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IL RAPPORTO AR5

Il Rapporto finale di sintesi

Il Sommario del Rapporto di sintesi in italiano

Il Gruppo di lavoro I

il video di presentazione

Il Sommario per i policymaker del WGI

La versione italiana del Sommario

Il Sommario tecnico

Il rapporto completo AR5 WGI

Il Gruppo di lavoro II

il video di presentazione

Il Sommario per i policymaker del WGII

La versione italiana del Sommario

Il Sommario tecnico

Il rapporto completo AR5 WG II

Il Capitolo 23 sull'Europa edito da Riccardo Valentini

Il Gruppo di lavoro III

Il Sommario per i policymaker del WGIII

La versione italiana del Sommario

Il Sommario tecnico

Il rapporto completo AR5 WG III

LE RISULTANZE DEL QUINTO RAPPORTO IPCC

DI ASSESSMENT DEL CLIMA GLOBALE

è certa l'origine antropogenica dei cambiamenti climatici in atto (> leggi il Rapporto estratto dal WGI)

L'effetto serra

 

Pubblicato il Rapporto finale di Sintesi

Il Rapporto di Sintesi, pubblicato il 1 Novembre 2014,  seleziona ed integra i risultati dei tre gruppi di lavoro e dei due Rapporti speciali pubblicati durante il periodo di produzione del Quinto Assessment Report. Di seguito il lettore può reperire tutta la documentazione prodotta dall'IPCC alla chiusura del ciclo dei lavori:

Sommario per i policymaker e Headline statements reimpaginati e tradotti in lingua italiana

Summary for Policymakers

Headline Statements  
Factsheet
Quick link to report PDFs

 

Gruppo di lavoro III, WG III

Mitigazione dei cambiamenti climatici

(> scarica il Sommario in Italiano)

Appena una settimana dopo aver approvato la relazione del secondo gruppo di lavoro (WGII) sugli impatti, l’adattamento e la vulnerabilità a Yokohama, in Giappone, l'IPCC si è riunita nuovamente a Berlino per il contributo del terzo gruppo di lavoro (WGIII) al quinto Rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici (AR5).

La relazione del WGIII esamina le tendenze e i determinanti delle emissioni di gas a effetto serra e le misure di mitigazione per i principali settori, presenta i diversi scenari per la riduzione delle emissioni e delinea alcuni aspetti tecnologici e socioeconomici rilevanti per le politiche di mitigazione.

Si comprende quanto sia importante questa terza parte dell’AR5, posto che la prima parte ha stabilito definitivamente la grave situazione del cambiamento climatico e la seconda parte ha delineato i rischi e la (futuribile per ora) politica di adattamento. La relazione del WGIII, invece, fa i conti con i risultati insufficienti dello sforzo di mitigazione, iniziato ormai 22 anni orsono a Rio e che deve subire una brusca accelerazione se si vogliono evitare le gravi conseguenze delineate dai due primi Gruppi di lavoro.

 

Emissioni globali di gas serra 1970-2010

Il rapporto differisce dal precedente AR4 perché prevede un corpo più consistente di prove con più scenari e percorsi, una maggiore identificazione dei benefici associati e una migliore stima dei costi e delle implicazioni dei vari percorsi di mitigazione.

È chiaro che da AR5, che fornisce la base scientifica per la politica climatica globale, ci si aspetta il supporto per i negoziati su un nuovo accordo internazionale sui cambiamenti climatici che i Paesi dell'UNFCCC sono tenuti ad adottare a Parigi nel 2015.

