Rio de Janeiro: il Pan di zucchero

Nazioni Unite Europa Italia Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ICLEI

Stakeholder Forum

Greenpeace

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La Conferenza di Rio sullo sviluppo sostenibile

UNCSD - Rio+20

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sulla web TV delle Nazioni Unite

Rio de Janeiro, 20-22 giugno 2012

Homepage Comitato scientifico

 

I DOCUMENTI DEL NEGOZIATO

 

*

"The future we want"

il documento finale di Rio+20

Disponibile in italiano

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NAZIONI UNITE

"Resilient People, Resilient Planet: a future worth choosing" Il Rapporto dell'United Nations Secretary-General’s High-level Panel on Global Sustainability

La prima versione "Zero Draft" del documento finale di Rio+20

Rioplustwenties "Rio+20 Participation Guide - An introduction for children
and youth
"
Risoluzione ONU 64/236 del 24 dicembre 2009

La Roadmap ONU delle NGO  verso Rio+20 del 2011

La posizione dell'UNCTAD: "The road to Rio+20 for a development-led green economy" del  2011

Documento del Segretario Generale dell'UNCSD per il II PrepCom del marzo 2011 sugli obiettivi e i temi della UNCSD

Rapporto di sintesi del primo Intersessional Meeting CSD del gennaio 2011

La proposta del Presidente del Brasile

 

UNEP

GEO-5

"Global Environmental Outlook"

Il Sommario per gli operatori politici del febbraio 2012

 

Le 21 criticità per l'ambiente nel ventunesimo secolo     del febbraio 2012

Keeping Track of our Changing Environment: From Rio to Rio+20

 

EUROPA

Documento del Consiglio Ambiente del 9 Marzo 2012: "Rio+20: Pathways to a sustainable future"

Contributo degli enti locali e regionali dell'UE alla conferenza dell'ONU sullo sviluppo sostenibile 2012 (Rio + 20) del 14 e 15 dicembre 2011

Il Contributo Europeo alla UNCSD per la preparazione dello Zero Draft del Documento finale di Rio+20

Il documento del Consiglio Europeo dei Ministri dell'Ambiente del 10 ottobre 2011

La risoluzione del Parlamento Europeo del 29 settembre

La Mozione del Comitato ENVI del Parlamento Europeo per una posizione unitaria su Rio+20

La posizione della Commissione Europea del giugno 2011

 

ITALIA

Il Piano d'Azione Ambientale per lo sviluppo sostenibile

RIO+20 sul WEB

 

Il sito UNCED

 

Ministero dell'Ambiente

 

ENI: Verso la Conferenza Rio+10

 

 

 

 

"Environment cannot be improved in conditions of poverty.The environmental problems of developing countries are not the side-effects of excessive industrialization but reflect the inadequacy of development. The rich countries may look upon development as the cause of environmental destruction, but to us it is one of the primary means of improving the environment for living, or providing food, water, sanitation and shelter, of making the deserts green and the mountains habitable"

Indira Gandhi

Conferenza di Stoccolma sull'ambiente umano, 1972

 

La Conferenza UNCSD Rio+20

 Leggi in italiano il Documento finale della Conferenza Rio+20

Le conclusioni finali del Comitato scientifico sulla Conferenza di Rio+20

di Toni Federico

Il negoziato che doveva portare al documento politico finale della Conferenza del ventennale di Rio de Janeiro, UNCSD, Rio+20, ha avuto inizio nell’autunno del 2011 con la raccolta delle proposte dei governi e della società civile, conclusa con oltre 6000 contributi consegnati al Bureau. Vent’anni prima l’ONU aveva per tempo nominato una commissione di grandi saggi presieduta dalla Brundtland che aveva prodotto Our Common future e disegnato i documenti di Rio, i 27 Principi e Agenda 21, con i quali venne lanciato nel mondo il messaggio dello sviluppo sostenibile. Si trattava di novità alquanto esoteriche per il mondo di allora che pure hanno posto le basi di (quasi) tutti i processi multilaterali per la protezione dell’ambiente. 

Questa volta si è partiti dal basso, nella convinzione che la maturità degli attori sulla scena sia ormai completamente acquisita. Il Segretario e l’Assemblea Generale hanno assegnato alla Conferenza due temi, la Green economy e la governance[1] dello sviluppo sostenibile. Che il metodo avrebbe rapidamente portato, piuttosto che alla riscrittura di nuovi principi filosofici dello sviluppo sostenibile, all’esposizione dei problemi e dei conflitti sul tavolo ed al blocco reciproco tra interessi contrapposti era un rischio calcolato. Il quadro internazionale di oggi è molto indebolito dalle crisi e con esso è divenuta più debole la visione del futuro del mondo rispetto alle cure delle gravi crisi ecologiche ed economiche sul terreno. Le ragioni del contendere sono ben note:

 q     il nord del mondo ha eluso l’impegno a sostenere lo sviluppo dei paesi poveri  con il 7 permille del suo PIL, con l’eccezione dell’Europa del Nord ma con i casi gravissimi di elusione di USA, Giappone ed Italia;

q     il sud del mondo ha costituito nel ventennio il terreno di espansione della globalizzazione dei mercati. Al suo interno paesi nuovi e qualcuno vecchio hanno scalato il benessere a ritmi che ora li collocano al top dell’economia mondiale[2], altri si sono impoveriti (Europa dell’est) o hanno aggravato il loro già grave stato di povertà (Africa, Medio oriente);

q    i paesi di nuova economia, a cavallo tra ricchezza e povertà, vengono accusati dagli occidentali di sfuggire alle loro evidenti obbligazioni facendosi scudo del Principio di Rio delle responsabilità comuni ma differenziate, il CBDR, come già avviene nelle trattative sul clima;

q     le diseguaglianze di reddito, dei diritti, dell’accesso alle risorse si sono aggravate in maniera pesantissima, tra i paesi e dentro i paesi;

q     lo stato dell’ambiente e degli ecosistemi continua ad deteriorarsi. La crisi climatica è gravissima. Gli obiettivi del Protocollo di Kyoto non sono stati colti;

q    il governo dello sviluppo sostenibile è stato palleggiato tra la debolissima Commissione CSD creata a Rio, l’UNEP, un programma privo di un ruolo adeguato, e i ministeri dell’ambiente dei vari paesi. L’integrazione dell’ambiente con economia e società è rimasta nel mondo dei desideri.

Il 10 gennaio 2012 il Bureau mette sul tavolo una sintesi di 17 pagine dal nome “The future we want”. Da allora al 19 giugno il documento ha subito una logorante interminabile negoziazione[3], affidata a funzionari governativi che non hanno fatto molto di più che contrapporre frasari diversi e opporre eccezioni fino al far lievitare il documento, all’inizio di giugno, ad oltre 80 pagine e 360 paragrafi di cui solo 70 concordati.

Con un sapiente gioco delle parti il Governo brasiliano è intervenuto nella settimana che ha preceduto Rio+20 con un ascolto attento delle posizioni contrapposte ed infine tagliando corto a tutte le eccezioni. Il suo documento di compromesso di 50 pagine, blindato e senza alternative,  è stato votato martedì 18 giugno dall’assemblea plenaria prima dell’arrivo dei Capi di Stato, alla condizione non dichiarata che nessuno avrebbe poi tentato di modificarlo. I conflitti sono stati eliminati passandovi al di sotto, obiettivi e tempi sono stati cancellati, la Roadmap europea della Green economy è così caduta e l’UNEP non sarà un’Agenzia indipendente.

Il  sentimento più diffuso tra le migliaia di delegati che hanno partecipato mercoledì all'apertura del vertice, ci riferiscono da Rio, è di disappunto per la debolezza dell’ONU e per la astuzia del Brasile. Sono però i rappresentanti dei loro paesi quelli che hanno passato sei mesi a litigare sui punti e virgola. La società civile, finalmente ammessa a pieno titolo al negoziato, denuncia  che i sussidi ai combustibili fossili non verranno tagliati, gli oceani non saranno adeguatamente protetti, sulla forestazione gli impegni saranno troppo vaghi e soprattutto in nessuna parte del documento finale si parlerà delle risorse economiche necessarie e da dove ricavarle e chi le deve impegnare per sostenere lo sforzo dei paesi più poveri. Una lettura di questo tipo accompagnerà nei giorni del dopo Conferenza il prevedibile coro dei professionisti del fallimento, al quale non ci uniamo. Non bastano le lamentazioni, specie se ci si ricorda di seguire i processi che l’umanità mette in campo per una speranza di futuro con tardiva superficialità e scetticismo.

Il punto sta nel valutare i passi in avanti che Rio consentirà, molti dei quali sono nella dinamica dei fatti, nella grande consapevolezza testimoniata nelle innumerevoli iniziative collaterali in campo a Rio, piuttosto che nelle parole del testo. La dicotomia nord-sud del pianeta, già messa in discussione dal processo di Durban per il clima, sarà superata dai fatti. I nuovi attori saranno diversi. Il bisogno di azione concreta per lo sviluppo sostenibile ha trovato un interprete riconosciuto nella green economy, che solo pochi mesi fa era un prodotto di laboratorio. Verrà proprio da coloro che hanno ridotto al minimo il documento di Rio sulla green economy, dai cinesi in particolare, il principale sostegno al concetto che cambiare l’economia è il passo obbligato per rilanciare economia, benessere, protezione dell’ambiente e lotta alla povertà e forse anche per ristabilire un po’ di equità nel mondo. Proprio i cinesi sono i primi nell’implementazione dei Millennium Development Goals, i MDG, che vanno a verifica nel 2015. La loro opposizione alla green economy non è quella fuori tempo della Bolivia e del Venezuela (il green capitalism), ma è autentico timore che gli occidentali vogliano usare gli standard green per condizionare i commerci e l’assistenza allo sviluppo loro e dei paesi veramente poveri e che la tecnologia verde venga venduta in cambio di materie prime, piuttosto che trasferita per aiutare lo sviluppo. Data la storia dei comportamenti occidentali siamo certi che si stia trattando solo di un atteggiamento strumentale?

La green economy porta sulla scena il sistema industriale e finanziario a cui si chiede partnership, accountability e trasparenza. Le amministrazioni pubbliche ora faranno più fatica ad eludere gli impegni. Se all’Europa, protagonista sfortunata di Rio+20, si può imputare un errore, è quello di aver preteso che la sua Roadmap per la green economy potesse diventare un obbligo per tutti. A Rio l’Europa ha imparato che, se farà da sola, gli altri la seguiranno.

Il sistema dell’ONU vara a Rio, per lo IFSD, il Forum ad alto livello in area ECOSOC che sarà ministeriale e che porterà finalmente a New York i ministri economici. L’UNEP sarà il riferimento rafforzato per la protezione dell’ambiente e per il coordinamento dei MEA, gli accordi multilaterali sull’ambiente, ed avrà rappresentanza universale. Non porterà più, almeno non da solo, il peso di promuovere lo sviluppo sostenibile. L’integrazione fa un (piccolo?) passo in avanti. Il linguaggio della sostenibilità è ormai solidamente penetrato nella società occidentale, bisogna però non essere così ipocriti da dimenticare che gli occidentali sono meno di un miliardo, più o meno quanto coloro che non hanno accesso all’energia ed ai servizi igienici e molti meno di quelli che fronteggiano la fame tutti i giorni, sono poveri  o sono malati.

I paesi ricchi, noi tra questi, sono andati a Rio+20 con la consapevolezza che il benessere non cresce più con il PIL e che nel modello di crescita occidentale si dovrà spostare l’equilibrio tra i consumi (troppi ed inutili) e gli investimenti (pochi e mai indirizzati a proteggere gli stock delle risorse naturali e dei beni comuni). Del pari si sarebbe dovuto perseguire il disaccoppiamento, l’efficienza nell’uso della materia e dell’energia secondo gli insegnamenti della scuola tedesca e dell’OECD. Finora però non ne abbiamo tratto le conseguenze. Il documento di Rio è, anche per noi, l’origine degli assi per una green economy beyond Gdp, e per il piano decennale per la produzione ed il consumo sostenibili.

La previsione scura che i paesi emergenti causeranno il crash ambientale non è una scusa per l’inazione in stile nordamericano-canadese, per capirci. Dice Francesco Ferrante da Rio che da quelle parti i danni dell'inquinamento stanno diventando insostenibili, anche per motivi economici e sociali. Significativo l'allarme lanciato dall’Accademia governativa delle Scienze Sociali Cinese che ha calcolato nel 9% del PIL il danno annuale causato all'economia dal degrado dell'ambiente, o anche la stima della Banca Mondiale che per l'India i danni causati solo dall'inquinamento delle acque equivalgono al 6%del PIL. Le risposte ci sono, tanto che Lord Nicolas Stern è convinto che il piano quinquennale cinese, pur prevedendo una crescita costante del PIL del 7% l'anno, prefigura il contributo più significativo alla riduzione delle emissioni di gas di serra di questi ultimi anni.

Il documento finale di Rio+20: “The future we want”. Il gruppo dei Premi Nobel ed i membri del Panel di alto livello del Segretario Generale, prima che la Conferenza avesse inizio, avevano ricordato ai negoziatori che questa è l'epoca in cui l'umanità è diventata il fattore dominante del cambiamento ecosistemico sulla terra, chiedendo loro il riconoscimento del fatto che tutte le azioni devono ora essere giudicate per la capacità di dare un contributo alla creazione di una civiltà che sia capace di progredire restando al di qua dei limiti operativi sicuri per l'umanità definiti da quelle che vanno sotto il nome di planet boundaries, i confini sociali ed ecologici. Naturalmente, se ciò è vero, tutti ci rendiamo conto che occorre una transizione grande e  senza precedenti dall’attuale ad un nuovo modello di sviluppo, capace di integrare le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile, considerate non isolatamente, ma come una sorta di indissolubile tripla elica.

Stiamo entrando in un futuro non troppo lontano in cui gli stress ecologici porteranno sfide profonde alle nostre istituzioni politiche, paradossalmente le stesse che nel corso degli ultimi venti anni non hanno saputo dimostrare di essere all’altezza del compito. Sia nel contesto dello sviluppo sostenibile che delle politiche di contrasto al cambiamento del clima, queste istituzioni hanno accumulato sfiducia e pessimismo, che sono in sé una fonte di rischio.

Tutto questo può aiutare a spiegare lo strano scollamento tra le valutazioni della Conferenza di Rio+20 che vengono dalla società civile e le sensazioni di molti dei delegati governativi. Da parte di questi ultimi c'è un profondo interesse nel preservare l'integrità del metodo degli accordi multilaterali,  accompagnato però dalla consapevolezza che le istituzioni internazionali sono state danneggiati dalla loro stessa incapacità di produrre soluzioni tempestive, di reagire efficacemente ai dati scientifici più recenti e di affrontare realtà nuove senza più possibilità di affidarsi a soluzioni vecchie.  

The Future we choose” è una breve dichiarazione dei premi Nobel, dei cosiddetti “Anziani” e dei componenti del Secretary-General’s High Level Panel resa di pubblico dominio alla vigilia della Conferenza  che il Comitato Scientifico della Fondazione per lo sviluppo sostenibile ritiene di sottoscrivere pienamente. (> leggi la dichiarazione) Vi si parla della necessità di un approccio scientifico integrato allo sviluppo sostenibile e si invoca la mobilitazione collegiale dei settori pubblico e privato e della società civile. La Dichiarazione afferma tra le altre cose: "Tale modello integrato, accompagnato dal consenso scientifico e guidato dai principi di responsabilità e di equità deve saper fornire una soluzione ecosistemica che assicuri una saggia gestione del pianeta e dei suoi abitanti".

Non è più possibile che il concetto di confini planetari, sviluppato dal Centro studi per la resilienza degli ecosistemi di Stoccolma possa essere escluso dalla discussione, nonostante gli appelli pressanti rivolti all’assemblea di Rio+20 da parte dei Major Group e in particolare dei giovani.

Le stesse discussioni dei delegati sulla green economy, argomento che riteniamo essere stato il vero tema della Conferenza, non sono state che un pallido riflesso del fervore che circola nel mondo e che ha dato luogo proprio a Rio ad infiniti eventi di discussione appassionata e di livello sempre elevato, alla ricerca di una nuova economia politica globale per lo sviluppo sostenibile che porrebbe la green economy al centro dei processi decisionali macroeconomici in un momento nel quale occorre un’innovazione reale per rispondere alle crisi sistemiche causate dai modelli di crescita tradizionali.

Ad unire il pensiero delle delegazioni e le convinzioni della società civile c’è stata a Rio la presa di coscienza che i governi da soli non sono in grado di perseguire lo sviluppo sostenibile. Nel testo finale di Rio+20 viene infatti riconosciuto un ruolo negoziale rafforzato ad un ampio movimento globale per la sostenibilità, compresa la società civile.

Il Panel di alto livello del Segretario Generale dichiara: "In questa epoca, c'è un rischio inaccettabile che le pressioni antropiche sul pianeta, se si continuerà a seguire il percorso del business as usual, inneschino cambiamenti bruschi e irreversibili, con conseguenze catastrofiche per le società umane e la vita come noi la conosciamo”.

Questo tipo di dichiarazioni ha accomunato, con sfumature non troppo diverse, tutti i Major Group rappresentati a Rio e le moltitudini che si sono date convegno a Rio per creare un vero festival di iniziative, come ha riconosciuto il Segretario generale nell’assemblea di chiusura di venerdì. Il senso di urgenza e la tensione morale di queste prese di posizione sono serviti per sottolineare la grande distanza che si è aperta tra le pratiche dello sviluppo sostenibile sul terreno e la capacità dei negoziatori multilaterali di offrire loro riferimento e guida.

Le valutazioni a caldo dell'esito di Rio+20 non hanno risparmiato critiche al testo negoziato,  “The future we want”. È la stessa risposta che registrammo con le prime valutazioni del Vertice sulla Terra del 1992. Ad esse fece seguito un giudizio più meditato che riconosceva ai leader del mondo di aver colto lo spirito del tempo e di aver saputo cambiare il linguaggio stesso dello sviluppo. In tutta onestà, a noi che abbiamo seguito giorno per giorno il negoziato di Rio+20 e ne abbiamo tradotto il contenuto parola per parola, non sembra che il basso profilo di questo documento possa, con l’impeto del 1992, convincerci di avere in mano una nuova agenda capace di guidarci verso lo sviluppo sostenibile in un mondo che nei venti anni è completamente cambiato. La parte piena del bicchiere mezzo vuoto raccomanda attenzione al periodo tra oggi e il 2013, quando avrà luogo tra l'altro, la revisione finale degli Obiettivi di sviluppo del Millennio cui dovrebbe fare seguito il lancio della transizione mediante i nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG).

Il Summit di Rio si è svolto con il presidente degli Stati Uniti, il primattore del piccolo Accordo di Copenhagen, immerso nello scontro elettorale e con l’Europa nel pieno di una crisi della moneta unica senza precedenti. Altri leader mondiali di primo piano sono restati lontano dai negoziati per altre varie questioni.  Queste circostanze spiegano alcuni accadimenti, per primo il congelamento del testo del governo brasiliano, probabilmente nella convinzione che la scarsità delle presenze in Assemblea dei leader mondiali non avrebbe comunque consentito concessioni ulteriori o aggiunte. In queste circostanze, i padroni di casa brasiliani, prima di bloccare il testo, avevano intrapreso una strategia di ascolto intensivo delle posizioni delle delegazioni  facendo efficacemente emergere le cosiddette linee rosse con lo scopo dichiarato di non incappare in violazioni di rappresentanza, cioè in articolazioni del testo che le varie capitali non avrebbero potuto accettare. Alla fine il testo non avrebbe in nessun modo potuto essere quello che chiamiamo un testo ambizioso o un testo capace di proiettarsi coraggiosamente nel futuro.

Che da negoziare a Rio ci fosse poco è testimoniato dalla delegazione degli Stati Uniti,  una di quelle che mettevano in premessa  che non ci sarebbe stato denaro nuovo sul tavolo, mentre l’Europa, il donatore ODA per eccellenza, stava chiedendo aiuti economici ed investimenti al G20 di Los Cabos, pochi giorni prima, agli stessi paesi cui a Rio avrebbe dovuto offrire nuovi finanziamenti.

Il quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile (IFSD). Ci sono due risultati principali nel capitolo IFSD: la decisione di istituire un forum politico universale intergovernativo ad alto livello per sostituire eventualmente la CSD e il rafforzamento dell’UNEP.

Il negoziato sul forum si è incentrato sulle funzioni piuttosto che su una formula organizzativa ben definita. Si tratta di fornire una leadership politica, un orientamento e le raccomandazioni per lo sviluppo sostenibile. L’assetto finale sarà determinato mediante un processo di negoziazione intergovernativo, trasparente e compreso sotto il controllo dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, in vista della convocazione nella prima sessione, all'inizio della 68° sessione.

Le prospettive di successo di questa decisione dipenderanno dalla capacità di leadership delle Nazioni Unite per cambiare il modesto linguaggio del testo negoziato in una agenda orientata all'azione. Un problema che probabilmente si discuterà alla 67° sessione della Assemblea Generale è l’annosa questione del rafforzamento e della riforma dell’UNEP.

Il documento finale approva la universalizzazione del Consiglio direttivo e il potenziamento del finanziamento. Tuttavia, la Unione Europea e un certo numero di Paesi africani continuano a mantenere vivo il loro progetto di trasformare l’UNEP in una Agenzia specializzata (UNEO) nella convinzione che ciò potrebbe potenziare il pilastro ambientale rispetto alle dimensioni sociali ed economiche dello sviluppo. A nessuno sfugge però che si tratta sostanzialmente di equilibri interni all’organizzazione dell’ONU. Gli Stati Uniti non condividono l'entusiasmo europeo per la riforma, ed anzi ritengono l’assetto attuale anche troppo generoso per l'UNEP. Così gli europei gli altri sostenitori della riforma avranno il loro bel daffare per convincere gli altri dei vantaggi di un UNEP trasformato.

Strumenti di attuazione (MOI). È stata di gran lunga la questione più delicata e controversa. I paesi occidentali, che con poche eccezioni in Europa del Nord, si sono ben guardati dall’onorare l’impegno di Rio 1992 per il 7 permille di aiuti ufficiali allo sviluppo, ora dichiarano di non aver più soldi (incredibili gli USA, i peggiori tra gli evasori ODA, che si premurano di dichiarare dietro le quinte, che comunque vada, soldi non ce ne sono più - con buona pace di Rio e del Monterrey Consensus) a Rio+20 e a Los Cabos si davano d’attorno per chiedere aiuti alle economie emergenti. Con queste premesse, ottenere dalla Cina concessioni sulla green economy non poteva che essere un’impresa disperata. A un certo punto, in quella che si rivelò poi essere un gesto breve durata, i G-77/Cina hanno abbandonato il negoziato sulla green economy dichiarandosi del tutto insoddisfatti per la mancanza di progressi sui MOI. Le proposte di contributi finanziari in centinaia di miliardi di dollari fino ed oltre il 2018 sono state ritirate dal tavolo dopo che Stati Uniti, Canada, Giappone, Australia, Nuova Zelanda e altri 20 paesi avevano dichiarato che Rio+20 non poteva essere una conferenza dei donatori. Seguendo le voci che circolavano al di fuori dei negoziati, il testo finale riconosce anche che risorse aggiuntive per i MOI avrebbero potuto venire da transazioni Sud-Sud.

Il negoziato alla fine ripiega sul linguaggio del JPOI 2002, vista l’incapacità di andare avanti sulle questioni del trasferimento tecnologico come i diritti di proprietà intellettuale e l'accordo TRIPS che attualmente li regola in sede WTO. Il testo finale comprende un accordo per avviare un processo intergovernativo nell'ambito dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per proporre opzioni su strategie efficaci di finanziamento dello sviluppo sostenibile, e per richiedere alle agenzie competenti delle Nazioni Unite di identificare un meccanismo di agevolazione che promuove lo sviluppo, il trasferimento e la diffusione di tecnologie pulite nel rispetto dell'ambiente.

In materia di commercio internazionale, le linee rosse riguardavano la liberalizzazione degli scambi dei beni e dei servizi ambientali e sull’impegno a intraprendere azioni contro le distorsioni di mercato provocate dai sussidi,   non hanno avuto spazio in paragrafi separati del testo, ma sono stati annotati come questioni importanti che devono essere affrontate. La maggior parte delle proposizioni sul commercio sono state eliminate con un tratto di penna da parte del  facilitatore PrepCom, che ha aggirato ogni contenzioso ed ha  trasferito i sussidi in un paragrafo nella sottosezione sul consumo e la produzione sostenibili.

 La Green economy: A ben vedere la green economy è quel passo in avanti che ci aspettavamo da Rio+20, pur con tutte le frustrazioni che ciascuno può avere dopo aver letto il testo del documento finale. Prima di Rio la green economy era un progetto dell’UNEP per coniugare l’esigenza di una nuova economia, a fronte dei fallimenti dell’economia corrente in tutto il mondo, con la protezione degli ecosistemi e la lotta alla povertà già peraltro incardinata nel sistema ONU con gli MDG. (> vedi la collezione dei documenti ONU sulla green economy)

Sposata con entusiasmo dall’OECD e da almeno parte dei suoi paesi membri, non è affatto scontato che la green economy dovesse essere una proposta gradita a tutti e condivisa. La stessa scelta della green economy come uno dei temi chiave della Conferenza UNCSD, un successo indubbio dei promotori, e tra essi dell’UNEP  alla ricerca di visibilità, non poteva essere una garanzia di successo.

E così infatti è stato: la formula dell’economia green nel contesto dello sviluppo sostenibile e dell'eliminazione della povertà ha incontrato una dura resistenza da parte dei G-77/Cina. Gli oppositori della green economy hanno largamente usato a Rio+20 l’argomentazione che la green economy sarebbe un travisamento dei principi e dagli obiettivi dello sviluppo sostenibile. Quest‘ultimo ha così ricevuto il cadeaux di un inaspettato rilancio da parte di ambienti non poi così tradizionalmente favorevoli. La Bolivia, tra gli oppositori più aspri, riassume le ragioni dell'opposizione, affermando che nessun modello di sviluppo unico qualunque sia il suo colore dovrebbe essere imposto, e che i diritti degli Stati in via di sviluppo per perseguire i loro propri percorsi di sviluppo devono essere rispettati. Al di là della controversa reputazione di quel paese, ora, che lo si voglia o no, rappresentativo di una corrente di pensiero autorevole e diffusa in Sud America, l’argomentazione è difficilmente controvertibile ed è per di più ampiamente sufficiente a togliere dal tavolo la proposta di una Roadmap europea con impegni e scadenze obbligatori per tutti. Alla fine il testo del documento concordato a Rio proclama un’ovvietà: i paesi che vogliono affrontare la strada della green economy come uno sforzo comune (common undertaking) sono liberi di farlo. Sarà questa la strada o il mancato accordo finirà per costituire un alibi per l’inazione?

