Aggiornamento 22-dic-2017

 

 

 

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Gli obiettivi dello sviluppo sostenibile

I lavori dell'High Level Political Forum                              Gli SDG i target e gli indicatori

 

Goal, target ed indicatori

Per i 17 SDG e i 169 target dell'Agenda 2030, qui nel seguito elencati (> vai al punto), l'Agenzia   incaricata dall'ONU, la Inter-agency and Expert Group on Sustainable Development Goal Indicators (IAEG-SDGs),  ha sviluppato una proposta di indicatori per gli SDG e i relativi target. Tale proposta non è da intendersi ultimativa perché ogni Paese, eventualmente richiedendo il supporto tecnico ed economico della stessa Agenzia, può implementare la lista con indicatori che ritiene più adatti per la sua specifica linea di sviluppo.

Il 6 marzo 2015, alla sua 6° sessione, la Commissione statistica delle Nazioni Unite ha creato l'Inter-agenzia e il gruppo di esperti sugli indicatori degli SDG (IAEG-SDG), composta da Stati membri e comprendente agenzie regionali e internazionali in qualità di osservatori. Gli esperti SDG IAEG hanno il compito di sviluppare e attuare il quadro globale degli indicatori per gli obiettivi dell'agenda 2030. Il quadro degli indicatori globali è stato sviluppato dagli SDG-IAEG e concordato, compresi i perfezionamenti su diversi indicatori, in occasione della 48° sessione della Commissione statistica delle Nazioni Unite tenutasi a marzo 2017. La Commissione statistica delle Nazioni Unite ha raccomandato l'uso dei meccanismi regionali esistenti al fine di garantire un'equa rappresentanza regionale e un'adeguata competenza tecnica. Il Presidente della Commissione statistica delle Nazioni Unite è membro di diritto degli IAG-SDG. A maggio 2017 la composizione della IAEG-SDG è quella riportata in figura. L'Italia non è per ora membro dell'Agenzia.

I documenti di riferimento per l'assessment degli SDG comprendono ad oggi il Sustainable Development Goals Report 2017 (in figura a dx). Questo rapporto mostra che il tasso di progresso in molte aree è molto più lento del necessario per raggiungere gli obiettivi entro il 2030. Sono necessarie azioni mirate per sollevare i 767 milioni di persone che vivono ancora con meno di 1,90 dollari USA al giorno e garantire la sicurezza alimentare per i 793 milioni di persone che affrontano abitualmente la fame. Deve raddoppiare il tasso al quale stiamo riducendo la mortalità materna. Abbiamo bisogno di progressi più determinati verso l'energia sostenibile e maggiori investimenti in infrastrutture sostenibili. E abbiamo bisogno di portare un'istruzione di qualità alla portata di tutti; se tutti i bambini dei paesi a basso reddito completassero la scuola secondaria superiore entro il 2030, il reddito pro capite aumenterebbe del 75% entro il 2050 e potremmo portare avanti la lotta per eliminare la povertà entro un decennio.

La disuguaglianza di genere è ancora profondamente radicata, come dimostrano i progressi lenti nella rappresentazione delle donne nella vita politica, nel processo decisionale all'interno delle famiglie e nella violenza, il più delle volte con impunità, che le donne e le ragazze affrontano in tutte le società. I giovani continuano ad affrontare tassi allarmanti di disoccupazione e le loro voci devono ancora essere adeguatamente incluse nelle deliberazioni che riguardano la loro vita e il loro futuro.

Più di 2 miliardi di persone vivono in paesi con uno stress idrico eccessivo. Nove su 10 abitanti delle città vivono in città dove l'inquinamento atmosferico è pericoloso per la salute. Il riscaldamento planetario continua senza sosta, stabilendo un nuovo record di circa 1,1 gradi Celsius al di sopra del periodo pre-industriale e contribuendo a una maggiore frequenza di eventi meteorologici estremi.

Lo sviluppo sostenibile dipende anche fondamentalmente dalla difesa dei diritti umani e dalla garanzia di pace e sicurezza. Il motto di bandiera dell'agenda 2030: "Non lasciare indietro nessuno", significa anche ridurre le disuguaglianze all'interno e tra i paesi, raggiungere quelli più a rischio e rafforzare lle azioni per prevenire i conflitti e sostenere la pace.

Il Rapporto fornisce un'istantanea dei nostri sforzi fino ad oggi. Sottolinea che la leadership politica di alto livello e le nuove partnership saranno essenziali per sostenere lo slancio. Sottolinea inoltre la necessità di dati affidabili, tempestivi, accessibili e disaggregati per misurare i progressi, informare i processi decisionali e garantire che tutti vengano conteggiati. L'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile mira a migliorare la vita e le prospettive future di tutti, ovunque: è una roadmap per ridurre la vulnerabilità, aumentare la resilienza e prevenire conflitti armati. La sfida  è quella di mettere in campo azioni che porteranno questi programmi in modo significativo e tangibile alla realizzazione. I governi e gli stakeholder,  secondo le parole del segretario generale dell'ONU, devono innanzitutto partire dal riconoscere le lacune che sono state identificate in questo Rapporto - nell'attuazione, nel finanziamento e nella volontà politica - e  unire gli sforzi per realizzare questa visione e mantenere questa promessa.

Gli altri due documenti da assumere come riferimento sono il Rapporto del Segretario Generale all'HLPF dell'ECOSOC che si è riunito a New York nella sessione annuale del 2017 il 27 e 28 luglio: "Progress towards the Sustainable Development Goals" ed il documento tecnico-statistico ad esso associato: "Supplementary Information".

Il Rapporto e gli annessi sono sviluppati dal Segretario generale dell'ONU su mandato dall'Assemblea (§83 della  risoluzione 70/1 sulla trasformazione del nostro mondo, nota come l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile), per informare il forum politico ad alto livello, HLPF,  sui progressi verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Il rapporto è preparato annualmente dal Segretario Generale in collaborazione con il sistema delle Nazioni Unite. Si basa su un quadro di indicatori globali sviluppato dall'Inter Agency e dal Gruppo di esperti sugli indicatori di sviluppo sostenibile, adottato dalla Commissione statistica alla sua quarantottesima sessione, tenutasi a marzo 2017. La Relazione fornisce una panoramica dei progressi globali verso i 17 obiettivi dell'agenda 2030, sulla base di una selezione di indicatori per i quali i dati si sono resi disponibili a partire da aprile 2017. Alcuni obiettivi non si riflettono in questa fase, a causa della mancanza di di dati, o perché sono misurati da indicatori che sono ancora in fase di sviluppo metodologico. Per la maggior parte degli indicatori presentati nel Report, i valori rappresentano aggregati globali, regionali e subregionali. Sono calcolati da dati provenienti da sistemi statistici nazionali, compilati da agenzie internazionali, sulla base dei rispettivi mandati e competenze specialistiche. I dati nazionali sono spesso adattati per la comparabilità internazionale e, laddove mancanti, le stime sono fatte da agenzie internazionali.

La composizione delle regioni e sottoregioni  si basa sulle regioni geografiche delle Nazioni Unite, con alcune modifiche necessarie per creare, per quanto possibile, gruppi di paesi per i quali gli aggregati sono significativi. Sebbene le cifre aggregate presentate costituiscano un modo conveniente per tenere traccia dei progressi, la situazione dei singoli paesi all'interno di una data regione può variare significativamente dalle medie regionali. Il documento supplementare contiene l'allegato statistico per la Relazione e una banca dei dati globali, regionali e nazionali disponibili e i metadati per gli indicatori degli obiettivi di sviluppo sostenibile.

La disponibilità di dati di alta qualità, tempestivi e disaggregati è vitale per un processo decisionale basato sull'evidenza e per garantire la responsabilità per l'attuazione dell'Agenda 2030. Monitorare i progressi sugli obiettivi di sviluppo sostenibile richiede una quantità senza precedenti di dati e statistiche a tutti i livelli, che rappresenta una sfida importante per i sistemi statistici nazionali e internazionali. La comunità statistica globale sta lavorando per modernizzare e rafforzare i sistemi statistici per affrontare tutti gli aspetti della produzione e dell'utilizzo dei dati per lo sviluppo sostenibile.

La consultazione dei dati disponibili è presentata e continuamente aggiornata nel database https://unstats.un.org/sdgs. I metqadati sono stoccati in un database dedicato in: https://unstats.un.org/sdgs/metadata/.


La lista degli indicatori. La lista finale degli indicatori è stata approvata dall'Assemblea Generale del 6 Luglio 2017 ed è contenuta nella risoluzione d'Assemblea riguardante il lavoro della Commissione statistica relativo all'Agenda 2030 A/RES/71/313. Il documento è di immediata consultabilità ma gli indicatori sono 232, troppi per riprodurli qui. Presentiamo a titolo di esempio gli indicatori per l'energia e il clima. Gli indicatori sono caratterizzati da un numero a tre cifre, le prime due delle quali sono quelle del target. La prima, ovviamente, è l'SDG. Si chiede ai centri di raccolta e di elaborazione dei dati che gli indicatori dello sviluppo sostenibile siano disaggregati, se del caso, per reddito, sesso, età, razza, etnia, status migratorio, disabilità e posizione geografica, o altre caratteristiche, in conformità con i principi fondamentali delle statistiche ufficiali.

SDG 7. Ensure access to affordable, reliable, sustainable and modern energy for all

7.1 By 2030, ensure universal access to affordable, reliable and modern energy services

7.1.1 Proportion of population with access to electricity

7.1.2 Proportion of population with primary reliance on clean fuels and technology

7.2 By 2030, increase substantially the share of renewable energy in the global energy mix

7.2.1 Renewable energy share in the total final energy consumption

7.3 By 2030, double the global rate of improvement in energy efficiency 

7.3.1 Energy intensity measured in terms of primary energy and GDP

7.a By 2030, enhance international cooperation to facilitate access to clean energy research and technology, including renewable energy, energy efficiency and advanced and cleaner fossil-fuel technology, and promote investment in energy infrastructure and clean energy technology 

7.a.1 International financial flows to developing countries in support of clean energy research and development and renewable energy production, including in hybrid systems

7.b By 2030, expand infrastructure and upgrade technology for supplying modern and sustainable energy services for all in developing countries, in particular least developed countries, small island developing States and landlocked developing countries, in accordance with their respective programmes of support

7.b.1 Investments in energy efficiency as a proportion of GDP and the amount of foreign direct investment in financial transfer for infrastructure and technology to sustainable development services

Per il clima l'Agenda 2030 riconosce che tutte le decisioni spettano alla Convenzione climatica, quindi, nel caso, all'Accordo di Parigi:

SDG 13. Take urgent action to combat climate change and its impacts

13.1 Strengthen resilience and adaptive capacity to climaterelated hazards and natural disasters in all countries

13.1.1 Number of deaths, missing persons and directly affected persons attributed to disasters per 100,000 population

13.1.2 Number of countries that adopt and implement national disaster risk reduction strategies in line with the Sendai Framework for Disaster Risk Reduction 2015–2030

13.1.3 Proportion of local governments that adopt and implement local disaster risk reduction strategies in line with national disaster risk reduction strategies

13.2 Integrate climate change measures into national policies, strategies and planning

13.2.1 Number of countries that have communicated the establishment or operationalization of an integrated policy/strategy/plan which increases their ability to adapt to the adverse impacts of climate change, and foster climate resilience and low greenhouse gas emissions development in a manner that does not threaten food production (including a national adaptation plan, nationally determined contribution, national communication, biennial update report or other)

13.3 Improve education, awareness-raising and human and institutional capacity on climate change mitigation, adaptation, impact reduction and early warning

13.3.1 Number of countries that have integrated mitigation, adaptation, impact reduction and early warning into primary, secondary and tertiary curricula

13.3.2 Number of countries that have communicated the strengthening of institutional, systemic and individual capacity-building to implement adaptation, mitigation and technology transfer, and development actions

13.a Implement the commitment undertaken by developedcountry parties to the United Nations Framework Convention on Climate Change to a goal of mobilizing jointly $100 billion annually by 2020 from all sources to address the needs of developing countries in the context of meaningful mitigation actions and transparency on implementation and fully operationalize the Green Climate Fund through its capitalization as soon as possible

13.a.1 Mobilized amount of United States dollars per year between 2020 and 2025 accountable towards the $100 billion commitment 

13.b Promote mechanisms for raising capacity for effective climate change-related planning and management in least developed countries and small island developing States, including focusing on women, youth and local and marginalized communities

13.b.1 Number of least developed countries and small island developing States that are receiving specialized support, and amount of support, including finance, technology and capacity-building, for mechanisms for raising capacities for effective climate change-related planning and management, including focusing on women, youth and local and marginalized communities

 

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21 Novembre 2017: Eurostat pubblica gli indicatori di Agenda 2030 rilevanti per l'Europa

Gli obiettivi di sviluppo sostenibile sono da sempre al centro della politica europea, fermamente ancorati ai trattati europei e integrati in progetti chiave, politiche settoriali e iniziative. L'Agenda 2030 e i suoi 17 Obiettivi (SDG) e 169 target, adottati dalle Nazioni Unite  nel settembre 2015, hanno dato un nuovo impulso agli sforzi globali per lo sviluppo sostenibile. L'UE è impegnata a giocare un ruolo attivo per massimizzare i progressi verso gli SDG, come delineato nella sua comunicazione "Il futuro sostenibile dell'Europa: prossime tappe. L'azione europea a favore della sostenibilità". La comunicazione prevede un monitoraggio regolare dei progressi verso gli SDG in un contesto UE. Questo Rapporto (in figura) è il primo di questi esercizi di monitoraggio regolari.