Forse il messaggio più deludente che esce dal WGIII è che, nonostante decenni di consapevolezza del problema e impegni nazionali e internazionali per affrontarlo, le emissioni di gas a effetto serra hanno continuato a crescere, tra il 2000 e il 2010 ancora più rapidamente che in ciascuno dei tre decenni precedenti. Nonostante tutti i discorsi e le promesse di dissociare la crescita economica dalle emissioni, si è assistito a una rinnovata dipendenza dal carbone rispetto ad altre fonti energetiche che ha inciso negativamente sulle emissioni globali. Il contributo della crescita economica, il fattore chiave delle emissioni accanto alla crescita della popolazione, continua a spingere in avanti le emissioni e siamo ancora lontani dal necessario disaccoppiamento. Allontanarsi da queste tendenze in un prossimo futuro è indispensabile, pena l’assistere a fine secolo ad un aumento della temperatura globale media della terra tra 3,7-4,8 °C sopra i livelli preindustriali, con gravi ripercussioni su tutti gli ecosistemi. Gli scenari che potrebbero mantenere l'aumento della temperatura globale media entro i 2 °C e le concentrazioni atmosferiche intorno a 450 ppm CO2eq alla fine del secolo implicano una riduzione delle emissioni del 40-70 % rispetto al 2010 entro il 2050, e livelli di emissioni vicine allo zero (o anche sotto lo zero) entro il 2100. Molti di questi scenari prevedono l'uso di tecnologie di rimozione di biossido di carbonio, come la cattura e lo stoccaggio (CCS) che non sono ancora disponibili alla scala necessaria e sono associati con interrogativi e rischi.

A fronte di questo quadro preoccupante resta, a parere dei relatori del WG III una piccola speranza legata alla considerazione che ci rimane un margine, per la verità piccolo, di salvaguardare la nostra sicurezza mettendo in campo tutto ciò che abbiamo già a disposizione in fatto di tecnologie low-carbon e di efficienza energetica. La relazione dà conto del fatto che molte tecnologie pulite, a cominciare dalle fonti energetiche rinnovabili, hanno conseguito un sostanziale avanzamento e hanno raggiunto un livello considerevole di maturità tecnica ed economica, anche se molte di loro richiedono ancora incentivi e un certo livello di supporto, come sono stati ad esempio, in Italia, il conto energia e i certificati verdi. Descrive anche le modalità con le quali i settori economici, come i trasporti, l'industria e l’edilizia, possono ridurre le loro emissioni e aumentare l’efficienza, pur se si tratta di un cammino ormai non facile. Tali cambiamenti nel comportamento dei consumatori e nelle attività industriali richiederanno grandi cambiamenti nei modelli di investimento.

La relazione chiarisce che, anche che i cambiamenti di cui c’è bisogno e i nuovi scenari delle emissioni possono significare un relativo rallentamento economico della crescita nel breve termine (la relazione calcola il costo di mitigazione delle politiche economiche che sarebbe equivalente ad una riduzione dei consumi globali pari a circa 0,06% all'anno), questo corrisponde ad una serie di benefici a più lungo termine che vanno al di là del non trascurabile vantaggio di evitare gli impatti negativi dei cambiamenti climatici, come era già stato illustrato dal rapporto del WG II.

I percorsi di abbattimento delle emissioni GHG quotati dal WG III

Uno dei grandi punti di forza di questo Sommario IPCC per i decisori politici sta nel fatto che esso è condiviso da tutti i paesi, benché il documento non nasconda che il processo di mitigazione evocato avrà le sue contraddizioni. Dal momento che il processo di approvazione richiede consenso, per cui tutti devono concordare il linguaggio preciso in cui sono presentati i fatti scientifici, ciò ha fatto sì che a Berlino la principale contraddizione evidenziata è stata la dimostrazione che, negli ultimi quattro decenni, il reddito (il PIL) è stato il fattore chiave della crescita delle emissioni. Tutto il materiale relativo a questa indubitabile evidenza è stato eliminato dal testo quando alcuni paesi in via di sviluppo, classificati nella fascia medio alta del reddito (Cina ed altri), si sono opposti all'uso di categorie attinenti il reddito. Questi paesi erano preoccupati  che l'attenzione sui livelli di reddito, il risultato di un duro processo di acquisizione della propria crescita economica, potesse distogliere l'attenzione dalla responsabilità storica dei paesi ricchi, comprovata dalle emissioni accumulate in atmosfera, e spostare  ingiustamente l'onere delle future azioni di mitigazione a loro carico prevalente, ed eventualmente compromettere la loro capacità di consolidare  la crescita economica e, per molti, di migliorare il benessere di base delle loro popolazioni. È una delle questioni di fondo irrisolte della giustizia climatica. Molti di questi paesi muovono dalla convinzione che il loro diritto allo sviluppo non deve essere messo comunque in discussione dal linguaggio in cui la scienza presenta determinate evidenze.