Gli osservatori si sono affrettati a notare, tuttavia, che i dirigenti di Stato e i ministri dei vari paesi del G-77/Cina, intervenendo alla sessione plenaria erano apertamente fuori linea e facevano continui riferimenti alla green economy. Chi è attento alle vicende cinesi ed indiane sa che i loro piani e programmi più recenti contengono molti degli spunti dell’economia verde e che quei paesi sanno bene di essere sotto attacco dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento, della perdita di biodiversità etc. e che i loro commerci stanno già traendo grande beneficio dalle tecnologie verdi, vento, sole, riciclo, etc. 

Ne concludiamo che, nel rispetto delle priorità nazionali, la green economy come noi la intendiamo è ormai una via obbligata e condivisa. Senza impegni per gli aiuti allo sviluppo, per il riconoscimento anche in economia del Principio di Rio sulle responsabilità comuni ma differenziate, senza una politica chiara e leale in materia di trasferimento di tecnologie e di protezione dei diritti di proprietà intellettuale e dei brevetti, la posizione dei G-77/Cina non daranno strada al progetto della green economy che, pur praticandola, accuseranno di green washing e di copertura della politica di rapina da essi imputata all’occidente. Negli incontri di Rio circolava con insistenza l’esempio dell’aiuto all’Africa per i farmaci anti-AIDS. Ora la salute è entrata nei documenti dello sviluppo sostenibile, ma se c’è chi muore e chi si cura si può parlare di rispetto dei Principi di Rio?

Il risultato di questi conflitti insanabili ha portato il governo brasiliano alla scrittura di un testo molto difensivo e totalmente qualitativo nella sezione del documento dedicato alla green economy. La UE, l’OECD e l’UNEP possono godere di un successo solo parziale consistente nel porre la green economy al primo posto nell’ordine del giorno delle trattative planetarie. In questo mood l’UNEP ha commentato dopo la Conferenza che l'Agenda della green economy è ancora in gran parte sul tavolo.

Un risultato di vasta portata strategica è il riconoscimento della necessità di nuove e più ampie misure di progresso per integrare il PIL per orientare meglio le decisioni politiche. Questa apertura equivale ad una piccola compensazione rispetto ai continui riferimenti alla crescita economica in tutto il testo negoziato, dal momento che i nuovi indicatori inizierebbero a misurare i costi ambientali e sociali del benessere materiale e a promuovere le idee emergenti sul vivere bene e su modelli alternativi di prosperità.

Il testo adotta anche il quadro decennale (10YFP) dei programmi sul consumo e la produzione sostenibili, già a suo tempo richiesto nel JPOI, e introduce anche i reporting di sostenibilità da parte aziendale.

Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs). L’accordo sul processo per sviluppare gli SDGs universali è uno delle più importanti decisioni politiche della Conferenza, data la sua centralità nel contribuire a definire il programma post-2015. Basato su un testo di compromesso brasiliano, il documento è una specie di tentativo di tranquillizzare  l'UE sul fatto che il processo dovrebbe essere guidato dai dati scientifici e i G-77/Cina  sul diritto degli esperti governativi di partecipare alla elaborazione degli SDG. L'UE non ha avuto successo nella sua richiesta che le decisioni della Conferenza andassero oltre i problemi procedurali, per effetto della resistenza deiG-77/Cina ad  intraprendere una riflessione più approfondita dei temi e delle scadenze per gli SDG.

Taluni sostengono che la speranza è che una sessione speciale del l'Assemblea Generale nel settembre 2013 possa gestire un tranquillo passaggio del testimone, con una transizione senza traumi dalla revisione finale degli MDG all'adozione degli SDG. Tuttavia non sarà facile trovare una soluzione  che sia al contempo universale e in grado di superare la sensibilità estreme di paesi e regioni che sono in punti  molto diversi della scala dello sviluppo. Si va dai pittoreschi Boliviani che propongono  una molteplicità di modelli di sviluppo in un contesto radicalmente post-coloniale per arrivare a ciò che viene considerato come un'alternativa monoculturale che ha origine nelle capitali dei principali paesi sviluppati, che vengono accusati di preoccuparsi della sicurezza di  Hollywood piuttosto che del  mondo intero e di voler garantire il consumo insostenibile e gli stili di vita delle celebrità.

Al centro della disputa sugli SDG c’è un problema che è diventato via via più esplicito nel corso dei negoziati Rio +20: la qualità del dibattito e la misura in cui il documento finale si sarebbe informato ai risultati scientifici. Il processo degli SDG sarà una misura del successo dei prestigiosi sponsor, tra cui gli Anziani, i Nobel e il Panel ad alto livello sulla sostenibilità globale  del Segretario generale, che hanno perorato la tesi che una migliore interfaccia tra scienza e politica è parte indispensabile della soluzione per migliorare la qualità dei negoziati multilaterali e dei relativi risultati.

Oceani. Citato come uno dei successi, l’accordo sulla protezione degli ecosistemi marini al di fuori delle acque internazionali (BBNJ) è stato rinviato a due anni per prendere una decisione in merito allo sviluppo di uno strumento internazionale sotto la  Convenzione UNCLOS. Tuttavia, i delegati hanno riferito che le conversazioni in Rio erano state  utili. Il risultato, tuttavia, non è il messaggio forte che molti volevano. Nonostante questa delusione, un certo numero di NGO ha accolto con favore gli altri paragrafi in materia di pesca e della sicurezza alimentare giudicandoli molto positivi.

Impegni volontari. Rio+20 non va letta solo attraverso il testo del suo risultato negoziale. Infatti gli organizzatori della conferenza e lo stesso documento finale, riconoscono che i governi da soli non possono assicurare lo sviluppo sostenibile. A Riocentro e in tutta Rio durante la settimana, lo sviluppo sostenibile è stato il protagonista di una infinità di attività collaterali ed ha coinvolto decine di migliaia di partecipanti.

Molti dei leader sostenitori della sostenibilità a livello mondiale hanno trascorso la maggior parte, se non tutto il loro tempo, a organizzare e intervenire in importanti eventi collaterali. Accordi volontari sono stati stipulati da governi, NGO e Major group, tra cui 500 tra aziende e università. I governi sono coinvolti in 50 degli 692 impegni, per solo il 7% dei totali. Ma la domanda generalizzata riguarda la misura in cui questo approccio bottom-up può assicurare le azioni necessarie per affrontare le gravi crisi di sostenibilità individuate dalla comunità scientifica.

Multilateralismo. La decisione del paese ospitante di intervenire prima della Conferenza e avviare le consultazioni informali preventive è stata senza dubbio dovuta al fatto che, seguendo una opinione diffusa tra  le delegazioni, un prolungamento degli intensi e poco produttivi negoziati non avrebbe verosimilmente dato luogo ad un documento migliore.

Il paese ospitante era profondamente preoccupato per perdita di fiducia nella capacità del processo multilaterale di affrontare efficacemente le problematiche dello sviluppo sostenibile nel caso che non si fosse riusciti a concordare un documento. Il Brasile voleva preservare l'eredità di Rio e preservare la fiducia nel multilateralismo stesso che, per il Brasile e molti altri, è uno strumento importante per governare l'ambiente internazionale. Il Brasile in nessun caso poteva permettersi di iniziare con un fallimento  la sua lunga stagione di appuntamenti internazionali, fondamentale per il suo commercio e il suo stesso sviluppo.


[1] Processi individuati dalle sigle GESDPE, Green Economy for Sustainable Development and Poverty Eradication e IFSD, Istitutional Framework For Sustainable Development

[2] Parliamo certamente dei BRIICS e dei paesi petroliferi

[3] La Fondazione per lo Sviluppo sostenibile ha garantito la resocontazione giorno per giorno del negoziato per mezzo del suo Comitato scientifico, per sostenere la gracile discussione sui temi di Rio+20 da parte delle istituzioni e della società civile italiane. La trovate qui di seguito.

 

Il negoziato della UNCSD di Rio+20 giorno per giorno

Venerdì 22 giugno. L’Assemblea plenaria di chiusura di Rio+20. La cronaca dell’Assemblea di chiusura non è di grande interesse. La blindatura del documento finale da parte del governo brasiliano ha trasformato l’intera conferenza in una passerella e l’Assemblea generale in uno scambio di convenevoli. Riferiamo quindi solo degli appelli di chiusura, ricordando appena che in Assemblea l’Europa ha avuto modo di reiterare il suo disappunto per il mancato accoglimento delle sue proposte che comprendevano impegni e scadenze precise e gli Stati uniti di lamentare l’esclusione dal testo sui diritti riproduttivi e alla salute delle donne, cancellati in quanto red lines da America latina e Santa Sede. Eu e Stati Uniti sono quelli che, in varia misura, hanno chiuso la porta alla questione degli aiuti allo sviluppo, quelli non onorati e quelli nuovi, ed anche al trasferimento liberale delle tecnologie verdi. La Cina e i G77, che hanno visto soddisfatte tutte le loro richieste ma non quelle relative agli aiuti allo sviluppo ed al trasferimento di tecnologia, si limitano a far votare una mozione di ringraziamento al Brasile. Questo paese, che ha la Presidenza dell’Assemblea, la apre con la relazione dei quattro rapporteur delle quattro tavole rotonde sul tema "Looking at the way forward in implementing the expected outcomes of the Conference”.

 

Delle tavole rotonde, nelle quali sono stati ripetuti in gran parte concetti già noti ed ascoltati nel corso delle negoziazioni, riportiamo qui, in lingua originale per evitare fraintendimenti, quanto ha detto giovedì 21 giugno il Commissario Europeo per l’ambiente Janez Potočnik, riassumendo i “sentimenti” europei in uscita da Rio+20: First, on the Green economy, Rio+20 now gives us an opportunity - for those who want to develop green economy policies as a common undertaking. The European Union is an active supporter of an inclusive green economy: an economy that creates opportunities for business, creating jobs and long lasting livelihoods in a way that also preserves and maintains our environment, whilst at the same time upholding a range of social conditions.

The second area I want to touch upon are the sustainable development goals. Our Rio text gives us the opportunity to establish goals that could have a long term impact on the future path of humanity. Rio has decided to set up a working group to further develop specifications on how to do this. The European Union is deeply engaged to further this agenda, and to ensure its coherence and integration with the post 2015 development agenda.

Thirdly and finally, means of implementation is important. We have agreed to establish a sustainable development finance strategy. We believe that such a strategy has to start developing financing architectures that combine current development aid with private investments and also brings in a range of international financial institutions. We have to gather together all the potential financial resources of all of potential contributors in the most effective way.

We also have the opportunity to take further the important agenda of developing indicators beyond GDP”. Poco, se mi considero, molto se mi confronto, potrebbe essere il nostro commento. Il commissario è stato perfino troppo attento a non recriminare su nessuna delle speranze deluse dell’UE e a ripetere il testo finale cosi com’è. Niente, ovviamente, sugli aiuti allo sviluppo.

Andando alle conclusioni finali, il Segretario generale della UNCSD, Sha Zukang, ha detto di non dubitare che il documento finale lascia una eredità duratura, e ha detto che il passo successivo sarebbe quello di usarlo come base per l’azione. Nassir Abdulaziz Al-Nasser, Presidente della 66° sessione generale delle Nazioni Unite, ha detto che la 67° sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite avrebbe dedicato la sua migliore energia per prendere le giuste decisioni per attuare il risultato di Rio+20. Il Segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon ha accolto con favore l'adozione del documento finale e ha evidenziato le realizzazioni della Conferenza come l’accordo per istituire gli SDG, il rafforzamento dell'assetto istituzionale dell’UNEP e l’accordo sul 10YFP su SCP. Ha pio ribadito il diritto all'acqua e al cibo. Ha ringraziato il governo brasiliano e il presidente Dilma Rousseff per la sua leadership personale e la dedizione per Rio +20, e ha concluso che: “i discorsi sono finiti, ora inizia il lavoro".

Il presidente brasiliano Dilma Rousseff ha ringraziato i capi di Stato e di governo che hanno contribuito a creare consenso e ha detto che "ora possiamo celebrare il futuro che vogliamo”. Ha evidenziato i successi della Conferenza, come gli SDG, il forum ad alto livello politico  ed ha sottolineato che l’UNEP sarà ulteriormente rafforzato per assistere i paesi più poveri ad attuare le loro politiche. Il Brasile contribuirà con 6 milioni di dollari al fondo dell'UNEP in favore dei paesi in via di sviluppo, e con 10 milioni di dollari per le sfide dei cambiamenti climatici in Africa, paesi meno sviluppati e SIDS. Ha anche annunciato la creazione di un “Centro per lo sviluppo sostenibile (Rio+ Center)”, che avrà sede a Rio. Rousseff ha incoraggiato tutti i Paesi ad assumere impegni oltre la portata del documento e ha sottolineato che "Rio è solo un punto di partenza”. Ha fatto notare che Rio+20 voleva essere ed è stato un evento di riferimento per l'impegno e il coinvolgimento delle imprese sulla sostenibilità e responsabilità sociale, e sulla piattaforma per costruire impegni volontari per azione.

Ha detto che Rio +20 è stata la conferenza più partecipata nella storia e ha sottolineato ed è quindi stata una "espressione globale della democrazia." In chiusura, ha voluto dire ai molti che davano il multilateralismo per finito che a Rio 20 il multilateralismo si è dimostrato uno strumento condiviso per costruire soluzioni ai problemi globali.

La Presidente Rousseff ha dichiarato chiusa Rio+20 20 alle ore 20:41 di venerdì 22 giugno 2012.

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Giovedì 19 giugno 2012: la Conferenza di Rio+20 è improvvisamente diventata acqua cheta dal mare in tempesta che era. Il documento finale è stato votato e blindato ed anche distribuito ufficialmente dall’ONU. I Dialoghi della società civile si sono conclusi e trenta raccomandazioni soni state inviate alla Conferenza. Che ne resta di Rio+20? Una passerella per i ministri che sono venuti. Evidentemente il Presidente cinese, ormai punto di riferimento per tutte le attività multilaterali dell'ONU. È venuto Hollande, fresco di nomina. Gli altri europei sono a casa per tentare di salvare l’euro. A Rio+20 c’è festa, per noi italo-napoletani della “smorfia” il numero 20 vuol dire festa. Che Dio ci aiuti! 

In plenaria il Presidente della Bolivia, ha esortato i paesi a nazionalizzare le risorse naturali, ha presentato una visione dell’ambientalismo come una nuova forma di colonialismo, ha sostenuto che la green economy sarebbe mercificare le fonti naturali di vita, ingiustamente a danno del Sud del mondo, e ha proposto di passare a un modello di sviluppo basato su un nuovo umanesimo.

Il Presidente dell'Ecuador ha spiegato il significato di CBDR, ha lamentato la mancanza di volontà politica, e ha sottolineato la necessità si parlare di salvataggio ambientale e non solo di salvataggio delle banche; ha chiesto di riconoscere la natura non come un oggetto ma come soggetto, di utilizzare incentivi per la tutela dell'ambiente e di cambiare profondamente il concetto di sviluppo.

Raúl Castro, Presidente di Cuba, ha delineato la necessità del disarmo, di costruire una società basata sulla giustizia sociale, e di assicurare lo sviluppo sostenibile, in particolare per i paesi del Sud.

Il Ministro degli esteri della Finlandia, ha accolto con favore l'adozione del 10YFP ed ha detto che un certo numero di strumenti economici green sono già stati introdotti in Finlandia, comprese le imposte sulle attività inquinanti.

Dalle Tavole rotonde di oggi viene la raccomandazione che il documento finale sia tradotto in un tempestivo piano d’azione, provocare un processo orientato ai SDG,  dovrebbe includere un obiettivo definito su acqua e servizi igienico-sanitari, sul cibo, e l’energia. Si sottolinea la necessità di giungere ad una definizione di green economy (condivisa, suppongo, di definizioni ce ne sono anche troppe - ndr.), tenendo conto del diritto dei paesi in via di sviluppo di definire le loro proprie priorità nazionali.

Viene inoltre sottolineata la necessità di definire i principi per la selezione dei SDG, e che essi siano aspirazionali, non prescrittivi, realistici e ispirazionali, flessibili, misurabili, facilmente comprensibili, universali, con la partecipazione di tutti, compreso il settore privato, contemplino l'applicazione del principio CBDR, l'allargamento del Principio 10 di Rio sulla partecipazione dei cittadini, l'economia blu per i piccoli Stati insulari e la capacità di integrarsi con i MDG il 10YFP tenendo ben conto delle risorse e dei MOI.

Dai capi delle istituzioni ONU viene posto il problema della salute e benessere; dei bisogni dei bambini per la nutrizione e l'istruzione; della crescita verde e dell'impatto della transizione verso la green economy sui posti di lavoro, e del collegamento tra le politiche ambientali e sociali intorno al concetto del piano di protezione sociale.

La società civile sottolinea la necessità di concentrarsi sulle donne in agricoltura e garantire che gli aiuti allo sviluppo siano disponibili per gli agricoltori che hanno bisogno di assistenza. Afferma che abbiamo ormai un patrimonio di conoscenza senza precedenti, comprese le informazioni sugli impatti climatici che si comportano rischi per l'umanità, e agli altri cosiddetti punti di non ritorno del sistema ambientale.

I relatori dei dialoghi per lo sviluppo sostenibile hanno presentato le raccomandazioni sviluppate nel corso di tale evento, tra cui: promuovere riforme fiscali che favoriscano la protezione ambientale proteggendo i poveri, creare una tassa sui mercati internazionali delle transazioni finanziarie (Tobin) e sviluppare SDG che siano largamente condivisi da tutti. Un relatore ha suggerito che le 30 raccomandazioni provenienti dai Dialoghi siano allegate come parte del documento di Rio +20.

I gruppi dei premi Nobel e degli Anziani hanno sottolineato, rispettivamente, la necessità di una nuova narrazione per l'Antropocene e l’accreditamento di un numero molto maggiore di organizzazioni. I partecipanti agli organismi internazionali ed alle  Nazioni Unite hanno rilevato la necessità di accelerare le risposte operative, sottolineato il valore della natura e che la  dipendenza umana dai servizi naturali deve essere inclusa nel PIL, e hanno chiesto il rafforzamento del monitoraggio ambientale e dei  sistemi di valutazione.

Gruppi della società civile sottolineano i loro sentimenti di rabbia e di frustrazione sulla bozza del documento finale, illustrano come la pesca artigianale riduca la povertà e contribuisca alla sostenibilità, e lamentano l'assenza nel testo di limitazioni all’attività mineraria sui fondali marini.

Alla fine si chiede che le raccomandazioni generate dai Dialoghi dello sviluppo sostenibile siano inserite nel resoconto della tavola rotonda al Summit, che si istituisca un comitato intergovernativo che include rappresentanti di alto livello della società civile per il follow-up delle decisioni della Conferenza sul rafforzamento dell'UNEP, e che si organizzi un Summit entro cinque anni, a latere della UNGA, per esaminare i progressi compiuti da Rio+20.

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Mercoledì 20 giugno 2012: La Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile (UNCSD, o Rio +20) si inaugura oggi a Rio. Dilma Rousseff, presidente del Brasile viene eletta Presidente della Conferenza. In plenaria prendono la parola i capi di stato presenti. Si tratta di una passerella di celebrità rilanciata sui grandi schermi a Rio e in TV in tutto il mondo, ma è importante seguire gli accenti dei principali leader, tutt’altro che convergenti. Apparentemente non sarà toccato il testo del documento finale, imposto dal Governo brasiliano con un’azione di indubbio successo. Detto che fare understatement non è risolvere i problemi, ci congratuliamo anche noi dall’Italia con il Brasile per la spettacolare promozione dei suoi prodotti industriali e della sua linea per l’energia sostenibile. Si sa, business is business, ma Rio+20 non doveva essere una fiera.

In apertura Milos Koterec (Slovacchia), presidente di ECOSOC, dichiara che lo sviluppo sostenibile si è dotato di una propria riunione ministeriale con il Forum di alto livello all'interno del quadro ECOSOC. Già, lo sviluppo sostenibile è il vero vincitore della Conferenza contro gli esagitati paladini occidentali della Green economy che ora saranno costretti a fare da soli. Peccato che il gioco sia chiaro, tutti fanno sviluppo sostenibile, cioè a un di presso quello che vogliono, scadenze niente, controlli ridotti al minimo e impegni rinviati in stile Durban. Qui non c’erano i 2 gradi da salvare, c’era molto di più. Nessuno è riuscito a imporre a nessun altro i suoi punti di vista, nessuno ha posto mano ai cordoni della borsa. Tutti a casa con i problemi di sempre ma, forse, con un bel numero di sensi di colpa in più. E già non erano pochi.

 

I planet boundaries secondo lo Stockolm institute

Ha la parola per prima la società civile. Le donne denunciano  la mancanza di impegno per i diritti riproduttivi, la cancellazione dell’ alto commissario per le generazioni future e il mancato riconoscimento delle distruzioni causate dall’energia nucleare e dall’attività mineraria. I giovani hanno preso atto della violazione delle loro "linee rosse" che non sono contemplate nel documento finale, tra cui il riconoscimento dei limiti planetari, quelli stabiliti in un ormai famoso e condiviso studio dello Stockholm Resilience Centre (> vedi lo studio), l’Alto commissario per i giovani, i diritti al cibo, all'acqua, alla salute e diritti sessuali e riproduttivi. I Popoli indigeni hanno chiesto di tornare al dialogo in armonia con la Madre Terra, di adottare un nuovo paradigma per il benessere e di includere la cultura come una dimensione dello sviluppo sostenibile. Le NGO dichiarano che non possono accettare un documento politico che non parla dei confini planetari, dei tipping point e della capacità di carico della terra. Le autorità locali hanno sottolineato la necessità di una governance a più livelli per lo sviluppo sostenibile  e di una nuova agenda urbana, della coesione territoriale e della regionalizzazione.  I Lavoratori e le Organizzazioni Sindacali hanno sottolineato come il lavoro dignitoso ha stretta connessione con le politiche ambientali. Business e Industria si impegnano a continuare a portare soluzioni per il mercato, per la crescita inclusiva e verde, e che i governi dovrebbero promuovere  quadri strategici abilitanti per la green economy. Scienza e comunità tecnologica sottolineano che siamo ormai entrati nell’Antropocene e chiedono a Rio+20 di stabilire un nuovo contratto tra la scienza e la comunità politica. Gli agricoltori sottolineano la necessità di mettere la sovranità alimentare al centro della sostenibilità e che senza agricoltori, senza cibo, non c'è futuro.

Cerimonia di apertura: nel pomeriggio, per dare inizio alla cerimonia di apertura della UNCSD, il presidente Dilma Roussef ha messo in evidenza le decisioni della conferenza, invitando i governi non indebolire i loro impegni. Hanno così inizio le dichiarazioni governative tra le quali scegliamo:

i'G-77/Cina dichiarano che la green economy deve essere basata sui Principi di Rio, in particolare sul CBDR, su Agenda 21 e su JPOI; prendere in conto le priorità di sviluppo nazionali e i diversi approcci, rimuovere le barriere commerciali, dilazionare il debito dei paesi in via di sviluppo, fornire risorse finanziarie nuove ed addizionali, e un trasferimento delle tecnologie appropriate.

Il presidente della Repubblica della Corea, ha annunciato la cerimonia della firma oggi a Rio per formalizzare l'Istituto della Global green growth, avviato a Seoul due anni fa (non referenziato nel documento), impegnandosi a fornire aiuti pubblici allo sviluppo per la green growth, incluso il supporto per l'efficienza energetica, la produzione di energia elettrica, le energie rinnovabili, i sistemi di accumulo energetico, gli edifici verdi e lo sviluppo delle infrastrutture.

François Hollande, il presidente francese, ha dichiarato di aderire ad una tassa sulle transazioni finanziarie, con una parte dei guadagni da destinare allo sviluppo. Egli ha anche sottolineato la necessità di evitare l’erosione dei terreni agricoli a scapito della sovranità alimentare.

Wen Jiabao, Premier della Cina, si è impegnato per i finanziamenti all’UNEP per progetti e attività per sviluppare la capacità dei paesi, per l’aiuto per la formazione di manager ambientali, per costruire una rete globale di cooperazione tecnologica per promuovere le migliori pratiche, e sui finanziamenti per aiutare i paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico ad affrontare il cambiamento climatico.

José Manuel Durão Barroso, Presidente EC, ha annunciato la CE è pronta a mobilitare 400 milioni di euro per promuovere progetti per l'energia sostenibile, particolarmente accogliendo l’iniziativa del Segretario generale delle Nazioni Unite per l’energia per tutti.

Tavole rotonde: durante la UNCSD si riuniscono quattro tavole rotonde e con la volontà di considerare il tema "guardando la via da seguire nella realizzazione dei risultati attesi della Conferenza". Non sarà un grande sforzo! La presenza capillare della società civile a Rio determina un ponte con i capi di Stato e di governo attraverso la  trasmissione di una trentina di raccomandazioni alle tavole rotonde di alto livello. I rappresentanti della società civile si domandano se e in che modo il paese ospitante vorrà accogliere le raccomandazioni nel documento finale della UNCSD.

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Il negoziato che ha preceduto la Conferenza giorno per giorno

Consultazioni informali pre-Conferenza a guida brasiliana 16-19 giugno.

(> Leggi il testo finale concordato ad referendum dalla pre Conferenza)

Martedì 19 giugno 2012: il Ministro degli Esteri brasiliano Patriota ha aperto la sessione plenaria di metà giornata, informando i delegati di essere in grado di adottare il testo che formalmente verrà presentato per l'adozione alla UNCSD - Rio +20. Pur non ideale, egli dice, il testo rappresenta "l'equilibrio" reale e possibile a questo punto.

Lo stato d’animo dei delegati usciti dalla plenaria dopo aver accettato ad referendum di adottare il documento di 49 pagine referenziato nel titolo, un testo che, pochi giorni prima, aveva solo una minoranza dei suoi contenuti approvati, è stato di evidente sollievo. I dubbi non hanno però tardato a farsi avanti. Anche quelli che avevano visto il risultato come un bicchiere mezzo pieno si rendono conto che nel testo il MOI, il rafforzamento dell'UNEP e i SDGs sono stati disegnati come processi che devono essere affrontati nei prossimi anni.

Dai numerosi briefing della società civile, seguiti immediatamente dopo, viene una prevalenza di dubbi circa la legittimità e l’organizzazione del processo negoziale. Le donne, i sindacati e altri si sono detti particolarmente delusi per la scomparsa tardiva dal testo del riferimento ai "diritti sessuali e riproduttivi".

Ida Auken, Miistro dell'ambiente danese, capo della delegazione europea

I G-77/Cina hanno ringraziato il paese ospitante, dicendo che il documento approvato ad referendum è il "miglior risultato possibile”. La Cina ha sostenuto la dichiarazione e ha espresso apprezzamento per il Brasile e per la flessibilità dimostrata dai delegati, pur sollevando preoccupazioni circa le misure commerciali e il trasferimento tecnologico. Una ulteriore negoziazione non è raccomandabile, secondo i cinesi, e i delegati vanno incoraggiati ad essere propositivi e costruttivi per iniettare "nuova vita nell'agenda dello sviluppo sostenibile”.

