciso di procedere alla costituzione del Consiglio Nazionale della Green economy a partire dalla richiesta  delle 39 Organizzazioni dei settori strategici della Green economy del Comitato organizzatore stesso e degli 8 Coordinatori dei gruppi di lavoro tematici.

Il Consiglio dovrebbe prendere democraticamente, in forma assembleare, tutte le sue decisioni e farsi carico della realizzazione delle 70 proposte della Roadmap della Green economy in Italia, preparare uno o più confronti con le forze politiche a ridosso della prossima campagna elettorale e con la prossima legislatura, preparare e seguire il confronto con il nuovo governo e definire una bozza di proposta di accordo col Ministro dell’Ambiente e dello Sviluppo economico, attuativo di almeno una prima parte delle 70 proposte.

Sarà  la Fondazione per lo sviluppo sostenibile a svolgere una funzione di supporto al Consiglio. (> leggi il resoconto della riunione costitutiva del Consiglio)

TORNA SU

Stati generali della Green economy

Ecomondo key Energy - Rimini, 7-8 novembre 2012

 

Promossi dal Ministero dell’Ambiente e da un Comitato organizzatore formato da 39 organizzazioni di imprese con rilevante valenza ambientale (> vedi lista del Comitato)

 

 

Gli Stati generali della Green economy sono stati organizzati e convocati per contribuire alla elaborazione della strategia nazionale ed europea dopo la Conferenza delle Nazioni Unite di Rio+20. Otto gruppi di lavoro e numerosi incontri tematici, con la partecipazione di 2000 esperti, hanno consentito di mettere a punto la proposta di “Un programma di sviluppo della green economy per contribuire a far uscire l’Italia dalla crisi”

La proposta riguarda in particolare le otto tematiche strategiche per lo sviluppo della green economy in Italia: l’ecoinnovazione, l’efficienza e il risparmio energetico, le fonti energetiche rinnovabili, il riciclo dei rifiuti e i materiali rinnovabili, la mobilità sostenibile, le filiere agricole di qualità ecologica, i servizi ambientali, gli strumenti economici.

Notizie e materiali  sono reperibili sul sito degli Stati Generali (> vai al sito)

Dopo gli Stati generali

Conclusi gli Stati Generali della Green economy, è tempo di bilanci ma anche di riflessioni per elaborare i prossimi passaggi. La discussione, comunque, non può non partire dalla soddisfazione per la riuscita di questa iniziativa: a Rimini sono stati oltre 1.500 gli iscritti, circa 40 i relatori e sono intervenuti due ministri, dell’Ambiente e dello Sviluppo economico (> video, foto e rassegna stampa). Quale riconoscimento del lavoro svolto e dell’importanza dell’iniziativa è arrivato il messaggio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Oltre 1.000 esperti hanno contribuito al lavoro sugli otto settori strategici, dai quali sono nate le 70 proposte. è su queste basi, in occasione dei due giorni dedicati alla green economy, che si è svolto il confronto fra esponenti dei diversi livelli istituzionali, i rappresentanti dell’Ocse e dell’Unep, delle imprese e dei sindacati, del mondo politico e parlamentare, delle associazioni ambientaliste. Il Commissario europeo per l’ambiente Janez Potocnik ha inviato un video video messaggio.

Realizzare queste proposte non sarà un percorso né breve né semplice, ma dobbiamo essere consapevoli di aver contribuito a tracciarlo e che ora siamo fra coloro che dovranno impegnarsi per cercare di realizzarlo. Il frutto di questo inedito e partecipato incontro, aperto dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini e chiuso dal ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, è l’indicazione di una roadmap verso la sostenibilità, a conferma che la nuova economia verde è oggi il settore più innovativo capace di creare occupazione, contrastare la recessione e proiettarsi sui mercati internazionali. L’unico credibile, oggi, per affrontare insieme la crisi economica e la crisi ambientale.