Si basa sul set di indicatori SDG  sviluppato allo scopo di monitorare i progressi verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile in un contesto UE e adottato a Maggio 2017 (cfr. pagina 361). Lo scopo di questa pubblicazione non  è solamente valutare i progressi verso i 169  obiettivi dell'Agenda 2030. Gli indicatori sviluppati da Eurostat sono piuttosto in stretto collegamento con la sopra menzionata Comunicazione della Commissione e documento di accompagnamento "Key European action supporting the 2030 Agenda and the Sustainable Development Goals".

Il set di indicatori Eurostat comprende 100 indicatori strutturato secondo i 17 SDG. Ogni obiettivo ha sei indicatori principali  attribuiti ad esso, ad eccezione degli obiettivi 14 e 17 che ne hanno solo cinque. Quarantuno su 100 indicatori sono multiuso, cioè sono in grado di monitorare più di un SDG. Il set sarà aperto a revisioni regolari in linea con i futuri sviluppi e prenderà in considerazione nuovi indicatori man mano che diventeranno disponibili con nuove metodologie, tecnologie e fonti di dati.

Questo Rapporto fornisce una prima statistica panoramica delle tendenze relative agli SDG nell'UE negli ultimi cinque anni, basato sui 100 indicatori scelti. Ogni volta che la disponibilità dei dati lo consente, analisi più dettagliate  esaminano anche le tendenze rispetto agli ultimi 15 anni, a lungo termine. Gli andamenti degli indicatori sono descritti in base a una serie di regole quantitative specifiche. Per gli indicatori per i quali esistono obiettivi politici dell'UE, il Rapporto si riferisce a questi obiettivi. Questo vale per 16 dei 100 indicatori, principalmente nelle aree di clima, consumo di energia, istruzione, povertà e occupazione. Tutti gli altri indicatori vengono analizzati quantificando la direzione e la velocità del cambiamento. (> scarica il Rapporto)

Eurostat ha una tradizione nella produzione di statistiche per monitorare lo sviluppo sostenibile al livello europeo. Dal 2005 e fino al 2015 Eurostat ha ha regolarmente prodotto rapporti di monitoraggio biennali della strategia di sviluppo sostenibile dell'UE (EU SDS), basati sul set di indicatori di sviluppo sostenibile (SDI). Eurostat controlla anche la strategia Europa 2020, che promuove una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva nell'UE. La pubblicazione Eurostat del 2016 Sustainable development in the European Union — A statistical glance from the viewpoint of the UN Sustainable Development Goals fornisce una prima panoramica della situazione attuale dell'UE e dei suoi Stati membri sullo sviluppo sostenibile in relazione agli SDG, è basata sul gruppo di indicatori UE SDG che poi saranno aggiornati nel Rapporto Indicators for Monitoring the Sustainable Development Goals (SDG) in an EU Context pubblicato il 31 maggio 2017.

È importante notare che, sebbene il set degli indicatori SDG dell'UE sia stato allineato per quanto necessario con l'elenco delle Nazioni Unite di indicatori globali, Europa ed Eurostat non  intendono coprire tutti gli aspetti degli SDG né riprodurre pienamente l'elenco  delle Nazioni Unite. Include invece indicatori rilevanti per l'UE, che consentono  di monitorare gli SDG nel contesto delle politiche di lungo periodo dell'UE. L'Agenda 2030 prevede che gli indicatori globali siano integrati da indicatori a livello regionale e nazionale.

Gli indicatori di sviluppo sostenibile dell'UE sono stati proposti in seguito all'adozione della prima Strategia europea del 2001, poi rinnovata dalla Commissione nel 2006 con qualche modifica anche negli indicatori. Da allora, il set ha subito altre modifiche da parte della Commissione con l'assistenza di un lavoro tecnico di statistici e rappresentanti politici a livello nazionale ed UE. Dal 2005 e fino al 2015 Eurostat ha prodotto regolarmente relazioni semestrali sul monitoraggio dello sviluppo sostenibile. Nel 2016, parallelamente alla citata relazione della  Commissione (COM (2016) 739) la pubblicazione Eurostat già menzionata "Sustainable development in the European Union ..." fornisce una prima panoramica dei dati di sviluppo dell'UE e dei suoi Stati membri in relazione all'Agenda 2030 e gli SDG.

I dati Eurostat presentati nel Rapporto 2017 sono stati per lo più estratti a fine ottobre 2017. La maggior parte dei dati usati per compilare gli indicatori derivano da raccolta di statistiche standard di Eurostat tramite il sistema statistico europeo (SSE), ma anche da un numero di altre fonti di dati, compresa l'Agenzia europea dell'ambiente (EEA), l'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere, l'OECD, la Banca Mondiale e altri. Il sito web di Eurostat contiene una sezione dedicata al set degli SDG dell'UE. Il sito web di Eurostat include anche una sezione chiamata "Statistics Explained" un sito web Eurostat ufficiale  che presenta l'intera gamma di materie statistiche coperte da Eurostat, compresi gli indicatori SDG EU, in un modo facile da capire, in stile Wikipedia. Insieme, gli articoli costituiscono un'enciclopedia europea statistica che chiarisce tutti i termini usati e dà numerosi collegamenti a ulteriori informazioni  ai dati più recenti e ai metadati.

Anche qui esamineremo i contesti clima ed energia.

 

SDG 7. Ensure access to affordable, reliable, sustainable and modern energy for all

 

SDG 13. Take urgent action to combat climate change and its impacts

 

 

 

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Il processo di definizione degli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile (SDG)

Il 19 luglio 2014, l’OWG, il gruppo di lavoro dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sugli obiettivi dello sviluppo sostenibile, ha presentato una proposta all'Assemblea per gli SDG, i Sustainable Development Goals. La proposta contiene 17 obiettivi con 169 target e 69 disposizioni per l’implementazione (MOI) che coprono l’intera gamma delle questioni relative ai tre pilastri dello sviluppo sostenibile. Tra questi: porre fine alla povertà e la fame, migliorare la salute e l'istruzione, rendere le città più sostenibili, la lotta ai cambiamenti climatici e la protezione degli oceani e le foreste. Il 10 settembre 2014, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che apre la strada per l'incorporazione degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile nel programma di sviluppo post-2015. Entro la fine del 2014, il Segretario generale si impegnava a produrre una relazione di sintesi con lo scopo di assemblare i risultati di tutte le diverse linee di elaborazione sulla Agenda per lo sviluppo post-2015 e per facilitare ulteriori deliberazioni dell'Assemblea Generale. Il rapporto dell’OWG sarebbe stato tra i contributi principali a questa relazione di Ban ki-moon.  

I sei elementi essenziali per l'implementazione degli SDG

Gli SDG sono costruiti sugli MDG, i Millennium Development Goals, il cui conseguimento è giudicato incompleto da parte delle stesse UN. Gli SDG incorporano dimensioni economiche, sociali e ambientali. Aprono nuove prospettive includendo temi quali l'energia, la crescita economica, la disuguaglianza, le città, consumo e produzione sostenibili, nonché il nuovo concetto di società pacifiche. La proposta dell’OWG raccoglie una pluralità di questioni economiche, sociali e ambientali in un unico insieme di obiettivi come mai prima d'ora. In più occasioni viene ribadito che le tre priorità essenziali per lo sviluppo sostenibile sono la eradicazione della povertà (economia), i diritti civili (società) e la lotta ai cambiamenti climatici (ambiente). Su quest'ultimo punto i documenti preparatori dell'Agenda 2030 affermano con chiarezza che l'obiettivo globale è il contenimento dell'aumento a fine secolo della temperatura media superficiale della terra entro i +2 o addirittura i + 1,5 °C. Tuttavia le grandi preoccupazioni di non interferire con la COP 21 di Parigio hanno consigliato di non inserire questi tra i target del Goal 13 sul clima e lasciare la decisione interamente all'UN FCCC.

Il 4 dicembre 2014, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approva la relazione di sintesi del Segretario generale che dichiara che l’ordine del giorno per l’Agenda 2030, post-2015, si baserà sulle proposte dell’OWG. Con l'adozione del Rapporto dell’OWG, l'Assemblea decide che quel documento finale sarà la base principale per l'integrazione degli SDG nel futuro programma di sviluppo. La risoluzione dell'Assemblea afferma che altre eventuali proposte potranno essere considerate durante il processo di negoziazione intergovernativo fino alla prossima sessione di settembre 2015 dell'Assemblea Generale, la 70°.

L'Agenda dello sviluppo sostenibile post-2015, ora rinominata Agenda 2030,  dovrebbe essere adottata dagli Stati membri delle Nazioni Unite, al vertice del settembre 2015.

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I 17 SDG, i nuovi obiettivi e i nuovi target dello sviluppo sostenibile

Gli SDG  e i target costituiscono un insieme unico e indivisibile, di natura globale e universalmente applicabile, tenendo conto  delle capacità e dei livelli di sviluppo delle diverse realtà nazionali, con il rispetto delle politiche e delle priorità di ciascuna. Gli obiettivi sono definiti come aspirazionali (aspirational) e globali, con l'impostazione di principio che ogni governo li accoglierà tra i propri obiettivi nazionali, guidato dal livello globale di ambizione, ma tenendo conto delle circostanze specifiche del proprio paese. Ogni governo dovrà anche decidere come tali obiettivi andranno incorporati nella pianificazione nazionale  dei processi, nelle politiche e e nelle strategie proprie.

è nozione corrente che i dati di base per molti degli obiettivi rimangono indisponibili per molte realtà nazionali. Pertanto la comunità internazionale si dispone ad offrire un maggiore sostegno per rafforzare la raccolta dei dati e lo sviluppo delle capacità negli Stati membri e a sviluppare strumenti ed istituzioni di base nazionale e globale laddove non esistono ancora.

Il follow-up e i processi di assessment a tutti i livelli saranno guidati dai seguenti principi:

  • Saranno volontari  guidati da ciascun paese. Terranno conto diverse realtà nazionali, delle capacità e dei livelli di sviluppo e rispetteranno gli spazio e le priorità politiche di ciascuno. I processi di livello nazionale saranno la base per gli assessment a livello regionale e globale, dato che la revisione globale si baserà principalmente su fonti di dati ufficiali nazionali.

  • Monitoreranno in tutti i paesi i progressi compiuti nell'attuazione degli obiettivi universali e dei target, compresi i mezzi di attuazione,  in modo da rispettare la loro natura universale, integrata e interdipendente e le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile.

  • Manterranno un orientamento a lungo termine e individueranno i risultati ottenuti, le sfide, le lacune e i fattori critici di successo e sosterranno i paesi nel fare scelte politiche consapevoli. Essi saranno aiutati a mobilitare i mezzi necessari di attuazione e il partenariato, a sostenere l'individuazione di soluzioni e di buone pratiche e a promuovere il coordinamento e l'efficacia del modello sostenibile di sviluppo internazionale.

  • Saranno aperti, inclusivi, partecipativi e trasparenti per tutte le persone e ascolteranno le segnalazione da parte di tutti gli stakeholder.

  • Saranno people-oriented, sensibili al genere, rispetteranno i diritti umani e avranno una particolare attenzione per i più poveri, i più vulnerabili e quelli più indietro.

  • Si baseranno su piattaforme e processi esistenti, laddove esistano, evitando duplicazioni, e risponderanno alla situazione nazionale, alle capacità, ai bisogni e alle priorità. Essi si evolveranno nel corso del tempo, tenendo conto dei problemi emergenti e dello sviluppo di nuove metodologie, e ridurranno al minimo l'onere per le amministrazioni nazionali.

  • Saranno rigorosi e basata su evidenze, informati da valutazioni e dati nazionali, e guidati dai principi dell'alta qualità, accessibili, tempestivi, affidabili e disaggregati in base al reddito, sesso, età, razza, etnia, stato di migrazione, disabilità e la posizione geografica e altre caratteristiche rilevanti nei contesti nazionali.