La Bolivia sottolinea il riconoscimento del concetto di "Madre Terra", i diritti della natura e il riconoscimento dei diversi modelli di sviluppo per evitare di diventare prigionieri di un modello monoculturale che è stato chiamato "Green economy".

La Repubblica del Congo, per il gruppo africano, evidenzia la possibilità di emergere dal processo con una dichiarazione politica forte dei capi di Stato e di Governo. Dichiarando accordo con le osservazioni del G-77/Cina, aggiunge che l'Africa è ancora preoccupata per il punto 88 sul rafforzamento UNEP. Ha invitato tutti i paesi a "decidere" per rafforzare e aggiornare l’UNEP, piuttosto che invitare l’UNGA a intraprendere determinate azioni.

Gli Stati Uniti hanno espresso delusione per l’assenza di un riferimento ai diritti della riproduzione e l'assenza dell’indicazioni dei temi prioritari per i SDG. Sottolineano che la posizione degli Stati Uniti sull'UNEP è ciò che appare nel documento e ciò che è stato concordato e questo non comprende la possibilità di un'agenzia specializzata o di un cambio di nome di alcun istituto delle Nazioni Unite. Chiariscono che non c'è alcun accordo di riaprire questa questione nei prossimi giorni.

L'UE, certamente non annoverabile tra i vincitori della Conferenza,  ha detto di aver lavorato per raggiungere un accordo su un risultato ambizioso, per garantire azioni concrete e decisioni orientate in una chiara direzione. Dichiara che il documento potrebbe essere migliorato in vari modi, includendo, per esempio, un riferimento a un'organizzazione ambientale interna alle Nazioni Unite.

Il Venezuela avrebbe preferito un documento più ambizioso in materia di energia, di oceani e di SDG e  si sarebbe aspettata dai paesi sviluppati una maggiore ambizione in fatto di  MOI. Il testo pone a suo parere le basi per un futuro collettivo, ed esprime accordo su un approccio per la Green economy che è ben lungi dall'essere ciò che alcuni avevano cercato di imporre (si riferisce ai paesi OECD). Ha detto che il concetto è stato riappropriato da parte dei paesi in via di sviluppo e ora finalmente appartiene a tutti.

La Norvegia ha sostenuto gli Stati Uniti sui diritti riproduttivi, che ha definito cruciali per l'uguaglianza di genere e per lo sviluppo sostenibile. Ha sostenuto l'ambizione in Africa per la creazione di una struttura di governo dell’ambiente delle Nazioni Unite negli anni a venire.  Il Paese lavorerà per integrare la partecipazione ed il ruolo dei giovani in modo più forte. L'aumento della disuguaglianza dopo l'ultima riunione Rio, denuncia la Norvegia, è la causa dell'attuale clima di  sfiducia.

Il segretario generale UNCSD Sha Zukang ha concluso passando in rivista i conseguimenti ottenuti: l'accordo su un processo per stabilire i SDG, la green economy, il Forum ad alto livello per il follow-up dello sviluppo sostenibile; elementi di maggiore impegno del settore privato, che è stato invitato a fare del reporting una componente della strategia aziendale di sostenibilità ed un elemento della propria responsabilità, l'inizio di un processo per andare oltre il PIL per misurare la prosperità e il benessere, l’istituzione di un meccanismo volto ad assicurare attenzione ai MOI, i mezzi di implementazione e finanziamento, la riaffermazione di tutti gli accordi precedenti, a cominciare dai principi di Rio 1992, tra cui il CBDR e i diritti umani,l’adozione del 10YFP sul SCP, i progressi settoriali in materia di energia e oceani, il Registro degli impegni volontari, e la grande enfasi sul ruolo delle organizzazioni della società civile.

Il ministro Patriota dichiara così chiusa la pre-consultazione per Rio +20 e che il presidente del Brasile è stato informatodei risultati e dell’accordo generale. A suo parere l’inclusività è stata una parte importante del processo negoziale, ed ha comunicato che si stanno svolgendo a Rio 500 eventi paralleli ufficiali e 3000 non ufficiali relativi alla UNCSD.

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Lunedì 18 giugno 2012: Il Brasile continua a guidare i negoziatori verso un consenso accettabile, ponendo l'onere a carico di tutte le delegazioni interessate e minacciandole bonariamente che l'alternativa potrebbe essere quella di trovarsi di fronte un facilitatore brasiliano molto esperto incaricato di portare a compimento il testo a qualunque costo. Anche per il Governo del Brasile c’è  una serie di motivazioni speciali su questioni che, anche in questa fase finale, hanno continuato a tormentare alcuni gruppi, come ad esempio i SDG.  Il Governo ospitante crede che piuttosto che avanzare linee rosse di intransigenza sarebbe meglio prospettare linee d’arrivo per la discussione. La convinzione diffusa è che alcune questioni potranno essere sciolte solo dai Capi di Stato, convinzione pericolosa se si pensa che quella è l’ultima istanza che né potrebbe né dovrebbe essere l’anticamera di un esito tipo Copenhagen. Si tratta in particolare di SDG; di sussidi ai combustibili fossili; di IFSD ed UNEP; di trasferimento di tecnologie, di diritti riproduttivi e
di opzioni per il finanziamento per lo sviluppo sostenibile. Non è chi non vede che i problemi aperti sono troppi e che, considerando che tutti i governi sono già stati ripetutamente consultati in questi mesi, non è chiaro cosa potranno fare di più i Capi di Stato.

Il Governo brasiliano annuncia comunque una versione rivista del testo per la mattina di martedì. Il ministro degli Esteri brasiliano de Aguiar Patriota informa i delegati che la sessione plenaria che si riunirà alle ore 10,30 annuncerà alla stampa che l'elaborazione del testo è stata conclusa. Vedremo. La domenica intanto se ne va in negoziazioni forse più frenetiche del solito ma certamente come al solito inconcludenti. Riferiremo solo di alcune questioni maggiori.

Sezioni I e II: nella sessione serale si concorda finalmente che non si deve trattare di riconferma dei risultati dei vertici passati, quanto piuttosto di onorare gli impegni precedenti senza fare passi indietro. A tal proposito il capo 16 viene diviso in due parti: la prima ribadisce alcuni impegni già assunti; la seconda ricorda gli altri, compresi, tra l'altro, il Consenso di Monterrey la Dichiarazione di Doha sul finanziamento dello sviluppo, e il Programma d'azione della Conferenza internazionale sulla Popolazione e lo sviluppo.

SCP: sembra finalmente che ci sia una raccomandazione in favore dell’adozione finale del 10YFCP, il piano decennale,  sia pure al prezzo della eliminazione di molti dei punti che sono contenuti nel testo in materia di modelli di produzione e consumo.

Green economy: viene distribuito un testo riveduto basato sui risultati delle consultazioni di un piccolo gruppo. C’è la preoccupazione che il testo non sia rilevante per ciò che sta già accadendo sul terreno nei vari paesi e per il livello delle discussioni che stanno avendo luogo  nella stessa Rio nelle attività e nelle presentazioni al di fuori dei negoziati. In particolare si fa notare che sul commercio e la tecnologia il testo risale a formulazioni vecchie di vent’anni. Qui il chair brasiliano obietta che tutto ciò che è accaduto negli ultimi venti anni è stata attivato, in parte, da documenti concordati dieci e venti anni fa e che nessun paese ha al momento un'economia verde, e mentre alcuni settori, le aziende e le città hanno fatto progressi, non c'è paese che non protegga anche posti di lavoro molto tradizionali e imprese molto brown.

Si concorda il sostegno ai paesi in via di sviluppo che scelgono di implementare politiche di green economy ai quali si riconosce ora che dovranno essere supportati da assistenza tecnica e finanziaria. In materia di accesso al trasferimento di tecnologia, i paesi in via di sviluppo propongono una frase aggiuntiva, rilevando l'ulteriore evoluzione degli accordi su questi temi già presi a Johannesburg.

Energia: qui la materia è scottante perché questo gruppo discute il contenuto e il posizionamento di un paragrafo sui sussidi ai combustibili fossili (il 130 del testo brasiliano). Una delegazione ha cercato di ribadire gli impegni già intrapresi dal G20, comunicando le informazioni in arrivo dal vertice del G-20 di Los Cabos che avrebbe, lo si saprà meglio domani, prodotto una relazione sul rafforzamento degli impegni stessi. La proposta è per un testo alternativo che ribadisce ciò che alcuni paesi hanno già sottoscritto per abbattere progressivamente le sovvenzioni dannose per l’ambiente e quelle inefficienti che incoraggiano gli sprechi e minano lo sviluppo sostenibile, invitando gli altri a fare lo stesso, pur tenendo pienamente conto delle condizioni specifiche e dei diversi livelli di sviluppo dei singoli paesi  e della necessità di proteggere i più poveri. Un gruppo di paesi si fa carico di proporre un testo che  chiede di riformare, razionalizzare e gradualmente eliminare i sussidi ai combustibili fossili dannosi per l'ambiente. Un certo numero di paesi si oppone ed accusa l'approccio ai sussidi come privo di equilibrio mettendo in discussione il posizionamento della questione sussidi nella sezione energia. Gli stessi sollevano una serie di questioni, tra cui: questioni metodologiche nel determinare quali sovvenzioni sono dannose, la sovranità nazionale, le distorsioni del mercato e le sovvenzioni agricole. Una delegazione ha richiamato l'attenzione e l’importanza che la società civile sta attribuendo a questo tema, e ha ricordato ai delegati il trattamento dei sussidi già proposto dal paese ospitante in altre parti del documento.

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Domenica, 17 giugno 2012: Segnaliamo subito che a Rio, un certo numero di premi Nobel, membri del Panel della Sostenibilità del Segretario generale dell’ONU e il gruppo degli  anziani si sono riuniti Domenica per gli ultimi ritocchi ad una dichiarazione che presenteranno Lunedì. Questi grandi leader dello sviluppo sostenibile intendono chiedere, tra l'altro, l'accordo su un mandato per completare il lavoro sui SDG entro il 2015 e una diversa enfasi sull’equità, sulla distribuzione e sui consumi.

Il negoziato procede oggi per temi. Sulla governance -  IFSD per ciò che concerne il rafforzamento del sistema intergovernativo per la guida dello sviluppo sostenibile, le questioni sollevate comprendono il rapporto tra il Forum politico ad alto livello che è stato proposto e il ECOSOC, perché sia garantito che le funzioni non duplichino quelle del ECOSOC e quelle dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite e siano diverse e potenziate rispetto a quelle della CSD. Si discute del ruolo della CSD durante la transizione, sul termine di tempo per istituire il Forum, se si debba fare riferimento a partecipanti o  a membri del Forum e se le funzioni dovranno includere il monitoraggio dei risultati e la fissazione degli ordini del giorno. C’è stata una nuova proposta di reinserire il comma che istituisce l’Alto Commissario per le generazioni future. Poiché molti suggeriscono che alcuni dei testi concordati nel corso del terzo PrepCom siano stati persi, il facilitatore brasiliano ha accettato di riesaminare il testo vecchio, in particolare per la proposta di trasformare l'UNEP in una agenzia speciale, e il problema del finanziamento. Nel testo brasiliano il  Forum va costruito sui punti di forza, le esperienze, le risorse, la partecipazione delle persone disabili, cioè sulle modalità migliori della CSD, che sarebbe successivamente sostituita dal Forum. I delegati hanno discusso i nessi tra il ECOSOC e la proposta di Forum ad alto livello, il rapporto con il rappresentante ad alto livello delle generazioni future,  le attività di monitoraggio ed i meccanismi di revisione delle attività svolte.

MOI, mezzi di implementazione: un certo numero di delegati ha espresso preoccupazione per l’evidenza data dai brasiliani agli ODA rispetto ad altre fonti di finanziamento e sulla istituzione di un processo intergovernativo per la mobilitazione delle risorse. Un'altra delegazione ha sottolineato la necessità di un meccanismo/quadro per i finanziamenti piuttosto che solo di una strategia e che non si parli di corruzione.

Alcune delegazioni hanno sottolineato la necessità di trasferimento di tecnologia su base volontaria e di comune accordo senza termini né condizioni. Altre aree di conflitto stanno nel riferimento ad un sistema di proprietà intellettuale, alla protezione dei brevetti e alla facilitazione del trasferimento tecnologico.

SDG: molte delegazioni hanno espresso preoccupazioni per quanto riguarda riferimento al CBDR anche per i SDG. Diversi delegati hanno anche lamentato l'assenza dei principali temi su cui i SDG dovrebbero concentrarsi. Il facilitatore brasiliano  ha osservato però che diversi paesi sarebbero a disagio per la menzione di un elenco di temi nel testo e che la questione è così importante da costituire una linea rossa per avere o non avere i SDG. In serata i delegati considerano una nuova proposta per garantire il coinvolgimento della comunità scientifica e il sistema delle Nazioni Unite in aggiunta agli stakeholder ed ai rappresentanti della società civile in sostegno ai lavori dello Steering Committee dei SDG ed all’azione del Segretario generale delle Nazioni Unite per valutare le  proposte di SDG presentate dal Comitato. Viene presa in considerazione la proposta brasiliana di riconoscere l'importanza e l'utilità di una serie di SDG che rispettino pienamente tutti i Principi di Rio, tenendo però conto delle diverse circostanze, delle capacità e delle priorità nazionali.

Sezioni I e II: sui principi contenuti nella Dichiarazione di Rio, tra cui il CBDR e l'equità, un gruppo numeroso di delegati dichiara che l'enucleazione nei testi del CBDR e di altri singoli principi costituirebbe  una linea rossa di non accettazione. Opinione opposta, si capisce, di molti altri. Sulla terra e sugli ecosistemi alcuni delegati preferirebbero che non si debba ricordare che alcuni paesi riconoscono i "Diritti della natura". Sul coinvolgimento delle società civile e degli stakeholder una preoccupazione è stata sollevata sui testi brasiliani che potrebbero limitare il coinvolgimento dei soggetti interessati a dei semplici contributi intellettuali. Sul settore privato una preoccupazione che è stata espressa è che incoraggiare il settore privato ad un comportamento responsabile è insufficiente. In merito al reporting di sostenibilità aziendale, una delegazione ha richiesto l'eliminazione del riferimento alla necessità di sviluppare modelli e buone pratiche su scala globale.

Green economy: i delegati hanno suggerito, tra l'altro di rendere il testo più ambizioso; di rimuovere il riferimento alla valutazione dei progressi e di rafforzare il ruolo dei governi rispetto al settore privato.  Viene  introdotto un nuovo testo a sostituire i paragrafi sulla la creazione di un meccanismo di rafforzamento delle capacità che invita il sistema delle Nazioni Unite, con i donatori interessati e le organizzazioni internazionali, a coordinare e fornire informazioni su richieste come l’individuazione di potenziali partner, le cassette degli attrezzi, i modelli e le metodologie per l'economia verde e lo sviluppo sostenibile e le piattaforme esistenti o emergenti che possono garantire questo tipo di supporti.

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Sabato, 16 giugno 2012: Le consultazioni informali pre-Conferenza condotte dal paese ospitante cominciano nel pomeriggio di oggi.

Un nuovo testo consolidato ridotto a 50 pagine (> consulta il nuovo testo) elaborato dal Governo brasiliano viene rilasciato alle ore 17:45. I delegati chiedono una riunione plenaria per presentare le loro impressioni iniziali sul documento e la giornata si è quindi conclusa con una plenaria non prevista della durata di un'ora. Il documento in qualche modo taglia corto con l’albero di natale prodotto dalle consultazioni precedenti. Stile e contenuti scontenteranno tutti, il compromesso non potrà che essere proposto con un profilo adeguatamente basso. Molto dipenderà dalle qualità diplomatiche e dall’ambizione dei diplomatici brasiliani. Certo è che il compito di concordare un testo con un minimo di capacità di incidere sugli eventi futuri è quanto mai arduo.

Il governo brasiliano (gli ospiti) invitano i delegati ad astenersi dall'introdurre ancora parentesi quadre o linguaggi di fatto simili a quelli che appaiono già nel testo: “… siamo ormai all'undicesima ora …" e occorre finalizzare gli sforzi. A giudicare “dall’energia e dagli investimenti fatti come sforzo intellettuale e leadership politica, siamo tutti uniti da un senso collettivo della nostra responsabilità e il desiderio di concludere in modo tempestivo. … Il lavoro procederà nel modo più trasparente e in maniera inclusiva”.

Il testo brasiliano è un tentativo di costruire sul lavoro svolto durante la terza riunione del comitato preparatorio e sulla base delle prassi consolidate. La preparazione del testo ha comportato un buon numero di scelte, ma si è cercato di mantenere un minimo di equilibrio guardando alle posizioni dei principali gruppi e paesi impegnati nel negoziato. Gli ospiti ricordano che le  "… riunioni non servono per una discussione continua …” e che “gli incontri si tengono per la chiusura del testo".

Arrivano puntuali le riserve. Il Canada segnala che la sua delegazione ha avuto una serie di problemi gravi da affrontare e questa è sicuramente una buona notizia. L'Unione europea solleva preoccupazioni per una serie di questioni, tra cui il IFSD, in particolare gli accordi intergovernativi e il pilastro ambientale sono al di sotto delle aspettative mentre erano sufficientemente ambiziosi. Inoltre non condivide il ruolo dato al CBDR, l'ambizione per i SDG è inadeguata, si registra l'assenza di alcuni temi; inadeguato il capitolo sulla Green economy, c’è una mancanza di ambizione in vari settori e non può essere accettata l'eliminazione sistematica dei tempi, degli obiettivi e dei target, che vanifica la proposta EU di una Roadmap per la Green economy e lo sviluppo sostenibile; la sezione MOI, mostra una  mancanza di equilibrio nel trattamento degli ODA rispetto ad altre fonti di finanziamento, e l’incapacità di dare risultati in sostegno dei paesi meno sviluppati.

Gli Stati Uniti segnalano  una serie di problemi gravi, notizia anche questa non del tutto negativa. I G-77/Cina prevedono che l'esito della conferenza, che peraltro è per molti aspetti nelle loro mani,  dimostrerà l’errore degli allarmisti, e segnala una crescente preoccupazione del gruppo su una serie di questioni, tra cui: la mancanza di ambizione sui MOI, l'acqua, l'energia, la necessità di chiarire il IFSD, i SDG, gli oceani, l'economia verde, e la parte che chiede il rinnovo dell’impegno politico. Praticamente su tutto.

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Rio de Janeiro 13-15 giugno : Terzo PrepCom sul Draft Outcome Document di Rio+20

Venerdì 15 giugno 2012: il lavoro nella giornata di oggi, l’ultima del negoziato multilaterale, continua con i sottogruppi. Dei risultati riferiremo di seguito l’essenziale.

Sezioni introduttive I e II: impossibile un accordo sui punti 30 (sostegno per l'Africa), 33 (diritti della natura), 37 (partecipazione pubblica), 38 (ruolo della società civile) e 40 (il ruolo del settore privato). Nessun accordo sull’avvio di un processo di reporting delle migliori pratiche né  per promuovere la collaborazione nella ricerca scientifica. Nessun accordo per menzionare i contributi che le NGO potrebbero dare allo sviluppo sostenibile. Sul punto 24 (occupazione), nessun accordo sulla necessità di una strategia globale sull’occupazione giovanile a partire dai risultati dei lavori dell'ILO.

Il risultato finale delle cinque del pomeriggio vede 9 su 13 paragrafi della Sezione I (La nostra visione comune) e 17 su 43 punti nella sezione II (Rinnovare l'impegno politico) concordati ad referendum.

Green economy: in una situazione tutt’altro che incoraggiante si discutono 19 paragrafi e sottoparagrafi e si concordano sette punti e cinque commi ad referendum. Si tratta di un risultato importante ma tardivo. Sul punto omnibus (52), le delegazioni discutono un gran numero di testi accettando di fare riferimento alle politiche della green economy. In una lettura sulla cooperazione internazionale (d alt), le delegazioni hanno uno scambio di opinioni su come evitare ingiustificate condizionalità sugli aiuti pubblici allo sviluppo e sui finanziamenti.

Sulla green economy e la crescita, le delegazioni hanno convenuto di sostituire il riferimento ai green job con una proposta di che fa riferimento alla crescita economica equa e alla creazione di posti di lavoro. Viene concordato il testo sull'attuazione delle politiche della green economy da parte dei paesi che cercano di applicarli per la transizione verso lo sviluppo sostenibile come impresa comune. Le delegazioni hanno convenuto ad referendum su un paragrafo sul sociale e sui fattori e sui costi ambientali (56) su un punto sull’impegno degli stakeholder e sulla partnership (57). Sulle tecnologie della comunicazione (58) i paesi in via di sviluppo mettono in discussione l'inclusione di riferimenti a promuovere la trasparenza e la responsabilità.

IFSD: in linea di principio viene accettata l'appartenenza universale del Corpo direttivo dell'UNEP e del Consiglio, ma è disaccordo sulla istituzione di un organo esecutivo adeguato per migliorare la operatività dell’UNEP tra le sessioni. Per l'UNEP come difensore autorevole per l'ambiente globale (comma 82 (b)), si propone il testo di un accordo precedente. Sul comma 82 (c) sul finanziamento dell’UNEP, i delegati hanno convenuto sulla necessità di risorse sicure, stabili, prevedibili e provenienti da una serie differenziata di fonti. Non c'è stato accordo sulle risorse addizionali.

Sul ruolo di coordinamento dell'UNEP (comma 82 (d)) si parla di rafforzamento del ruolo di coordinamento dell'UNEP e di una funzione leader nello sviluppo di un sistema di governo dell’ambiente delle Nazioni Unite.

I delegati hanno raggiunto un accordo provvisorio sul comma 82 sul ruolo dell'UNEP per il coordinamento dei MEA, sull’interfaccia tra scienza e  politica 82 (f) e sul ruolo dell'UNEP nella diffusione e la condivisione delle informazioni ambientali e nell’opera di sensibilizzazione, 82 (g). In materia di rafforzamento della UNEP (punto 82), i delegati richiamano il Piano strategico di Bali per il supporto tecnologico e la capacitazione. Non passa il termine "volontario" riferito al trasferimento di tecnologia.

I delegati non hanno avuto la capacità di raggiungere un accordo né sulla partecipazione della società civile (comma 69 (g)), né sulla promozione della trasparenza e della responsabilità attraverso il coinvolgimento degli stakeholder e della società civile (Paragrafo 77), né sulla revisione, il monitoraggio e il follow-up nelle fasi di attuazione (comma 69(h)).

Conclusione della PrepCom: il co-presidente John Ashe dichiara che 116 punti sono stati concordati ad referendum e 199 sono ancora da concordare. Ashe ha poi concvocato la prima riunione formale della terza sessione del PrepCom con nuovi co-chair. Il PrepCom ha deciso che il paese ospitante deve farsi carico del processo di consultazione fino all'inizio della conferenza il 20 giugno. La pre-conferenza gestita da parte del paese ospitante avrà inizio a mezzogiorno del 16 giugno con il supporto del Bureau durante le consultazioni. Non può meravigliare che del regolamento interno undici regole siano rimaste tra parentesi quadre, non concordate.

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Giovedì 14 giugno 2012: il negoziato prosegue con lo stile ed i ritmi del primo giorno dando sempre più l’impressione che gli accordi si raggiungeranno forse solo sulle questioni meno significative e che l’evento di Rio+20 stia svolgendosi piuttosto nel grande numero di iniziative e side-event esterni al negoziato. Comincia a prevalere tra i delegati una sorta di insofferenza verso la pletora di emendamenti e di discussioni su questioni inutili o puramente filologiche. Appare evidente ai più che procedendo in questo modo il documento “The future we want” rischia di finire su un binario morto per lasciare campo a quanto il Governo brasiliano sarà in grado di proporre. Per un quadro della giornata di oggi ci riferiamo ai resoconti serali dei due gruppi di lavoro svolti dai facilitatori dei gruppi settoriali al loro interno.

Gruppo di lavoro I: si parla di progressi sulle città, i trasporti e le miniere. Sulle questioni di genere, sanità e istruzione un punto in più è andato a referendum e un accordo su altri due sarebbe possibile. Su montagna, biodiversità, povertà, alimentazione e foreste si è lavorato per nove ore. La sezione montagna è quasi conclusa, e c’è del progresso sulla biodiversità. Sulle foreste i problemi dovranno essere affrontati ai livelli negoziali superiori. Nel settore agricoltura occorrono maggiori progressi. Sulla povertà, si conclude che le formulazioni da adottare sono quelle della riunione ILO che si sta per concludere. Sull'occupazione è stato concordato un solo paragrafo ad referendum. Sui green job nessun passo in avanti. Sui SIDS si sta preparando il testo alternativo per un paragrafo sui paesi meno sviluppati. Sugli oceani i due terzi dei paragrafi sono state concordati ad referendum.

Gruppo di lavoro II: progressi insignificanti. Sulla green economy, che aveva compiuto alcuni progressi nella mattina, nel pomeriggio la riunione è stata sospesa su richiesta del G-77/Cina che si dichiara non disponibile a continuare fino a quando non saranno  stati compiuti progressi sul finanziamento dello sviluppo (i mezzi di imnplementazione, MOI).

Il gruppo IFSD ha lavorato tutto il giorno ma il progresso è lento, in parte per il fatto che i delegati hanno preso in considerazione alcune questioni che non erano state discusse in occasione dell'ultima riunione. Sulle sezioni I e II erano stati considerati punti in sospeso quelli da 1-32, ma solo uno è stato cancellato. Ci sono molte questioni trasversali che dovrebbero essere risolti in relazione con il testo di altre parti del documento, ma i delegati hanno pochissimo spazio per lavorare anche su altre questioni.

Dialogo con la società civile: Durante la serata i rappresentanti dei gruppi presentano dichiarazioni riguardanti i diversi loro punti di vista e i membri del Bureau e della Segreteria li aggiornano su una serie di elementi relativi al processo di Rio +20 tra i quali i prossimi dialoghi per lo sviluppo sostenibile. Il Direttore della Divisione per lo Sviluppo Sostenibile  esamina  11 punti che, a parer suo, dimostrano che Rio+20 è un cambio di passo rispetto a ciò che da ciò che è stato raggiunto in passato. In particolare il documento sottolinea il maggiore ruolo della società civile; per la prima volta i governi stanno negoziato un accordo sulla green economy; i governi stanno prendendo in considerazione la riforma e la creazione di nuove istituzioni; il 10YFP, il piano decennale sui modelli di produzione e consumo, se adottato, potrebbe costituire il vero salto di qualità, e, infine,  il registro degli impegni sta prendendo nota di una importante serie di impegni all'azione. In ultima analisi, i politici dovranno rendere conto al popolo, e la società civile deve premere sui negoziatori perché in qualsiasi modo trovino la via per dare alla gente ciò che la gente vuole.