Gli Stati Generali  hanno chiuso solo una fase del percorso avviata a marzo di quest’anno da un vasto processo partecipativo, promosso dal ministero dell’Ambiente e da 39 organizzazioni di imprese green, che ha inizialmente coinvolto circa 300 esperti impegnati in 8 gruppi di lavoro su altrettanti settori considerati strategici per lo sviluppo della Green economy: mobilità sostenibile; efficienza e risparmio energetico; eco-efficienza, rinnovabilità dei materiali e del riciclo dei rifiuti; eco-innovazione; servizi ambientali; fonti energetiche rinnovabili; filiere agricole di qualità ecologica; finanza e credito sostenibile per la Green economy: sui documenti elaborati su questi temi si sono confrontati e hanno dato i loro contributi, complessivamente, oltre 1.000 tra esperti, tecnici e rappresentanti della società civile in altrettante assemblee nazionali tematiche, svolte fra luglio e settembre. è da questo processo che sono nati il Programma per lo sviluppo di una economia verde e le 70 proposte per far uscire l’Italia dalla crisi.

A sostegno di questo lavoro ne è stato affiancato un altro, per fotografare lo stato dell’arte dell’economia verde in Italia. Si tratta del Rapporto “Green economy per uscire dalle due crisi”, realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in collaborazione con l’Enea, che passa in rassegna i settori strategici per una conversione ecologica dell’economia.

TORNA SU

 

I settanta punti programmatici degli Stati generali della Green economy

Queste 70 proposte, approvate definitivamente dal Comitato organizzatore nella riunione del 23 dicembre 2012, estratte dai documenti elaborati dagli 8 gruppi di lavoro tematici, concludono il confronto e il dibattito con tutti gli interlocutori degli Stati Generali. Il testo completo è disponibile per la lettura (> leggi le 70 proposte).

   F Read the titles of the 70 proposals:

 "70 Proposals for the Development of a Green Economy to overcome the Italian Crisis"

Qui di seguito presentiamo una breve sintesi delle otto sezioni in cui  si articolano le 70 proposte.

MISURE. La Green economy può costituire una via per affrontare in Italia la recessione economica e avviare una nuova fase di sviluppo per la quale occorre diffondere la nuova visione della Green economy tra le imprese, le amministrazioni e i cittadini favorendone lo sviluppo attraverso il rilancio del credito, degli investimenti orientati alla sostenibilità ed alla piena e buona occupazione, nuove politiche fiscali ed una aumentata consapevolezza dei consumatori.

INNOVAZIONE. L’ecoinnovazione, necessaria allo sviluppo della Green economy, promuove sistemi di produzione e consumo basati su un utilizzo sostenibile delle risorse e sulla riduzione degli impatti negativi sull’ambiente. Occorre, a questo fine, rilanciare la ricerca pubblica e privata attraverso partenariati pubblico-privati capaci di attrarre nuovi e cospicui investimenti, anche fissando standard e obiettivi ben definiti per l’ecoinnovazione, creando eventualmente una funzione partecipata d’Agenzia per sostenere lo sforzo a livello nazionale.

MATERIALI. L’ecoefficienza nell’impiego dei materiali e nella prevenzione della produzione di rifiuti, lo sviluppo del riciclo e l’abbattimento dello smaltimento, la produzione e l’impiego di materiali rinnovabili locali, avranno un’importanza strategica crescente per assicurare la disponibilità di risorse, per ridurre la dipendenza dalle importazioni e l’esposizione ai loro costi crescenti nonché per ridurre gli impatti ambientali. Per un uso efficiente dei flussi di materia occorre puntare sulla circolarità crescente dell’economia, sull’uso delle materie prime seconde, sulla produzione di bioplastiche ed intermedi chimici di origine vegetale, sul riciclo della materia,  sul riuso dei manufatti per minimizzare i flussi materiali, la produzione di inquinanti e di rifiuti e il ricorso a procedure irreversibili di smaltimento e conferimento in discarica.