Purtroppo, la perdurante difficoltà di affrontare questa contraddizione, che va sanata evidentemente nelle appropriate sedi politiche, ha portato alla soppressione dal testo di altre informazioni scientifiche. Per esempio, molti delegati lamentano la perdita del riferimento ai consumi in luogo dell'approccio basato sulla produzione per la contabilità delle emissioni. A parere di chi scrive si tratta di una questione ancora una volta politica su cui la scienza non può dir nulla, dispiace però che tale approccio non possa essere segnalato e quantificato in un testo come il Sommario SPM.

Questa non è la prima volta che accade qualcosa di simile durante un processo di approvazione di questo tipo di Sommari. Al tempo della seconda valutazione, alcuni autori in realtà si dissociarono dal SPM dopo che furono apportate modifiche al testo che citava la letteratura statistica sul "valore della vita", cioè sul fatto che gli economisti  calcolano un valore diverso nei vari paesi per la vita umana. Come il presidente Pachauri e altri hanno notato, citare fatti, quand’anche evidenzino fenomeni eticamente inaccettabili, è parte del lavoro della scienza. È però vero che, una linea di demarcazione troppo artificiosa tra la scienza ed altre dimensioni della cultura e del sapere, può essere discutibile.

La relazione del WG III, dei tre gruppi di lavoro, è la più direttamente pertinente dal punto di vista della politica climatica, perché punta il dito sull'efficacia e sull’impatto delle politiche di mitigazione, con implicazioni decisive per i negoziati UNFCCC su un nuovo accordo sul clima in vista di Parigi 2015. Se si va a vedere, le discussioni Berlino sono state più politiche rispetto a quelle di Copenaghen e Yokohama dei gruppi WGI e WGII, e le preoccupazioni dei paesi spesso espresse nel contesto della convenzione UNFCCC, sono scivolate nel processo di approvazione del Sommario IPCC WGIII SPM.

Fortunatamente, come confermato dal Rapporto WGIII, un focus sulle azioni a livello nazionale, più approfondito di quanto non sia mai stato in ambito IPCC, ha messo in luce che c'è stato un notevole miglioramento fin dall’AR4 nei piani e nelle strategie nazionali e subnazionali di mitigazione. Questo è un segno incoraggiante della penetrazione della consapevolezza della crisi climatica nelle politiche di cambiamento e di riforma ai vari livelli di governo.

I sommari SPM sono appena una piccola parte del corpo di conoscenze contenuto nel Rapporto AR5: in aggiunta alle relazioni scientifiche di base dei WG (che, secondo un buontempone pesano 5 kg nella versione cartacea solo per il WGI), AR5 comprende glossari, Sintesi tecniche e collezioni di domande frequenti (FAQ) che possono essere letti separatamente. Materiali evidentemente di valore irrinunciabile per i decisori politici a tutti i livelli.

La relazione chiarisce inoltre che gli impegni di mitigazione, autonomamente assunti dai vari paesi a Cancún  nell'ambito dei negoziati politici  dell'UNFCCC, non sono coerenti con le traiettorie costo-efficienti di mitigazione a lungo termine di che danno una buona possibilità di limitare il cambiamento della temperatura entro i 2 °C rispetto ai livelli preindustriali. Mentre le evidenze scientifiche non escludono a priori la possibilità di raggiungere tale obiettivo, la Relazione del WG III sottolinea che sono necessari obiettivi di riduzione delle emissione molto più decisi. La Relazione conclude che le azioni per soddisfare l’obiettivo dei 2 °C dovrebbero essere guidate da giudizi di valore specifici per ogni paese e da considerazioni etiche, ma che il successo può essere meglio garantito dalla cooperazione internazionale.