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Mercoledì 13 giugno 2012: Il terzo e ultimo incontro del Comitato Preparatorio per Rio +20 si è aperto oggi a Rio de Janeiro. Dopo la conclusione la Conferenza riprenderà da Mercoledì 20 giugno. Il PrepCom continua a negoziare il progetto di documento finale che è emerso il 2 giugno dal terzo giro di consultazioni informali a New York e dovrebbe adottare le disposizioni procedurali transitorie per la conferenza. Il III PrepCom si conclude a mezzanotte di venerdì 15 con l’invito al Governo Brasiliano a riprendere il negoziato sotto il proprio controllo di paese ospitante.

La riunione formale plenaria di apertura della Conferenza si terrà la mattina del 20 giugno e prenderà in considerazione tutte le questioni procedurali e organizzative. Ascolterà le dichiarazioni del presidente del ECOSOC e delle nove rappresentanze della società civile. Alla cerimonia di apertura della Conferenza, che si terrà nel pomeriggio, interverranno il Presidente della Conferenza, il Presidente dell'Assemblea Generale, il Segretario generale delle Nazioni Unite e il Segretario Generale della Conferenza. Oltre al dibattito generale, la Conferenza sarà caratterizzata da quattro tavole rotonde di alto livello sul tema "Guardando avanti per la realizzazione dei risultati attesi della Conferenza".

Il PrepCom  III inizia il suo lavoro con sette gruppi negoziali. IL Gruppo di lavoro continua a gestire le sezioni V e VI, e il Gruppo di lavoro II  le sezioni I, II, III e IV del documento.

Gruppo di lavoro I: Durante una riunione serale le relazioni dei facilitatori consentono di avere il quadro della giornata. Nel gruppo sul sesso, la salute, l’istruzione, le miniere, i trasporti e le città, i progressi riportati sono pochi. Sulle sostanze chimiche c’è l'intenzione di ricorrere a contatti bilaterali tra le delegazioni per tentare di affrontare le questioni in sospeso. Sulla desertificazione si segnalano quattro questioni in sospeso: se  obiettivi come annullare il degrado mondiale del territorio o il degrado zero, siano utili;  se prendere in considerazione la Global Soil Partnership e la Changwon Initiative, se adottare un Panel intergovernativo. Perfino la definizione stessa di degrado del suolo viene rimessa in discussione.

Su SCP ed acqua è ora fortunatamente disponibile un testo semplificato mentre sul cambiamento climatico non si sa come trovare il giusto modo per l'invio di un messaggio forte da Rio +20 che non interferisca con il processo di negoziazione in corso.

Sugli SDG e sui mezzi di attuazione, i negoziati sono stati produttivi ma incapaci di una più semplice formulazione del testo. Il Co-Chair Ashe, con questi referti, non può fare a meno di esprimere preoccupazione sul ritmo delle discussioni e sulla quantità di testo non ancora concordato.

Gruppo di lavoro II: Non  ci sono buoni progressi, occorre muoversi molto più velocemente. Sulla green economy solo il primo punto è pronto per l’accordo ad referendum. Sul IFSD quattro paragrafi sono pronti da concordare ad referendum, mentre altri che fanno parte di un pacchetto di compromesso non sarebbero ancora concordati.

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New York 29 Maggio - 2 Giugno : Terzo round negoziale informale informale sul Draft Outcome Document di Rio+20

Martedì 2 giugno: Il testo del Documento dei Co-Chair in uscita dal terzo round negoziale informale: Pubblichiamo il testo del documento di Rio+20 allo stato attuale del negoziato. Il nostro coordinatore al Bureau del PrepCom (Soprano) segnala che si tratta di un testo poco diverso da quello preparato dai Co-Chair per la III sessione informale dei negoziati e che esso contiene 70 paragrafi concordati (agreed ad referendum, 50 in più) e ancora 290 non concordati (bracketed). Com'è noto vi sarà ancora una sessione negoziale breve del PrepCom a Rio de Janeiro in data  13-15  giugno, poi la parola passerà alla ministeriale per l'approvazione finale. Soprano segnala anche che molti si aspettano che il governo Brasiliano metterà sul tavolo un testo di compromesso di ultima istanza nel caso, più che probabile, che il testo negoziato sia ancora troppo indietro. Intanto è bene prendere atto della stesura attuale consultando il documento "The future we want" che reca la data 2 June 2012, 5:00 pm (> Consulta il documento con la guida in codice colore)

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Martedì 29 maggio. Il testo in italiano sulla Green economy: Del testo negoziale preparato dai Co-Chair riteniamo opportuno rendere disponibile la versione italiana della sezione III sulla Green economy per la grande rilevanza dei contenuti. Si consideri che nell'ultima settimana del negoziato informale terminato il 2 giugno, nessun accordo è stato raggiunto sui paragrafi della sezione III. Nel testo in inglese del 2 giugno si possono leggere i testi aggiuntivi alla versione che qui proponiamo in italiano (> Leggi la versione italiana del documento finale di Rio+20 sulla Green economy al 2 giugno 2012)

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Considerazioni conclusive per la III sessione negoziale: la miglior trattazione della fase negoziale a valle di questa sessione è indubbiamente quella fatta da Paolo Soprano in un seminario tenuto a Roma il 6 di luglio in occasione della partenza per Rio della delegazione italiana del Governo e della società civile (> Ascolta la relazione di Paolo Soprano). Di seguito riportiamo alcune circostanze di fatto alle quali è bene attenersi prima di dare la stura al fuoco di fila dei commenti sulla portata del fallimento annunciato di Rio+20 e delle esternazioni degli stati d'animo degli addetti ai lavori. Conviene infatti stare in guardia dagli entusiasmi e dalle più che probabili delusioni e domandarsi se Rio+20, che non sarà un successone, abbia o non abbia prodotto passi in avanti. La situazione internazionale è instabile, la crisi economica, per molti versi inattesa, dal 2008 sta torturando i (cosiddetti, ex ...) paesi ricchi, alcuni paesi ex poveri stanno diventando superpotenze senza volerne trarre le dovute conclusioni a livello di responsabilità mentre i poveri veri sono ancora poveri ed affamati (non è retorica, basta guardare l'ultimo rapporto delle Nazioni Unite sugli MDG del 2011). Non ci sono soldi per gli aiuti allo sviluppo e nemmeno molta disponibilità a trasferire tecnologia a paesi che si ritengono concorrenti alla pari sui mercati. Il 7 permille di Rio de Janeiro è un bel ricordo che  molti hanno eluso (l'Italia in prima linea) e che altri vorrebbero cancellare definitivamente a Rio+20. Sul tavolo di Rio che rimane? La Green economy come prospettiva di transizione verso lo sviluppo sostenibile. Per il resto sono scontate le conferme degli accordi e dei Principi già concordati (ma ... il 7 permille?), con disaccordi profondi e non riducibili sull'uso politico del Principio sulle responsabilità comuni ma differenziate. In materia di IFSD valuteremo i passi in avanti, ma non si tratta certo di un argomento decisivo per le prospettive del pianeta. Ci sono poi gli SDG, che, originariamente non previsti, al momento stanno svolgendo un ruolo negoziale ambiguo. basti considerare che la proposta europea di una Roadmap per la Green economy e contro la povertà sarebbe stata (il condizionale è d'obbligo) nient'altro che una lunga lista di indicatori e di target per monitorare lo sviluppo con la più ampia apertura verso le priorità ed i diritti dei singoli paesi. Cioè la stessa cosa degli SDG, salvo che questi saranno nel migliore dei casi un progetto nascente nelle mani delle Nazioni Unite e del suo Segretario Generale al passo d'addio. Ciò equivale a prendere tempo, circostanza che non giudichiamo un vero e proprio passo in avanti. Le distanze e le divergenze rimarranno tutte. Il merito di Rio+20 sarà di averle portate in evidenza, sui tavoli dei governi e, ce lo auguriamo, non solo sulle scrivanie dei Ministri dell'Ambiente. Se entrerà in gioco un Consiglio SD, per capirci un organismo di pari livello del Consiglio di Sicurezza, (a difenderlo sono rimasti però solo Germania ed Olanda), o se, come vuole l'Italia, si rivitalizzerà il ECOSOC, ci sarà forse il caso che lo sviluppo sostenibile diventi finalmente una cura delle cancellerie piuttosto che di ministri dotati di poteri scarsi. Intanto le cancellerie, con lo straordinario aiuto della rete internet, hanno interferito nel negoziato determinando i livelli di accordo cioè, come ognuno può vedere, facendo interdizione piuttosto che costruzione. Da Rio+20, questo è sicuro, la società civile sarà rilanciata e responsabilizzata. La formula è quella curiosa dei Major groups che vede fianco a fianco i popoli indigeni, le donne, i sindacati, la scienza e addirittura il sistema industriale mondiale  e le amministrazioni locali. Forse sarebbe il caso di rinunciare a questi modellini arcaici, buoni per un mondo diviso dove contavano ancora i governi nazionali ed il mercato non era per niente globale.

Vediamo allora cosa c'è nel documento e cosa non c'è o non ci potrà mai essere, posto che un negoziato è uno scambio di contropartite e che qui a Rio nessuno ha portato da casa la materia prima. Seguiamo con il testo a fianco (in inglese, solo la Sezione III è in italiano).

CAP. I: La nostra visione comune. Il titolo riecheggia Our Common Future della Brundtland, commenti il lettore. C’è accordo ad referendum su otto cose: rinnovato impegno per lo sviluppo sostenibile; accelerare il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo concordati a livello internazionale, compresi gli MDG; al centro dello sviluppo sostenibile c’è la gente; la nostra guida è la Carta delle Nazioni Unite; la democrazia ha un ruolo essenziale (la Cina dormiva?), così come il buon governo e lo Stato di diritto; impegno a rafforzare la cooperazione internazionale (con quali soldi?); la necessità di fare i conti con le lacune ancora esistenti nell'attuazione dei risultati dei vertici importanti e di affrontare le sfide emergenti; dare opportunità delle persone di determinare le loro vite e il proprio futuro (i funzionamenti di Amartya Sen).

Il disaccordo permane sull’ inserimento del CBDR all'interno del testo; se promuovere modelli sostenibili di produzione e consumo o piuttosto cambiare i modelli attuali insostenibili (raro esempio di masturbazio grillo rum); il diritto al cibo; il diritto ad un adeguato standard di vita; il rispetto universale; la protezione di tutti i diritti umani.

Cap. II: Rinnovare l'impegno politico. A - Riaffermare i principi di Rio e i Piani d'azione già concordati: Si tratta di Agenda 21 e JPOI. C'è ccordo, a 40 anni di distanza, sulla Dichiarazione di Stoccolma del 1972. Per concordare su Rio 1992 o su Johannesburg 2002, benché al lettore possa sembrare assurdo mettere in questione quanto già stabilito vent’anni prima, occorrerebbe un accordo (impossibile) sul ruolo del principio CBDR e sull’equità e l'inclusione (indispensabile) dei diritti delle donne nei testi che riaffermano l'impegno ad attuare i risultati dei principali vertici e delle conferenze sullo sviluppo sostenibile.

- B- Portare avanti l'integrazione ... Valutare i progressi e i gap ancora aperti ...: Si è trovata convergenza di opinioni sul riconoscimento delle esperienze di SD portate avanti in vari paesi e territori; sull’importanza di sostenere i paesi in via di sviluppo negli sforzi per combattere la povertà e promuovere l'empowerment del gruppi sociali poveri e vulnerabili; sulla constatazione che molti, specie se poveri, basano il loro sostentamento e la loro cultura sui frutti degli ecosistemi naturali; sul riconoscimento che ogni paese dovrà affrontare sfide specifiche per realizzare lo sviluppo sostenibile; sull'impegno ad adottare misure urgenti e concrete per la vulnerabilità delle SIDS; sul Programma d'azione di Istanbul per i  paesi meno sviluppati (PMS); sui vincoli gravi che affliggono i paesi in via di sviluppo privi di sbocco per perseguire lo sviluppo sostenibile; sulla necessità di un approccio olistico e integrati allo sviluppo sostenibile; sul riconoscimento della diversità naturale e culturale dei paesi del mondo.

Ma forti divergenze ci sono sul  trasferimento di tecnologia ove si richieda l’accordo tra le parti; sul diritto a non  regredire; sulla necessità di una strategia globale sulla disoccupazione dei giovani; su come affrontare il cambiamento climatico all'interno del testo; sul diritto all'autodeterminazione, in particolare per coloro che vivono sotto l'occupazione coloniale o straniera; sul tipo di linguaggio da adottare per quanto riguarda l'empowerment delle donne attraverso l'accesso ai servizi sanitari per la riproduzione; sulle modalità di valutazione dei gap nell'attuazione degli impegni; sul fatto cruciale di cominciare a considerare le terza categoria dei paesi a medio reddito e su come farlo; sui diritti autonomi della natura e dell’ambiente.

- C - Ruolo della società civile e degli altri stakeholder:  Largo accordo in questa sezione laddove i delegati hanno concordato ad referendum di sottolineare il ruolo fondamentale delle donne, dei popoli indigeni, dei lavoratori e dei sindacati. Viene  riconosciuto il contributo degli agricoltori, dei piccoli coltivatori, dei pescatori, dei pastori e dei forestali e la necessità di rilanciare la cooperazione globale per lo sviluppo sostenibile. Nella sezione dedicata ai grandi gruppi resta invece un numero eccezionale di problemi come il  rispetto del diritto alla libertà di associazione e di riunione, il riconoscimento del ruolo della società civile, il  riferimento per le imprese ai principi del Global Compact dell’ONU e i principi guida in materia di diritti umani e di attività industriali e commerciali. Grande il disaccordo sul contributo delle organizzazioni non governative. Niente accordo sul ruolo delle istituzioni finanziarie internazionali e delle banche regionali di sviluppo nel testo sul ruolo centrale delle Nazioni Unite.

Cap. III. Green economy. Un vero e proprio disastro dal punto di vista negoziale. Un solo paragrafo, il 61, risulta  convenuto ad referendum per conclamare la centralità dei  governi nazionali nel prendere la leadership nelle politiche e nelle strategie di sviluppo con processi di tipo  inclusivo. Perfino il titolo della Sezione è stato messo in discussione dai G77/Cina che vedono la Green economy come uno tra i tanti approcci possibili per lo sviluppo sostenibile senza nascondere la loro diffidenza verso un uso protezionistico degli standard ambientali, come abbiamo messo in luce nei resoconti giornalieri.

Restano irrisolte questioni sostanziali, in realtà quasi tutte. Intanto non c’è accordo sul riconoscimento di approcci, modelli e strumenti diversi tra i vari paesi; inoltre non si concorda sulle fonti, se cioè le politiche della Green economy debbano essere ispirate al diritto internazionale, e quindi ai diritti umani, oltre a i principi di Rio, sui quali però l'uso del Principio  CBDR non può essere condiviso. Si chiede inoltre che cosa dovrebbe fare l’economia verde e se essa debba essere considerata  un’impresa comune piuttosto che solo un capitolo della lotta alla povertà e alla fame nel mondo. Benché l’accordo ci fosse stato già nel 2011 alla CSD19 a New York, il riconoscimento del piano decennale per un'azione forte e urgente sui modelli di produzione e consumo non si è trovato. Il recupero delle esternalità ambientali negative mediante la integrazione dei costi sociali e ambientali nelle decisioni politiche, fa esso pure capo ad un paragrafo non concordato.

Il punto è qui. La Green economy è più che chiaramente definita quanto meno dai documenti principali dell’OCSE e dell’UNEP, circolati molto per tempo e ben noti alle delegazioni. Ai negoziatori di Rio ed ai loro governi è per ora piaciuto obiettare su ogni punto del documento dei Co-Chair che vi abbiamo proposto in lingua italiana, che pure ci appare sostanzialmente moderato. Alla fine ci saranno passi in avanti? Vedremo. Occorre però che nessuno abbia la pretesa di piegare altri paesi ai propri modelli e alle proprie necessità. Altrimenti l’Europa rimarrà sola con  qualche altro volenteroso paese OCSE. Ma anche in questo caso si dovrà procedere egualmente verso quest'altro tipo di economia. Vorrà dire che la Cina l'avrà avuta vinta con un CBDR de facto, mandando avanti i paesi occidentali sulla strada della transizione. Potrebbe pagare questa scelta a caro prezzo sul piano commerciale e dell'innovazione tecnologica. Poiché i cinesi sono saggi, non lo faranno. Bisogna però vedere se vorranno mettere le loro intenzioni nero su bianco fin d'ora a Rio+20.

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Venerdì 1 giugno Gruppo di lavoro I  -  Cap. VI.    Mezzi di attuazione: Finanziamenti: Confronto Cina – Stati Uniti sul finanziamento dello sviluppo, impegno sul quale, ricordiamo, gli US sono all’ultimo posto nel mondo, perfino dopo l’Italia. Gli Stati Uniti sottolineano l'importanza della mobilizzazione delle risorse nazionali e offrono un testo alternativo basato sul linguaggio concordato nel 2008 con la Dichiarazione di Doha sul finanziamento dello sviluppo (International Conference on Financing for Development to Review the Implementation of the Monterrey Consensus): maggiore trasparenza sul bilancio e sul gettito fiscale con passi avanti sulla realizzazione, cambiamenti nell’architettura degli aiuti, cooperazione Sud-Sud e ruolo attivo dei paesi a medio reddito. I G-77/Cina, apprezzato il tentativo degli Stati Uniti di progredire nel negoziato sulla base di accordi già in vigore, sottolineano però la necessità di una maggiore ambizione. Propongono pertanto un accordo con i paesi sviluppati (loro pensano ancora di non esserlo) che dovrebbero fornire ai paesi in via di sviluppo per la promozione dello sviluppo sostenibile risorse aggiuntive superiori a 30 miliardi di US$ all'anno nel periodo 2013-17, impegnandosi a mettere in campo 100 miliardi di dollari all'anno dal 2018 in poi, e lavorare per la creazione di un nuovo meccanismo per il finanziamento, anche con un eventuale fondo per lo sviluppo sostenibile. L'UE ribatte il suo sostegno per il raggiungimento degli impegni esistenti in materia di aiuti allo sviluppo (il 7 permille di ODA) e di mobilitazione delle risorse, e dichiara che la richiesta cinese supera ogni previsione.

Commercio: l'UE propone di invitare il WTO e l’UNCTAD, in collaborazione con l'UNEP, a continuare a monitorare e valutare i progressi in materia di sovvenzioni dannose per l’ambiente (harmful subsidies) che il Canada preferebbe venissero soggetti a consistenti riduzioni piuttosto che eliminati (phased out), mentre l’UE ha invitato alla loro progressiva eliminazione in quanto incompatibili con lo sviluppo sostenibile. I G-77/Cina prendono la parola per dire  che tutta la questione del commercio dovrebbe essere semplificata in tre paragrafi e sei commi di testo: riconoscere la flessibilità prevista dalle norme del WTO; prevenire e contrastare con misure efficaci le tendenze protezionistiche; supportare al massimo livello le conclusioni di Doha 2008 per l’agenda dello sviluppo, riconoscendo un trattamento speciale e differenziato; priorità sul rafforzamento delle capacità e riconoscere che il commercio è il motore della crescita economica sostenuta (sustained) e dello sviluppo.

Regioni: sul tavolo dei delegati indirizzata c’è un testo proposto dai G-77/Cina che affronta le esigenze di sviluppo dei paesi meno sviluppati, i paese poveri e poverissimi, l’Africa, la regione araba, l’America Latina e i Caraibi e l’Asia-Pacifico delle cui condizioni diversificate il piano d’azione deve tener conto. US, Giappone e Canada obiettano che il testo manca di equilibrio, non riconosce gli impegni già ottemperati né quelli in corso, né fa cenno delle responsabilità interne dei paesi in indirizzo  ai fini di conseguire lo sviluppo sostenibile e la riduzione della povertà. La proposta è inoltre fuori tempo massimo e costringerebbe ad un notevole lo sforzo di riequilibrio e di ottimizzazione del testo. L’EU, preoccupata dell’aperto tentativo egemonico della Cina, si dichiara disponibile solo per i paesi più poveri, proponendo un tipo di testo che richiami in modo efficace il Programma d'azione di Istanbul (IPOA, 2011, Fourth United Nations Conference on the Least Developed Countries) e le sue aree prioritarie, che possa contribuire all'obiettivo generale dell’IPOA di consentire ai paesi in via di sviluppo di soddisfare i criteri di classificazione entro il 2020.

A fine giornata i facilitatori riferiscono dei progressi e dei problemi incontrati in ciascuno dei gruppi tematici. Il quadro generale presenta luci ed ombre: ci sono avanzamenti ma anche blocchi negoziali difficilmente superabili. Non vale la pena di soffermarsi sui dettagli, salvo forse riferire che sugli SDG ci sono molti punti di convergenza, con un disaccordo perdurante sulla opportunità di trattare subito gli specifici elementi tematici e sull’alternativa di affidare lo sviluppo degli SDG al Segretario Generale Nazioni Unite o piuttosto all'Assemblea Generale. Il Co-Chair pressa le delegazioni e fissa un calendario ultimativo per sabato mattina, in particolare su alcuni dei temi che non sono stati nemmeno ancora affrontati. In chiusura per la società civile c’è solo la voce delle donne preoccupate per le questioni dei diritti e della salute per la maternità. Chiedono anche l’applicazione del Principio di precauzione sui test chimici.

Gruppo di lavoro II: Nella giornata di oggi hanno lavorato solo tre gruppi negoziali. Sulla visione la Cina riferisce  di aver presentato paragrafi alternativi al testo CST  sul ruolo della società civile e sull'utilità del reporting sulla sostenibilità.

Il Canada ha presentato i risultati del gruppo informale sulla Green economy, comunicando che i delegati hanno ripulito il testo, sottolineando l'importanza della leadership da parte dei governi che assumono il ruolo guida in fatto di sviluppo delle politiche e delle strategie. Ma due questioni più importanti hanno diviso le opinioni, se cioè la Green economy si debba caratterizzare come un impresa comune o se debba essere definita essenzialmente nel contesto del sostegno ai paesi in via di sviluppo. Alla fine il testo non dovrebbe più parlare in ogni punto di – una - Green economy indeterminata, ma assumere coerenza e riferirsi ad un modello condiviso, non ad un modello qualunque. Il Chair canadese riferisce anche che il termine ricorrente “dati e raccolta di informazioni” cui si fa riferimento un certo numero di volte nel testo, dovrebbe essere definito, chiarito e referenziato con precisione e coerenza. Il Chair ha presentato paragrafi modificati sul ruolo delle cooperazione e delle microimprese e sulla importanza del trasferimento di tecnologia ai paesi in via di sviluppo. Ha inoltre sottolineato i progressi nel testo sul ruolo fondamentale della tecnologia e sulla promozione dei partenariati nuovi e di quelli esistenti.

Riferendo dal gruppo informale IFSD, la Norvegia ha presentato un testo semplificato,  poi concordato ad referendum, che sottolinea la necessità di rafforzare la coerenza e il coordinamento della governance al livello del sistema delle Nazioni Unite. Ha detto inoltre che il gruppo ha speso gran parte del tempo ad identificare le funzioni che si vorrebbero vedere affrontate qualunque sia la soluzione che emergerà dai negoziati per ottenere un miglioramento della governance per lo sviluppo sostenibile senza pregiudicarne la sostanza ed i principi. Questa lista di funzioni potrebbe essere utilizzata in tutte le future deliberazioni.

Società civile: i giovani e le NGO chiedono al G77/Cina di riconsiderare la cancellazione del testo sull’alto rappresentante per le generazioni future. Chiedono la riforma delle istituzioni di Bretton Woods e un nuovo Consiglio per lo sviluppo sostenibile o un nuovo Consiglio di alto livello. Le NGO dichiarano che è importante la riforma della governance per lo sviluppo sostenibile a livello di sistema  e sottolineano l'importanza della partecipazione di tutti gli stakeholder.

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Giovedì 31 Maggio Gruppo di lavoro I  -  Cap. V.    Quadro per l'azione e il follow up Alla fine della giornata, per tagliare corto allo stillicidio di emendamenti e cercare di arrivare a risultati presentabili il Co-Chair crea e programma  19 mini-gruppi negoziali informali nell'area di competenza del Gruppo 1, guidati da altrettanti facilitatori: cambiamento climatico (Barbados), estrazione mineraria (Canada), agroalimentare (US), prodotti chimici e rifiuti (Messico), acqua (Islanda), disastri (Giappone); desertificazione (Australia); oceani (Australia); foreste, biodiversità e montagna (US); diritti di genere istruzione (Norvegia); posti di lavoro (EU); consumo e produzione sostenibili (Guatemala); SIDS/regioni (Monaco), salute, città, trasporti (Canada) ed eradicazione della povertà (UE). Altri gruppi sono stati previsti per gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG), il cui testo CST ha finora trovato adesione solo da parte di Canada, Giappone e Corea, ed ancora per finanza, tecnologia e commercio.

SDG, gli obiettivi dello sviluppo sostenibile: si entra oggi in uno degli argomenti caldi di Rio+20. Tutti i paesi, e non potrebbe essere diversamente, hanno dato una adesione più o meno convinta a questa proposta di origine sudamericana (Colombia e Guatemala) e in qualche modo fuori tema rispetto agli assi del Summit proposti dalla Segreteria Generale, GEDSPE e ICSD. Non è chi non veda che la proposta di dotare la politica mondiale dello SD di obiettivi (goals) autorevoli quanto gli MDG, gli obiettivi del Millennio, abbia finito per ostacolare l'avanzamento della ambiziosa proposta europea di uscire da Rio+20 con una Roadmap della Green economy che, ricordiamo, è l'economia dello e per lo sviluppo sostenibile. Sulla carta la saldatura SDG - MDG è una prospettiva di grande fascino. I nostri dubbi stanno nel fatto che la proposta SDG sul tavolo del negoziato è per affidare alla Segreteria generale dell'ONU il lancio della proposta e di un percorso per realizzarla. Altra cosa è, o meglio, sarebbe stata avere una Roadmap impegnativa votata da tutti i paesi al Summit e quindi operativa da subito. Entrando nel negoziato l'Unione europea ha ribadito la complementarità tra SDG e gli altri impegni già sottoscritti, in primis gli MDG. Sulla natura degli SDG e la loro attuazione, gli Stati Uniti li pensano come obiettivi di principio (aspirational) da realizzare su base volontaria con iniziative a livello nazionale. Per la Cina essi potranno anche essere universalmente applicabili, purché gestiti a livello nazionale. Prematuro inoltre, secondo loro,  scegliere ora i temi specifici. Bisogna invece chiedere a Rio+20 solo di avviare un processo che in seguito individuerà i temi e gli altri dettagli, in sostanza si tratta deell'avvio di un programma post-2015 che non deve  sottrarre risorse né distogliere l'attenzione dagli MDG. Come si vede si tratta di quanto di più lontano ci possa essere dalla posizione dell'UE che si limita a suggerire che il Segretario Generale dell'ONU dia vita ad un processo coordinato, inclusivo e trasparente per la definizione degli SDG. L'UE ha anche provato a dire che i progressi nei sistemi di monitoraggio sono fondamentali per il successo degli SDG ed ha concesso che i target potrebbero essere differenziati da parte dei paesi senza che ci sia bisogno di raccomandarsi al Segretario generale dell'ONU a questo riguardo. Gli Stati Uniti esordiscono addirittura con una proposta  di indicatori e obiettivi globali a menù. La discussione sugli indicatori è anche la sede naturale per ragionare del superamento del PIL (GNP) come misuratore universale del benessere e per la introduzione della ricchezza naturale e sociale nelle misure di benessere alternative, come suggerisce il testo dei Co-Chair. Ma, al di là di una dichiarazione a favore da parte del Giappone, la discussione non prende quota e la UE, evidentemente mal disposta, non interviene affatto.