RISPARMIO. L’efficienza e il risparmio energetico presentano diversi e indiscutibili vantaggi sia ambientali - un minor consumo di energia, per la gran parte ancora di origine fossile consente di ridurre, per esempio, le emissioni di gas di serra - sia economici - riduzione ei costi energetici e delle importazioni di energia -. è indispensabile mettere il risparmio energetico al primo posto nella Strategia energetica nazionale fissando nuovi standard di consumi e di emissioni per gli edifici nuovi, portando al 3% almeno la quota di edifici pubblici esistenti riqualificati ogni anno ed incentivando l’efficienza dell’uso dei macchinari industriali, civili e domestici.

RINNOVABILI. Il settore energetico è responsabile di circa i due terzi delle emissioni mondiali di gas serra. A fronte di un obiettivo di riduzione delle emissioni mondiali pari al dimezzamento rispetto al 1990, negli ultimi venti anni sono cresciute di oltre il 40%. La lotta al cambiamento climatico, i cui effetti potenzialmente catastrofici sono evidenti già oggi, rappresenta probabilmente la principale sfida della nostra epoca. Le fonti rinnovabili sono uno degli strumenti principali per affrontare e vincere tale sfida nonché per ridurre la dipendenza dalle importazioni energetiche. L'Italia deve proseguire nello sviluppo delle fonti rinnovabili elettriche e termiche, delle infrastrutture e delle reti per la gestione dell’energia diffusa con l’obiettivo di un’economia fossil free ed a basse emissioni, semplificare gli adempimenti burocratici, ridurre i tempi di ritorno degli investimenti, regolare gli incentivi nella prospettiva ravvicinata delle grid parity e intraprendendo senza esitazione la strada della produzione nazionale di manufatti e servizi.

SERVIZI ECOSISTEMICI. La Roadmap europea per lo sviluppo della green economy dedica grande attenzione alla conservazione del capitale naturale e dei servizi ecosistemici per una ragione molto semplice: la  nuova economia si chiama green proprio perché punta su un’elevata qualità ecologica, mantenendo o ricostituendo gli stock di capitale naturale, tutelando e valorizzando i servizi forniti dagli ecosistemi, basi indispensabili per il nostro benessere e per il nostro sviluppo economico. La conservazione e, ove possibile e conveniente, la valorizzazione dei servizi della natura sono gli obiettivi chiave per cui occorre introdurre la conservazione degli stock naturali in tutti i piani ed i programmi e la contabilizzazione dei flussi delle risorse e dei servizi forniti dagli ecosistemi, in particolare  per l’acqua, l’aria, il territorio, le foreste, il mare e le acque interne anche attraverso l’ulteriore sviluppo delle aree naturali protette.

FILIERE AGRICOLE DI QUALITà ECOLOGICA. Le filiere agricole, da quella prioritaria delle produzioni alimentari, fino a quelle delle agroenergie, delle produzioni di materiali biodegradabili, dell’agriturismo e della gestione forestale e del territorio, possono avere importanti prospettive di sviluppo puntando sull’elevata qualità ecologica.A tal fine occorre promuovere la multifunzionalità delle aree agricole, le filiere corte nella distribuzione, la qualità ecologica dei prodotti agricoli, l’agricoltura biologica che già ci vede ai primi posti in Europa e la gestione forestale, equilibrando al contempo la produzione agroalimentare con le produzioni agroenergetiche e biochimiche salvaguardando il territorio mediante la riduzione del consumo dei suoli.

MOBILITÀ. Una mobilità sostenibile mentre riduce le emissioni, gli impatti ambientali e la congestione dei trasporti, promuove nuove possibilità di sviluppo e di occupazione. Le proposte comprendono ridurre i consumi, le emissioni, le esternalità ambientali negative e i danni alla salute ed alla qualità della vita del sistema dei trasporti attraverso un sostanziale ridisegno dei territori urbani, la informatizzazione dei servizi e delle comunicazioni, il telelavoro, il ridimensionamento del trasporto privato, l’introduzione di nuovi mezzi di trasporto a basse emissioni, la diffusione della mobilità dolce ciclopedonale, lo sharing dei veicoli e il pricing del suolo urbano, in un quadro di deciso rilancio delle ormai storiche capacità di produrre e di innovare dell’industria nazionale della mobilità.