  • Daranno un sostegno maggiore allo sviluppo delle capacità dei paesi in via di sviluppo, con il rafforzamento dei sistemi di dati e dei programmi di valutazione nazionali, in particolare nei paesi africani, nei paesi meno sviluppati, nei SIDS, nei PVS e nei paesi a reddito medio.

  • Potranno beneficiare del sostegno attivo del sistema delle Nazioni Unite e delle altre istituzioni multilaterali.

Gli Obiettivi e i target saranno seguiti  e controllati utilizzando una serie di indicatori globali. Questi saranno completati da indicatori a livello regionale e nazionale, che saranno sviluppati dagli Stati membri, in aggiunta ai risultati del lavoro svolto per lo sviluppo delle infrastrutture  tecnico-scientifiche quando i dati nazionali e globali di base ancora non esistono. Il quadro globale degli indicatori sarà sviluppato dall'Inter-Agenzia e dal gruppo di esperti sugli indicatori SDG e sarà concordato dalla commissione statistica delle Nazioni Unite entro il marzo 2016 e adottato successivamente dal Consiglio economico e sociale e l'Assemblea generale (ECOSOC), in linea con i mandati esistenti. Questo tipo di assessment dovrà essere semplice ma efficiente, affrontare tutti gli SDG e tutti i target, comprese le modalità di attuazione (MOI), e preservare l'equilibrio politico, l'integrazione e l'ambizione in esse contenute.

 

Nel seguito vengono indicati come Goal i 17 SDG, con numerazione di secondo livello i target e con lettere a, b, c ... le prescrizioni per i mezzi di implementazione (MOI)

 

Goal 1. End poverty in all its forms everywhere

1.1   By 2030, eradicate extreme poverty for all people everywhere, currently measured as people living on less than $1.25 a day

1.2   By 2030, reduce at least by half the proportion of men, women and children of all ages living in poverty in all its dimensions according to national definitions

1.3   Implement nationally appropriate social protection systems and measures for all, including floors, and by 2030 achieve substantial coverage of the poor and the vulnerable 

1.4   By 2030, ensure that all men and women, in particular the poor and the vulnerable, have equal rights to economic resources, as well as access to basic services, ownership and control over land and other forms of property, inheritance, natural resources, appropriate new technology and financial services, including microfinance

1.5   By 2030, build the resilience of the poor and those in vulnerable situations and reduce their exposure and vulnerability to climate-related extreme events and other economic, social and environmental shocks and disasters 

1.a Ensure significant mobilization of resources from a variety of sources, including through enhanced development cooperation, in order to provide adequate and predictable means for developing countries, in particular least developed countries, to implement programmes and policies to end poverty in all its dimensions

1.b Create sound policy frameworks at the national, regional and international levels, based on pro-poor and gender-sensitive development strategies, to support accelerated investment in poverty eradication actions

Goal 2. End hunger, achieve food security and improved nutrition and promote sustainable agriculture

2.1   By 2030, end hunger and ensure access by all people, in particular the poor and people in vulnerable situations, including infants, to safe, nutritious and sufficient food all year round

2.2   By 2030, end all forms of malnutrition, including achieving, by 2025, the internationally agreed targets on stunting and wasting in children under 5 years of age, and address the nutritional needs of adolescent girls, pregnant and lactating women and older persons

2.3   By 2030, double the agricultural productivity and incomes of small-scale food producers, in particular women, indigenous peoples, family farmers, pastoralists and fishers, including through secure and equal access to land, other productive resources and inputs, knowledge, financial services, markets and opportunities for value addition and non-farm employment

2.4   By 2030, ensure sustainable food production systems and implement resilient agricultural practices that increase productivity and production, that help maintain ecosystems, that strengthen capacity for adaptation to climate change, extreme weather, drought, flooding and other disasters and that progressively improve land and soil quality 

2.5   By 2020, maintain the genetic diversity of seeds, cultivated plants and farmed and domesticated animals and their related wild species, including through soundly managed and diversified seed and plant banks at the national, regional and international levels, and promote access to and fair and equitable sharing of benefits arising from the utilization of genetic resources and associated traditional knowledge, as internationally agreed 

2.a Increase investment, including through enhanced international cooperation, in rural infrastructure, agricultural research and extension services, technology development and plant and livestock gene banks in order to enhance agricultural productive capacity in developing countries, in particular least developed countries

2.b Correct and prevent trade restrictions and distortions in world agricultural markets, including through the parallel elimination of all forms of agricultural export subsidies and all export measures with equivalent effect, in accordance with the mandate of the Doha Development Round

2.c Adopt measures to ensure the proper functioning of food commodity markets and their derivatives and facilitate timely access to market information, including on food reserves, in order to help limit extreme food price volatility

 Goal 3. Ensure healthy lives and promote well-being for all at all ages

3.1   By 2030, reduce the global maternal mortality ratio to less than 70 per 100,000 live births 

3.2   By 2030, end preventable deaths of newborns and children under 5 years of age, with all countries aiming to reduce neonatal mortality to at least as low as 12 per 1,000 live births and under-5 mortality to at least as low as 25 per 1,000 live births 

3.3   By 2030, end the epidemics of AIDS, tuberculosis, malaria and neglected tropical diseases and combat hepatitis, water-borne diseases and other communicable diseases 

3.4   By 2030, reduce by one third premature mortality from non-communicable diseases through prevention and treatment and promote mental health and well-being 

3.5   Strengthen the prevention and treatment of substance abuse, including narcotic drug abuse and harmful use of alcohol

3.6   By 2020, halve the number of global deaths and injuries from road traffic accidents

3.7   By 2030, ensure universal access to sexual and reproductive health-care services, including for family planning, information and education, and the integration of reproductive health into national strategies and programmes

3.8   Achieve universal health coverage, including financial risk protection, access to quality essential health-care services and access to safe, effective, quality and affordable essential medicines and vaccines for all

3.9   By 2030, substantially reduce the number of deaths and illnesses from hazardous chemicals and air, water and soil pollution and contamination 

3.a Strengthen the implementation of the World Health Organization Framework Convention on Tobacco Control in all countries, as appropriate 

3.b Support the research and development of vaccines and medicines for the communicable and non-communicable diseases that primarily affect developing countries, provide access to affordable essential medicines and vaccines, in accordance with the Doha Declaration on the TRIPS Agreement and Public Health, which affirms the right of developing countries to use to the full the provisions in the Agreement on Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights regarding flexibilities to protect public health, and, in particular, provide access to medicines for all

3.c Substantially increase health financing and the recruitment, development, training and retention of the health workforce in developing countries, especially in least developed countries and small island developing States

3.d Strengthen the capacity of all countries, in particular developing countries, for early warning, risk reduction and management of national and global health risks

 Goal 4. Ensure inclusive and equitable quality education and promote lifelong learning opportunities for all

4.1   By 2030, ensure that all girls and boys complete free, equitable and quality primary and secondary education leading to relevant and effective learning outcomes

4.2   By 2030, ensure that all girls and boys have access to quality early childhood development, care and pre-primary education so that they are ready for primary education

4.3   By 2030, ensure equal access for all women and men to affordable and quality technical, vocational and tertiary education, including university

4.4   By 2030, substantially increase the number of youth and adults who have relevant skills, including technical and vocational skills, for employment, decent jobs and entrepreneurship

4.5   By 2030, eliminate gender disparities in education and ensure equal access to all levels of education and vocational training for the vulnerable, including persons with disabilities, indigenous peoples and children in vulnerable situations 

4.6   By 2030, ensure that all youth and a substantial proportion of adults, both men and women, achieve literacy and numeracy

4.7   By 2030, ensure that all learners acquire the knowledge and skills needed to promote sustainable development, including, among others, through education for sustainable development and sustainable lifestyles, human rights, gender equality, promotion of a culture of peace and non-violence, global citizenship and appreciation of cultural diversity and of culture’s contribution to sustainable development

4.a Build and upgrade education facilities that are child, disability and gender sensitive and provide safe, non-violent, inclusive and effective learning environments for all 

4.b By 2020, substantially expand globally the number of scholarships available to developing countries, in particular least developed countries, small island developing States and African countries, for enrolment in higher education, including vocational training and information and communications technology, technical, engineering and scientific programmes, in developed countries and other developing countries 

4.c By 2030, substantially increase the supply of qualified teachers, including through international cooperation for teacher training in developing countries, especially least developed countries and small island developing States

Goal 5. Achieve gender equality and empower all women and girls

5.1   End all forms of discrimination against all women and girls everywhere

5.2   Eliminate all forms of violence against all women and girls in the public and private spheres, including trafficking and sexual and other types of exploitation

5.3   Eliminate all harmful practices, such as child, early and forced marriage and female genital mutilation

5.4  Recognize and value unpaid care and domestic work through the provision of public services, infrastructure and social protection policies and the promotion of shared responsibility within the household and the family as nationally appropriate

5.5   Ensure women’s full and effective participation and equal opportunities for leadership at all levels of decision-making in political, economic and public life 

5.6   Ensure universal access to sexual and reproductive health and reproductive rights as agreed in accordance with the Programme of Action of the International Conference on Population and Development and the Beijing Platform for Action and the outcome documents of their review conferences

5.a Undertake reforms to give women equal rights to economic resources, as well as access to ownership and control over land and other forms of property, financial services, inheritance and natural resources, in accordance with national laws 

5.b Enhance the use of enabling technology, in particular information and communications technology, to promote the empowerment of women 

5.c Adopt and strengthen sound policies and enforceable legislation for the promotion of gender equality and the empowerment of all women and girls at all levels

Goal 6. Ensure availability and sustainable management of water and sanitation for all

6.1   By 2030, achieve universal and equitable access to safe and affordable drinking water for all 

6.2   By 2030, achieve access to adequate and equitable sanitation and hygiene for all and end open defecation, paying special attention to the needs of women and girls and those in vulnerable situations

6.3   By 2030, improve water quality by reducing pollution, eliminating dumping and minimizing release of hazardous chemicals and materials, halving the proportion of untreated wastewater and substantially increasing recycling and safe reuse globally

6.4   By 2030, substantially increase water-use efficiency across all sectors and ensure sustainable withdrawals and supply of freshwater to address water scarcity and substantially reduce the number of people suffering from water scarcity

6.5   By 2030, implement integrated water resources management at all levels, including through transboundary cooperation as appropriate

6.6   By 2020, protect and restore water-related ecosystems, including mountains, forests, wetlands, rivers, aquifers and lakes

6.a By 2030, expand international cooperation and capacity-building support to developing countries in water - and sanitation-related activities and programmes, including water harvesting, desalination, water efficiency, wastewater treatment, recycling and reuse technologies 

6.b Support and strengthen the participation of local communities in improving water and sanitation management

Goal 7. Ensure access to affordable, reliable, sustainable and modern energy for all

7.1   By 2030, ensure universal access to affordable, reliable and modern energy services

7.2   By 2030, increase substantially the share of renewable energy in the global energy mix 

7.3   By 2030, double the global rate of improvement in energy efficiency

7.a By 2030, enhance international cooperation to facilitate access to clean energy research and technology, including renewable energy, energy efficiency and advanced and cleaner fossil-fuel technology, and promote investment in energy infrastructure and clean energy technology

7.b By 2030, expand infrastructure and upgrade technology for supplying modern and sustainable energy services for all in developing countries, in particular least developed countries, small island developing States, and land-locked developing countries, in accordance with their respective programmes of support

Goal 8. Promote sustained, inclusive and sustainable economic growth, full and productive employment and decent work for all

8.1   Sustain per capita economic growth in accordance with national circumstances and, in particular, at least 7 per cent gross domestic product growth per annum in the least developed countries

8.2   Achieve higher levels of economic productivity through diversification, technological upgrading and innovation, including through a focus on high-value added and labour-intensive sectors

8.3   Promote development-oriented policies that support productive activities, decent job creation, entrepreneurship, creativity and innovation, and encourage the formalization and growth of micro-, small- and medium-sized enterprises, including through access to financial services

8.4   Improve progressively, through 2030, global resource efficiency in consumption and production and endeavour to decouple economic growth from environmental degradation, in accordance with the 10-year framework of programmes on sustainable consumption and production, with developed countries taking the lead

8.5   By 2030, achieve full and productive employment and decent work for all women and men, including for young people and persons with disabilities, and equal pay for work of equal value

8.6   By 2020, substantially reduce the proportion of youth not in employment, education or training

8.7   Take immediate and effective measures to eradicate forced labour, end modern slavery and human trafficking and secure the prohibition and elimination of the worst forms of child labour, including recruitment and use of child soldiers, and by 2025 end child labour in all its forms 

8.8   Protect labour rights and promote safe and secure working environments for all workers, including migrant workers, in particular women migrants, and those in precarious employment 