Sezione  VI. Mezzi di implementazione: merita un resoconto l'ennesima diatriba sorta sugli aiuti allo sviluppo nel capitolo Finanza: Canada e Stati Uniti dicono che Rio+20 non è una sede per assumere impegni (pledges) e chiedono l'eliminazione di ogni riferimento ad un aumento degli sforzi di finanziamento. Propongono la cancellazione del testo che fa riferimento all'obiettivo dello 0,7% del PIL per  l'assistenza allo sviluppo (si tratta dello storico credito del SUD verso il NORD, l'ODA, votato solennemente a Rio 1992), giustificandosi col fatto che loro non l'avevano approvato.  I G-77/Cina chiedono invece di riaffermare l'impegno di raddoppiare l'ODA per l'Africa e si impegnano a intraprendere tempestivamente misure a tale riguardo. Chiedono però di togliere il paragrafo che definisce la lotta alla corruzione una priorità. Si discute poi, abbastanza vanamente, sul trasferimento di tecnologie dove si palleggiano definizioni varie che non fanno che adombrare la scarsa disponibilità dei paesi avanzati a sborsare aiuti e la richiesta dei paesi di nuova tecnologia ad avere tali trasferimenti senza subire costi.

Società civile: a conclusione della giornata di lavoro del Gruppo 1 prendono la parola i giovani che esortano i delegati a considerare i diritti sessuali e riproduttivi e la salute delle giovani donne e  chiedono di essere consultati sugli SDG. Le donne chiedono un approccio basato sui diritti anche per stabilire gli SDG. La Comunità scientifica e tecnologica esprime la preoccupazione che il nesso tra scienza e sviluppo tecnologico e sostenibile non è attualmente considerato nel testo CST.

Gruppo di lavoro II – Sezione  IV. Quadro istituzionale per la governance dello sviluppo sostenibile (IFSD): La questione di maggior rilievo riguarda il rafforzamento del ruolo dell'UNEP, i suoi scopi e gli obiettivi, argomento sul quale gli emendamenti al testo CST sono stati numerosi. Sullo status futuro del dell'UNEP, adesione universale al Consiglio direttivo piuttosto che l'istituzione di un'Agenzia specializzata, i delegati decidono di discutere punto per punto. Norvegia ed US propongono di istituire un Comitato esecutivo in seno al Consiglio direttivo. I G-77/Cina propongono di dare al Consiglio direttivo  l'autorità per guidare e definire l'agenda politica globale. L'UE, che sostiene l'Agenzia,  dà una definizione del ruolo UNEP come consulenza politica, allerta precoce (early warning), valutazione dello stato dell'ambiente, garanzia della piena partecipazione di tutte le parti interessate e (stakeholder) e chiede il rafforzamento della loro partecipazione e la  promozione del diritto soggettivo dell'ambiente (Norvegia). Diversi emendamenti affrontano il miglioramento del coordinamento tra i MEA nel rispetto della loro autonomia giuridica e dei loro mandati. Vi è stato accordo generale sulla conservazione della sede dall'UNEP a Nairobi. In materia di reporting si sottolinea da parte di tutti la necessità della prosecuzione del riesame regolare dello stato della Terra, della sua capacità di carico (UE), del cambiamento dell'ambiente e del suo impatto sul benessere umano (Norvegia).

Si ascoltano infine le relazioni dei gruppi di lavoro informali nominati nella mattina. Merita di riferire quanto dice il Chair canadese sulla Green economy. Riferisce che gli emendamenti sono stati accantonati in attesa di ulteriori consultazioni. Osserva che c'è una proposta  di mobilitare il potenziale di donne e uomini nel testo sul riconoscimento dei diversi approcci allo sradicamento della povertà e sugli sforzi di definizione della Green economy come impresa comune (common undertaking), accompagnata da un invito pressante a tutti i paesi ad attuare politiche di Green economy e a dare  riconoscimento ai partenariati.

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Mercoledì 30 Maggio Gruppo di lavoro I  -  Cap. V.    Quadro per l'azione e il follow up

Prodotti chimici e rifiuti: Merita qui di individuare ancora la proposta UE di introdurre obiettivi vincolanti al 2030 in materia di gestione globale dei rifiuti considerati come risorsa e di riduzione significativa dello smaltimento in discarica.

Consumo e produzione sostenibili (SCP): I delegati hanno discusso intorno al testo che prevede l'adozione del 10-Year Framework Program (10YFP) per il SCP.  L'UE ha proposto un testo aggiuntivo suggerendo l’obiettivo di un disaccoppiamento assoluto della crescita economica dallo sfruttamento delle risorse naturali, e migliorare notevolmente l’efficienza globale dell’uso delle risorse. Gli USA vorrebbero un organo operativo il 10YFP, come l’UNEP o l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Promozione dei Green Jobs: I G-77/Cina chiedono la cancellazione dal documento dei riferimenti ai green jobs, Gli USA, per non essere da meno, chiedono la cancellazione dei paragrafi sulla protezione sociale e sul lavoro dei migranti, che a loro parere sarebbero competenza dell’ILO.

Oceani: L'UE propone un obiettivo per il 2020 relativo alla tutela degli ecosistemi marini, un obiettivo per il 2025 per la riduzione dei rifiuti marini e un testo esplicito sulla  gestione integrata delle coste e degli oceani. I G-77/Cina propongono la cancellazione del testo sull'impatto dell'inquinamento sugli ecosistemi marini e chiedono anche l'eliminazione di ogni riferimento ad una rete Internazionale di monitoraggio per l'acidificazione degli oceani. Sul ripristino degli stock ittici, l’Islanda chiede che questo debba essere fatto "ove possibile", in contrasto con l'Australia che propone che ciò avvenga "nel più breve tempo biologicamente praticabile". I G-77/Cina suggeriscono un testo aggiuntivo in materia sussidi per la pesca, per sostenere gli sforzi volti ad eliminare o ridurre i sussidi esistenti
responsabili degli  eccessi di sfruttamento degli stock e dell’overfishing. Ciò dovrebbe avvenire entro il 2015 (Nuova Zelanda). Il Giappone, senza sorprendere nessuno, chiede la cancellazione di tutti questi punti.

Trasporti: da segnalare l’accoglimento della proposta messicano in favore della mobilità con mezzi non motorizzati,

Società civile: Segnaliamo l’intervento dei giovani in favore dei green jobs e il sostegno delle NGO all’obiettivo di eliminazione dei sussidi alla pesca entro il 2015. I sindacati segnalano la necessità di una transizione giusta.

Gruppo di lavoro II – Sezione II: Rinnovare l'impegno politico per lo sviluppo sostenibile: Integrazione della società civile: la UE e i G-77/Cina hanno presentato un gran numero di emendamenti al testo sulla partecipazione del settore privato e sulla responsabilità sociale delle imprese. La UE propone l’allineamento con il Global Compact delle Nazioni Unite mentre  i G-77/Cina  chiedono la cancellazione degli standard applicabili di responsabilità aziendale e del concetto di accountability (trasparenza e responsabilità). L'UE ha suggerito che il Segretario generale avvii un processo per lo sviluppo di un quadro globale per promuovere le migliori pratiche adottando uno stile di reporting sulla sostenibilità basato sugli strumenti esistenti.

Sezione III - Green economy nel contesto dello sviluppo sostenibile e della eradicazione della povertà (GEDSPE): i G-77/Cina vorrebbero modificare la titolazione della sezione con una formula del tipo "Inquadrare il contesto delle sfide e delle opportunità della Green economy così come delle altre visioni possibili dei modelli e degli approcci allo sviluppo sostenibile " e continuano a battere il tasto della necessità di ancorare ogni concetto o proposta di sviluppo al Principio della responsabilità comune ma differenziata piuttosto che al complesso dei Principi di Rio. Ribadiscono la necessità del rispetto della sovranità nazionale sulle risorse naturali e la contrarietà alla monetizzazione di tali risorse. Propongono nuovi commi sulla promozione della SCP, evitando ogni aumento di oneri e costi  a carico dei  paesi in via di sviluppo. Appare così chiaro che il supporto alla transizione green non potrà venire da questo gruppo. Nello schieramento opposto, che si pronuncia sostanzialmente per conservare il testo proposto dai Co-Chair con particolare attenzione al richiamo ai diritti umani, alla Green economy come impegno comune ed universale (UE), all’abbattimento degli impatti ambientali, alla integrazione dei costi sociali e ambientali nel processo decisionale, alla partnership pubblico-privato, troviamo gli Stati Uniti, l'Unione europea, il Canada e la Corea del Sud. Le contrapposizioni sono chiare, resta da vedere cosa faranno i paesi non schierati negli ultimi decisivi giorni di Rio+20. (> consulta il testo negoziale dei Co-Chair  della Sezione III sulla Green economy che è ora disponibile in traduzione italiana)

Sezione  IV. Quadro istituzionale per la governance dello sviluppo sostenibile (IFSD): La maggior parte delle delegazioni ha dichiarato la  accettazione del testo originale dei Co-Chair sul rafforzamento delle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile.  Ciò fa si che il negoziato IFSD non sia stato finora particolarmente vivace. Viene approvato il principio della maggiore partecipazione dei paesi in via di sviluppo nelle  varie strutture e meccanismi direttivi. La Cina chiede di sostituire in diversi paragrafi il concetto di monitoraggio dei progressi dello sviluppo sostenibile con il concetto di follow-up. Non possiamo mancare di segnalare che in materia di accreditamento e partecipazione della società civile, Cina e Stati Uniti chiedono di cancellare un emendamento dell'UE che chiede per la società civile uno " stato consultivo superiore”.

L’intervento conclusivo della delegazione della società civile si segnala per i Giovani che incoraggiano una convergenza tra le posizioni opposte e per il settore industriale che chiede maggior riconoscimento di ruolo per il sistema delle imprese private.

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Martedì 29 Maggio: alla plenaria di apertura del terzo turno dei negoziati informali per arrivare alla stesura finale del documento politico di Rio +20, il Co-Chair John Ashe ha invitato i delegati a valutare il nuovo testo di 80 pagine proposto dai Co-Chair, e distribuito il 22 maggio, per chiedersi se questo può essere il documento che porterà nel mondo il messaggio desiderato in materia di sviluppo sostenibile per i prossimi 20 anni o più.  Secondo Ashe questa settimana sarà di "make or break", successo o, definitivo fallimento. Il negoziato si svolgerà in due gruppi di lavoro. Il primo prenderà in considerazione le sezioni V (Quadro per l'azione) e VI (Modalità di attuazione) dello Zero Draft, mentre il secondo prenderà in considerazione le sezioni I (Visione comune), II (Rinnovare l'impegno politico), III (Green economy) e IV (Il quadro istituzionale per la governance dello sviluppo sostenibile). I gruppi saranno presieduti dai due Co-Chair del PrepCom, Ashe e Kim Sook.

Data la delicatezza del momento il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon ha ritenuto di intervenire in plenaria per dire che i risultati di Rio+20 dovrebbero, tra l'altro, identificare un processo per definire gli obiettivi di sviluppo sostenibile  (gli SDG), un nuovo quadro istituzionale  e dei meccanismi per stimolare le  economie a creare buoni posti di lavoro, fornire la protezione sociale e proteggere un ambiente sano.

Gruppo di lavoro I - Cap. V. Quadro per l'azione e il follow up: Unione europea, Canada, Giappone, Corea e Norvegia dichiarano il proprio sostegno al nuovo testo CST. Il G-77/Cina, vero protagonista con l’Europa dell’intero negoziato, sottolinea gli elementi chiave del testo sulla eliminazione della povertà, il riferimento agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDG), la necessità della crescita economica, della protezione sociale, in particolare nei paesi meno in via di sviluppo e in Africa.

Agricoltura sostenibile, sicurezza alimentare e nutrizione. Il G-77/Cina, per quanto riguarda il diritto al cibo e alla sicurezza alimentare mondiale, lo sviluppo rurale, e le esigenze delle comunità rurali con specifico riferimento alle donne, ha chiesto di mettere in evidenza le lacune del testo, e di inserire le proposte per superarle e chiare indicazioni sui mezzi di attuazione. La UE ha proposto un nuovo linguaggio per sostanziare con obiettivi e tempi la sua proposta di Roadmap, in particolare con il raggiungimento entro il 2020  il pieno accesso dei piccoli agricoltori, specialmente delle donne nelle zone rurali, alla proprietà dei terreni agricoli, ai mercati e ai finanziamenti, alla formazione, al rafforzamento delle capacità e alle conoscenze e alle pratiche innovative. La delegazione Europea seguirà questa tattica in tutti i momenti della trattativa. Sostenuta dalla Norvegia, la UE ha suggerito un  testo sulla riduzione dei rifiuti in tutto il ciclo alimentare entro il 2030. Contrastata dal Canada, ha suggerito di aggiungere date precise per il raggiungimento di vari obiettivi legati al cibo.

È ormai evidente che la Roadmap europea trova opposizioni un po’ dovunque. La contro-tattica è quella di opporle il processo che dovrebbe portare alla definizione degli SDG consentendo a tutti una più meditata riflessione sugli obiettivi e sui target.

C'è stato invece un accordo generale su un testo sullo stato di salute degli ecosistemi marini e sulla pesca sostenibile.

Acqua. L'UE ha proposto, tra l'altro, di identificare 2030 come target per realizzare l’accesso equo e sostenibile all'acqua potabile e pulita ed ai servizi igienici di base e per migliorare notevolmente la gestione integrata delle risorse idriche a livello locale, nazionale e transfrontaliero per raggiungere e mantenere un buono stato delle acque e proteggere gli ecosistemi e le risorse naturali.

Energia. L'UE ha proposto di modificare la titolazione in Energia Sostenibile. Per quanto riguarda il testo sul ruolo dell'energia nel processo di sviluppo, l'UE ha sottolineato la forte interdipendenza tra energia, l’acqua e la sicurezza alimentare. Per quanto riguarda il ruolo delle tecnologie energetiche per affrontare cambiamento climatico e per raggiungere l'obiettivo di limitare l’aumento medio della temperatura globale, l'UE, sostenuta dalla Norvegia e dai G-77/Cina, ha chiesto di inserire il limite  di tale aumento a meno 2 °C al di sopra dei livelli preindustriali. Il G-77/Cina ha inoltre chiesto che si tenga conto del principio delle responsabilità comuni ma differenziate (CBDR) e delle responsabilità storiche di ciascun paese.

Alla proposta del Segretario generale "Energia sostenibile per tutti" l'iniziativa e i suoi obiettivi dovrebbero essere sostenuti con un percorso da sviluppare attraverso un processo multilaterale, coinvolgendo tutte le parti interessate. Il G-77/Cina ha chiesto invece di inserire anche questo obiettivo nel processo degli SDG.

Trasporti.  Non meraviglia nessuno che la Cina, contro Stati Uniti e Unione europea, abbia chiesto la cancellazione delle frasi "ridurre l'inquinamento e le emissioni. e "ripulire carburanti e veicoli". Solo il Messico ha proposto un ulteriore paragrafo sulla necessità di incoraggiare la mobilità non motorizzata.

Salute e demografia. La Santa Sede, ça va sans dire,  ha chiesto che i diversi riferimenti alla salute sessuale e riproduttiva siano rimossi.

Foreste. I delegati hanno discusso un obiettivo volto a arrestare la perdita di copertura forestale entro il 2030 I G-77/Cina hanno proposto un testo  alternativo che chiede di migliorare le condizioni di vita delle persone e delle comunità, in particolare nei paesi in via di sviluppo e in transizione, creando le condizioni necessarie per la gestione sostenibile delle foreste, rafforzando la cooperazione nei settori della finanza, il commercio, il trasferimento di tecnologie green, la capacitazione, la governance, assicurando la proprietà della terra, un processo decisionale partecipativo e la condivisione dei benefici in coerenza con la legislazione, le politiche e le priorità nazionali.

Biodiversità. L'UE ha chiesto l’impegno a intervenire con urgenza per garantire il raggiungimento degli obiettivi della biodiversità di Aichi entro il 2020. L’Australia ha proposto di evidenziare l'importanza della biodiversità terrestre e marina, di migliorare la connettività degli habitat e rafforzare la resilienza degli ecosistemi, anche mediante l'uso delle conoscenze tradizionali, praticando il consenso informato.

Desertificazione. L'UE ha proposto l’obiettivo di perdita netta nulla di terra e di suolo in tempi concordati, e di aggiungere nei testi il termine soil in aggiunta a land.

Società civile. Le NGO hanno sottolineato l'importanza di un approccio basato sui diritti per affrontare la fame e l'insicurezza alimentare dei gruppi sociali più vulnerabili, accogliendo con favore il riferimento alla interconnessione urbano-rurale per alimentare le città sottolineando la necessità di riutilizzare i rifiuti alimentari. Le donne sostengono un approccio allo sviluppo sostenibile basato sui diritti compreso il diritto all'acqua e ai servizi igienico-sanitari, e la necessità di rafforzare gli impegni sulle donne e sulle popolazioni indigene nel settore dell'agricoltura, della  sicurezza alimentare. Sull'energia gli sforzi devono essere su base comunitaria, trasparente e inclusiva.

Gruppo di lavoro II – Sezione I “Our Common Vision”: Viene ribadita da tutti la centralità dell’abbattimento della povertà, sia pure con qualche diversità di accento. Due paragrafi del testo vengono riscritti di comune accordo. Si discute su cose del tipo se la povertà sia estrema, se i modelli di produzione e consumo servano per lo sviluppo sostenibile o per modificare un modello di sviluppo insostenibile, si discute ancora sul Principio CBDR. In materia di diritti umani, salvo il riferimento alla Dichiarazione universale, si questiona se sia meglio proteggere o tutelare. Si inserisce nel testo un riferimento alle disabilità. La Cina si incarica di far cancellare la parola democrazia tra i principi del buon governo per lo sviluppo sostenibile: la ritiene eccessiva. Ci può confortare soltanto la deduzione che allora forse anche governi non democratici potrebbero lottare per la sostenibilità.

Sezione II: Rinnovare l'impegno politico per lo sviluppo sostenibile: tutti sono d’accordo nel confermare i conseguimenti precedenti, i piani d’azione e i Principi storici di Rio. La Cina si batte ancora per il CBDR e alla fine il Co-Chair fa tutti convinti che di tale principio si debba fare uso ma non abuso. Si riesce a perder tempo sul fatto che lo sviluppo sostenibile debba essere implementato, avanzato o realizzato ma le dichiarazioni di impegno si sprecano.

La parola conclusiva va alla Società civile (Major groups) che sottolinea l’importanza del coinvolgimento dei governi subnazionali e locali e delle Agende 21 locali. I Giovani chiedono non solo protezione ma diritti, che devono anche essere la base del documento politico finale di Rio+20.

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New York 22 Maggio: Presentata la nuova versione del Draft Outcome Document di Rio+20. I Co-Chair del PrepCom presentano una versione ridotta e compatta in 80 pagine dello Zero Draft che sarà il testo sul quale si condurrà il negoziato informale di fine maggio.

New York  4 Maggio: Annunciato il terzo round negoziale informale  sul Draft Outcome Document di Rio+20. Il Bureau della UNCSD annuncia una ulteriore settimana di negoziati informali sul documento finale. La sede è New York e la data è dal 29 maggio al 2 di giugno.

New York 23 Aprile - 4 Maggio: Secondo round negoziale informale informale sul Draft Outcome Document di Rio+20. Il secondo round del negoziato informale è preceduto dalla dichiarazione, per la verità alquanto rituale, del Segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon che ha dichiarato che "Il mondo si trova ad un bivio ... abbiamo bisogno di tutti, dei ministri dei governi, dei responsabili politici, degli imprenditori, dei leader della società civile e dei giovani per lavorare insieme per trasformare le nostre economie e collocare le nostre società su un piano più giusto ed equo e per proteggere le risorse e gli ecosistemi sui quali dipende il nostro futuro comune.

Rio+20 offre l'opportunità di cambiare rotta... Lo sviluppo I Co-Chair Ashe e sostenibile comporta che i nostri obiettivi economici, sociali e ambientali non sono in competizione e non devono essere contrapposti, quanto piuttosto collegati tra loro  e perseguiti più efficacemente in modo olistico ... Abbiamo bisogno di un risultato di Rio +20 che rifletta questa comprensione e risponda alle preoccupazioni di tutti".

Qualche considerazione conclusiva sulle due settimane di negoziazione di Aprile-Maggio. Le linee di rottura tradizionali Nord-Sud hanno tormentato il negoziato di queste due settimane, in particolare nei dibattiti sui diritti, la governance e la povertà. Per i PVS delusi dalla mancata attuazione degli impegni precedenti Rio sarà l'occasione per riaffermare tali impegni. I paesi ricchi si sono dati in gran parte da fare per evitare impegni a spendere soldi, o comunque altri soldi per gli aiuti allo sviluppo.

L'entusiasmo di molti paesi sviluppati per la Green economy ha continuato a incontrare un’aperta ostilità da parte dei G-77/Cina, cui interessa che la formula, più che prefigurare una transizione iper-modernista, sia "inclusiva" e focalizzata sullo sradicamento della povertà. Differenze analoghe sui principi di Rio, con gli affondi continui e anche strumentali del G-77/Cina per introdurre dovunque nel testo il Principio 7 (CBDR, responsabilità comuni ma differenziate) tanto da dare la sensazione di ricercare modalità di sganciamento dagli impegni ovvero, per essere più ottimisti, per vedere quale sia il reale impegno degli occidentali.

Per converso l’impegno degli Stati Uniti, dell'Europa e dell'OCSE in favore del Principio 10 (sull'accesso alle informazioni e partecipazione del pubblico), in sostanza la universalizzazione della Convenzione di Aarhus,  non è stato particolarmente ben accolta dal sud.

Ma faglie si sono aperte all’interno degli schieramenti. Gli occidentali, o per meglio dire Europa ed USA, sono agli antipodi per quanto riguarda  gli interventi dello Stato e i quadri normativi.

Ma il fatto davvero eclatante è la rottura crescente ed infine esplicita entro i G-77/Cina, che sembra preludere ad un quadro simile alla COP17 di Durban ed anche, secondo alcuni, ad una rottura strategica del gruppo. Il fatto è che la Cina ha tirato troppo la corda su un atteggiamento di conservazione in materia di governance dello SD, irritando profondamente i paesi africani. In particolare, la proposta pacchetto G-77/Cina sulla IFSD era estremamente controversa, mancando di risposte sul rafforzamento del ECOSOC, lo status dell’UNEP e il futuro della CSD ed ha paralizzato il negoziato del gruppo 2 fino a giovedì 4. La proposta alla fine  raccomandava  il rafforzamento piuttosto che un nuovo ruolo per l’UNEP. Venerdì il Kenya ha portato alla rottura le nazioni africane a sostegno del potenziamento dell'UNEP in un'agenzia specializzata, con alla spalle l’Europa ma non gli USA, sempre timorosi di nuove imposizioni normative in materia di protezione ambientale. La proposta è stata giocoforza ritirata.

Sulla proposta degli SDG, da molti attesa come unico possibile risultato finale concreto di Rio, i PVS hanno espresso la volontà di impegnarsi in un processo controllato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per SDG capaci di integrare i tre pilastri dello sviluppo sostenibile, con target e tempi di attuazione, ma sotto il pieno controllo dei governi. Tuttavia ci sono molti timori ad avviare un tale processo che fisserebbe obiettivi comuni per i paesi sviluppati e in via di sviluppo. Ma, a proposito di Cina,  stabilire obiettivi universali di sviluppo sostenibile mal si concilia con responsabilità comuni ma differenziate.

Di buono c’è che il negoziato sta facendo da megafono a molte nuove idee e che molti governi sono attenti a queste novità. Così accade per le tematiche "Oltre il PIL", per i cosiddetti “Planetary Boundaries”, i confini planetari, per la scarsità delle risorse, per i problemi demografici e per la quantificazione e la misurazione della sostenibilità con gli indicatori, che riportano di attualità i "limiti dello sviluppo" del Club di Roma a noi cari. Queste novità non hanno fatto breccia nel testo negoziale, ma le discussioni, gli scambi e i Side event sono stati numerosi ed importanti.

Il giudizio generale sul documento finale “The Future we want” non è certo positivo, ma le aspettative per Rio vanno, un po’ fideisticamente, al di là del documento. Si creano reti fitte di trattative intergruppi per creare stati di fatto più avanzati del documento.

Durante la sessione plenaria di chiusura, il Co-presidente Kim Sook ha ricordato che in due settimane di negoziati un accordo ad referendum si è potuto fare su soli 21 punti mentre 400 devono ancora essere negoziati, una vera miseria. Il Bureau, non sappiamo se per andare ad una conclusione o per il timore di presentare all’apertura di Rio un testo impresentabile ed imbarazzante, decide infine di tenere una settimana supplementare di negoziato informale da Martedì 29 Maggio a Sabato 2 giugno.

Tirando  le somme per ora ci sarebbe accordo solo sulla campagna del Segretario generale sull’energia per tutti, su una moratoria dei nuovi sussidi sulla pesca, su un maggiore impegno per il Reporting di sostenibilità delle aziende e una qualche decisione relativa agli SDG.

I più pensano fortunatamente ancora che sia troppo presto per rinunciare alla speranza di un forte risultato multilaterale. Tutti pensano possibile un fiorire di accordi ed opportunità parziali o tra gruppi di paesi. Si vuole in ogni modo negoziare fino all’ultimo minuto.