TORNA SU

 

I lavori degli Stati generali della Green economy

Mercoledì 7 novembre

Intervento introduttivo di Corrado Clini, Ministro dell’Ambiente (> ascolta l'intervento completo)

Intervento di Janez Potočnik, Commissario UE per l'Ambiente (> guarda il video in lingua originale). è un piacere per me avere l'opportunità di partecipare a questa conferenza. Mi spiace di non poter essere oggi di persona con voi, ma io sono felice di poter almeno contribuire in questa modalità infine rispettosa per l'ambiente.

Permettetemi di iniziare congratulandomi con gli organizzatori per questa eccellente iniziativa, in un mondo dove la crescita e la prosperità future saranno determinati dal modo in cui gestiamo oggi le nostre risorse limitate. Investire in una green economy significa investire nella competitività futura, nella prosperità a lungo termine, nella crescita economica e nella creazione di posti di lavoro. Significa trovare la nostra via d'uscita dalla crisi, ma per questo abbiamo bisogno di guardare avanti e trasformare le sfide che dobbiamo affrontare oggi in opportunità per il domani. La trasformazione in un'economia low-carbon ed efficiente nell’uso delle risorse è semplicemente inevitabile e sono convinto che l'Italia ha le conoscenze, le competenze, il senso di innovazione e la creatività necessaria per farlo.

Che ci piaccia o no, le nostre industrie si troveranno ad affrontare l'aumento dei prezzi delle risorse e noi, che viviamo nel più importante continente a forte dipendenza del mondo, dovremo imparare ad usare queste risorse in modo più efficiente, per poi riutilizzarle. L’opportunità che abbiamo è quella di effettuare la transizione in un modo gestito piuttosto che aspettare fino a quando dovremo governare un mondo gravato dai vincoli di approvvigionamento e dalle impennate dei prezzi. Per fare questo dobbiamo dare alle nostre industrie le giuste prospettive a livello di Unione europea e anche a livello nazionale. La prevedibilità e la fiducia sono ingredienti necessari per gli investimenti nelle basi della futura crescita. Abbiamo anche bisogno di creare un terreno che sia premiante per i risultati migliori e di collocare le imprese europee nell’elite di un mercato in espansione mediante le tecnologie, i beni e i servizi più efficienti e sostenibili.

La Commissione europea sta già lavorando per creare un mercato unico per i prodotti verdi e noi pubblicheremo le nostre proposte per questo all'inizio del prossimo anno. Pubblicheremo anche Comunicazioni che coprono due aree in cui le nostre attività hanno il maggiore impatto sulle risorse: il cibo sostenibile e la sostenibilità degli edifici.

Stiamo lavorando anche su attività decisive per la salvaguardia delle risorse idriche europee e su una revisione globale delle nostre politiche della qualità dell'aria. La Roadmap per un'Europa efficiente nell’uso delle risorse che abbiamo adottato l'anno scorso, stabilisce traguardi e obiettivi chiari che guideranno la transizione. Ora dobbiamo fare in modo che le nostre iniziative siano in grado di perseguire quegli obiettivi. Tuttavia spetta al settore privato  guidare la trasformazione e realizzare gli investimenti iniziali necessari a quello che è un modello di crescita più sostenibile. Sono convinto che, con i giusti investimenti, le nostre industrie possono beneficiare del vantaggio del first mover e assumere una posizione di primo piano, non solo all'interno dell'Unione europea, ma anche sul mercato globale.

Un passo importante sarà quello di muoversi verso un'economia circolare, quella in cui nulla si spreca e tutti i materiali sono reintrodotti nell'economia. L'Europa ha le conoscenze e le competenze per fare dell'economia circolare una realtà. Recenti studi stimano che, per esempio, la piena attuazione della legislazione dell'Unione europea sui rifiuti consentirebbe di risparmiare 72 miliardi di euro l'anno, di aumentare il fatturato annuale della gestione dei rifiuti e del riciclaggio di  42 miliardi di euro l'anno e creare oltre 400.000 posti di lavoro entro il 2020. Siamo tutti a conoscenza della situazione in Italia, quando si parla di rifiuti. Basta pensare che opportunità rappresenta per l’Italia la gestione dei rifiuti. Più le pressioni globali spingono in alto i prezzi delle risorse, più i nostri rifiuti diventeranno preziosi. L'Italia dovrebbe semplicemente cogliere questa opportunità e creare le strutture necessarie per pompare materiali pregiati nel ciclo economico, piuttosto che gettarle dentro buche nel terreno.