8.9   By 2030, devise and implement policies to promote sustainable tourism that creates jobs and promotes local culture and products

8.10        Strengthen the capacity of domestic financial institutions to encourage and expand access to banking, insurance and financial services for all

8.a Increase Aid for Trade support for developing countries, in particular least developed countries, including through the Enhanced Integrated Framework for Trade-Related Technical Assistance to Least Developed Countries 

8.b By 2020, develop and operationalize a global strategy for youth employment and implement the Global Jobs Pact of the International Labour Organization

Goal 9. Build resilient infrastructure, promote inclusive and sustainable industrialization and foster innovation

9.1   Develop quality, reliable, sustainable and resilient infrastructure, including regional and transborder infrastructure, to support economic development and human well-being, with a focus on affordable and equitable access for all 

9.2   Promote inclusive and sustainable industrialization and, by 2030, significantly raise industry’s share of employment and gross domestic product, in line with national circumstances, and double its share in least developed countries

9.3   Increase the access of small-scale industrial and other enterprises, in particular in developing countries, to financial services, including affordable credit, and their integration into value chains and markets

9.4   By 2030, upgrade infrastructure and retrofit industries to make them sustainable, with increased resource-use efficiency and greater adoption of clean and environmentally sound technologies and industrial processes, with all countries taking action in accordance with their respective capabilities

9.5   Enhance scientific research, upgrade the technological capabilities of industrial sectors in all countries, in particular developing countries, including, by 2030, encouraging innovation and substantially increasing the number of research and development workers per 1 million people and public and private research and development spending 

9.a Facilitate sustainable and resilient infrastructure development in developing countries through enhanced financial, technological and technical support to African countries, least developed countries, landlocked developing countries and small island developing States 

9.b Support domestic technology development, research and innovation in developing countries, including by ensuring a conducive policy environment for, inter alia, industrial diversification and value addition to commodities 

9.c Significantly increase access to information and communications technology and strive to provide universal and affordable access to the Internet in least developed countries by 2020

Goal 10. Reduce inequality within and among countries

10.1        By 2030, progressively achieve and sustain income growth of the bottom 40 per cent of the population at a rate higher than the national average

10.2        By 2030, empower and promote the social, economic and political inclusion of all, irrespective of age, sex, disability, race, ethnicity, origin, religion or economic or other status

10.3        Ensure equal opportunity and reduce inequalities of outcome, including by eliminating discriminatory laws, policies and practices and promoting appropriate legislation, policies and action in this regard

10.4        Adopt policies, especially fiscal, wage and social protection policies, and progressively achieve greater equality 

10.5        Improve the regulation and monitoring of global financial markets and institutions and strengthen the implementation of such regulations

10.6        Ensure enhanced representation and voice for developing countries in decision-making in global international economic and financial institutions in order to deliver more effective, credible, accountable and legitimate institutions

10.7        Facilitate orderly, safe, regular and responsible migration and mobility of people, including through the implementation of planned and well-managed migration policies

10.a Implement the principle of special and differential treatment for developing countries, in particular least developed countries, in accordance with World Trade Organization agreements 

10.b Encourage official development assistance and financial flows, including foreign direct investment, to States where the need is greatest, in particular least developed countries, African countries, small island developing States and landlocked developing countries, in accordance with their national plans and programmes

10.c By 2030, reduce to less than 3 per cent the transaction costs of migrant remittances and eliminate remittance corridors with costs higher than 5 per cent

Goal 11. Make cities and human settlements inclusive, safe, resilient and sustainable

11.1        By 2030, ensure access for all to adequate, safe and affordable housing and basic services and upgrade slums

11.2        By 2030, provide access to safe, affordable, accessible and sustainable transport systems for all, improving road safety, notably by expanding public transport, with special attention to the needs of those in vulnerable situations, women, children, persons with disabilities and older persons

11.3        By 2030, enhance inclusive and sustainable urbanization and capacity for participatory, integrated and sustainable human settlement planning and management in all countries

11.4        Strengthen efforts to protect and safeguard the world’s cultural and natural heritage

11.5        By 2030, significantly reduce the number of deaths and the number of people affected and substantially decrease the direct economic losses relative to global gross domestic product caused by disasters, including water-related disasters, with a focus on protecting the poor and people in vulnerable situations

11.6        By 2030, reduce the adverse per capita environmental impact of cities, including by paying special attention to air quality and municipal and other waste management

11.7        By 2030, provide universal access to safe, inclusive and accessible, green and public spaces, in particular for women and children, older persons and persons with disabilities

11.a Support positive economic, social and environmental links between urban, peri-urban and rural areas by strengthening national and regional development planning

11.b By 2020, substantially increase the number of cities and human settlements adopting and implementing integrated policies and plans towards inclusion, resource efficiency, mitigation and adaptation to climate change, resilience to disasters, and develop and implement, in line with the Sendai Framework for Disaster Risk Reduction 2015-2030, holistic disaster risk management at all levels

11.c Support least developed countries, including through financial and technical assistance, in building sustainable and resilient buildings utilizing local materials

Goal 12. Ensure sustainable consumption and production patterns

12.1        Implement the 10-year framework of programmes on sustainable consumption and production, all countries taking action, with developed countries taking the lead, taking into account the development and capabilities of developing countries

12.2        By 2030, achieve the sustainable management and efficient use of natural resources

12.3        By 2030, halve per capita global food waste at the retail and consumer levels and reduce food losses along production and supply chains, including post-harvest losses

12.4        By 2020, achieve the environmentally sound management of chemicals and all wastes throughout their life cycle, in accordance with agreed international frameworks, and significantly reduce their release to air, water and soil in order to minimize their adverse impacts on human health and the environment

12.5        By 2030, substantially reduce waste generation through prevention, reduction, recycling and reuse 

12.6        Encourage companies, especially large and transnational companies, to adopt sustainable practices and to integrate sustainability information into their reporting cycle 

12.7        Promote public procurement practices that are sustainable, in accordance with national policies and priorities

12.8        By 2030, ensure that people everywhere have the relevant information and awareness for sustainable development and lifestyles in harmony with nature

12.a Support developing countries to strengthen their scientific and technological capacity to move towards more sustainable patterns of consumption and production

12.b Develop and implement tools to monitor sustainable development impacts for sustainable tourism that creates jobs and promotes local culture and products

12.c Rationalize inefficient fossil-fuel subsidies that encourage wasteful consumption by removing market distortions, in accordance with national circumstances, including by restructuring taxation and phasing out those harmful subsidies, where they exist, to reflect their environmental impacts, taking fully into account the specific needs and conditions of developing countries and minimizing the possible adverse impacts on their development in a manner that protects the poor and the affected communities

Goal 13. Take urgent action to combat climate change and its impacts*

13.1        Strengthen resilience and adaptive capacity to climate-related hazards and natural disasters in all countries

13.2        Integrate climate change measures into national policies, strategies and planning

13.3        Improve education, awareness-raising and human and institutional capacity on climate change mitigation, adaptation, impact reduction and early warning 

13.a Implement the commitment undertaken by developed-country parties to the United Nations Framework Convention on Climate Change to a goal of mobilizing jointly $100 billion annually by 2020 from all sources to address the needs of developing countries in the context of meaningful mitigation actions and transparency on implementation and fully operationalize the Green Climate Fund through its capitalization as soon as possible

13.b Promote mechanisms for raising capacity for effective climate change-related planning and management in least developed countries and small island developing States, including focusing on women, youth and local and marginalized communities

* Acknowledging that the United Nations Framework Convention on Climate Change is the primary international, intergovernmental forum for negotiating the global response to climate change.

Goal 14. Conserve and sustainably use the oceans, seas and marine resources for sustainable development

14.1        By 2025, prevent and significantly reduce marine pollution of all kinds, in particular from land-based activities, including marine debris and nutrient pollution

14.2        By 2020, sustainably manage and protect marine and coastal ecosystems to avoid significant adverse impacts, including by strengthening their resilience, and take action for their restoration in order to achieve healthy and productive oceans

14.3        Minimize and address the impacts of ocean acidification, including through enhanced scientific cooperation at all levels

14.4        By 2020, effectively regulate harvesting and end overfishing, illegal, unreported and unregulated fishing and destructive fishing practices and implement science-based management plans, in order to restore fish stocks in the shortest time feasible, at least to levels that can produce maximum sustainable yield as determined by their biological characteristics

14.5        By 2020, conserve at least 10 per cent of coastal and marine areas, consistent with national and international law and based on the best available scientific information

14.6        By 2020, prohibit certain forms of fisheries subsidies which contribute to overcapacity and overfishing, eliminate subsidies that contribute to illegal, unreported and unregulated fishing and refrain from introducing new such subsidies, recognizing that appropriate and effective special and differential treatment for developing and least developed countries should be an integral part of the World Trade Organization fisheries subsidies negotiation

14.7        By 2030, increase the economic benefits to Small Island developing States and least developed countries from the sustainable use of marine resources, including through sustainable management of fisheries, aquaculture and tourism

14.a Increase scientific knowledge, develop research capacity and transfer marine technology, taking into account the Intergovernmental Oceanographic Commission Criteria and Guidelines on the Transfer of Marine Technology, in order to improve ocean health and to enhance the contribution of marine biodiversity to the development of developing countries, in particular small island developing States and least developed countries 

14.b Provide access for small-scale artisanal fishers to marine resources and markets

14.c Enhance the conservation and sustainable use of oceans and their resources by implementing international law as reflected in UNCLOS, which provides the legal framework for the conservation and sustainable use of oceans and their resources, as recalled in paragraph 158 of The Future We Want

Goal 15. Protect, restore and promote sustainable use of terrestrial ecosystems, sustainably manage forests, combat desertification, and halt and reverse land degradation and halt biodiversity loss

15.1        By 2020, ensure the conservation, restoration and sustainable use of terrestrial and inland freshwater ecosystems and their services, in particular forests, wetlands, mountains and drylands, in line with obligations under international agreements

15.2        By 2020, promote the implementation of sustainable management of all types of forests, halt deforestation, restore degraded forests and substantially increase afforestation and reforestation globally

15.3        By 2030, combat desertification, restore degraded land and soil, including land affected by desertification, drought and floods, and strive to achieve a land degradation-neutral world

15.4        By 2030, ensure the conservation of mountain ecosystems, including their biodiversity, in order to enhance their capacity to provide benefits that are essential for sustainable development 

15.5        Take urgent and significant action to reduce the degradation of natural habitats, halt the loss of biodiversity and, by 2020, protect and prevent the extinction of threatened species 

15.6        Promote fair and equitable sharing of the benefits arising from the utilization of genetic resources and promote appropriate access to such resources, as internationally agreed 

15.7        Take urgent action to end poaching and trafficking of protected species of flora and fauna and address both demand and supply of illegal wildlife products

15.8        By 2020, introduce measures to prevent the introduction and significantly reduce the impact of invasive alien species on land and water ecosystems and control or eradicate the priority species

15.9        By 2020, integrate ecosystem and biodiversity values into national and local planning, development processes, poverty reduction strategies and accounts

15.a Mobilize and significantly increase financial resources from all sources to conserve and sustainably use biodiversity and ecosystems

15.b Mobilize significant resources from all sources and at all levels to finance sustainable forest management and provide adequate incentives to developing countries to advance such management, including for conservation and reforestation 

15.c Enhance global support for efforts to combat poaching and trafficking of protected species, including by increasing the capacity of local communities to pursue sustainable livelihood opportunities

Goal 16. Promote peaceful and inclusive societies for sustainable development, provide access to justice for all and build effective, accountable and inclusive institutions at all levels

16.1        Significantly reduce all forms of violence and related death rates everywhere

16.2        End abuse, exploitation, trafficking and all forms of violence against and torture of children

16.3        Promote the rule of law at the national and international levels and ensure equal access to justice for all 

16.4        By 2030, significantly reduce illicit financial and arms flows, strengthen the recovery and return of stolen assets and combat all forms of organized crime

16.5        Substantially reduce corruption and bribery in all their forms

16.6        Develop effective, accountable and transparent institutions at all levels

16.7        Ensure responsive, inclusive, participatory and representative decision-making at all levels 

16.8        Broaden and strengthen the participation of developing countries in the institutions of global governance

16.9        By 2030, provide legal identity for all, including birth registration

16.10    Ensure public access to information and protect fundamental freedoms, in accordance with national legislation and international agreements

16.11    Strengthen relevant national institutions, including through international cooperation, for building capacity at all levels, in particular in developing countries, to prevent violence and combat terrorism and crime

16.b Promote and enforce non-discriminatory laws and policies for sustainable development

Goal 17. Strengthen the means of implementation and revitalize the global partnership for sustainable development