WKG 1, la Green economy. Le opzioni politiche e i quadri normativi della Green economy comprendono gli strumenti economici e fiscali, gli investimenti in infrastrutture verdi, la riforma degli incentivi, gli appalti pubblici sostenibili, la divulgazione delle informazioni e le partnership volontarie tra economia, società civile e il settore pubblico. Questo tipo di visione viene dall’Europa che punta sul partenariato pubblico-privato e lascia ai governi il compito di creare le condizioni abilitanti necessarie e promuovere le azioni appropriate per lanciare le politiche della Green economy. Secondo l’UE la Green economy è lo strumento essenziale per raggiungere lo sviluppo sostenibile e l'eradicazione della povertà. La Green economy deve essere un impegno comune per tutti i paesi, indipendentemente dalle condizioni locali e dal grado di sviluppo, basato sull’adozione di standard di sostenibilità per la produzione e per l'estrazione delle risorse, da obiettivi precisi con target e tempi, e i suoi progressi devono essere controllati dagli indicatori.

La linea di dissenso non potrebbe essere più aspra, il punto principale della contesa ruota  attorno al ruolo della Green economy e se essa debba esser discussa al più come uno dei tanti possibili approcci, utile ma non essenziale,  per realizzare lo sviluppo sostenibile e pervenire all’eliminazione della povertà.

I G-77/Cina sostengono il diritto sovrano degli Stati di sfruttare le proprie risorse e che sta a ciascun paese la scelta di un percorso appropriato verso l'economia verde. Non vi devono esser modelli di sviluppo privilegiati  rispetto ad altri né si può puntare esclusivamente su soluzioni basate sul mercato. Ogni modello di sviluppo sostenibile deve comprendere le politiche sociali, assegnare un ruolo di primo piano allo Stato, mentre si richiede di chiarire sia quello che l'economia verde dovrebbe sia quello che non dovrebbe essere, con in mente le barriere doganali e le condizionalità sugli aiuti allo sviluppo. In più i paesi sviluppati devono intraprendere cambiamenti di vita significativi e  gestire le risorse naturali in tutt’altro modo. Inoltre  il testo deve includere disposizioni adeguate in materia di modalità di attuazione (MOI), cioè di finanziamento.

I G-77/Cina vogliono che si parli di sforzi verso lo sviluppo sostenibile e non o per una economia verde e inclusiva; vogliono inoltre che si parli di  "futuro" e non di "transizione", aggiungendo che gli sforzi vanno intrapresi in  linea con le priorità  e i piani di sviluppo sostenibile nazionali. Essi giudicano insufficienti le strategie di crescita basate sul mercato e sottolineano  l'importanza di un quadro nazionale delle politiche sociali opponendosi all'integrazione dei costi sociali e ambientali nel processo decisionale economico.

La conseguenza di tutto ciò è che allo stato attuale la III sezione del documento negoziale consta di 24 paragrafi, tutti pieni di parentesi quadre e questioni irrisolte, destinate forse a rimanere tali.

WKG 2, IFSD, Il quadro istituzionale per la governance dello SD. Alla chiusura del meeting solo 5 paragrafi su 90 nelle quattro sezioni erano stati approvati ad referendum.

"Strengthening/reforming/integrating the three pillars". Questa sottosezione della bozza del documento finale non contiene alcun testo concordato. Le proposte da parte di delegati sono le più varie, una  peer review periodica su base volontaria, l'impegno dei leader politici di alto livello,  l'individuazione di azioni specifiche per promuovere l'effettiva attuazione dello SD, lo sviluppo la valorizzazione e il rafforzamento del monitoraggio, il riesame dell'attuazione di tutti gli impegni ed altro ancora. Qui non manca solo l’accordo, mancano le idee.

"UNGA, ECOSOC, CSD, SDC proposal and UNEP": I delegati hanno evitato a lungo di affrontare questa questione, dato che i G-77/Cina non si dichiaravano pronti a presentare una posizione condivisa. Nell’attesa l'Unione europea dava sostegno al Kenya per l’UNEP come Agenzia specializzata; si percepiva una forte preferenza degli Stati Uniti per conservare le istituzioni esistenti; alcuni si pronunciavano per il SDC, il Giappone per la riforma della CSD e il Canada per un ruolo più organico e integrato di ECOSOC.

Il 3 maggio, i G-77/Cina presentano la proposta, che comprende l'istituzione di un forum ad alto livello politico con un carattere intergovernativo, che dovrebbe appoggiarsi sulle strutture esistenti e sugli organismi competenti, tra cui la CSD, e propone di rafforzare le capacità dell'UNEP. Venerdì alcune delegazioni accolgono con riserva il documento come un contributo utile con alcuni elementi validi ma L'UE lo  dichiara non abbastanza ambizioso.

Più tardi il G-77/Cina è costretto a ritirare la sua proposta dopo che il Kenya, per il gruppo african, dichiara che alcuni elementi della proposta africana non erano stati inseriti nel documento, soprattutto per quanto riguarda la trasformazione dell'UNEP in una agenzia specializzata con sede a Nairobi. Il G-77/Cina non è più in grado di continuare a presentare una posizione unitaria. Al termine della riunione, l'intero testo è rimasto pesantemente gravato da parentesi quadre.

L'ultima versione di questa sezione del documento finale include numerose opzioni, tra cui un sistema di governo per lo sviluppo sostenibile entro il sistema delle Nazioni Unite, rafforzando il ruolo dell'ECOSOC; il miglioramento della CSD, trasformandla in un SDC; il rafforzamento della capacità di UNEP; istituire l’UNEP come agenzia specializzata delle Nazioni Unite per l'ambiente, con l'adesione universale; e sostenere l'istituzione di un difensore civico, o Alto Commissario per le generazioni future. La proposta originariamente presentata dai G-77/Cina il 3 maggio è stata mantenuta nel documento con le attribuzioni ai vari paesi che hanno sostenuto i relativi testi.

Due soli paragrafi sono stati concordati ad referendum in questa sottosezione e si riferiscono a: un IFSD migliore e più efficace che dovrebbe tener conto, tra l'altro, delle carenze, delle implicazioni, delle sinergie e delle sovrapposizioni, e riaffermando l’ECOSOC come l’organo principale per la revisione della politica, il dialogo e le raccomandazioni.

"IFI, UN operational activities at country level": Al 4 maggio questa sezione del documento mantiene le opzioni principali proposte dalle delegazioni tra cui un’attività regolare di esame dello stato del pianeta; il  miglioramento del coordinamento e la cooperazione tra gli organismi di gestione degli accordi ambientali multilaterali; l’ulteriore integrazione delle tre dimensioni dello SD in tutto il sistema delle Nazioni Unite; il rafforzamento delle attività operative del settore per incoraggiare comportamenti virtuosi, promuovere l’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico e l’accesso alla giustizia in materia ambientale. I testi concordati  ad referendum parlano di una maggiore importanza che deve essere data allo sviluppo sostenibile dalle IFI, dall’UNCTAD e dagli altri enti di competenza.

"Regional, national, sub-national, local": I temi chiave discussi per i livelli della governance regionale e sub-regionale comprendono l’invito alle organizzazioni ed ai paesi a intraprendere azioni e ad adottare una legislazione chiara ed efficace per lo SD. Una nuova proposta (UE e Svizzera) invita a garantire un impegno politico a lungo termine, invita i paesi a intraprendere azioni adatte alla specificità delle loro situazioni nazionali e ad emanare una legislazione chiara ed efficace per lo SD. Il testo affronta progetti, fra cui  sviluppare e utilizzare strategie di SD con una pianificazione più coerente e integrata nel processo decisionale e le iniziative regionali e interregionali per lo SD. La bozza contiene due soli paragrafi  concordati ad referendum. Uno riconosce l’importanza della  dimensione regionale che può complementare l’azione a livello nazionale; l’altro sottolinea il ruolo importante delle organizzazioni regionali e sub-regionali per promuovere una integrazione equilibrata dello SD.

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I RESOCONTI GIORNALIERI DA N.Y.

Giovedì 3 maggio: Continuando a negoziare il testo sulla Sezione V in materia di Acqua ed igiene l'Europa propone di fissare al 2030 il conseguimento dell'accesso universale sostenibile ed equo all'acqua potabile sicura e all'igiene, almeno ad un livello di base. Come altro mattoncino della Roadmap propone un target sulla qualità dell'acqua e dei sistemi naturali acquatici, con la riduzione dell'inquinamento dell'acqua, il recupero dell'acqua di scarto con apposite tecnologie di ritrattamento. Propone ancora un target al 2030 per l'uso efficiente delle acque, anche transfrontaliere. Altro target al 2030 per l'uso integrato della risorsa idrica (IWRM).Affrontendo il tema Energia ci si trastulla sul testo "Modern energy services". C'è opposizione della Cina alla cancellazione del termine "Cleaner fossil fuel technologies" ed alla sostuituzione con "Cleaner energy technologies". Sull'efficienza energetica e l'aumento del ricorso alle rinnovabili (NCST pre 70 bis), i G-77/Cina, contrari,propongono di legare l'efficienza all'innovazione tecnologica. L'Europa fa aggiungere al testo il target dei +2°C di Copenhagen.Suscita un vespaio la proposta europea sulla eliminazione dei sussidi ambientalmente o economicamente dannosi, compreso quelli per i combustibili fossili. Fioccano gli emendamenti, USA, Norvegia, Canada Australia, Nuova Zelanda e molti altri consumatori di carbone; la Cina ne chiede addirittura la cancellazione. Non è chiaro come questa questione cruciale verrà risolta, l'accordo non esiste.

La chiusura della società civile è rimarchevole solo per la richiesta industriale di sostegno all'innovazione tecnologica.

Il WKG 2 apre sulla partecipazione della società civile, argomento sul quale si sta raggiungendo un buon accordo. Sul Reporting sullo SD e sul monitoring dei conseguimenti EU chiede di fissare chiari impegni sugli obiettivi, la Cina è contraria.

Sul rafforzamento dello IFSD e sulla piena autorità dell'Assemblea Generale ONU tutti d'accordo, così come su ECOSOC come organo principale per il controllo delle politiche (NCST 46). Il paragrafo comprende il  follow-up degli MDGs; la supervisione dei subsidiary body ECOSOC; la promozione e l'implementazione di Agenda 21 mediante il rafforzamento della coesione e il coordinamento del sistema; infine il coordinamento dei fondi, dei programmi e delle agenzie specializzate. La Cina e i G77 presentano finalmente in forma esplicita la sua proposta: sottolinea la necessità di continuare a rafforzare ECOSOC come un corpo principale per il follow-up dei risultati di tutte le principali conferenze e i vertici delle Nazioni Unite in campo economico, sociale e campi correlati; l'istituzione di un forum ad alto livello politico con carattere intergovernativo, sulla base delle strutture o degli enti competenti già esistenti tra cui anche la vituperata CSD, e la necessità di varare un processo di negoziazione generale  entro le Nazioni Unite per definire la forma e le funzioni di questo forum. Condivide la proposta di dare al Consiglio direttivo dell'UNEP il carattere dell'appartenenza universale, oggi mancante, mantenendo la sede dell'UNEP in Nairobi, e rafforzandone le capacità. Il documento, destinato ad aumentare le inquietudini, ha almeno il pregio di fissare sulla carta una posizione finora sfuggente.

Nei commenti finali della società civile, piuttosto a sorpresa, le NGO chiedono il rafforzamento della CSD e il suo allargamento e rafforzamento, ed anche il rafforzamento di ECOSOC ed UNEP. Probabilmente ciò esprime il timore che la proposta di oggi dei G77-Cina, oltre ad essere del tutto indifferente alle istanze della società civile, finisca per levare di mezzo anche la CSD rinviando tutta la governance ad un inquietante futuro Forum che dovrebbe mettere ordine nella questione. I Popoli indigeni chiedono l'Alto commissario per le future generazioni e le donne rivendicano la parità di genere e, molto giustamente, la disaggregazione dei dati e degli indicatori per genere.

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Mercoledì 2 maggio: Il WKG 1 continua il lavoro sulla sezione V del Documento (Framework for Action and Follow-Up) occupandosi di Agricoltura sostenibile e di sicurezza dell'alimentazione, materia sulla quale le questioni più delicate riguardano i diritti delle donne-contadino e i diritti di accesso alle risorse genetiche. Sul Turismo sostenibile la questione sta tutta nelle fonti di finanziamento per la capacity building e sul ruolo dei privati, ma si raggiunge infine un accordo. Di Trasporti si ricorda solo l'inserimento (Russia) della sicurezza stradale, pur essendo questo un argomento chiave per lo sviluppo sostenibile del mondo intero. Sulla Natura prendiamo nota della proposta US di sostituire i termini conservation, regeneration e adaptation con  preservation, restoration and resilience. In materia di Città sostenibili l'Europa è sull'iniziativa e propone un linguaggio che tratti di comportamenti e stili di vita sostenibili (contrari USA), di conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale e culturale e di rivitalizzazione dei centri e dei quartieri (contraria la Cina, se il lettore può sorprendersi).

La società civile interviene per ribattere sui diritti femminili e sul ruolo dell'associazionismo di base per portare avanti i programmi di sviluppo sostenibile nelle città.

Importante la discussione del WKG 2 sul rilancio dell'impegno politico dove viene approvato il sottotitolo "Engaging major groups and other stakeholders". C'è disputa tra Cina ed EU che vuole impegnare non solo i governi centrali ma tutti i livelli amministrativi nelle politiche di SD. Si discute di uso delle tecnologie ICT e di digital divide. Sulla questione sociale e femminile c'è opposizione della Santa Sede al termine "Gender equality", che però infine passa. Malumori cinesi sul ruolo aumentato delle NGO. L'europa tenta un accordo con un testo che riconosce "the valuable contributions of NGOs in promoting sustainable development through their well-established and diverse experience, expertise and capacity, especially in the area of information sharing and the support of implementation of sustainable development". Si conclude discutendo sui Rapporti di sostenibilità rafforzando il ruolo degli indicatori e della contabilità e si sottolinea che anche il settore privato deve produrre gli stessi Report (poco sensibile la Cina).

L'intervento della società civile vede la protesta delle NGO sul tentativo di ridurne il ruolo ad opera della Cina. La comunità scientifica richiede che sia stabilito e istituzionalizzato con chiarezza il ruolo della ricerca scientifica per il sostegno alle politiche dello sviluppo sostenibile, proprio in ragione della loro estrema complessità.

In serata si apre il dialogo sull'IFSD, che proseguirà.

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Martedì primo maggio: Da oggi i rappresentanti della società civile sono ammessi a brevi dichiarazioni a fine sessione in ogni gruppo di lavoro, una novità non straordinaria, ma pur sempre un primo passo.

La mattina si apre con il negoziato sul testo per le imprese e il coinvolgimento dell'industria nella GESDPE. Molti delegati sono propensi a mantenere il testo sullo sviluppo degli obiettivi e sui benchmark sulle catene di fornitura. C'e un forte sostegno per i principi del Global Compact delle Nazioni Unite, peraltro certamente né impegnativi né portatori di vera innovazione. I G77/Cina  osservano che l'accento sul sostegno dal settore privato, sostenuto con forza dall'Europa,  ha creato aspettative del tutto irrealistiche.

Nel pomeriggio i negoziati sono sulla sezione V. C'è disaccordo su testo introduttivo che deve indicare il deficit di attuazione degli impegni presi di rinnovare tali impegni. I G77/Cina  si danno da fare per  cancellare il testo sugli obiettivi, i target e gli indicatori, di genere, in quanto non sarebbe chiaro a cosa questi si riferiscano nella proposta dei paesi del Nord Europa.

C'è poco supporto per il testo EU su una Roadmap globale per la GE, che è stato pesantemente criticato per essere un approccio top-down che non terrebbe conto delle diverse circostanze e delle priorità nazionali. C'è disaccordo anche sull'applicazione delle piattaforme di condivisione della conoscenza, e l'UE dichiara di non sostenere l'inclusione di una sezione separata dalla GE sulla povertà, a causa della natura globale del problema e della interdipendenza delle due cose.

Tuttavia sembrava che ci fosse accordo universale che il documento dovrebbe menzionare il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo precedentemente concordati , in particolare degli MDG. Il gruppo ha inoltre convenuto che l'eliminazione della povertà è fondamentale per qualsiasi percorso di sviluppo sostenibile, ma il G-77 ha voluto comunque aggiungere un riferimento alle tre dimensioni dello SD in tale contesto. Hanno ribadito ancora una volta il "diritto allo sviluppo" come necessario per raggiungere uno sviluppo sostenibile.

Nel paragrafo che riafferma l'impegno della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, c'è forte movimento da più parti (tra cui Australia, l'Unione europea, Santa Sede, Repubblica di Corea, Svizzera e Stati Uniti) per includere un riferimento alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, contrari i G77/Cina, che  preferiscono l'originale, con il linguaggio più generico del testo del Co-presidente, ma infine propongono un compromesso che potrebbe prendere in prestito il linguaggio dal documento degli obiettivi del millennio, gli MDG.

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Lunedì 30 aprile, il negoziato: la giornata si caratterizza per lunghe puntualizzazioni sui testi e per l'approfondimento del solco che sembra sempre più dividere i G77 e la Cina dai paesi occidentali. Il testo di riferimento è ora un nuovo testo prodotto dai Co-Chair (NCST).

Nel WKG 1, in riferimento alla GE, i G-77/Cina inseriscono l’obbligo di prendere l’iniziativa a carico dei paesi sviluppati e ribadiscono il diritto allo sviluppo, contro il parere UE ed US. Questi ultimi chiedono che si faccia riferimento alla efficienza d’uso delle risorse. Giappone e UE chiedono di dichiarare che la GE deve essere un impegno comune per tutti i paesi.

A proposito del percorso verso la GE con una transizione equa e inclusiva (NCST 25), i G-77/Cina chiedono che si persegua lo SD e non la GE con un metodo inclusivo piuttosto che con una   transizione, aggiungendo che gli sforzi dovranno essere realizzati in conformità con i piani di sviluppo sostenibile e le priorità nazionali e che si deve tener conto del diritto sovrano degli Stati di sfruttare le proprie risorse. Qui la UE chiarisce che a proposito della scelta in ogni paese di un percorso appropriato verso la GE (NCST 25 bis), non è la GE che deve essere definita a livello nazionale, ma il cammino verso tale economia.

Sulla gestione delle risorse naturali in una GE (NCST 26), l'Unione europea, ha cercato di includere un riferimento agli impatti climatici, contrari gli USA. Il testo proposto dai G-77/Cina chiede ai paesi sviluppati di intraprendere "cambiamenti significativi negli stili di vita dei loro popoli".

Sulla potenzialità di creazione di un'economia verde (NCST 28), Cina ed EU, hanno aggiunto un testo sulle necessarie competenze e sulle protezioni sociali e sanitarie.

Sulla necessità di incoraggiare i governi a sviluppare opzioni politiche e quadri normativi che favoriscono produzione e consumi sostenibili (NCST 28 bis), i G-77/Cina e l’Europa rimarcano che le strategie di mercato  non sono sufficienti da sole  e necessitano di un quadro nazionale di politiche sociali pubbliche, "Attraverso visioni definite a livello nazionale, modelli, politiche, strumenti e approcci" (solo Cina).

Le divergenze in materia di GE si manifestano in questa giornata in forma addirittura tripolare, liberisti gli USA, pianificatori gli europei e sostanzialmente scettici i G-77/Cina, in una contrapposizione di cui appare sempre più difficile trovare una composizione. Da qui nasce il sospetto che ci sia in realtà un altro testo nelle mani del Governo Brasiliano e che si voglia andare verso una ulteriore sessione di negoziato informale, non previsto dal calendario, soprattutto su pressione dei G-77/Cina che vogliono evitare la sorpresa di essere messi di fronte al fatto compiuto all’ultimo momento in Brasile.

Non molto migliore la situazione nel WKG 2 che discute il preambolo.Su temi e gli obiettivi della Conferenza (CST 5 e 5 alt), i G-77/Cina dichiarano che non c'è affatto accordo sulla transizione alla GE come un tema del Summit. Sul ruolo della società civile (CST 18), gli Stati Uniti, propongono un accesso ai dati ed alle informazioni "legittimo". L'Islanda supporta un testo alternativo (CST 18 alt) che richiama la libertà di associazione e di riunione e l'uso delle tecnologie dell'informazione (ICT) anche per la partecipazione e la condivisione delle responsabilità.

L'UE ha commentato che "la società civile" va al di là delle ONG, come pretenderebbero i i G-77/Cina. Il testo degli Stati Uniti contiene una proposta di un nuovo (pre punto 18) sulle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) come integrazione di tutti e tre i pilastri dello sviluppo.

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Lunedì 30 aprile: si apre una nuova settimana di trattative con l'incontro dei rappresentanti dei cosiddetti Major Group della società civile con il Bureau del Comitato preparatorio della UNCSD.

John Ashe, Co-Presidente del Comitato, apre l'incontro sottolineando l'importanza del coinvolgimento della società civile nel processo di preparazione di Rio +20 e sottolinea i progressi compiuti grazie ai suoi contributi. L’ICLEI, che ha moderato l'evento,  chiede che la partecipazione della società civile deve essere rafforzata in tutte le fasi.

Nel corso dell'incontro un portavoce per ciascun  gruppo ha poi rilasciato una dichiarazione di apertura. La Comunità Scientifica e Tecnologica ha detto che Rio+20 dovrebbe fornire una piattaforma per il sostegno tecnologico e finanziario per i paesi in via di sviluppo e aumentare i livelli di collaborazione internazionale. Le imprese hanno invitato i governi a mettere in campo politiche chiare di sostegno alla crescita economica, alla formazione e alla promozione della concorrenza a tutti i livelli. I Governi locali hanno sottolineato il ruolo delle città come driver per la crescita economica. I Popoli indigeni hanno chiesto risultati concreti sui diritti umani, delle donne, dei lavoratori e dei popoli indigeni come parte integrante dello SD. Le donne hanno detto che la tutela dei loro diritti richiede una volontà politica ed un chiaro linguaggio di sostegno da parte delle politiche nazionali. I lavoratori e i sindacati hanno chiesto il sostegno internazionale per garantire la sicurezza degli ambienti di lavoro e ridurre la disoccupazione. I bambini e la gioventù hanno sottolineato la forte necessità di rafforzare la protezione dell'ambiente attraverso strumenti giuridici. Gli agricoltori hanno chiesto un quadro politico di sostegno per un’agricoltura clima-resiliente, per la sicurezza alimentare e per invertire il percorso di sviluppo attuale. Nel complesso non è apparso che questa interlocuzione abbia avuto la necessaria forza né che le affermazioni abbiano saputo andare oltre le posizioni di cartello. È evidente che il ruolo della società civile deve essere di anticipazione delle soluzioni, non di semplice rivendicazione.

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Domenica 29 aprile: lo Stakeholder Forum e l’UNEP organizzano una giornata di seminario sull’agenda di Rio +20 con sessanta persone, tra cui dieci rappresentanti dei governi. Lo IFSD è diventato una questione ricca di passione, di parentesi quadre, di posizioni e di linguaggi. La settimana finale rischia di essere dominata da queste diverse visioni del problema.

La prima parte della giornata è indirizzata su come rafforzare l'UNEP per il  coordinamento dei MEA. La seconda metà sulla governance internazionale dello SD e se essa debba essere affidata all’ECOSOC o coperta da un soggetto nuovo e distinto. Alla fine della giornata si sono esaminate quattro proposte per rafforzare le istituzioni globali in materia di sviluppo sostenibile: una Convenzione basata sul  Principio 10 di Rio; un quadro di indirizzo basato sul principio di precauzione applicato alle nuove tecnologie; una Convenzione sulla responsabilità sociale delle imprese o la creazione di un Alto commissario per le generazioni future. L’Assemblea sembra essere convinta che i tempi siano maturi per dare corso a queste prospettive.

C'è un consenso generale sulla necessità di rafforzare l'UNEP, ma non sul come. Una agenzia specializzata comporta  rinegoziare le attuali funzioni, potenzialmente indebolendo la sua leadership come principale programma delle Nazioni Unite sulle questioni ambientali. Un ulteriore approfondimento viene fatto sul finanziamento dell'UNEP, storicamente inadeguato. La partecipazione universale contribuirebbe a garantire la sicurezza del finanziamento? Come programma, l’UNEP riceve finanziamenti dal bilancio centrale delle Nazioni Unite, ma come Agenzia specializzata ciò non sarebbe più possibile. Un'Agenzia specializzata sarebbe in posizione migliore di un Programma per raccogliere fondi? L’Agenzia avrebbe anche bisogno di essere ratificata da ciascuno Stato membro - un processo pesante. I dubbi sono molti, non così le soluzioni.

Nel pomeriggio, c'era unanimità sulla necessità di aumentare lo status dello SD all'interno delle Nazioni Unite. Occorre un’istituzione in grado di integrare le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile e forte abbastanza per attrarre rappresentanti di alto livello provenienti da istituzioni finanziarie, economiche e sociali da tutto il mondo. I pareri sono divisi sulla possibilità che questo si possa fare con ECOSOC o con un Consiglio per lo SD. I fautori del Consiglio sostengono che ECOSOC è sovraccaricato, sottofinanziato ed ha perso credibilità politica. Per gli oppositori un Consiglio non sarebbe in grado di evitare la prevalenza delle questioni ambientali a scapito delle altre due dimensioni dello SD e le decisioni del Consiglio potrebbe essere indebolite dalla necessità di riferire all'Assemblea Generale. Un’ulteriore preoccupazione è che il potenziale operativo di ECOSOC venga grandemente ridimensionato se i problemi dello SD vengono trasferiti in un nuovo Consiglio.

Tuttavia, viene osservato che il rapporto dello SD alle diverse tematiche trattate da ECOSOC è di uno a quattro, troppo poco per l’importanza che deve essere data alle problematiche dello sviluppo sostenibile. Al contrario sollevando da questi compiti un ECOSOC già sovraccarico può migliorarne il funzionamento e la capacità di adempiere al proprio mandato originario.

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Venerdì 27 Aprile:Il WKG 1 tratta il problema del finanziamento incassando un diniego USA a sostanziali aumenti e un suggerimento UE di cercare nuovi partenariati e altre più promettenti fonti di sostegno finanziario da affiancare ai tradizionali Means of implementation, MOI. Cina e G77 producono un testo in favore del potenziamento delle risorse dei Programmi ONU anche per fare da kick-off ad altre fonti.

Scienza e Tecnologia: sui diritti di proprietà intellettuale, che sono i sistemi di protezione dei brevetti, si confrontano ancora una volta gli USA con la Cina che insiste per conservare nel testo un punto che identifichi le opzioni per un meccanismo appropriato per facilitare la diffusione delle tecnologie pulite (CST 118 ter), il rafforzamento della cooperazione internazionale per promuovere investimenti nella scienza, l'innovazione e la tecnologia (CST 120). Il Canada chiede di sopprimere (CST 120 ter) il riferimento alla possibilità di costituire un gruppo intergovernativo di esperti sullo sviluppo sostenibile.