A Rio, all'inizio di quest'anno, si è riconosciuta a livello mondiale l'importanza della green economy per ottenere “il futuro che vogliamo” e vi è stato un riconoscimento del ruolo centrale del settore privato nella costruzione dell'economia verde, sia a livello globale che da parte del settore privato stesso.

Sono felice di vedere le imprese italiane che assumono un ruolo guida in questo processo. L'Italia è stata particolarmente colpita dalla crisi economica, ma la vostra storia ha dimostrato più e più volte che c’è la possibilità di riemergere da questa crisi ancora più forti di prima.

La crescita economica nell’Italia di domani ci sarà se sappiamo cogliere oggi le opportunità offerte dalla transizione verso la green economy: la Commissione europea è ovviamente qui per aiutarvi e sostenervi in questo percorso.
 

Intervento di Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile (> ascolta l'intervento completo). Il percorso degli Stati generali della green economy. L’idea parte nell’aprile del 2012, in un contesto di preoccupante crisi economica in Italia e alla vigilia della Conferenza di Rio + 20. Diversi settori della green economy, in difficoltà per la crisi, guardano con interesse a una proposta comune di rilancio, anche perché, prima e dopo Rio+ 20, a livello europeo e internazionale, è cresciuta la convinzione che la green economy possa svolgere un ruolo di traino verso una nuova fase di sviluppo.

In accordo con le indicazioni dell’UNEP, vengono individuati otto settori strategici sui quali sono stati formati otto gruppi di lavoro per lo sviluppo di una green economy in Italia: Ecoinnovazione, Materiali e riciclo, Efficienza energetica, Energie rinnovabili, Servizi ambientali, Mobilità sostenibile, Filiere agricole di qualità ecologica e Finanza e fisco. Gli Stati generali della green economy italiana hanno attivato un’ampia partecipazione.

Per capire cos’è la green economy  è stato preparato un  primo Rapporto con un’analisi dei suoi settori strategici in Italia. Il Rapporto è il risultato della collaborazione di un gruppo di ricercatori dell’ENEA e della Fondazione per lo sviluppo sostenibile che ha svolto anche la funzione di supporto tecnico e organizzativo degli Stati generali, sulla base di un accordo con il Ministero dell’ambiente e in collaborazione con Ecomondo e Rimini Fiera.

Gli obiettivi degli Stati generali emersi nel processo di preparazione. Promuovere una visione condivisa della green economy; individuare gli ostacoli allo sviluppo della green economy; proporre una riflessione sugli strumenti per lo sviluppo della green economy e valorizzare i potenziali di sviluppo della green economy in Italia. Il quadro delle proposte strategiche degli Stati generali è raccolto in una  piattaforma unitaria (Le 70 proposte) per lo sviluppo della green economy in Italia e per realizzare un confronto pubblico su questi contenuti con un ampio arco di interlocutori istituzionali, economici e sociali. Sono state istruite con i gruppi di lavoro e un’ampia partecipazione, discusse e approvate dal Comitato organizzatore. Queste 70 proposte costituiscono una piattaforma comune e condivisa da diversi settori economici, per affrontare le crisi con lo sviluppo di una green economy in Italia.