Come i risultati dei WG I e II, la Relazione WG III assicura una base importante per i negoziati sul cambiamento climatico. Come ripetuto numerose volte durante l'incontro di Berlino, con una sovraesposizione alquanto discutibile del ruolo della scienza, quest’ultima ha il ruolo di guidare i responsabili politici a navigare e a scegliere quale rotta intraprendere. Gli  scienziati devono indicare non solo i percorsi possibili, ma dare anche un quadro completo dell’incertezza, delle zone d’ombra e dei pericoli incombenti. Essi devono essere trasparenti sulle sfide, i rischi e le potenziali implicazioni dei vari percorsi. La mappa che il WG III ha elaborato mostra un passaggio piuttosto stretto attraverso cui viaggiare in relativa sicurezza, ma il tempo è il giudice. Ritardare la partenza del viaggio avrà gravi conseguenze; le condizioni climatiche si deteriorano e alcuni percorsi diventano sempre più impraticabili, e le correzioni possono diventare più costose o possono diventare necessarie correzioni senza alcuna certezza di successo nell’utilizzare tecnologie non testate,  associato ad un maggiore rischio, che potranno richiedere maggiori investimenti. I risultati scientifici sono più chiari che mai, gli effetti sono innegabili, i vari percorsi sono stati tracciati, e la Relazione di sintesi generale, che sarà adottata nel mese di ottobre, porterà un disegno   completo delle scelte disponibili per un percorso lontano dalle acque agitate così come un quadro chiaro delle conseguenze dell’inazione.

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Gruppo di lavoro II, WG II

Impatti, adattamento e vulnerabilità

(> scarica il Sommario in italiano)


La relazione del Gruppo di lavoro II si compone di due volumi. Il primo contiene il Sommario per i policymaker e il Sommario tecnico, e 20 capitoli valutazione dei rischi per settore e di analisi delle possibilità delle risposte. I settori comprendono le risorse di acqua dolce, gli ecosistemi terrestri e oceanici, le coste, il cibo, le aree urbane e rurali, l'energia e l'industria, la salute umana e la sicurezza, e i mezzi di sussistenza. Il Rapporto  tratta anche il grave problema della povertà. Un secondo volume di 10 capitoli valuta i rischi e le opportunità per una risposta per regione:  Africa, Europa (sviluppato dal nostro Riccardo Valentini - capitolo 23 -), Asia, Australia, Nord America, Centro e Sud America, Regioni Polari, le piccole isole, e l'oceano.

Il Rapporto conferma che gli effetti del cambiamento climatico stanno già verificando in tutti i continenti e attraverso gli oceani ma avverte che il mondo è mal preparato ad affrontare  i rischi di un clima che cambia. Lo schema concettuale generale che guida il risk assessment  vede il rischio  climatico derivare dalla vulnerabilità (mancanza di preparazione), dall'esposizione (di persone o beni) e dai pericoli scatenati dagli eventi o dalle tendenze climatiche. Azioni efficienti per ridurre il rischio possono indirizzare ciascuna di questi tre componenti.

Il Rapporto, in merito alle opportunità che ancora abbiamo di contenere tali rischi, riferisce i che i rischi saranno più difficili da gestire con alti livelli di riscaldamento terrestre. La risposta al cambiamento climatico comporta scelte urgenti e complesse, proprio perché il cambiamento continuerà anche a produrre sorprese e scenari mutevoli. Il testo individua i gruppi sociali, le industrie e gli ecosistemi più vulnerabili in tutto il mondo.

Le pratiche e i piani di adattamento per ridurre i rischi di un clima che cambia stanno cominciando ad essere adottate, ma l'atteggiamento prevalente è quello di prepararsi a reagire ad eventi passati, già noti e sperimentati,  piuttosto che  predisporsi ad un futuro cambiamento dai contorni incerti e temibili. I rischi futuri, è piuttosto ovvio,  dipendono fortemente dalla entità dei cambiamenti. L'aumento del riscaldamento aumenta la probabilità di effetti gravi e pervasivi che possono essere irreversibili, come si è più volte detto, ma anche inattesi e, allo stato, imprevedibili.