Tecnologie CCS, Il G-77/Cina significativamente fa aggiungere il riferimento a "tecnologie più pulite per trattare i combustibili fossili". Peraltro sui sussidi ambientalmente nocivi, (CST 126), il G-77/Cina chiede di eliminare il paragrafo. Usa e Giappone chiedono la cancellazione dei riferimenti ai sussidi agricoli e alle sovvenzioni alla pesca mentre il Canada propone una riduzione delle sovvenzioni ai combustibili fossili solo quando sono inefficienti (?) e causano sprechi.

Merita anche di riferire che, in materia di rafforzamento delle istituzioni (CST 61), i G-77/Cina chiedono la cancellazione delle assemblee multistakeholder, sottolineando che la natura delle istituzioni e dei processi deve restare nelle mani dei governi degli Stati membri.

Nella giornata di oggi il punto centrale è senza dubbio la discussione concettuale sulla IFSD: il Co-Chair Ashe invita i delegati a uno scambio di opinioni sulle opzioni per il IFSD (punti 48-51 del testo della compilazione). L'UE, tra i pochi che hanno già una posizione chiara, dichiara che dovrebbe essere considerata la funzionalità, prima di tentare accordi istituzionali. Con il Kenya e gli altri africani esprime sostegno per l'aggiornamento dell’UNEP in un'agenzia specializzata con sede a Nairobi, con il Kenya che specifica che questa agenzia potrebbe, tra l'altro, assumere un ruolo di primo piano di coordinamento di accordi ambientali multilaterali del sistema delle Nazioni Unite e fornire una più ampia pianificazione strategica per l'ambiente.

Il Messico richiede uno spazio comune all’interno dell’ONU per discutere un programma integrato per lo sviluppo e lo individua nell’ECOSOC il cui Vice-presidente De Alba evidenzia che ECOSOC sarebbe il luogo naturale per l'integrazione dei tre pilastri dello sviluppo sostenibile a condizione che tutti ministri competenti  per lo sviluppo partecipino al nuovo processo.

C’è un partito del Consiglio per lo SD,  DSC, che dovrebbe attirare gli alti livelli di partecipazione ministeriale, introdurre un meccanismo di revisione periodica peer review e disporre di un mandato cross-settoriale, comprendente il follow-up degli SDG.

Ci sono ancora alcuni sostenitori della Commissione CSD, magari riformata (Giappone, Russia) che sono gli stessi che, per il rafforzamento dell’UNEP, non vogliono andare al di là della universalizzazione del suo comitato di gestione ovvero, al più,  di un rafforzamento graduale dell'UNEP a partire da un incarico di coordinamento dei MEA.

La giornata si concludono con un’Asssemblea plenaria per raccogliere i risultati del lavoro della settimana, ma non si può fare a meno di dire che l’unico successo palpabile è la riduzione del testo negoziale da oltre 200 a 157 pagine.

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Giovedì 26 Aprile: Il WG1 ha completato la prima lettura dei testi sulle aree tematiche della V Sezione (Framework for Action) per passare in serata a discutere di  obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs). Il WG2 prosegue il difficile dibattito sulla governance, IV Sezione (IFSD).

Nel Gruppo 1  UE e Stati Uniti sostengono, contro il parere della Cina, che si deve associare a Biodiversità il concetto di Servizi ecosistemici.” In fatto di partnership scientifica (CST 93), l’UE chiede di rafforzarla sull’esempio della IPCC per il clima e dell’IPBES per la Biodiversità. Sulla responsabilità sociale e ambientale (CST 97 ter), gli USA, che pure ne sono i promotori, chiedono di sopprimere il riferimento alle ISO 26000. Sull’adozione di un programma quadro decennale per la produzione e il consumo (10YFP in CST 97 quint) ci sono vari emendamenti testuali, ma sembrano tutti orientati in senso favorevole con preferenza per il testo concordato alla CSD 19 ma mai votato in assemblea.

Istruzione (CST pre 98). L’UE fa aggiungere il “diritto di ogni individuo all’istruzione”. La Santa Sede chiede di aggiungere il riferimento al diritto ad un lavoro dignitoso e di togliere i riferimenti alla parità tra i sessi, alla pianificazione familiare e sessuale e alla salute riproduttiva.

Si chiede per le donne (Islanda) di mettere nel testo un impegno per aumentare il numero di donne in posizione di leadership ad almeno il 40% e di migliorare la situazione delle donne nelle campagne (CST 103 pre bis) assicurando la garanzia dell’accesso alla giustizia e all’assistenza legale.

Tanto atteso da tutti, nella sessione serale del WG1 arriva il momento di  discutere gli SDG, sui quali molti delegati, e molti dei rappresentanti della società civile convenuti in un’assemblea separata, ripongono la speranza per un esito positivo di Rio+20. Interesse e paura ha però sollevato l’idea, Durban-like, di un anno post-Rio dedicato alla ricerca di un accordo su specifici obiettivi per lo SD. Molto ottimismo non c’è perché tutti capiscono che ogni SDG avrà dei costi e che la stagione (l’illusione) delle scelte win-win è finita.

Invece che (CST 111) “Accelerare e misurare i progressi” molti, più francamente, propongono il titolo "SDGs". Il G-77/Cina dichiara che gli SDG devono essere guidati da alcuni principi, essere inclusivi, multilaterali e devono fare seguito al lancio di un processo che porti a risultati concreti sotto il controllo dei governi e dell’ONU (CST 106). Chiede anche che si scriva che gli MDG (CST 105) non sono stati sufficientemente implementati.

Gli Stati Uniti chiedono che sia definita un’agenda universale per lo sviluppo sostenibile e il Giappone produce un testo che chiarifica il ruolo strategico degli SDG alla scadenza degli MDG dopo la verifica del 2015.

Sulle aree di priorità degli SDG (CST 107) si segnalano l’energia sostenibile, il programma del Segretario generale dell’energia per tutti, la contabilizzazione del capitale naturale e il benessere sociale (CST 111) in "un insieme armonizzato indicatori, generalmente applicabile e di facile comprensione".

Secondo il Messico un risultato significativo di Rio +20 sugli SDG dipenderà da quattro elementi fondamentali: i principi guida e la loro elaborazione, il processo di sviluppo, le aree tematiche e il sistema di reporting. Il processo deve vedere l’istituzione di un gruppo di esperti sostenuto dal Segretario generale dell'ONU e integrato da parte dei governi, degli stakeholder e dalle  agenzie pertinenti e specializzate; la creazione di un Outlook per la valutazione dello sviluppo sostenibile che riferisca all’ECOSOC e che sia dato mandato alla Commissione statistica dell'ONU di identificare indicatori adeguati.

Nel frattempo il dibattito sulla governance e lo IFSD nel WKG 2 è continuato a stappi, con gruppi di paesi non ancora pronti ad assumere impegni. Consultazioni informali tra alcuni paesi hanno tentato di cercare progressi sulla questione. Alcuni dicono che "sia che si tratterà di una commissione, di un consiglio o di un forum conterà il modo di costruire uno spazio funzionale comune per integrare le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile". Opinione quest'ultima alquanto ottimistica perchè non sa entrare nel delicato equilibrio di poteri interno alle Nazioni Unite.

Il commento di Francis Fukuyama, un prestigioso teorico della politica internazionale, illustra efficacemente quanto sta accadendo: “When the surrounding environment changes and new challenges arise, there is often a disjunction between existing institutions and present needs. We often see existing institutions supported by legions of entrenched stakeholders who oppose any fundamental change".

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Mercoledì 25 Aprile: In una giornata nella quale succede poco e il negoziato si perde in una miriade di minutaglie, va sicuramente segnalato che nel pomeriggio viene completata una nuova versione più sobria della III Sezione sulla Green economy per un totale di  17 pagine contro le 44 dell’inizio della settimana.

Citiamo una diatriba USA-Cina sui diritti all’informazione della società civile sulle attività dei governi in favore dello sviluppo sostenibile che i primi vorrebbero estendere a tutti gli stakeholder. Il G-77/Cina vuole limitarsi al solo riferimento al principio 10 di Rio. Gli stessi due soggetti disputano sul ruolo del partenariato pubblico-privato (CST 19). Il G-77/Cina dicono che il settore privato può contribuire allo sviluppo sostenibile, sviluppo. L’UE e gli Stati Uniti vogliono un ruolo più forte, indipendentemente dagli ordinamenti interni.

Con l’opposizione degli USA viene proposto un  testo che invita il Segretario generale dell’ONU a garantire lo sviluppo di un sistema globale affidabile e sicuro per il reporting di sostenibilità e la contabilità ambientale nazionale.  

A proposito del contributo della comunità scientifica e tecnologica (CST 20 bis), gli USA parlano di conoscenze acquisite e di informazioni legittimamente condivisibili” piuttosto che di colmare il divario tecnologico come vorrebbe il G-77/Cina.

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Martedì 24 Aprile: Lentamente il nuovo testo CST si va affermando come riferimento per il negoziato, non senza occasionali riprese del vecchio testo di marzo. Tuttavia il negoziato sembra procedere con una certa rapidità all'abbandono della pesante compilazione che è il testo di marzo e i delegati fanno solo raramente resistenza alla cancellazione dei punti di quel testo in favore del CST.

Nel WG1 sulla Green economy si irrobustisce la linea cinese e del G77 che la vuole declassare ad una tra le tante possibili soluzioni per lo sviluppo sostenibile. Il negoziato è sulla sezione V "Frameworks for action and follow-up" dal punto 63 in poi.

La chance europea per una Roadmap sulla Green economy è per ora affidata al punto 63.pre quat. Incoraggiamo la formulazione di una Roadmap per la  Green economy per favorire la fase di implementazione nei settori prioritari, sulla base della cooperazione internazionale e nel rispetto delle sovranità nazionali". Troppo poco per ora. Tuttavia i negoziatori EU affrontano con fiducia questo approccio un po’ troppo bottom-up imposto dalla Cina. Cina che accetta il testo CST in materia di eliminazione della povertà con alcuni emendamenti, compresa una riaffermazione del diritto allo sviluppo. Invece del CST 63 sostiene la sua proposta iniziale, con una modifica che richiede una crescita economica sostenuta (sustained), inclusiva e equa nei paesi in via di sviluppo come principale priorità per l'eradicazione della povertà e della fame, la realizzazione degli MDG, e il ripristino dell'armonia con la natura.

In materia di OGM e di sicurezza alimentare il G-77/Cina chiede di mantenere le sue proposte originali per l’accesso ai sistemi tradizionali di approvvigionamento delle sementi (66 ter) e di paesi che stanno intensificando la loro produzione agricola (66 quat). USA, Canada, NZ ed altri Umbrella, nemmeno a dirlo, chiedono la cancellazione del diritto all’accesso e alla condivisione dei benefici derivanti dalle risorse genetiche per l'alimentazione e l'agricoltura. I delegati sembrano inoltre restii a distinguere speciali diritti per i piccoli coltivatori e per le donne in agricoltura con l'idea che il progetto di sviluppo sostenibile deve includere tutti e risolvere i problemi di equità e di inclusione.

Per l’acqua il G-77/CHINA chiede di mantenere le sue proposte su acqua e servizi igienico-sanitari come un diritto umano e un maggiore sostegno ai PVS verso l'accesso e la gestione delle acque.  

Non un granché il discorso sull’energia. La UE è per il testo proposto per l'efficienza energetica a tutti i livelli.

Il G-77/Cina chiede la soppressione del paragrafo sulla eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili (70 bis). Il Giappone media con la  "Razionalizzazione e la graduale eliminazione nel medio termine." L'UE tiene il punto della razionalizzazione e della  graduale eliminazione dei sussidi ambientalmente e economicamente dannosi, tra cui quelli per i combustibili fossili.

Nel WKG 2 continua l'esame del preambolo in punta di fioretto. La Cina, contrari gli USA, vuole riaffermare il diritto allo sviluppo ed alla libertà dalla fame.

Sul II A la Cina chiede che tra gli accordi da rispettare sia compreso il Monterey Consensus del 2001 sul finanziamento dello sviluppo sostenibile cui fa eco un coro di opposizioni, da EU agli USA, contro ulteriori esborsi finanziari. è evidente che il gioco delle parti che fa la Cina schierandosi con i paesi poveri come paese povero non può più essere sopportato dagli occidentali,che hanno economie in pieno declino e sono quasi tutti indebitati con la Cina. Non si sa come fare per riformare la geopolitica planetaria implicitamente assunta nelle decisioni di Rio '92 ed è chiaro che la Cina ed altri, pur portatori di infiniti buoni argomenti, continuando in questa finzione possono portare il negoziato al fallimento. La Cina si oppone anche a risoluzioni specifiche per i paesi più poveri (least developed) che vuole tenere artificiosamente stretti a sé in questa continua messa in scena della Grande Potenza dei poveri, cui la virtuosa EU e gli altri molto meno virtuosi non sembrano per ora in grado di porre fine.

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Lunedì 23 Aprile: Il secondo giro di consultazioni informali sullo Zero Draft prende il via con una breve cerimonia di apertura in cui  l'ambasciatore John Ashe, Co-Presidente del Comitato preparatorio UNCSD, osserva che l'ultima bozza del testo, che raccoglie in caratteri neri tutti gli emendamenti proposti fino alla fine del primo round informale, ora comprende anche in caratteri blu  il testo suggerito dai copresidenti (CST), che è un tentativo di compromesso tra le proposte divergenti. (>leggi il nuovo testo CST dei Co-Chairs)

Il negoziato si articolerà in due gruppi di lavoro  paralleli. Il WG1 tratterà le sezioni III (Green Economy, GEDSPE) e V (Quadro d'azione e follow-up) e il WG2 si occuperà delle Sezioni I (Preambolo), II (rinnovo dell'impegno politico) e IV (Quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile, IFSD).

Nel WG1 sulla Green economy la questione è subito che tutti, in particolare l'UE,  sembrano disponibili a discutere sulla base del CST, come chiede il  Co-Chair Ashe, mentre il G77-Cina non fa che ribadire la sua posizione che il negoziato dovrebbe essere basato sulle sue osservazioni già presentate, e considerare il CST solo quando può accelerare il processo.  Propone di sopprimere molti dei punti del CST III A, riaffermando che la sezione sulla Green ecocomy deve includere disposizioni adeguate sui mezzi di implementazione (MOI), il rispetto degli altri modelli di sviluppo, non deve concentrarsi esclusivamente su soluzioni di mercato; integrare le dimensioni sociali e quelle politiche; assegnare un ruolo di primo piano per gli Stati, e approfondire bene quello che l'economia verde dovrebbe o non dovrebbe essere. è chiaro dunque che la diffidenza cinese permane e fintanto che questo nodo non si scioglierà il negoziato si andrà a perdere sui dettagli. Tra questi il Giappone che chiede di assegnare alla GE un grande potenziale per guidare la crescita e l'innovazione, l'UE che accetta che di Roadmap per la GE si parli in altra parte del documento o gli US che, opportunamente,  chiedono la sostituzione del riferimento al ruolo dello Stato con i governi nazionali, subnazionali e locali.

Nella III B la discussione è tutta sull'occupazione. La UE chiede di chiarire il senso della condivisione delle conoscenze tra tutti i paesi  per impostare uno schema di sviluppo delle capacità e suggerisce il reinserimento del riferimento agli indicatori per misurare i progressi e lo sviluppo degli di standard di sostenibilità per l'estrazione e la produzione delle risorse. Se la vera priorità è la creazione di posti di lavoro green e decenti l'UE chiede che il documento faccia appello alla responsabilità sociale e ambientale  del settore privato.

Nella III C, sulle azioni per promuovere la GE, sezione nella quale l'UE vorrebbe introdurre la Roadmap, la discussione non fa alcun passo in avanti per effetto della richiesta del G77-Cina di spostare la questione al Cap. 5, relativo al Quadro d'azione generale.

Il WG2 sul preambolo registra ancora la richiesta del G77-Cina di citare qui il Principio delle responsabilità differenziate e il tentativo UE di modificare la dichiarazione delle finalità di Rio+20 aggiungendo letteralmente al punto 5  "to take action to make the transition to a green economy, and strengthen and reform IFSD". Molto importante che Cina ed EU chiedano che la consultazione della società civile al punto 1 sia trasformata in partecipazione e addirittura (EU) in full participation.

Nella sezione II A sui Principi la Cina si oppone nettamente alla cancellazione del principio delle responsabilità differenziate che molti, guidati dagli USA,  ritengono appartenere alla sola Convenzione climatica e non a tutto il quadro giuridico delle Nazioni Unite, una pretesa invero singolare, trattandosi di un principio generale dello Sviluppo sostenibile. Nella II B sui risultati raggiunti e sulle nuove sfide, in verità, viene fuori poco salvo il fatto che la Cina si oppone a passare sotto silenzio, come molti vorrebbero, il mancato pagamento delle quote ODA del 7 permille solennemente approvato a Rio 92. Nella II C sulla società civile (Major groups) si affaccia un po' di inconcludente retorica. Citiamo che la Cina si fa carico (incredibilmente) di riaffermare i contenuti della Convenzione di Aarhus sull'informazione ai cittadini e che, sulla scienza, punto 20, la Santa Sede propone la formula di sapore rinascimentale "strengthening the science-policy-ethics-interface".

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26 marzo: Lettera della Società civile al Segretario Generale Ban. Un buon numero di associazioni si dichiara preoccupata per l'esclusione dei major groups della società civile dal processo negoziale formale dello Zero Draft di Rio+20 non consentendo loro di presentare revisioni o fare dichiarazioni alla prima riunione informale. Benché la UNDESA abbia compilato un testo con tutte le revisioni suggerite dalla società civile, queste revisioni dello Zero Draft non sono ancora state ammesse ai negoziati.

Viene fatto appello urgente al Segretario Generale per invertire questo stato di cose e far sì che sia data voce alla società civile nei negoziati in corso. Per lo meno dovrà essere concessa una dichiarazione formale all'inizio della prossima sessione di fine Aprile ed in ogni sessione in cui viene introdotto un progetto di testo nuovo. (> leggi il testo dell'appello)

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Qualche commento sulla fase negoziale del 19-28 marzo. Lo Zero draft del documento finale per Rio 20, con tutti gli emendamenti aggiunti, è esploso da 19 a circa 206 pagine. (> vedi la configurazione dello Zero draft dopo questa fase negoziale)

I delegati hanno dedicato la maggior parte del loro tempo a una prima lettura delle sezioni dedicate alla Green economy nel contesto dello sviluppo sostenibile, al quadro istituzionale  e al quadro per l'azione e il follow-up.Le proposte di aggiunte, modifiche e cancellazioni al testo dello Zero draft hanno allungato il testo, il più delle volte senza  spiegazioni adeguate.

Il Meeting ha offerto gran copia di incontri paralleli e eventi collaterali. A differenza della riunione principale, i forum e le discussioni tenute a pranzo, nelle serate e nelle presentazioni collaterali hanno offerto argomenti sostanziali e discussione delle opzioni politiche. I delegati  si trovano in una situazione molto diversa rispetto al 1992 dove le ambizioni erano più alte e maggiori i giorni di negoziato. Il PrepCom 1992 si è riunito per un totale di 18 settimane nell'arco di due anni. Al contrario, per Rio +20 sono stati stabiliti un programma e un tempo di preparazione limitati.

L'interesse per lo sviluppo sostenibile è oggi molto più diffuso. Mentre i governi sono chiamati a intraprendere un'azione forte e decisa a Rio +20, il lavorio della società civile è notevolmente maggiore, i processi intergovernativi sono più numerosi e più complessi, aumentando così le esigenze del tempo e dell'energia dei negoziatori. Ciò significa che  Rio +20 è solo uno dei numerosi luoghi  per decisioni in materia di ambiente, sviluppo sociale ed economico e si riduce la potenziale influenza delle decisioni da prendere in Rio.

In effetti, secondo alcuni, Rio+20 è una piccola istanza, rispetto alle grandi istanze del  cambiamento climatico, degli accordi commerciali o delle istituzioni finanziarie internazionali, portandoli a chiedersi se Rio è il processo giusto per affrontare le sfide globali venti anni dopo.

I Paesi in via di sviluppo vedono la mancanza della piena attuazione degli impegni. D'altra parte, i paesi sviluppati sembrano solo concentrati su come il ruolo delle azioni del settore pubblico e privato si sono evolute nel corso degli ultimi 20 anni. I riferimenti continui dei paesi in via di sviluppo al principio delle responsabilità comuni ma differenziate ha ricevuto da parte dei paesi sviluppati risposte contrarie alla individuazione di singoli principi.

I paesi sviluppati hanno promosso una Green economy in cui le esternalità sono prese in considerazione assieme alle scelte su come produrre e cosa consumare. Di  Green Economy si sta discutendo molto, anche recentemente al Consiglio direttivo dell'UNEP. Le domande restano, le discussioni hanno puntato verso la necessità di una migliore base per la pianificazione e sull'attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile: avvicinare la scienza e il processo decisionale; condividere le conoscenze e lo sviluppo, andare oltre il PIL con indicatori in grado di traguardare il benessere.  In questa fase, tuttavia, i paesi in via di sviluppo hanno resistito all'idea di una "roadmap" della Green economy da inserire nel testo esprimendo la preoccupazione che questo potrebbe diventare un pretesto per condizionare gli aiuti e il commercio. L'eliminazione della povertà, non il verde dell'economia, del lavoro, o della tecnologia, deve essere al centro dello sviluppo sostenibile.

Alcuni hanno definito le discussioni sul quadro istituzionale  (IFSD), come la sfida  più grande. Mentre l'insoddisfazione sulla CSD è molto diffusa, le alternative non sono chiare. Le proposte per un ECOSOC rafforzato o la creazione di un Consiglio per lo sviluppo sostenibile (SDC) hanno entrambi punti di forza ed insidie. Rafforzare l'ECOSOC potrebbe essere più facile da fare, ma la sua agenda pesante e la sua scarsa leadership nel promuovere il coordinamento dello sviluppo sostenibile, nonostante gli accordi precedenti in tal senso, hanno limitato l'entusiasmo per questa opzione.

La prospettiva di un SDC  preoccupa per le implicazioni di bilancio. Le NGO vedono nel SDC cmaggior spazio di partecipazione che con l'ECOSOC. Alcuni, tuttavia, pensano che uno SDC sarebbe piuttosto un maquillage che una vera trasformazione in relazione alle urgenze dello sviluppo sostenibile, che resterebbe affidato più alla volontà politica che all'organizzazione istituzionale.

Delle alternative relative per l'UNEP si parlerà in un altro round di colloqui.

Per molti un  risultato possibile per Rio +20 è il lancio degli SDGs. La proposta SDG, avanzata da Colombia e Guatemala, ha raccolto il sostegno dei paesi sviluppati e in via di sviluppo, nonché della relazione ad alto livello del Segretario generale  sulla sostenibilità globale. Gli osservatori hanno evidenziato che tali obiettivi sarebbero applicati universalmente, a differenza degli MDG che si applicano principalmente  alle nazioni più povere. Tuttavia, le difficoltà saranno numerose quando il  negoziato tenterà di definire un testo di consenso sugli obiettivi. Tuttavia, i paesi in via di sviluppo hanno deciso di tentare un processo per l'esame del SDG, aprendo la possibilità che a Rio siano gli SDG il vero risultato.

Potrebbe essere un buon risultato anche il un database di "compendio degli impegni", in grado di offrire agli attori pubblici e privati la possibilità di registrare i propri impegni per lo sviluppo sostenibile. Potrebbe offrire la possibilità di interventi più significativi di una serie di attori, e la possibilità di monitorarli. I Paesi in via di sviluppo temono però che i paesi sviluppati potrebbero utilizzare questo approccio per eludere nuovamente gli impegni sottoscritti nel corso degli ultimi 20 anni, diluendo la responsabilità per la dispersione di azioni fra attori pubblici e privati. Resta il fatto che, mentre alcuni obiettivi possono essere soddisfatti attraverso la buona volontà del settore privato, ai governi resta la responsabilità di fare scelte sostenibili  attraverso i cambiamenti dei quadri normativi.


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New York 26-27 Marzo: Terzo Intersessional Meeting della CSD.

Conclusioni. Martedì 27. Si svolge la mattina l'incontro tra gruppi major della società civile e l'ufficio di Presidenza. L'UE chiede che le future riunioni di questo tipo siano più ampie e focalizzate sugli argomenti, e che permettano ai delegati di rispondere alle osservazioni dei gruppi. L'UE ha inoltre espresso preoccupazione per il processo di negoziazione, dicendo che i dettagli dello Zero Draft sono stati cancellati o aggiunti senza spiegazioni.

I G-77/Cina rispondono (perché loro?) che motivazioni dettagliate sarebbero fornite in una fase successiva dei negoziati.

Nel pomeriggio il Co-Chairman John Ashe annuncia che l'ufficio di Presidenza ha deciso che i co-presidenti formuleranno proposte per un testo più conciso da aggiungere al documento con la compilazione di tutti gli emendamenti presentati, senza sostituirne nessuno. I paesi potranno offrire suggerimenti per il lavoro dei  co-presidenti e/o revisioni dei loro contributi che saranno  messi a disposizione di tutte le delegazioni prima delle consultazioni informali di aprile-maggio. I delegati sono invitati a presentare le loro proposte di modifica ai paragrafi 16-24 (la parte finale della sezione II per le quali non avevano finito la terza lettura) il cui esame era stato impedito dalla chiusura delle attività il 28 marzo 2012.

I G-77/Cina chiedono che i co-presidenti mettano a disposizione di tutte le delegazioni il testo della compilation come si presentava alle 19 del 27 marzo, così come un secondo testo con tutte le ulteriori modifiche proposte tra allora e la chiusura del 28, con data e ora. Chiedono che i negoziati riprendano il 23 aprile, sulla base della compilation come si presenta con le proposte pervenute entro il 28 marzo, e, tra oggi e il 23 aprile, si dichiarano disposti a discutere con i co-presidenti la razionalizzazione e la riorganizzazione del testo.

Sha Zukang, nei ringraziamenti finali, sottolinea che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite vuole un documento molto chiaro e focalizzato, che parta dai risultati ottenuti, che non sia una ripetizione di Agenda 21 o di altri documenti già concordati, concentrato sulle azioni e le iniziative concrete con senso della storia e visione del futuro.

Lunedì 26 i delegati riprendono la discussione dopo la settimana di consultazioni e di incontri  informali informali svoltisi la settimana scorsa. Il gruppo ha trascorso l’intera giornata e la sera di lunedì a scambiare ulteriori punti di vista e proposte sullo Zero Draft. Su sollecitazione del Chairman la giornata di lunedì risulterà dedicata quasi per intero all’esame delle proposte dei G77/Cina.

una riunione del Bureau con Paolo Soprano

In materia di Green economy i G-77/Cina iniziano con l’opporsi alla proposta US di eliminare dal  testo sulla Green economy le opportunità, le sfide, i rischi, e gli strumenti di attuazione. Evidenziano la necessità di una crescita sostenuta e confermano il testo proposto sulla capacitazione dei  lavoratori. Chiedono chiarimenti sul significato della frase giusto riconoscimento dei capitali sociale e naturale, sui concetti di scelte sostenibili e di limiti planetari. Non condividono le proposte (Norvegia) sullo sviluppo sostenibile e sul modo come si integrano i costi sociali e ambientali nelle nuove misure proposte per le attività economiche né la proposta di riforma dei sistemi fiscali nazionali e del credito.