La green economy è il percorso obbligato per uscire dalle due crisi, per avere la potenzialità per contrastare la crisi economica e finanziaria aprendo nuove possibilità di sviluppo, con produzioni e con consumi che puntano sull’elevata qualità ecologica e per affrontare la crisi climatica e ecologica con misure che attivano investimenti e nuovo sviluppo, per un’economia a basse emissioni di carbonio capace di tutelare e valorizzare il capitale naturale. La crisi climatica sta producendo impatti preoccupanti, avvertiti come tali da una larga parte dell’opinione pubblica

La green economy è un processo reale ormai in corso. È cresciuta la consapevolezza ecologica: non è più possibile inquinare e consumare risorse a ritmi sempre più veloci, l’ambiente è diventato una risorsa scarsa. Tutto ciò favorisce una domanda di nuova qualità dell’economia, di beni e servizi di qualità ecologica e sta offrendo nuove possibilità per un numero ormai consistente di imprese. Nei paesi industriali, specie in questa crisi, è scarsa la fiducia che si possa avere maggiore benessere solo facendo crescere più velocemente il Pil. E’ ormai diffusa la convinzione che serva un’economia migliore, con minori impatti ambientali, con un benessere migliore e più diffuso. La green economy risponde alla domanda di nuova qualità dell’economia, e richiede anche nuovi indicatori capaci di andare oltre il Pil.

Alcuni ostacoli allo sviluppo di una green economy in Italia sono stati individuati nella fase istruttoria degli Stati generali: la mancanza di una visione adeguata; l’inerzia dei vecchi e consolidati modelli di produzione e di consumo; le politiche troppo legate all’economia tradizionale che stentano a comprendere i potenziali della green economy; scarsa disponibilità e alto costo dei capitali per investimenti green e scarsa diffusione dell’ecoinnovazione; una fiscalità sfavorevole che non contribuisce a valorizzare i vantaggi e a internalizzare i costi ambientali; una normativa spesso carente.

Gli strumenti per lo sviluppo di una green economy sono strumenti di mercato (tasse, incentivi e disincentivi, tariffe, tassi e accesso al credito) che sono in grado di offrire segnali ai consumatori attraverso i prezzi e di indirizzare la convenienza economica delle imprese e attivare investimenti. Altri strumenti sono un quadro normativo stabile e coerente; una disponibilità e capacità di eco-innovazione, così come di competenze e professionalità; una corretta informazione e un’attiva partecipazione dei cittadini e delle imprese.

I potenziali della green economy in Italia sono notevoli. Le imprese italiane più in grado di affrontare la crisi e di competere a livello internazionale sono quelle che sanno coniugare innovazione, internazionalizzazione e orientamento alla green economy. Una parte importante delle filiere cardine del made in Italy sta effettuando scelte strategiche di posizionamento all’interno della green economy, sia nei settori tradizionali attraverso l’innovazione di prodotto, sia in quelli emergenti legati alle tecnologie green e ai servizi low carbon. L’Italia dispone di buone capacità imprenditoriali e tecnologiche nell’industria del riciclo che ha ampie possibilità di crescere ulteriormente. L’industria manifatturiera italiana, che ha bisogno di ingenti quantità di materiali, avrà sempre più bisogno di un forte sviluppo del riciclo necessario anche per risolvere le crisi della gestione dei rifiuti in diverse Regioni. Anche la crisi dell’auto è un’ opportunità per puntare su nuovi veicoli a bassissime emissioni e sistemi di mobilità sostenibile che riducano gli alti costi sociali e ambientali causati dai trasporti. Lo sviluppo delle filiere agricole di qualità ecologica può rafforzare un trend già positivo: quello delle produzioni agroalimentari di qualità nonché integrare e migliorare il reddito del settore valorizzando attività di tutela del territorio e lo sviluppo delle agroenergie.

L’Italia dispone di un patrimonio naturale e storico culturale fra i più importanti del mondo; il made in Italy è in buona parte associato a valori green: la qualità, la bellezza, il vivere bene. Un forte sviluppo dell’ecoinnovazione del made in Italy porterebbe quell’ondata di aria nuova necessaria per innovare la nostra economia.