Finance

17.1        Strengthen domestic resource mobilization, including through international support to developing countries, to improve domestic capacity for tax and other revenue collection

17.2        Developed countries to implement fully their official development assistance commitments, including the commitment by many developed countries to achieve the target of 0.7 per cent of ODA/GNI to developing countries and 0.15 to 0.20 per cent of ODA/GNI to least developed countries; ODA providers are encouraged to consider setting a target to provide at least 0.20 per cent of ODA/GNI to least developed countries 

17.3        Mobilize additional financial resources for developing countries from multiple sources

17.4        Assist developing countries in attaining long-term debt sustainability through coordinated policies aimed at fostering debt financing, debt relief and debt restructuring, as appropriate, and address the external debt of highly indebted poor countries to reduce debt distress

17.5        Adopt and implement investment promotion regimes for least developed countries

Technology

17.6        Enhance North-South, South-South and triangular regional and international cooperation on and access to science, technology and innovation and enhance knowledge sharing on mutually agreed terms, including through improved coordination among existing mechanisms, in particular at the United Nations level, and through a global technology facilitation mechanism 

17.7        Promote the development, transfer, dissemination and diffusion of environmentally sound technologies to developing countries on favourable terms, including on concessional and preferential terms, as mutually agreed 

17.8        Fully operationalize the technology bank and science, technology and innovation capacity-building mechanism for least developed countries by 2017 and enhance the use of enabling technology, in particular information and communications technology

Capacity-building

17.9         Enhance international support for implementing effective and targeted capacity-building in developing countries to support national plans to implement all the sustainable development goals, including through North-South, South-South and triangular cooperation

Trade

17.10    Promote a universal, rules-based, open, non-discriminatory and equitable multilateral trading system under the World Trade Organization, including through the conclusion of negotiations under its Doha Development Agenda

17.11    Significantly increase the exports of developing countries, in particular with a view to doubling the least developed countries’ share of global exports by 2020

17.12    Realize timely implementation of duty-free and quota-free market access on a lasting basis for all least developed countries, consistent with World Trade Organization decisions, including by ensuring that preferential rules of origin applicable to imports from least developed countries are transparent and simple, and contribute to facilitating market access

Systemic issues

Policy and institutional coherence

17.13    Enhance global macroeconomic stability, including through policy coordination and policy coherence

17.14    Enhance policy coherence for sustainable development 

17.15    Respect each country’s policy space and leadership to establish and implement policies for poverty eradication and sustainable development

 Multi-stakeholder partnerships

17.16    Enhance the global partnership for sustainable development, complemented by multi-stakeholder partnerships that mobilize and share knowledge, expertise, technology and financial resources, to support the achievement of the sustainable development goals in all countries, in particular developing countries

17.17    Encourage and promote effective public, public-private and civil society partnerships, building on the experience and resourcing strategies of partnerships

Data, monitoring and accountability

17.18    By 2020, enhance capacity-building support to developing countries, including for least developed countries and small island developing States, to increase significantly the availability of high-quality, timely and reliable data disaggregated by income, gender, age, race, ethnicity, migratory status, disability, geographic location and other characteristics relevant in national contexts

17.19    By 2030, build on existing initiatives to develop measurements of progress on sustainable development that complement gross domestic product, and support statistical capacity-building in developing countries.

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Il processo di sviluppo degli indicatori per l’assessment degli SDG

Il 6 marzo 2015, alla sua quarantaseiesima sessione, la commissione statistica delle Nazioni Unite ha creato una inter-agenzia e un gruppo di esperti per sviluppare gli indicatori per la quantificazione e il follow-up degli SDG (IAEG-SDG).  La IAEG-SDG ha ricevuto il mandato di sviluppare un quadro degli indicatori, dei target e degli obiettivi del programma di sviluppo post-2015 a livello globale, e per sostenere la sua attuazione.

Il gruppo di lavoro è composto dai rappresentanti degli Stati membri e integrato con le agenzie statistiche regionali e internazionali in qualità di osservatori. La IAEG-SDG fornirà una proposta di un quadro globale degli indicatori e la lista associata degli indicatori globali e universali per l'esame da parte della Commissione di statistica nella sua 47° sessione del marzo 2016.

Il 7 luglio 2015 è stato resa disponibile una prima proposta per gli indicatori SDG che l'Agenzia ha raccolto a titolo provvisorio nella sua prima riunione dell'1-2 giugno 2015 o immediatamente dopo,  seguendo le indicazioni provenienti dalle varie agenzie e dalle istituzioni internazionali, la List of proposal. Si tratta di un complesso di oltre 300 indicatori che servirà per iniziare la discussione nell'ambito del gruppo di lavoro.

L'elenco delle proposte contiene suggerimenti per gli indicatori globali per le finalità e gli obiettivi del programma di sviluppo post-2015 basate su input di agenzie e organismi internazionali. Presenta inoltre la valutazione fatta dai paesi degli indicatori che erano già stati suggerite nel mese di febbraio 2015, prima della costituzione formale della IAEG-SDG, sulla base di tre criteri: fattibilità, idoneità e pertinenza. Esso fornisce un punto di partenza per le deliberazioni del IAEG-SDG per identificare gli indicatori più adatti alle finalità e agli obiettivi, tenendo conto dei criteri pertinenti per la selezione degli indicatori, così come la necessità per la misurazione coerente e globale di tutti obiettivi e dei target e la necessità di limitare il numero totale degli indicatori. È stato fatto ogni sforzo per riflettere tutti gli ingressi da parte delle agenzie internazionali e dai soggetti che sono o potrebbero essere responsabili per il monitoraggio globale degli indicatori proposti. Tuttavia, l'elenco delle proposte non è altro che un lavoro in corso e ulteriori proposte potranno essere formulate durante le future discussioni della IAEG-SDG.

La lista può essere consultata scaricando il Rapporto dell'Agenzia sopra citato, ma anche da una serie di altri studi, tra i quali il Rapporto SDSN del 20 marzo 2015 "Indicators and a Monitoring Framework for the Sustainable Development Goals.  Launching a data revolution for the SDGs", il Rapporto dell'OECD "2015 Policy Coherence for Sustainable Development in the SDG Framework Shaping Targets and Monitoring Progress" e il Rapporto ICSU del 2015 "ICSU Review of Targets for the Sustainable Development Goals: The Science Perspective".

A titolo di esempio riportiamo in tabella la proposta fatta dall'Agenzia per l'SDG 1 sull'eradicazione della povertà, target 1.1. In blu è riportato l'indicatore suggerito e nel seguito le altre proposte pervenute.

 

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Il lascito di Rio+20 e il Gruppo di lavoro per gli obiettivi dello sviluppo sostenibile (OWG)

La Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile UNCSD (Rio+20), del giugno 2012, ha  riconosciuto l’importanza e l’utilità di definire un insieme di Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) di carattere universale, che dovranno essere stabiliti in continuità e coerenza gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDG) e con l’Agenda per lo sviluppo post-2015, sulla quale l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha già avviato un processo di consultazione, il cui primo risultato è il Rapporto Realizing the Future We Want For All. Per la definizione degli SDG il documento finale della Conferenza Rio+20 prevede l’istituzione di un Gruppo di lavoro intergovernativo con il compito di formulare proposte concrete entro la 68° Sessione dell’Assemblea Generale (2013-2014).

Il punto della situazione al 30 novembre 2012 va riferito alle decisioni della 67° Assemblea Generale  relative alla rapida attuazione del documento finale di Rio+20 (> vedi il documento A/C.2/67/L.45). Oltre al rafforzamento del Consiglio economico e sociale (ECOSOC) il documento apre il processo negoziale per la creazione di un forum ad alto livello politico (HLPF) che partirà dal gennaio 2013 per concludersi nel maggio 2013, con una relazione del Segretario generale dell'ONU sulle proposte degli Stati membri e dei Major Group della Società civile. è previsto che la Commissione sullo sviluppo sostenibile (la CSD) dovrà tenere una sessione finale breve e formale dopo la conclusione dei negoziati sul Forum ad alto livello politico.

La risoluzione prevede la costituzione di un Open Working Group, composto da 30 rappresentanti dei cinque gruppi regionali delle Nazioni Unite, con il compito di proporre una serie di obiettivi di sviluppo sostenibile (gli SDG) e di presentare la sua relazione alla 68° sessione dell'Assemblea Generale. Le relazioni saranno tenute con regolarità all'Assemblea Generale tenendo conto della convocazione del primo Forum ad alto livello politico e dell'evento speciale convocato il 25 settembre 2013 per seguire gli sforzi compiuti nella realizzazione degli obiettivi di sviluppo del Millennio (gli MDG) (> vedi la documentazione e il documento finale). Le linee guida dell'OWG sono le seguenti:

  • piena e tempestiva  realizzazione degli MDG. Rispetto di tutti i principi di Rio. Rispetto delle diverse situazioni capacità e priorità nazionali;

  • gli SDG dovranno essere orientati all'azione, concisi e facili da comunicare, in numero limitato, ambiziosi, globali in natura, universalmente applicabili a tutti i paesi e incentrati sui settori prioritari per il raggiungimento dello sviluppo sostenibile;

  • dovrà essere implementata una metodologia di assessment per valutare i progressi verso il conseguimento di obiettivi e target nelle specificità nazionali;

  • assicurare la trasparenza e l'informazione mediante adeguate rendicontazioni e Rapporti nazionali.

Nell'ottobre 2012 l'UNGA ha organizzato un incontro per stabilire in prima istanza caratteristiche e architettura degi SDG "Conceptualizing a Set of Sustainable Development Goals". In dicembre il Segretario generale pubblica un documento di orientamento iniziale (> vedi la sintesi). La 67° Assemblea Generale del 21 dicembre 2012, con la risoluzione 67/203, impegna il Gruppo di lavoro a presentare i primi risultati alla 68° Sessione.

Nel mese di gennaio 2013 inizia il suo lavoro anche il Comitato intergovernativo per il finanziamento dello sviluppo sostenibile che si aggiorna prima dell'inizio della 68° sessione UNGA.

Il 22 gennaio 2013 viene nominato il Gruppo di lavoro. Italia Spagna e Turchia condividono uno dei seggi. Fino al febbraio 2014 il gruppo di lavoro ha tenuto otto riunioni. La documentazione del gruppo di lavoro è resa disponibile dalle Nazioni Unite (> vedi), così come tutta la serie dei documenti via via pubblicati (> vedi).

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L'avanzamento dei lavori dell'OWG, Open Working Group on SDGs

Luglio 2014. La tredicesima sessione dell'OWG. La tredicesima ed ultima sessione del gruppo di lavoro (OWG) sullo sviluppo sostenibile ha avuto luogo tra il 14 e il 19 luglio 2014, presso la sede delle Nazioni Unite a New York.
Il 19 luglio , il OWG ha completato il suo mandato dopo tre letture complete delle bozze delle proposte degli SDG e dei target associati. A tarda notte, dopo quasi tre ore di dichiarazioni, sia in supporto che in opposizione alla proposta, il OWG ha approvato il documento presentato nella prima parte di questa pagina per acclamazione, con una standing ovation per i copresidenti.

La proposta dell'OWG sugli SDGs verrà sottoposta alll'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, come parte rilevante del più ampio sviluppo del programma per il post-2015 che sarà varato nel settembre del 2015. Molti delegati e i copresidenti hanno voluto chiaramente ricordare che c'era ancora un altro anno di utili  negoziati prima che la  proposta degli SDG sia adottata dalla Assemblea Generale delle Nazioni Unite insieme al resto dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile che sostituirà in continuità gli obiettivi di sviluppo del Millennio, gli MDG.

La proposta della OWG sugli SDG sarà presentato all'Assemblea Generale  nel mese di settembre 2014, dove saranno determinati i prossimi passi. Molti commenti durante la plenaria di chiusura hanno ribadito il fatto che la attuale produzione degli SDG è solo una "proposta". 

In ultima analisi, la lista degli obiettivi e target avrebbe potuto essere più chiara, concisa e "ficcante", come alcuni avrebbero voluto. Tuttavia, la proposta nasce e si sviluppa da un processo intergovernativo che era aperto alle proposte di tutti gli stakeholder ed in effetti il gruppo di lavoro è stato veramente aperto. Si può dire, come osservato da taluni, che si è innescato un processo di apprendimento interdisciplinare e che il OWG ha dato inizio ad un nuovo modo di affrontare lo sviluppo sostenibile.

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Giugno 2014. La dodicesima sessione dell'OWG. OWG-12 è stato il primo incontro durante il quale i delegati hanno lavorato principalmente in sessioni informali basati sulla bozza di livello zero dei SDG. A valle di una seduta solenne di apertura dei lavori, i delegati hanno considerato e discusso l'obiettivo 7-17 proposto, in sessioni informali che si sono protratte dal lunedì al venerdì. Alla fine della settimana, i copresidenti hanno annunciato che avrebbero preparato  un progetto di revisione della bozza di livello zero entro il 30 giugno.