Gli impatti osservati  hanno già colpito l'agricoltura , la salute umana , gli ecosistemi sulla terra e negli oceani, le forniture di acqua e i mezzi di sussistenza di alcune popolazioni e gruppi sociali. La caratteristica che colpisce degli impatti osservati è che si verificano dai tropici ai poli, dalle piccole isole ai  grandi continenti, e dai paesi ricchi ai più poveri. Le società e gli ecosistemi sono vulnerabili in tutto il mondo, ma con vulnerabilità diverse in luoghi diversi. Il cambiamento climatico spesso interagisce con altre sollecitazioni aumentando il rischio.

L'adattamento può svolgere un ruolo chiave nel ridurre questi rischi.  L'adattamento è così importante perché il mondo deve affrontare una serie di rischi derivanti dal cambiamento climatico quando esso sta già cambiando gli scenari per effetto delle emissioni del passato e della inadeguatezza grave delle infrastrutture esistenti. L'adattamento deve armonizzarsi allo sviluppo economico e sociale e alle politiche in atto per la mitigazione. si tratta di azioni fortemente differenziate per regione, settori, gruppi sociali, culture locali, disponibilità finanziarie e tecnologiche. Le soluzioni non sono tutte a portata di mano, i costi e lo scetticismo restano barriere difficili da superare. Il rapporto però non lascia alcun margine alla necessità di agire in fretta e con tutti i mezzi necessari.

Innalzamento della temperatura media e rischi associati

 

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Gruppo di lavoro 1, WG1

Le basi scientifiche del cambiamento climatico

(> scarica il Sommario in italiano)***

La Sintesi di questo primo volume fa il punto sullo stato attuale del clima: i cambiamenti osservati mostrano che il riscaldamento del sistema climatico è inequivocabile, e che dal 1950 molti dei cambiamenti osservati sono senza precedenti nei millenni trascorsi. L’atmosfera e gli oceani si sono riscaldati, le quantità di neve e ghiaccio sono diminuite, il livello del mare è aumentato e le concentrazioni di gas serra sono aumentate.

Ciascuno degli ultimi tre decenni è stato nell’ordine il più caldo sulla superficie della Terra rispetto a qualsiasi decennio precedente a partire dal  1850. Nell’emisfero settentrionale il periodo 1983-2012 è stato probabilmente il trentennio più caldo degli ultimi 1400 anni.

Il riscaldamento oceanico domina l’aumento di energia immagazzinata nel sistema climatico e rappresenta oltre il 90% dell’energia accumulata tra il 1971 e il 2010. È praticamente certo che  tra 0 e 700 m l’oceano si è riscaldato tra il 1971 e il 2010, ed è probabile che il fenomeno si sia già presentato tra il 1870 e il 1971.

Nel corso degli ultimi due decenni, le coperture di ghiaccio della Groenlandia e dell’Antartide stanno perdendo massa, i ghiacciai hanno continuato a ridursi quasi in tutto il mondo e il ghiaccio marino artico e la copertura nevosa primaverile nell’emisfero Nord hanno continuato a diminuire in estensione.

Il tasso di aumento del livello del mare a partire dalla metà del 19° secolo è stato maggiore del tasso medio negli ultimi due millenni. Nel periodo 1901-2010, il livello medio globale del mare è aumentato di 19 cm.

Le concentrazioni atmosferiche di CO2, metano e protossido di azoto sono aumentate a livelli che non hanno precedenti negli ultimi 800.000 anni almeno. Le concentrazioni di CO2 sono aumentate del 40% dal periodo pre-industriale, principalmente per le emissioni di combustibili fossili e secondariamente dalle emissioni del cambiamento di uso del suolo.  L’oceano ha assorbito circa il 30% della anidride carbonica antropogenica, causando l’acidificazione degli oceani.

I driver del cambiamento climatico sono le sostanze e i processi naturali e antropici che alterano bilancio energetico della Terra.

La forzante radiativa totale è positiva e ha portato ad un assorbimento di energia da parte del sistema climatico. Il maggior contributo alla RF totale è dovuta all'aumento della concentrazione atmosferica della CO2 dal 1750.