Intervento di Tomasz Kozluk OECD, Chief Economist Green Growth (> Scarica la presentazione)

Intervento di Steven Stone UNEP, Chief Economics and Trade Branch (> Scarica la presentazione)

Giovedì 8 novembre

Corrado Clini e Corrado Passera: le nuove iniziative congiunte dei due Ministeri in favore dello sviluppo (> ascolta il dibattito)

Conclusioni di Corrado Passera, Ministro dello Sviluppo Economico (> ascolta l'intervento)

TORNA SU

 

Le note di indirizzo per l’attività dei  gruppi relativi ai settori i strategici 

1°gruppo: Sviluppo dell’ ecoinnovazione

L’ecoinnovazione è stata definita (UE-2011)  “qualsiasi forma di innovazione che riduce impatti negativi per l’ambiente  aumenta la resistenza alle pressioni ambientali e consente un uso più efficace e responsabile delle risorse naturali”. Sfide ambientali sempre più impegnative e risorse sempre più limitate, hanno determinato una crescente domanda di tecnologie, prodotti e servizi ambientali. Con lo sviluppo della ricerca, della formazione, la valorizzazione economica e la diffusione dell’ecoinnovazione, si potrà contribuire a migliorare le prestazioni ambientali con soluzioni al tempo stesso efficienti in termini di costi e valide per le imprese, le città (Smart cities) e la società nel suo complesso. L’ecoinnovazione è strettamente collegata al nostro modo di utilizzare le risorse naturali e ai nostri modelli di produzione e consumo. I vantaggi attesi in termini ambientali, sociali ed economici dalla diffusione dell’ecoinnovazione  sono considerevoli.

2° gruppo: Sviluppo del risparmio, della  rinnovabilità e  dell’uso  dei materiali riciclati, della  riduzione e del recupero dei rifiuti

Negli ultimi decenni, la produttività del lavoro si è sviluppata molto più velocemente rispetto alla produttività delle risorse: secondo le stime i costi del lavoro rappresentano meno del 20% di un prodotto e i costi delle risorse rappresentano il 40%.  Nel quadro dell'aumento della domanda di materie prime a livello globale, che causa rilevanti impatti ambientali ed economici, cresce la necessità  di  usarle in modo più efficiente e di ridurne i consumi. Il riutilizzo, il riciclaggio dei rifiuti e l’uso dei materiali riciclati, la riduzione dell'uso delle risorse – anche attraverso standard più elevati di qualità dei prodotti e il principio dell'uso prolungato del prodotto, l'uso di tecnologie verdi e di materiali rinnovabili – saranno fondamentali per la competitività, la sostenibilità e la sicurezza dell'approvvigionamento di materiali a medio e lungo termine.

3° gruppo: Sviluppo dell’efficienza e  del risparmio energetico

L’energia di origine fossile è sempre più costosa (la bolletta pagata per l’importazione dei combustibili fossili è aumentata di oltre 23 miliardi di euro dal 2000) e con impatti molto gravi sul clima. L’era dell’energia abbondante e a basso costo è finita. Siamo avviati all’era del risparmio e dell’efficienza energetica per far fronte ai fabbisogni di sette miliardi di persone, mentre sul nostro futuro incombe il rischio della crisi climatica. I potenziali di sviluppo delle attività di risparmio e di efficienza energetica sono enormi, in numerosi settori: degli edifici e dei trasporti, delle apparecchiature, dell’illuminazione e dei processi industriali. Investimenti per il risparmio e l’efficienza energetica in tali settori producono rilevanti vantaggi ambientali, economici e occupazionali, con positive ricadute sia sulla competitività economica, sia sulla sicurezza del futuro approvvigionamento energetico.

4° gruppo: Sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili 

L’uso di fonti energetiche rinnovabili per produrre elettricità, calore e carburanti è, a livello mondiale in forte crescita: la produzione di elettricità da fonte rinnovabile è quasi raddoppiata negli ultimi dieci anni; la potenza installata fotovoltaica in dieci anni è passata da 1.700 MW a 67.000 MW e gli investimenti nel fotovoltaico sono passati da 3 Mld di dollari a 91,4 Mld; la potenza installata degli impianti eolici negli ultimi 10 anni è passata da 24.000 MW a 239.000 MW e gli investimenti mondiali da  4,6 Mld di dollari a 71,5 Mld. Gli investimenti complessivi  nelle rinnovabili sono stati nel 2011 pari a 246,5 miliardi di dollari e si prevede che saliranno a 385,1 miliardi nel 2021. Nessun Paese che aspiri ad avere una politica ambientale di una qualche efficacia e una prospettiva  di sviluppo, può perdere il carro della rivoluzione in atto delle energie rinnovabili.