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Maggio 2014. La undicesima sessione dell'OWG. Facendo il punto sull'avanzamento dei lavori di questa sessione si è deciso che la questione della parità di genere sarà inclusa nel documento di lavoro successivo. Sui cambiamenti climatici, che alcuni vogliono come goal a sé stante, c'è disponibilità anche a soluzioni diverse, purché sia salva la centralità del tema. Pertanto, il cambiamento climatico è destinato a rimanere nella prossima versione del documento.

I delegati si sono divisi sull'opportunità di includere un'area focalizzata su società pacifiche e inclusive, stato di diritto e istituzioni capaci, che si è deciso che saranno inclusi, per un totale di 17 aree di messa a fuoco. Nella prossima versione ci saranno anche molti più target. Nelle prossime sessioni OWG, sarà posta quindi maggiore attenzione sulla discussione di questi target. Ci saranno anche sessioni informali prima di tutte le successive sessioni OWG, per facilitare e accelerare il processo.

La OWG-11 è stata annunciata come l'ultima riunione prima dell'inizio delle sessioni di lunga durata. La prossima versione del documento di lavoro dei copresidenti diventerà pertanto lo "Zero draft" sul quale gli Stati membri dovrebbero assumere la gestione del testo. Per questa ragione  molti hanno ribadito le loro liste di preferenze, in un'ultima sforzo per ottenere che le loro proposte siano inserite nel testo.

Le domande più difficili si pongono sul ruolo del processo OWG,  come uno dei numerosi processi intergovernativi che aiuteranno ad impostare l'Agenda dello sviluppo post-2015. è  poco chiaro come gli altri processi andranno a convergere nel processo decisionale e come lo faranno. Si è suggerito alle delegazioni che la priorità del OWG è fissare obiettivi, e che l'attuazione spetterà ad un'altri soggetti del negoziato. Nel frattempo, molti governi
chiedono un target su un meccanismo di facilitazione del trasferimento di tecnologia, con alcuni che vogliono l'operatività di un sistema globale delle Nazioni Unite per il trasferimento di tecnologia entro il 2017.

Viene posto anche il problema della accountability, con riferimento all'operatività dell'High level Political Forum sullo sviluppo sostenibile (HLPF) e del rapporto con l'attività degli incontri finale in parallelo del OWG . La riunione HLPF-ECOSOC  di luglio, ha un evidente ruolo potenziale nel controllo  sui SDG, e questo sarà un tema chiave per la discussione.

Per quanto riguarda la sostanza, alcuni partecipanti hanno messo in discussione se l'eventuale set di SDG debba  rispecchiare i molti altri processi e gli accordi esistenti, consentendo alla comunità internazionale di concentrarsi sulla fase di attuazione, o ritagliarsi un ambito separato, occupando ciò che è attualmente uno spazio vuoto nel   framework internazionale dello sviluppo. La Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici è programmata per adottare un nuovo accordo globale entro il 2015, e molti pensano che la Convenzione è l'unico forum per fissare i target sul cambiamento climatico. Altri hanno detto se i SDG  assumeranno un obiettivo stand-alone sull'importanza del cambiamento climatico, l'ordine del giorno non sarà considerata completo o legittimo. Sulla biodiversità, molti hanno sostenuto che gli obiettivi SDG dovrebbero essere in linea con la Convenzione sulla diversità biologica e i suoi Obiettivi di Aichi, in quanto sarebbe irrealistico per i governi seguire due serie distinte di obiettivi sulle stesse questioni.

Ma ci sono su questo posizioni divergenti, anche perché molti pensano che i SDG devono  mostrare un livello di ambizione superiore a quanto è già stato concordato. Anche se il documento finale di Rio+20 chiede ai SDG di essere universali, è chiaro dagli ultimi undici incontri OWG che i delegati interpretano questa istruzione in modo diverso. Molti Paesi sviluppati credono di capire che questo sta  a significare che gli obiettivi saranno universalmente applicabile a tutti i paesi, ma molti paesi in via di sviluppo sostengono che l'Agenda non potrà trattare tutti gli Stati allo stesso modo.

I paesi in via di sviluppo non vogliono essere ancorati agli stessi obiettivi del mondo sviluppato, soprattutto senza le risorse per raggiungerli. E come in precedenti discussioni sul tema della produzione e consumo sostenibili, alcuni governi hanno affermato che quegli obiettivi  dovrebbero applicarsi solo ai paesi sviluppati. A OWG-11, per esempio, la troika   Stati Uniti/Israele/Canada ha suggerito che tutti i paesi dovrebbero singolarmente
indicare le variazioni percentuali che sono disposti a raggiungere su tutti i target. Altri hanno hanno suggerito che gli indicatori saranno selezionati a livello nazionale, lasciando spazio per risposte che siano adeguate alle singole circostanze nazionali. Un bel problema!

Qualunque sia il risultato del lavoro del OWG, l'Agenda dello sviluppo post-2015  rifletterà gli esiti di più processi. Resta una domanda alla fine: Potranno i governi di tutto il mondo concordare una serie di obiettivi universali su alcune delle più grandi domande dell'umanità?

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Aprile 2014. La decima sessione dell'OWG. Durante la discussione di chiusura del Venerdì sera, il presidente  dichiara che il Gruppo ha discusso un numero incredibile di idee in cinque giorni. Sintetizzare  non sarà  facile, ma è necessario.

I tempi non sono ancora maturi per la negoziazione di merito e l'OWG ha bisogno di affinare ulteriormente gli obiettivi e i target  prima discutere le loro specificità. Il Gruppo non deve restare impigliato in questioni di sviluppo superate, ma deve entrare in pieno nei problemi di oggi,  il cambiamento climatico, le città, e la disuguaglianza prima di tutti.

Viene avanti il concetto che i nuovi obiettivi di sviluppo devono essere twittabili. Devono essere compresi da ministri, madri, capitali, giovani, governi locali e cittadini di tutto il mondo. I bambini in età scolare dovrebbe essere in grado di parlarne. Allo stesso tempo, i SDG devono essere uno strumento per il lancio di una vera e grande trasformazione a livello globale. Ogni obiettivo deve essere breve, chiaro e comprensibile, in modo da essere facilmente comunicato ma al contempo ispirare l'azione della politica mondiale

I governi e la società civile, sia all'interno che fuori della sede dell'ONU a New York, anche con l'aiuto del webcasting della sessione,  si sono concentrati su ciò che dovrebbe essere incluso in un insieme globale di SDG.

Non manca però  una certa preoccupazione circa la facilità con cui una comunità globale di oltre 190 paesi sarà in grado di semplificare gli ormai ben oltre 300 obiettivi, che sono stati individuati finora, in un programma d'azione coerente.

I SDG  devono svilupparsi in coerenza con gli MDG, affrontare le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile secondo le indicazioni di Rio +20  e contribuire alla risposta globale alla questioni emergenti. Ai delegati è stato ricordato che i SDG hanno un passato importante, ma più importante è includere una visione del futuro. Gli obiettivi sul tappeto vanno dai MDG aggiornati, alla povertà estrema da eliminare, all'aumento delle nascite, alla registrazione, all'allattamento al seno universale, al supporto per i musei, alla costruzione dei marciapiedi della città.

Oltre a proporre obiettivi, nel corso della discussione delle 19 aree di messa a fuoco, documentate nella tabella della IX sessione, i governi hanno delineato altri argomenti che dovrebbero costituire altrettanti obiettivi. Dopo un anno di riunioni e di successive sintesi, alcuni delegati sono venuti preparati con proposte di obiettivi dettagliati contenenti percentuali, prezzi e orari. Obiettivi specifici sono stati suggeriti per la realizzazione entro il 2030, tra cui dimezzare l'intensità della povertà e la povertà estrema  e aumentare la percentuale di persone che hanno la sicurezza dell'alimentazione.

Nonostante il crescente consenso su alcune questioni, la maggior parte degli obiettivi headline sono ancora in discussione, mentre la proposta di obiettivi per la loro attuazione richiederanno un'ulteriore discussione ed elaborazione. In particolare, nelle  questioni di sviluppo del 21° secolo, per i quali gli osservatori hanno notato che molto lavoro resta ancora da fare. è il caso dell'uso sostenibile delle risorse marine, degli oceani e dei mari, degli ecosistemi e della biodiversità.

Altri hanno sottolineato che sussistono differenze fondamentali di approccio per quanto riguarda aree di interesse come quelle delle società pacifiche e non violente, dello Stato di diritto e della governance.

alla fine della sessione, chi si aspettava di avere finalmente un testo da negoziare si è sentito dire dal presidente che il  programma di lavoro per le prossime tre sessioni sarà ancora  "consultazioni" per le aree di interesse e ancora negoziare e negoziare ...

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Marzo 2014. La nona sessione dell'OWG. Dopo 11 mesi di lavoro questa sessione segna l’inizio della vera e propria negoziazione e progettazione dell’architettura che dovranno assumere gli SDGs, ovvero l’integrazione delle dimensioni  e dei mezzi operativi per raggiungere gli obiettivi in un programma coerente ed efficace . Il primo elemento di novità è rappresentato dalla versione definitiva delle 19 aree focus dei SDG che i delegati hanno ricevuto appena una settimana prima dell’inizio della sessione.

 

 

AREE FOCUS DEGLI SDG

1

POVERTY ERADICATION

2

FOOD SECURITY AND NUTRITION

3

HEALTH AND POPULATION DYNAMICS

4

EDUCATION

5

GENDER EQUALITY AND WOMEN'S EMPOWERMENT

6

WATER AND SANITATION

7

ENERGY

8

ECONOMIC GROWTH

9

INDUSTRIALISATION

10

INFRASTRUCTURE

11

EMPLOYMENT AND DECENT WORK FOR ALL

12

PROMOTING EQUALITY

13

SUSTAINABLE CITIES AND HUMAN SETTLEMENTS

14

SUSTAINABLE CONSUMPTION AND PRODUCTION

15

CLIMATE

16

MARINE RESOURCES, OCEANS AND SEAS

17

ECOSYSTEMS AND BIODIVERSITY

18

MEANS OF IMPLEMENTATION

19

PEACEFUL AND NON-VIOLENT SOCIETIES, CAPABLE INSTITUTIONS

 

La scelta delle aree, degli obiettivi e dei target da includere nella lista dei SDG è frutto di un lungo lavorio di compromessi e accomodamenti tra le diverse visioni delle parti che non hanno comunque raggiunto il pieno consenso intorno alle 19 aree focus. Circa l’80% degli obiettivi proposti poggiano su un ampio consenso. Potrebbe sembrare un risultato prezioso, se non fosse che il restante 20% rappresenta molte delle questioni più impegnative in grado di influenzare l’intero quadro, cioè le modalità di attuazione, le questioni finanziarie e le responsabilità comuni ma differenziate e l’universalità.

Durante la sessione la discussione sul finanziamento per lo sviluppo sostenibile ha sollevato la possibilità di affrontare nuove fonti di finanziamento, andando ben oltre la tradizionale assistenza ufficiale allo sviluppo (un tasto critico che ricorda ai partecipanti la difficoltà di tradurre in fatti gli impegni presi). Le esigenze di finanziamento sono grandi ma la sfida sta nell’affrontarne equamente la quantificazione degli investimenti. Le fonti di finanziamento dovranno rafforzarsi reciprocamente, il che significa porre rimedio alle cattive politiche che remano nella direzione dell’inazione, come gli enormi sussidi energetici, oggetto di profondi disaccordi tra le parti. Nessuna chiara indicazione emerge su come gli ODA, gli aiuti ufficiali allo sviluppo, dovrebbero sopravvivere nella nuova agenda per lo sviluppo.

Gli MDG adottati dopo la Dichiarazione del Millennio individuavano le priorità globali e alcune azioni mirate. Inizialmente l’accettazione generale degli MDG è stata lenta, in parte a causa della partecipazione limitata al loro processo di costruzioni. Determinati a imparare dall'esperienza dei MDG, i governi stanno adottando un approccio diverso per l’Agenda post -2015.

La prima area focus, l’eradicazione della povertà ha un sostegno quasi unanime ed è stata accettata come il  focus primario dei SDG. Il sostegno è significativo anche intorno alle aree 8, 9 e 10, rispettivamente crescita economica, industrializzazione e infrastrutture.

Tra i punti più combattuti è l’area 19, società pacifiche e non violente e istituzioni capaci. Molti chiedevano obiettivi separati per la pace e la governance, altri un’intromissione più soft nella vita politica dei Paesi, e tanti altri chiedevano di eliminare del tutto dalla lista le questioni relative alla pace e al buon governo, ritenendole dimensioni trasversali  tra le aree focus.