Rispetto al precedente Rapporto IPCC AR4, osservazioni più dettagliate e più prolungate e modelli climatici perfezionati, consentono una definizione più precisa del contributo antropogenico alle variazioni del sistema climatico. L’influenza umana sul sistema climatico è  evidente dalle crescenti concentrazioni di gas serra nell'atmosfera, dal radiative forcing positivo, dal riscaldamento osservato e dalla migliore conoscenza che abbiamo oggi del sistema climatico.  L’influenza umana è stata rilevata nel riscaldamento dell'atmosfera e dell'oceano, nelle variazioni del ciclo globale dell'acqua, nella riduzione di neve e ghiaccio, nell’aumento del livello medio globale del mare e nella intensificazione di alcuni eventi climatici estremi. L’evidenza dell'influenza umana è cresciuta rispetto al precedente Rapporto IPCC AR4.

Le previsioni dei cambiamenti futuri del sistema climatico sono calcolate con una pluralità di modelli climatici di complessità crescente. In tutte le previsioni le concentrazioni atmosferiche di CO2 sono più elevate nel 2100 rispetto ad oggi a seguito di un ulteriore aumento delle emissioni cumulative di CO2 nell'atmosfera durante il 21° secolo. Basata su una lunga serie storica disponibile, la variazione della temperatura superficiale osservata tra la media del periodo 1850-1900 e del periodo di riferimento AR5 1986-2005 è di 0,61°C. Tuttavia, il riscaldamento sta continuando oltre la media di tale periodo.

Le emissioni continue di gas ad effetto serra causeranno un ulteriore riscaldamento e cambiamenti in tutte le componenti del sistema climatico. Limitare il cambiamento climatico richiederà una riduzione sostanziale delle emissioni di gas a effetto serra.

La variazione di temperatura superficiale per la fine del 21° secolo è probabilmente superiore a 1,5 °C rispetto al 1850-1900 per tutti gli scenari. Per due modelli è probabile che superi 2 °C. Il riscaldamento continuerà oltre il 2100 secondo tutti gli scenari. Il riscaldamento continuerà ad manifestare variabilità interannuali e decadali e non sarà uniforme a livello regionale.

I cambiamenti nel ciclo globale dell'acqua in risposta al riscaldamento oltre il 21° secolo non saranno uniformi. Il contrasto delle precipitazioni tra le regioni e le stagioni umide e secche aumenterà, sia pure con eccezioni regionali.

Osservazioni e prove di modellazione indicano che, ceteris paribus, le temperature superficiali più elevate a livello locale nelle regioni inquinate attiveranno feedback regionali e locali sulle emissioni che aumenteranno i livelli di picco dell'ozono e del PM2.5.

Gli oceani continueranno a riscaldarsi durante il 21° secolo. Il calore penetrando dalla superficie verso l'oceano profondo influenzerà la circolazione oceanica. È molto probabile che la copertura di ghiaccio marino artico e che il manto nevoso primaverile nell'emisfero settentrionale diminuiscano nel corso del 21° secolo con l'aumento della temperatura superficiale media globale. Il volume globale dei ghiacciai diminuirà ulteriormente.

Il livello medio del mare continuerà a crescere su scala globale nel corso del 21° secolo. Tutti gli scenari indicano che il tasso di aumento del livello del mare sarà molto probabilmente superiore a quello osservato durante il periodo 1971-2010 a causa del maggiore riscaldamento degli oceani e di una maggiore perdita di massa dei ghiacciai e delle calotte polari.

I cambiamenti climatici influenzeranno il ciclo del carbonio in un modo che aggraverà l'accumulazione della CO2 in atmosfera. L’ulteriore assorbimento di carbonio da parte dell'oceano aumenterà l'acidificazione degli oceani.

Le emissioni totali di CO2 determineranno in gran parte il riscaldamento globale superficiale media del tardo 21 ° secolo e oltre. La maggior parte dei trend del cambiamento climatico persisteranno per molti secoli, anche se si riusciranno a fermare le emissioni di CO2. In sostanza quest’ultima conclusione dell’IPCC ha il significato che la lotta ai cambiamenti climatici creati dalle emissioni passate, presenti e future di CO2, è inevitabilmente di lunga durata, plurisecolare e che molti cambiamenti saranno irreversibili.