5° gruppo : Sviluppo  dei servizi ambientali

 Le risorse ambientali e il territorio sono diventate risorse scarse, recuperare, risanare, bonificare aree inquinate è necessario per ragioni ambientali, per risparmiare  consumo di nuovo territorio, ed anche per crescenti ragioni economiche. L’ambiente fornisce risorse e servizi rilevanti per la nostra qualità della vita e per la nostra economia: acqua, suolo fertile, tutela idrogeologica, aria sana, materie prime ecc.  Recuperare, mantenere, tutelare queste risorse, investire per utilizzarle in modo ecosostenibile e sobrio significa assicurare anche le basi per lo sviluppo durevole del Paese, con positive ricadute occupazionali, sociali ed economiche.

6° gruppo: Sviluppo  della  filiera agroalimentare di qualità ecologica

Gli indirizzi della politica comunitaria verso la multifunzionalità di un’agricoltura che diventa anche un fattore di cura e gestione del territorio, il peso crescente dell’agricoltura biologica e lo sviluppo delle agroenergie rinnovabili, stanno attribuendo una forte e strategica valenza ambientale a questo settore.  L’indirizzo green dell’agricoltura può  assicurare una  migliore redditività delle sue attività, una migliore qualità del territorio e delle produzioni. Anche l’industria agroalimentare può trarre occasioni di sviluppo puntando su una qualità ecologica sempre più elevata dei suoi prodotti  e dei suoi processi produttivi. 

 7° gruppo: Sviluppo di una mobilità sostenibile

L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di veicoli privati per abitante e fra gli ultimi per utilizzo dei mezzi pubblici e del trasporto ferroviario. Il trasporto, da solo, produce un quarto delle emissioni totali di CO2. Le città europee più avanzate, che uniscono benessere economico e qualità ambientale, hanno già sviluppato innovative iniziative per un mobilità sostenibile che coinvolge diversi e integrati aspetti: di gestione, di reti e mezzi, di scelte e politiche urbanistiche ecc.  E’ necessario investire su una mobilità sostenibile anche in Italia, che abbatta l’inquinamento e la congestione del traffico, che migliori la qualità del trasporto dei passeggeri e delle merci, riducendo gli impatti ambientali, con rilevanti ricadute sulla qualità di un’economia e sulla competitività del sistema paese.

8° gruppo: Sviluppo di una finanza e di un  credito sostenibile per la green economy   

Il mondo  della finanza  dove sono maturate crisi gravi e pesanti, è ad un livello di fiducia fra i più bassi che si ricordino: è entrato in una spirale di sfiducia generalizzata che può diventare un fattore di aggravamento della crisi stessa. I rischi di crisi ambientali, la volatilità dei prezzi e l’incertezza dei mercati delle materie prime, sono fattori rilevanti per l’instabilità economica e finanziaria.  Indirizzare il credito verso la Green economy e lo sviluppo sostenibile favorirebbe  gli investimenti  in molte attività che altrimenti non decollerebbero, contribuirebbe ad un recupero di fiducia (in questo caso ben riposta) e contribuirebbe a ridurre quei colli di bottiglia che ostacolano una ripresa solida e durevole.

TORNA SU

 

Comitato Scientifico della

Fondazione per lo Sviluppo sostenibile

Via dei Laghi 12, 00198 Roma

Tel.: +39 06 8414815

Fax: +39 06 8414583

info@susdef.it

www.fondazionesvilupposostenibile.org

Coordinatore: Toni Federico (email:federico@susdef.it)

Sviluppo sostenibile        Green economy                Clima   Energia   Trasporti    Territorio