Il documento che presenta le 19 aree focus lascia fuori aree d’interesse tra cui la sicurezza alimentare e la nutrizione, l'agricoltura, la riduzione del rischio di catastrofi, la desertificazione, il degrado del suolo e siccità. Anche il focus su oceani e mari è stato dibattuto, molti lo volevano come parte del più generico obiettivo gestione sostenibile degli ecosistemi naturali.

L’obiettivo per il clima secondo molti dovrebbe essere incorporato trasversalmente lungo tutta la lista, mentre dovrebbero ricevere maggior rilievo questioni fondamentali, tra cui l’emigrazione e la gioventù, l’acqua e l’accesso ai servizi igienico-sanitari. La parità di genere e l'empowerment delle donne dovrebbe essere riflessa sia come obiettivi autonomi che come dimensioni trasversali. L’importanza delle interconnessioni tra le aree e il loro potenziamento per realizzare con successo un programma di trasformazione mette d’accordo tutti, almeno tanto quanto ci si spacca per il forte dissenso su temi che, dalla Conferenza Internazionale del 1994 sullo sviluppo e la popolazione, segnano la linea rossa che ostacola un accordo, cioè la salute e i diritti sessuali e riproduttivi.

Questioni ancora più controverse restano i Mezzi di implementazione e le Responsabilità comuni ma differenziate, e la piega che prenderà il dibattito nel corso delle sessioni future dell’OWG su questi due temi caldi è in grado di influenzare l’intero processo dei SDGs.

Molti PVS chiedono che l’obiettivo dei Mezzi di implementazione stabilisca opzioni concrete. C’è molto scetticismo per il ruolo del settore privato nella strategia di attuazione, anche se viene supportato da più parti un obiettivo stand-alone sul rafforzamento del partenariato globale, con tutte le diverse accezioni che ciò implica. Anche il principio delle Responsabilità comuni ma differenziate riguarda tutto il quadro dei SDG, perché, come ricorda il Brasile, Rio+20 ha universalizzato il processo molto al di là della convenzione climatica da cui ha avuto origine. Molti paesi sviluppati sostengono che questo principio vale solo per l'ambiente e il degrado, ma non per l'eliminazione della povertà o il supporto di altri settori di sviluppo.

I delegati si sono accordati sulla redazione di 4 documenti che segneranno il passo futuro dei lavori del negoziato: un documento che integra le aree focus, un compendio dei target attuali sulle diverse questioni, una matrice di interconnessioni tra le dimensioni e la definizione di obiettivi, traguardi e indicatori. Insomma, si prepara una versione leggermente "ottimizzata" delle aree di interesse che metta d’accordo tutti come piano di discussione della prossima riunione. E’ difficile non concordare con il copresidente della sessione di chiusura quando ricorda ai delegati che la discussione dovrebbe ormai spostarsi verso proposte specifiche di obiettivi e traguardi piuttosto che continuare ad esporre le aree tematiche. Ad aprile la decima sessione dell’OWG dovrà dimostrare di aver cambiato marcia, passando dagli “esercizi di stile” ad un confronto vivo e produttivo.

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Febbraio 2014. La ottava sessione dell'OWG. La sessione di febbraio rappresenta un punto di svolta per altri più impegnativi compiti. Per undici mesi, i delegati hanno nei fatti portato a termine un vero e proprio periodo di training.  La ottava sessione di "raccolta dati" ha visto la discussione formale di oltre 58 argomenti, arricchita dalle presentazioni di 80 esperti, ed ha concluso la fase di approfondimento, lasciando ai membri del gruppo una buona e sufficiente informazione sulle sfide che gli SDG dovranno affrontare e sugli approcci che dovranno essere intrapresi.

Allo stesso tempo  il Gruppo  è cresciuto, dalla sua originaria composizione fatta da "30 rappresentanti designati dagli Stati membri" a 70 membri con un accordo di condivisione dei seggi disponibili. Ora si manifesta l'opportunità che la comunità internazionale cominci a vedere negli SDG, il modo per incorporare lo sviluppo sostenibile in un programma più ampio di sviluppo. Questi primi otto incontri sono stati solo la prima fase, che potremmo definire "diagnostica".

Nel mese di marzo, l'OWG inizierà la fase successiva, e si concentrerà sulla progettazione
di una serie di obiettivi di sviluppo sostenibile che realisticamente dovranno avere la capacità di rispecchiare ed  interagire con i problemi della vita delle persone. L'ampia discussione che nell'OWG -8 si è  fatta delle foreste, della biodiversità degli oceani e dei mari - tutti temi tradizionalmente appartenenti al pilastro ambientale dello sviluppo sostenibile - ha permesso ai delegati di esporre i loro contributi nella chiave olistica e multi-dimensionale dello sviluppo, attraverso la lente della situazione economica, sociale e con i contributi culturali delle comunità locali e una visione globale dei problemi.

Alcuni paesi in via di sviluppo hanno voluto che di disuguaglianza si parlasse, ad esempio, considerando le disparità economiche tra paesi, mentre altri non hanno mancato di sottolineare le altrettanto gravi disuguaglianze sociali all'interno dei singoli paesi. Altri ancora hanno detto che gli SDG  dovrebbero concentrarsi sulla povertà, l'analfabetismo, lo sfruttamento economico e la mancanza di lavoro dignitoso come condizioni che portano ai conflitti e alle guerre.

In sostanza la cronaca testimonia il riconoscimento della natura multidimensionale ed interagente di tutti questi problemi e la consapevolezza che il lavoro più difficile dell'OWG sarà tradurre questi problemi in nuclei di consenso, in obiettivi e indicatori, lavoro per il quale occorrerà mobilitare tutte le abilità diplomatiche all'interno  del gruppo e programmare per l'OWG un'attenta navigazione. Un risultato del vasto, e spesso esaustivo, processo di revisione di così tanti temi durante la fase di valutazione è da molti
indicato nella comprensione condivisa che non ci potrà essere un SDG per ogni problema. Idee per il raggruppamento degli obiettivi, la creazione di indicatori al livello nazionale, e la necessità di narrazioni più concise, sono venute alla ribalta all'interno del Gruppo per merito dei migliori opinion-leader. Pochi processi decisionali in sede ONU hanno beneficiato di un approccio più aperto e sostanziale  di quello che ha caratterizzato il primo anno dell'OWG.

Ma la fase  dell'inventario e dell'accertamento dei fatti è giunta al termine e tutti sanno cosa viene dopo. Ora che tutte le problemi sono stati disposti in un ricco palcoscenico multi-dimensionale, essi devono essere ripartiti, integrati e strutturati in un programma di sviluppo sostenibile funzionale.

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Il problema dell'universalità degli SDG

Una considerazione è dovuta dopo sette sessioni del gruppo di lavoro. Era attesa ed è quella dell'universalità: come si fa a progettare obiettivi  universalmente applicabili a tutti i paesi mantenendo gli obiettivi e i target facili da comunicare e limitati nel numero?

La nozione di "universalità" è un elemento di discontinuità tra gli SDG e gli MDG: gli MDG sono stati costruiti sulle azioni del Sud finanziate dal Nord . Al contrario il quadro per gli SDG in varie proposte concerne le sulle attività del dalle quali il Sud può trarre  beneficio. Ciò implica che i paesi sviluppati devono fare dei cambiamenti al loro interno e non solo pagare per favorire cambiamenti nei paesi in via di sviluppo. Quindi, come possono essere  universali in natura gli SDG e, allo stesso tempo, tener conto delle diverse realtà nazionali? Nell'OWG sono stati presentati diversi modi di conciliare le due esigenze. Alcuni
delegati propongono un quadro di obiettivi che si applicano allo stesso modo a tutti i paesi, indipendentemente dal livello di sviluppo. Altri però preferiscono avere un ordine del giorno che distingue tra i gruppi dei paesi, modificando la partecipazione universale in funzione delle circostanze nazionali.

Una nota informalmente distribuita ai partecipanti delinea tre interpretazioni di universalità che si sostengano a vicenda e non sono mutuamente escludentesi:

  • le istanze locali-nazionali hanno spazio  anche per i Paesi sviluppati;

  • le istanze locali-nazionali nei paesi meno sviluppati, a basso e medio reddito, vengono supportate dai paesi ad alto reddito;

  • le sfide globali , come il cambiamento climatico, richiedono soluzioni globali.

Incorporando tali approcci nel quadro degli SDG, significherebbe che essi sarebbero concordati a livello globale; che rifletterebbero le aspirazioni comuni a tutti i paesi, rilevanti per ogni paese sulla base di un concetto di responsabilità universale. Ma , come le discussioni all'OWG -7 hanno messo in luce, l'universalità nel contesto di un processo intergovernativo non può essere discussa senza il concetto complementare di "differenziazione", riconoscendo che tutti gli Stati membri dell'ONU sono sovrani e sono in diverse fasi di sviluppo e che alcuni  hanno una maggiore "responsabilità storica" di altri per lo stato attuale delle cose e per supportare le soluzioni necessarie.

Così il problema dell'universalità, non le soluzioni, è chiarito in tutti i suoi aspetti. Chiaro è ormai che universalità non potrà voler dire identità: un bel rebus.

Gennaio 2014. La settima sessione OWG. Alla conclusione il chair dichiara, né ci sarebbe aspettato altro, che le questioni sono in discussione sono strettamente interconnesse e necessitano di un approccio sistemico. In Poiché si è parlato di città e di insediamenti umani, riconosce che ci dovranno essere degli SDG urbani, anche se per il momento non c'è accordo. Le città sono grandi consumatori di energia e di materiali, e luoghi di accumulazione di inquinamento e rifiuti. Uno sviluppo territoriale equilibrato può essere decisivo e pertanto decisiva è la regolazione degli scambi in entrambe le direzioni di persone, conoscenze , servizi e reddito tra aree urbane e rurali. Del pari da sottolineare è l'importanza del trasporto sostenibile, in particolare al fine di evitare mobilità inutili, promuovere modi più efficaci e di trasporto di massa e migliorare le prestazioni ambientali delle modalità di trasporto esistenti.

Dall'esame dei problemi della produzione e del consumo, SCP, si ricava la necessità del disaccoppiamento tra uso delle risorse e crescita economica utilizzando un mix di politiche e di analisi LCA, basate sul ciclo di vita dei prodotti e dei servizi. I problemi SCP sono quelli che pongono esplicitamente il cambiamento di modello di sviluppo come necessario. I governi chiedono obiettivi SCP differenziati tra paesi sviluppati e  paesi in via di sviluppo e contributi al fondo fiduciario per  il 10YFP sul SCP. Molti fanno notare che di questa necessità di cambiamento, pur ben chiarita già a Rio '92, i paesi ricchi se ne sono infischiati. Al momento appare che, se il Sud pensa che sia il Nord a doversi far carico del cambiamento di modello, sarà difficile formulare obiettivi comuni in materia di SCP.

In materia di chemicals è stato osservato che quelle sostanze sono per  la maggior parte dannose  per i paesi poveri,  vulnerabili e in via di sviluppo, che spesso non hanno la capacità di gestirle correttamente.

Il clima e i disastri da esso provocati sono materia  trasversale a tutti i punti dell'Agenda. Fra l'altro è necessario, dicono i delegati,  il rispetto del ruolo di negoziazione dell'UNFCCC. La materia è controversa a proposito di quale delle due trattative debba guidare l'altra. Le opinioni sono discordi, ma è evidente che gli obiettivi climatici negli SDG dovranno esserci eccome. Sembra di cogliere che il nodo di quella trattativa, il principio delle responsabilità comuni ma differenziate, CBDR, stia evolvendosi nelle visioni di alcuni governi, ma per ora posizioni di compromesso non se ne vedono.

In preparazione di un percorso per il negoziato dell'anno che inizia, la presidenza prospetta due opzioni: preparare  una lista  provvisoria di SDG con i target sintetizzando le le proposte che sono stato fatte, che ad oggi constano di 327 obiettivi. L'opzione B è un documenti di testo più leggero, che coprirebbe le principali tendenze della discussione, le idee concettuali e i e potenziali risultati.  Una terza opzione sarebbe non fare nulla e lasciare l'iniziativa ai delegati fino a marzo. La Presidenza in tal caso può scrivere i criteri, sulla base del risultato e dei principi di Rio +20, per determinare quali dovrebbero essere gli SDG  e i relativi obiettivi, senza definire i target.

I conti verranno fatti in Febbraio ma l'ipotesi di riuscire a compilare una lista di SDG almeno indicativa per quella data non appare molto confortata dall'andamento delle cose.