Nell'IPCC AR5 vengono calcolati 4 nuovi scenari RCP (Representative Concentration Pathways) che, a differenza degli scenari dell'IPCC AR4 considerano anche gli effetti delle politiche di mitigazione. In particolare:

RCP 2.6 W/mq. Il RF raggiunge un massimo e poi diminuisce. Si tratta dello scenario di mitigazione più forte che porta ad una concentrazione di 421 ppm al 2100, nettamente migliore dello scenario 450 ppm al 2035 pubblicato dall'IEA-WEO 2013 che garantirebbe il contenimento entro +2°C del riscaldamento medio globale della Terra.

RCP 4.5 W/mq. Il RF si stabilizza al 2100 con una concentrazione al livello di 538 ppm.

RCP 6.0 W/mq. 670 ppm al 2100.

RCP 8.5 W/mq. 936 ppm al 2100.

La figura a destra mostra i profili delle emissioni globali di CO2 relative a questi 4 scenari e illustra con grande chiarezza quali devono essere gli esiti delle politiche di mitigazione nei quattro casi.

l calcolo di ogni scenario viene effettuato con un numero elevato di modelli e l'andamento degli indicatori viene proposto con una linea mediana contornata da uno spazio di variabilità che dà conto di tutti gli scarti evidenziati dai modelli utilizzati, i cui risultati sono considerati egualmente attendibili. Merita osservare che è molto migliorata la griglia del calcolo ad elementi finiti, come mette in evidenzia l'immagine a sinistra pubblicata da AR5 WG1 relativa al reticolato dell'area cui appartiene l'Italia utilizzato in AR4 (87,5 km) e AR5 (30 km).

La figura a destra spiega l'evoluzione modellistica dall'inizio dell'attività IPCC fino ad AR5 ed i settori climatici che sono via via stati aggiunti per migliorare qualità e completezza delle simulazioni. Nell'AR5 i modelli sono passati dai 24 di AR4 a 41 e c'e anche un modello italiano (fonte: CMCC).

Il run modellistico computazionale ha comportato per le temperatre 10 simulazioni con 17 modelli per la variabilità naturale e 147 simulazioni per la variabilità totale anche antropogenica.

I risultati relativi ai vari indicatori climatici di maggior rilevo, nelle previsioni modellistiche al 2100 rispetto alla baseline 1850-1900  sono riportati nei grafici seguenti.

Temperatura globale media superficiale. L'aumento consolidato (anomalia) al 2005 è di 0,61 °C. Massimo modellistico al 2100 +5,5 °C.

Livello del mare e pH oceanico medi  per gli stessi scenari

 

Estensione del ghiaccio artico in estate


Estensione massima e minima  della banchisa artica in settembre per i due nuovi scenari RCP

 

Variazione delle precipitazioni medie annuali prevista dai modelli al 2100 per i quattro nuovi scenari

Tutti i calcoli modellistici del WG1 si basano sui forzanti radiativi.

Il termine forzante radiativo è stato introdotto primariamente dall'IPCC nel III Rapporto di assessment (TAR) per rappresentare una perturbazione imposta dall'esterno nel bilancio dell'energia radiante (solare+infrarossa) superficie-troposfera, calcolato alla tropopausa (che separa la troposfera dalla stratosfera) in W/mq, dopo il riequilibrio termico della stratosfera supponendo invariate la temperatura della terra e quella della troposfera. Nel quarto rapporto (AR4) viene precisato il significato del termine perturbazione come variazione tra il bilancio attuale e quello relativo alle condizioni preindustriali del 1750. Il segno della variazione è positivo quando l'energia uscente diminuisce rispetto all'energia entrante, fattore che favorisce il cosiddetto "global warming". i principali fattori impattanti questi bilanci termici sono rappresentati nella figura seguente (IPCC, AR4).

Forzanti radiative dei componenti di rilievo per il global warming

Il dato pubblicato alla data del 2011 dall'IPCC AR5 è quello della figura seguente.

Forzanti radiative globali al 2011 pubblicato in IPCC AR5

Il valore globale del forzante radiativo è la variabile indipendente per il calcolo degli effetti del global warming, qualunque sia la combinazione dei fattori che lo determinano. Gli scenari sono definiti unicamente dai profili di tale valore nel tempo.

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