Le attività del 2013. La sesta sessione del Gruppo di lavoro si è tenuta a gennaio 2014 a New York. Non è facile fare un bilancio del primo anno di consultazioni, ma certamente i risultati sono pochi e l'agenda 2015 è piena di impegni e convocazioni. Non v'è dubbio che il compito sia particolarmente difficile, pari almeno al tentativo di un trattato internazionale sul clima, alla stessa data di scadenza.

Il processo di definizione degli SDG e dei relativi indicatori (fonte: IISD 2113)

Proposte in giro ce ne sono molte, nessuna abbastanza autorevole perché meriti una nostra segnalazione. Si veda ad esempio il rapporto 2013 dell'UNEP che giustamente sollecita una integrazione solida dei valori ambientali negli SDG: "Embedding the Environment into SDGs". Raccomandiamo la lettura di questo Rapporto che, al di là degli intenti dichiarati, contiene importanti suggerimenti metodologici per le altre questioni dello sviluppo sostenibile. Non dimentichiamo infatti che per molto tempo, in vista di Rio+20, l'UNEP ha coltivato apertamente, e per esempio con il sostegno europeo, l'ambizione di essere lei l'Agenzia ONU per il governo dello sviluppo sostenibile. A pag.5, in particolare, l'UNEP referenzia tutti i principali sforzi di definizione degli SDG quotabili a metà 2013. Riportiamo di seguito in lingua originale:

Nelle conclusioni della sesta riunione dell'OWG che conclude il 2013 i chairmen fanno notare che il compito del gruppo di lavoro è davvero di alto profilo e che occorre un modo nuovo di lavorare che eviti di ricadere nei soliti colli di bottiglia del negoziato internazionale multilaterale. Non si possono fissare obiettivi ambiziosi senza specificare le modalità in cui saranno raggiunti, senza che ci sia una volontà politica, il finanziamento, la tecnologia, la capacitazione e lo schieramento politico-istituzionale favorevole. Vi è necessità di una collaborazione rafforzata per l'attuazione degli SDG equi e solidali, di un'equa ripartizione delle responsabilità, di partenariati pubblico-privato, del riconoscimento del ruolo delle aziende per sviluppare nuovi modelli di business sostenibili. Si sottolinea l'importanza di scienza, tecnologia, innovazione e dati mediante il  rafforzamento  delle capacità statistiche nei paesi in via di sviluppo.

Per quanto riguarda le specificità dei vari paesi i il chair ricorda che l'Africa vuole concentrarsi sull'eliminazione della povertà e la fame e vuole arrivare alla realizzazione degli SDG; i SIDS, le piccole isole,  vogliono azioni forti sul cambiamento climatico e la gestione sostenibile degli oceani; I paesi LLDC, a minor sviluppo, vogliono alleviare gli alti costi di accesso al mercato attraverso un accordo per la agevolazione degli scambi  e i MIC, paesi a medio sviluppo,  vogliono concentrarsi sulle disuguaglianze e le iniquità distributive.

Come d'obbligo egli ribadisce la centralità dei diritti umani, dello sviluppo e della governance globale. Sulle   libertà fondamentali, sul diritto allo sviluppo, rivendica i meriti delle Nazioni Unite come istituzione efficace e come pietra angolare della governance dello sviluppo sostenibile. Tutto bene, dunque, nelle premesse, vedremo come si andrà sviluppando questo processo.

 

La consultazione dei Governi e della società civile sull'Agenda post-2015

Io sono uno studioso e sento tutta la sete di conoscere che può sentire un uomo. Vi fu un tempo nel quale io credetti che questo costituisse tutto il valore dell'umanità ... Quella superiorità illusoria è svanita, ho imparato che la scienza è inutile, se non serve a mettere in valore l'umanità.

Kant, Critica della ragion pratica

Inizialmente il lavoro del Gruppo Open sugli SDG sarà basato su un Rapporto del Segretario Generale alla  68° UNGA per la cui preparazione, in attesa della costituzione del Gruppo intergovernativo, il Segretariato della Conferenza Rio+20 (UNDESA) ha pubblicato un questionario e ha chiesto ai Governi di rispondere entro il 5 Novembre 2012. Al di là della capacità ancora modesta di queste iniziative di veicolare all'ONU le infinite proposte che potenzialmente perverrebbero da parte della società civile di tutto il mondo, è importante che tutti gli attivisti dello sviluppo sostenibile e della Green economy abbiano la capacità di misurarsi con questioni di questo livello entrando nella dimensione propositiva e lasciando alle spalle la geremiade delle lamentazioni. Esercitare il diritto di critica è sacrosanto, meglio magari non dimenticando la lezione Kantiana. A tal fine appare davvero apprezzabile l'iniziativa del Ministero dell'Ambiente che ha aperto il questionario ai commenti e tiene aperta una pagina web sulla consultazione con la dichiarazione : "Anche l'Italia intende apportare il proprio contributo partecipando attivamente al lavoro di predisposizione delle risposte ... facendo seguito alla proficua consultazione avviata con la società civile in preparazione di Rio+20. Il Ministero ritiene importante continuare a coinvolgere e ascoltare i soggetti portatori di interesse e ricevere contributi che potranno risultare utili nel definire la posizione nazionale".

Il Questionario dell'UN DESA

In considerazione della necessità di dare le risposte in lingua inglese, il testo seguente utilizzerà secondo necessità le due lingue. Il Questionario richiede ai contributori di rispondere a 12 quesiti in maniera concisa e con attenzione alle priorità concordate a Rio+20. Nel testo si possono trovare brevi argomentazioni a chiarimento delle questioni poste. Si tratta nell'ordine:

  1. Please list a limited number, preferably between five and ten, of the important priority areas that must be addressed through the SDGs to contribute to the achievement of sustainable development.

  2. How might the SDGs strive to balance (sforzarsi di bilanciare) the economic, social and environmental pillars of sustainable development?

    1. Reflect social, economic and environmental dimensions within each SDG, possibly through the associated targets  

    2. Integrate the MDGs, suitably modified/updated for post-2015, into a larger sustainable development framework

    3. Expand the MDG 7 (environmental sustainability) into a number of goals with a natural/environmental resource dimension (water, food, energy, etc.)

    4. Other (please describe).

Gli SDG  devono essere di natura globale e universalmente applicabile a tutti i paesi, tenendo conto delle diverse realtà nazionali, capacità e livelli di sviluppo e nel rispetto delle politiche e delle priorità nazionali (Il futuro che vogliamo, punto 247). Ci sono qui difficili questioni da risolvere che attengono all'auspicata applicazione del Principio delle responsabilità comuni ma differenziate, al timore che lasciando spazio alle autonome visioni nazionali si finisca per rendere incoerente il processo, alle modalità di armonizzare i pledge nazionali con gli interessi generali, come già avviene per il processo di Durban per il clima e infine alle modalità di assessment dell'avanzamento del processo con target eguali, differenziati o con altri criteri di burden sharing. Si chiede:

  1. Based on your experience with MDGs or other existing goals, what would be the key use of SDGs for your country (select at most two)?

    1. Defining national policies

    2. Influencing national budget allocations

    3. Reviewing the impact of national policies

    4. Addressing key pressure leading to unsustainability

    5. Helping to balance economic, social and environmental pillars in policy making

    6. Guiding development cooperation

    7. Other (please describe)

Please explain your choices if you would like.

  1. How can “universally applicable” SDGs be made practically relevant for countries at different levels of development? (Please refer to your country’s situation as appropriate.)

  2. The SDGs are supposed to be “global in nature”. Should targets associated with those goals be:

      1. common to all countries?

      2. defined by each country? or

      3. common but differentiated depending on country characteristics and level of development? If c., please explain how.  

  3. Which existing goals and targets (e.g., MDGs, goals/targets in Agenda 21, JPOI) do you think should be incorporated – perhaps in updated form – in a proposal for sustainable development goals?

  4. What specific steps can be taken to ensure that the SDGs are coherent with and integrated into the UN development Agenda beyond 2015?

  5. How should assessments of progress toward the achievement of the SDGs be carried out at the global level?

  6. What measures should be taken to make the process of developing a proposal for SDGs inclusive and participatory? How should civil society and other relevant stakeholders be engaged?

  7. What principles should underpin the development of the SDGs? (the UN TT report, for example, recommended adding (i) reducing inequalities and (ii) promoting human rights (iii) ensuring sustainability);

  8. How should a new Global Partnership for Development be constructed within or around the SDGs?

  9. Do you have any other observations, ideas or inputs you would like to offer to inform the initial work of the Open Working Group on sustainable development goals?

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Le risposte degli Stati membri delle Nazioni Unite

Un primo quadro degli umori mondiali sull'obiettivo 2015 si trova nel documento pubblicato dall'ONU nel Dicembre 2012 con il nome Secretary-General’s Initial Input to the Open Working Group on Sustainable Development Goals. La lettura del documento mette in luce che gli Stati membri generalmente accettano che l'eliminazione della povertà deve restare la priorità più alta a completamento del lavoro incompiuto del MDG 1, e generalmente pensano che per realizzare questo obiettivo è un requisito necessario la crescita economica sostenuta, inclusiva ed equa  nei paesi in via di sviluppo.

c'è ampio riconoscimento della necessità di garantire che tutta l'umanità abbia accesso ai beni e ai servizi fondamentali per una vita dignitosa, produttiva, all'occupazione, alla salute e all'istruzione. Molti sottolineano la necessità di affrontare le disuguaglianze  nell'Agenda di sviluppo post-2015. Il contenuto prevalentemente sociale degli MDG si riflette anche nei ragionamenti sugli SDG ma senza inficiare la protezione della base delle risorse naturali. C'e una generale consapevolezza della necessità che le acquisizioni dello sviluppo rispettino i limiti ecologici, i cosiddetti planetary boundaries, ma le preoccupazioni economiche sembrano però molto più evidenti che in passato. Le priorità espresse dai governi sono nella figura seguente che, priva di una scala numerica, va letta in termini di preferenze relative. Si noti che malauguratamente la Green economy è verso il fondo scala a riprova della scarsa capacità d'azione che ha oggi l'Europa nella comunità internazionale. La tematica Beyond GDP è addirittura l'ultima.

La maggior parte dei paesi hanno indicato una preferenza, ove possibile, per bilanciare le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile all'interno di ognuno degli SDG, possibilmente attraverso la selezione dei target e degli indicatori. Molti paesi hanno convenuto che  un forte impegno globale per gli SDG  potrebbe contribuire alla migliore definizione delle politiche nazionali (il caso Italia è emblematico) e molti hanno detto che potrebbe forse anche influenzare le allocazioni del bilancio nazionale.

La maggior parte dei contributi suggerisce che la comunità internazionale ha bisogno di principi condivisi, e molti sostengono l'opportunità di SDG  comuni a livello mondiale. Altri sostengono che gli SDG dovrebbero essere comuni ma differenziati e flessibili per consentire loro di essere adattati alle caratteristiche nazionali, le priorità e il livello di di sviluppo. È stato generalmente accettato che gli SDG devono basarsi sulla Dichiarazione del Millennio, sull'Agenda 21, i principi di Rio, e il JPOI. Dovrebbero essere coerenti con gli altri obiettivi concordati a livello internazionale evitando che il processo di formulazione degli SDG finisca per essere un pretesto per rinegoziare gli obiettivi esistenti. Molti paesi hanno evidenziato la necessità di raggiungere un consenso sul fatto che ci sarà un unico programma di sviluppo con un unico insieme di obiettivi.

Sono state espresse opinioni contrastanti su come e quando integrare il lavoro incompiuto degli MDG nella discussione sugli SDG anche perché l'atteso evento speciale del 2013  ha proprio lo scopo di fare il punto sui progressi in materia di MDG e individuare i gap rimanenti.

Per quanto riguarda la verifica del progresso verso lo sviluppo sostenibile, vi è la necessità di misure aggregate ma gli SDG dovrebbero consentire una valutazione più specifica dei progressi, capace di cogliere le differenze tra i diversi livelli di sviluppo e tra i diversi gruppi sociali. Misure realistiche di avanzamento devono tenere conto dei diversi punti di partenza e delle diverse condizioni di base tra i vari paesi. Sarà importante, come per gli MDG, una strumentazione quadro globale capace di valutare i progressi e individuare le lacune.

Vi è un forte sostegno per coinvolgere la società civile, il mondo accademico e altre parti interessate nel processo di sviluppo degli SDG. Alcuni paesi suggeriscono di istituire un meccanismo per consentire ai major group di condividere idee, collaborare con gli Stati membri e garantirne l'assunzione di responsabilità. Essi dovrebbero anche essere consultati facendo uso dei social media e delle ultime tecnologie dell'informazione. I processi di consultazione nazionali e regionali devono essere trasparenti e inclusivi, raggiungere a tutti i soggetti, compresi i gruppi poveri e vulnerabili. è stato anche sottolineato come critico e necessario il coinvolgimento del settore privato.

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