Diffidenti, chiedono che in merito agli sforzi internazionali per aiutare i paesi a costruire una Green economy è più importante sottolineare ciò che tali sforzi non dovrebbe fare, piuttosto che quello che si dovrebbe fare.

Sulla creazione di un sistema internazionale di condivisione delle conoscenze, è la Corea, a dichiarare necessaria una Global partnership tra paesi in via di sviluppo e paesi maturi anche per sviluppare una comprensione comune della Green economy e per apprendere in maniera condivisa.

Rivolgendosi in particolare all’Europa il G-77/Cina chiede chiarimenti su ciò che comporterebbe una Roadmap della Green economy, aggiungendo che l’eliminazione della povertà deve essere il cuore problema.

Discutendo del Quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile (IFSD), del rafforzamento, della riforma e della non più rimandabile azione per integrare i tre pilastri,  i G-77/Cina ribadiscono i contenuti del testo da loro proposto, il cui centro di gravità è il Principio della responsabilità comune ma differenziate, la partecipazione effettiva nella struttura di gestione delle istituzioni finanziarie internazionali (IFI) ed il follow-up dell’attuazione dell’Agenda 21. In materia di ruoli di Assemblea generale, ECOSOC, CSD e Consiglio per lo Sviluppo sostenibile viene chiesta un’architettura di  sistema riveduta ed efficace, inclusiva, trasparente e  multilaterale. Non è gradita invece la proposta di un mediatore delle Nazioni Unite o di un Alto Commissario per le generazioni future.

I G-77/Cina, piuttosto genericamente, chiedono che l’integrazione verticale della governance sia basata, secondo la proposta messicana, su strategie di sviluppo sostenibile integrate in ambito nazionale e su piani di sviluppo come strumenti fondamentali per l’attuazione degli impegni per lo sviluppo sostenibile.

In termini di quadro generale il Gruppo ha sottolineato la mancanza di attuazione degli impegni assunti negli anni precedenti.

Nel corso della giornata l’UE ha evidenziato l’importanza di obiettivi, traguardi e milestone, anche in relazione alla Green economy, esprimendo la speranza che venga varato un programma forte e orientato all’azione. L’UE ha anche ribadito il contenuto del proprio testo sul rafforzamento dell’interfaccia tra politica e scienza in materia di sviluppo sostenibile.

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New York 19-23 Marzo: Prima riunione informale informale sul Draft Outcome Document di Rio+20. Sulla base della decisione presa nella riunione dell'Ufficio di presidenza UNCSD il 22 dicembre 2011, questo incontro è la prima consultazione informale informale per negoziare il documento finale di Rio+20. Seguirà dal 26-27 marzo la terza riunione intersessionale della UNCSD.

Sha Zukang sottosegretario generale per gli affari economici e sociali e Segretario Generale di Rio +20 espone lo stato del negoziato nei seguenti termini.

Il testo del Draft contiene ora gli emendamenti proposti e si tratta di un testo di sostanza. Rio+20 è una Conferenza operativa, quindi deve fornire un quadro d'azione coraggioso e decisivo, senza lacune. Ci sono sfide nuove ed emergenti che non erano altrettanto pressanti nel 1992. Molte sono causate da una insufficiente volontà politica di affrontarli.

Vediamo come lo Zero Draft si è evoluto da gennaio. Cominciamo con il § 3 - La Green economy nel contesto dello sviluppo sostenibile e dell'eliminazione della povertà -. L'area di accordo è debole e si riassume nei tre punti:

  • è importante che una Green economy sia inclusiva ed equa e che sviluppi un'agenda sociale;

  • deve rispettare le sovranità nazionali, i diversi livelli di sviluppo e le priorità locali;

  • deve evitare di condizionare gli aiuti ed il protezionismo commerciale.

Tra gli emendamenti proposti al quadro di azione c’è la proposta EU di una Roadmap con un menu di obiettivi, opzioni politiche e  milestone. Se ci sono rischi occorre trovare il modo per affrontarli e per cogliere le opportunità. Conoscenza e condivisione delle tecnologie sono aspetti molto critici.

Per quanto riguarda il negoziato IFSD sulla governance tutti hanno indicato i principi base del quadro di rafforzamento istituzionale, vale a dire l'integrazione dei tre pilastri dello sviluppo sostenibile e un più incisivo Reporting sui progressi compiuti nell'attuazione e nell’affrontare efficacemente le sfide continue, nuove ed emergenti.

In un quadro istituzionale più ampio alcuni hanno chiesto un ruolo rafforzato dell’Assemblea Generale ed dell’ECOSOC per affrontare l'agenda dello sviluppo sostenibile. Alcuni hanno dato il loro sostegno alla creazione di un Consiglio di alto livello per lo sviluppo sostenibile sotto l'Assemblea Generale. Pochi sono per continuare con la CSD nella sua forma attuale.

Per quanto riguarda l'UNEP, vi è un accordo generale per rafforzare l'UNEP, ma rimangono divergenze su come raggiungere questo obiettivo. Ci sono proposte per la partecipazione universale, mentre altri lo vogliono trasformare in una Agenzia specializzata delle Nazioni Unite. Molti chiedono una base finanziaria rafforzata. Infine, vi è stato un ampio schieramento in favore di legami più stretti tra scienza e politica per rafforzare la governance adottando soluzioni simili all’IPCC.

Dall’esame degli emendamenti vengono fuori alcuni altri punti: una maggiore enfasi sul pilastro sociale dello sviluppo sostenibile;  riconoscere il prezioso contributo degli ecosistemi e dei loro servizi allo sviluppo economico e al benessere sociale,  l'importanza fondamentale dell'innovazione tecnologica, così come dell'imprenditorialità e degli investimenti del settore privato. È stato raccomandato un Report sistematico sugli impegni volontari e sulle relative acquisizioni. In molti settori sono stati proposti emendamenti: sicurezza alimentare, energia, acqua, degrado del territorio, piani di protezione sociale, lavoro dignitoso, riduzione del rischio di disastri, gli oceani e la pianificazione urbana sostenibile.

Un elemento importante del capitolo 5 è la proposta di lanciare gli obiettivi di sviluppo sostenibile, SDG. Da Rio +20 ci si attende quantomeno che sia avviato un processo che porti agli SDG e che ne siano definiti i principi. Un accordo sugli SDG a Rio+20 darebbe un forte segnale di un rinnovato impegno per lo sviluppo sostenibile. Perché tale impegno sia credibile si dovrà esser chiari su mezzi di attuazione. Quale sarà il sostegno della comunità internazionale? Un accordo sugli SDG, così come un accordo sulla Green economy, sono destinati ad avere importanti implicazioni per il quadro istituzionale futuro che si dovrà adottare per la governance dello SD.

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Venerdi 23 Marzo 2012: La settimana del negoziato informale si conclude oltre le 11 del Venerdì sera, quando i delegati hanno completato la prima lettura dello Zero Draft emendato che forse ora meriterebbe il titolo di Uno Draft. Il documento è al momento sovraccarico di parentesi quadre (cioè di testo non concordato) ma qua e là si intravedono spiragli: sulla desertificazione, sul 10 YFP su consumo e produzione sostenibili, etc. Nel pomeriggio di oggi in plenaria il dibattito si è ravvivato attorno agli SDG: forse ci sarà sugli SDG un supplemento di negoziato informale ospitato dalla Colombia che è tra i proponenti degli SDG, ormai sostenuti apertamente anche da EU.

Importante infatti il dibattito in mattinata su consumo e produzione sostenibili: US e Australia invitano l'UNEP ad adottare il testo della 10YFP (> vedi il testo in entrata alla CSD 19) come elaborato al CSD-19, facendo solo limitate modifiche tecniche necessarie per lanciare il quadro 10Y al suo prossimo Consiglio direttivo e di organizzare la prima riunione del 10YFP nel 2013.

I G-77/Cina dichiarano che continueranno a sostenere la necessità di un patto globale in cui tutti devono  prendere iniziative ma i paesi sviluppati devono prendere la leadership.

UE appoggia il paragrafo iniziale dello Zero Draft e dichiara che il testo dovrebbe essere basato sulle decisioni prese alla CSD-19.

Norvegia, Messico e Svizzera vogliono sistemi di etichettatura o altri meccanismi simili entro il 2022 ed il Messico sottolinea che il10YFP potrebbe essere un risultato molto concreto di Rio +20.

UE,  Corea,  G-77/Cina e Santa Sede appoggiano l'emendamento della Cina  sulle strategie per aumentare i consumo tra i  più poveri al fine di soddisfarne i bisogni primari.

Sulla parità di genere, sembra incredibile, l'iniziativa è in mano per intero alla Cina che chiede un nuovo titolo del capitolo aggiungendo a gender equality lo empowerment of women. La Santa Sede chiede la cancellazione dal testo dei riferimenti a sexual and reproductive health. Chiedono (Islanda, Norvegia) che le donne siano il 40% in tutte le sedi decisionali e che tutti gli indicatori che verranno proposti a Rio+20 abbiano separato il dato di genere.

Importante il dibattito sugli SDG. l G-77/Cina sembrano disposti ad esplorare l'opzione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) che devono basarsi sugli MDG.  La crescita può, dicono,  aiutare lo sviluppo sostenibile e la diversità è un principio fondamentale.

La Svizzera chiede un ampio processo trasparente dell'ONU, attingendo consulenze di esperti e la partecipazione degli Stati membri e degli stakeholder.

L'UE ha proposto che gli SDG abbraccino le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile in modo equilibrato e sinergico, per consentire approcci differenziati tra i paesi. Gli SDG dovrebbero essere in numero limitato, per essere facilmente comunicabili. Dovrà essere possibile tradurre gli SDG nelle politiche nazionali e il processo deve portare ad un meccanismo di responsabilità esteso.

Gli Stati Uniti dichiarano che interverranno al più presto.

Norvegia e Nuova Zelanda vogliono una serie di SDG che dovrebbero raccogliere gli aspetti di successo degli MDG. Propongono come temi l'energia sostenibile per tutti, la sicurezza alimentare, la gestione  sostenibile dell'acqua e chiedono al Segretario generale  l'istituzione di un panel di esperti per elaborare e perfezionare gli obiettivi prima della loro adozione da parte degli Stati membri.

Il Messico sottolinea che gli SDG devono coprire tutti e tre i pilastri dello sviluppo sostenibile, essere universali e applicabili a tutti i paesi, ma con una differenziazione in funzione dei livelli di sviluppo, ed essere oggetto di un regolare follow-up dell'ONU.

In materia di condivisione dei risultati della ricerca scientifica la discussione è molto partecipata ma gli ostacoli ad una reale collaborazione internazionale e ad un reale trasferimento delle tecnologie sono sempre incombenti. Ci sono proposte per elaborare un testo per la protezione degli Intellectual Property Rights ma gli spiragli veri sull'intera questione sono davvero pochi.
 

Giovedi 22 Marzo 2012: La mattina, i delegati hanno ripreso la loro conversazione sui green job e l'inclusione sociale.

Gli Stati Uniti in materia di occupazione pongono l'accento sui giovani, ma non  supportano il testo sulla strategia specifica in favore dei giovani. Inoltre propongono di affrontare solo la povertà estrema, piuttosto che la povertà globale, in questa sezione del testo. Stati Uniti e Canada dicono che i testi in materia di lavoro sono eccessivamente dettagliati. L'UE ha contrastato la proposta della Cina di avviare un processo intergovernativo sulla sottoccupazione. La Svizzera ha sostenuto la proposta dell'UE di invitare imprese e l'industria per contribuire alla creazione di green jobs attraverso lo sviluppo e la distribuzione di prodotti verdi. L'UE ha sostenuto l'idea di un forum di protezione sociale, piuttosto che il programma proposto dai G77/Cina.

Oceani, mari e SIDS sono trattati in una singola sezione, anche molti sono disposti a dare ai SIDS una propria sezione. In riferimento all'importanza degli oceani, l'UE e gli Stati Uniti hanno chiesto una terminologia più chiara di "equa ripartizione" delle risorse marine e di "approcci ecosistemico alla gestione dell'ambiente".

Diverse proposte sono state fatte per consolidare emendamenti ripetuti, in particolare sui rifiuti, l'inquinamento, l'acidificazione e sussidi di pesca.

Giappone e Canada (e chi sennò?) si dichiarano contro una proposta dei G-77/Cina sul mantenimento o il ripristino degli stock ittici. Gli Stati Uniti chiedono di sopprimere l'appello del G-77/China per una moratoria sulle attività di fertilizzazione degli oceani. Sul punto 83, sul ripristino degli stock ittici mondiali, sui piani di gestione basati sulla scienza e sull'eliminazione dei sussidi, l'UE si è riservata la propria opinione, e ha messo in discussione la data obiettivo del 2015, peraltro già deliberata a Johanesburg.

L'Australia  propone che la frase "rendimento massimo sostenibile" dovrebbe applicarsi agli ecosistemi. Gli Stati Uniti ha sottolineato la trasparenza nella regolamentazione delle pratiche della pesca e acquacoltura sostenibili e  ha accolto con favore il testo sulle sovvenzioni nel settore della pesca. Islanda e Giappone vorrebbero dare priorità al recupero degli stock ittici a livelli che possano produrre il rendimento massimo sostenibile entro il 2015. Sulla lotta contro la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN), l'UE ha respinto il testo dei G-77/Cina e degli Stati Uniti sulle sovvenzioni che contribuiscono alla sovraccapacità e sfruttamento eccessivo.

In fatto di Climate Change la Corea e la Svizzera ha sostenuto la proposta dell'Unione europea per una riconsiderazione del testo sui cambiamenti climatici per quanto riguarda le minacce da essi poste. La Corea appoggia un emendamento UE che definisce più difficile affrontare la sicurezza alimentare e la povertà. Australia e Svizzera chiedono un emendamento per modificare il riferimento ai paesi in via di sviluppo come soggetti più colpiti modificando in "tutti i paesi, in particolare i più poveri e più vulnerabili."

Il Canada chiede l'eliminazione del riferimento alla minaccia per l'integrità territoriale dei SIDS, e l'introduzione nel testo della minaccia per le regioni polari. Propone di chiamare gli sforzi volti a "mobilitare" piuttosto che "fornire" i fondi da entrambe le fonti pubbliche e private. Il G-77/Cina  ribadisce il Principio delle responsabilità comuni ma differenziate, ed è tornato ad esortare i paesi sviluppati a prendere la guida nella lotta ai cambiamenti climatici.

Per i prodotti chimici e i rifiuti L'UE ha sostenuto la richiesta del Giappone per  negoziati sul mercurio da completare entro il 2013, con gli Stati Uniti contrari. UE e Corea si oppongono a una US  di eliminazione dei rifiuti elettronici e materie plastiche come questioni emergenti. Il Canada chiede che sia sostenuto l'appello per una eliminazione graduale degli idrofluorocarburi (HFC).

Mercoledì 21 Marzo 2012: I delegati si rendono conto che i due terzi degli emendamenti sulle ultime tre sezioni del progetto pari a zero sono rimasti da rivedere. Nel frattempo si nota che sono in corso consultazioni tra le coalizioni e ci si chiede che ruolo stiano giocando nel processo. In particolare, si notano trattative parallele del G-77/Cina, in cui quel gruppo sta lavorando a consolidare una posizione comune sui temi e sugli emendamenti delle altre parti, pur continuando a mantenere piena correttezza in plenaria e a farsi rappresentare da un unico portavoce del Gruppo.

I delegati iniziano la loro prima lettura della sezione V (quadro per l'azione e follow-up) dello Zero Draft. Si vede per il punto 63, sui progressi compiuti nell'attuazione, il testo proposto dal G-77/Cina sullo sradicamento della povertà dove si sottolinea, tra l'altro, che si tratta dell'obiettivo generale del Gruppo per la conferenza. Sulla sicurezza alimentare, il G-77/Cina rivendica il diritto al cibo e allo sviluppo, avanza concetti come il micro-credito, la micro-finanza, la parità di genere,  la pesca sostenibile e i piccoli agricoltori e il cambiamento dei modelli di consumo insostenibili e degli stili di vita nei paesi sviluppati. Si oppone infine alla volatilità dei prezzi delle materie prime.

Gli Stati Uniti, dopo una consultazione con Washington sul diritto al cibo, suggeriscono l'eliminazione dal testo, tra l'altro, dell'accesso equo ai mercati internazionali e delle barriere commerciali e delle distorsioni, dell'uso sostenibile ed efficiente delle risorse, e del clima ed agricoltura resilienti. Propongono infine di sopprimere la proposta G-77/Cina sul diritto allo sviluppo e sul diritto al cibo e ad una corretta alimentazione. Vogliono poi  sopprimere il testo dell'UE su come affrontare la eccessiva volatilità dei prezzi delle materie prime. Sul punto 66, in materia di accesso alle informazioni e alle tecnologie appropriate, gli Stati Uniti propongono di sopprimere il testo G-77/China sul ruolo delle sementi tradizionali dei piccoli agricoltori nell'alimentazione. Con il Canada  propongono di sopprimere il riferimento all'acqua potabile sicura ed servizi igienico-sanitari come diritti umani.

In materia di energia, il G-77/Cina  richiede l'accesso all'energia per tutti, un maggiore utilizzo di energie rinnovabili, la necessità di informazioni sulla energia sostenibile per ogni iniziativa e lo sviluppo di un programma comune.

L'UE ha suggerito un testo in materia di accesso ai servizi energetici sostenibili per raggiungere gli MDG dove indica l'interdipendenza tra energia, acqua e la sicurezza alimentare e l'importanza dell'energia sostenibile per la parità di genere. Sul punto 70, il programma di Ban ki-moon sulla Sustainable Energy for All, l'UE ha proposto di almeno raddoppiare il tasso globale di miglioramento dell'efficienza energetica entro il 2030. Ha sostenuto una proposta degli Stati Uniti che chiede ai governi di creare ambienti che facilitino gli investimenti del settore privato delle tecnologie energetiche pulite ed efficienti e la proposta dell'Islanda di accelerare l'evoluzione delle energie rinnovabili. Ha dichiarato che gli obblighi di sviluppo sostenibile sono comuni a tutti i paesi, anche quelli di nuovo sviluppo.

Gli Stati Uniti hanno sostenuto la proposta del Messico per sradicare la povertà energetica entro il 2030.

Giappone Australia e Canada consigliano ogni paese di stabilire strategie di crescita a basso tenore di carbonio attraverso la promozione dell'efficienza energetica, delle energie rinnovabili ed dell'energia pulita.

Sulla salute, il G-77/Cina ha introdotto le sue proposte in cui invita a presentare: una data obiettivo per superare le malattie infettive; un accordo in materia di accesso universale alle cure mediche per le malattie, in particolare per i gruppi vulnerabili, donne e bambini, e medicinali a prezzi abbordabili compresi i farmaci generici.

Martedì 20 Marzo 2012: L'Unione europea sostiene che il quadro d'azione e la Green economy devono essere esplicitamente connessi sottolineando la necessità di tener conto delle specificità dei paesi nelle fasi della transizione a un'economia verde. Sugli impegni volontari e le azioni nazionali da parte dei governi e degli stakeholder e le parti interessate, l'UE dichiara che tutti i soggetti interessati, non solo i governi nazionali, dovrebbero promuovere politiche di Green economy. L'UE propone una collaborazione nella ricerca sulle tecnologie verdi, nei servizi, nell'ecoinnovazione e nei partenariati pubblico-privato per sviluppare soluzioni verdi accessibili ai paesi in via di sviluppo e più poveri.

Gli Stati Uniti propongono di sostituire la Roadmap della Green economy con una Strategia. Sono contrari ad impegni temporali, così come il Canada, e sostengono che gli stati possono prendere autonomamente i propri impegni. Chiedono di sostituire a transizione ad un'economia verde il termine trasformazione e  propongono l'eliminazione dei riferimenti a una transizione giusta. lo stesso Canada vorrebbe qualificare le sovvenzioni da eliminare perché dannose per l'ambiente con il termine inefficienti.

La Corea propone la creazione l di un centro globale per la formazione e per promuovere lo scambio di conoscenze per i posti di lavoro verdi, termine al quale l'UE propone di aggiungere il qualificativo dignitoso (decent).

Dalla Svizzera viene sottolineata l l'importanza della misura quantitativa degli obiettivi della Green economy e viene avanzata la richiesta di indicatori capaci di andare "oltre il PIL".

Si passa poi a discutere di IFSD. L'UE propone il metodo della peer review volontaria come la pietra angolare della riforma IFSD. Con la Nuova Zelanda  e la Svizzera suggerisce rapporti periodici di valutazione  dell'impatto delle politiche. L'UE propone la promozione di partnership tra i vari attori compreso il settore privato per ampliare ed approfondire le opportunità di partecipazione attiva di tutte le parti interessate. Anche l'UE sostiene la necessità di rafforzare l'interfaccia tra politica e scienza. Propone inoltre un nuovo testo sulle opzioni di riforma dell'ECOSOC e di trasformare la CSD in un Consiglio per lo sviluppo sostenibile (DSC). Il testo proposto UE sul funzionamento del DSC comprende la garanzia di pieno coinvolgimento delle agenzie e degli organismi delle Nazioni Unite e  così come quello delle istituzioni finanziarie internazionali Propone ancora l'uso di un meccanismo di revisione della performance in materia di sviluppo sostenibile di tutti i paesi. L'UE  invita il SG a rappresentare all'UNGA questi progetti per dare effetto alle riforme proposte e caldeggia  la nomina di un rappresentante ad alto livello per lo sviluppo sostenibile e le generazioni future.

Il Messico è favorevole ad una possibile riforma dell'ECOSOC, con un Forum annuale ministeriale sul Global Environment che si riunisce alternativamente in New York e Nairobi, e un UNEP rafforzato, ove possibile anche come una nuova agenzia specializzata.

Gli Stati Uniti, la Federazione russa e il Canada  chiedono che le proposte UNEP di diventare un'Agenzia specializzata per l'ambiente dovrebbero essere soppresse.

Lunedì 19 Marzo 2012: L'ultima versione del Draft, con la compilazione di tutti gli emendamenti presentati, è circa dieci volte più lunga delle 17 pagine del 10 gennaio. Nel corso della mattinata le delegazioni hanno discusso i primi quattro paragrafi dello Zero Draft, e hanno iniziato durante il pomeriggio e la sera una prima lettura della III sezione sulla Green Economy nel contesto dello sviluppo sostenibile e dell'eliminazione della povertà.

La Corea del sud ha sottolineato l'importanza della Green economy per lo sviluppo sostenibile e l'importanza delle strategie di Green growth per fare uno sviluppo sostenibile socialmente equo e per offrire opportunità come la creazione di nuovi mercati e posti di lavoro.

L'UE ha ripreso l'affermazione della Green economy del G-77/Cina che la vede come strumento per lo sviluppo sostenibile, e mette in guardia contro le giustapposizioni tra Green growth e Green economy, al fine di evitare una discussione circolare ed autoreferenziale. Gli Stati Uniti hanno proposto un titolo più breve della sezione: "Overview of the Green Economy", usando il termine inclusivo piuttosto che equo, e l'eliminazione di riferimenti a produzione e consumo sostenibili, al cambiamento climatico, ai limiti planetari resi noti da Nature, perché, secondo loro, non tutti i problemi possono essere referenziati.

Nel corso della serata il G-77/Cina ha prodotto una nuova stesura del punto 25 per tener conto delle diverse realtà dei paesi e del loro diritto sovrano di sfruttare le proprie risorse secondo le proprie priorità, mettendo in evidenza le responsabilità di non causare danni all'ambiente di altri Stati o ad aree al di fuori dei limiti della giurisdizione nazionale. L'UE ha dichiarato di  unire la sua proposta con quella del G-77/Cina in favore della creazione di un ambiente favorevole per l'economia verde con proposte relative a standard di prodotto, a meccanismi basati sul mercato ed agli incentivi fiscali e creditizi. Nel testo del G-77/Cina  l'UE ha dato sostegno ai riferimenti alle culture ed alle conoscenze tradizionali.

Il Lichtenstain ha proposto un nuovo testo che evidenzia il ruolo della ricerca scientifica, della progettazione, dell'innovazione e dell'imprenditorialità in una economia verde.

Anche il Canada ha suggerito un linguaggio diverso per incoraggiare il settore privato a fare scelte sostenibili più facilmente disponibili, accessibili e attraenti per i consumatori, incoraggiando gli sforzi per sviluppare, insieme agli altri soggetti interessati, gli standard di prodotto sostenibili in conformità con la migliore tecnologia disponibile.

Gli Stati Uniti e il Giappone vogliono un impegno comune per tutti i paesi sulla transizione verso un'economia verde come  driver per la crescita.

Il Giappone e la Norvegia propongono un emendamento in materia di integrazione dei costi sociali e ambientali nella formazione dei prezzi mondiali e nei conti delle attività economiche.

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Presa di posizione del Governo inglese su Rio+20, il Rapporto del Panel di Ban Ki-moon e lo Zero-draft del Documento di Rio+20: Caroline Spelman, Ministro dell'Ambiente inglese del Governo Conservatore di David Cameron, ha preso una posizione molto netta sull'impegno che si richiede ai governi ed alle imprese per Rio+20 e la Green economy. "La Green economy è parte integrante di una crescita economica sostenibile. Se non riusciremo a proteggere le nostre risorse naturali renderemo impossibile  la crescita economica a lungo termine. ... Ne abbiamo le prove: ciò di cui abbiamo bisogno è l'azione. Questo governo è determinato a vedere Rio+20 come origine di tale azione. Per produrre risultati che faranno una vero e propria differenza duratura per l'economia, l'ambiente, e il nostro benessere.

Il testo di negoziato delle Nazioni Unite - lo Zero-Draft - è stato intitolato semplicemente "Il futuro che vogliamo". è un titolo forte e un buon inizio. Ma il testo manca di focalizzazione e di ambizione. Deve essere molto più forte se Rio+20 vuole determinare il cambiamento che sappiamo possibile. E manca di alcuni elementi importanti... (> Leggi il testo completo dell'intervento)

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30 Gennaio 2012: Viene reso pubblico dalle Nazioni Unite il Rapporto dell’United Nations Secretary-General’s High-level Panel on Global Sustainability dal titolo "Resilient People, Resilient Planet: A future worth choosing" (> leggi il Rapporto finale)

Il Rapporto, commissionato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha richiesto un anno di lavoro di un Panel di esperti di 22 paesi ed ha l’ambizione di rinnovare la tradizione del Rapporto della WCED, la World Commission on Environment and Development che preparò il Summit di Rio del 1992, di cui si sta per celebrare il ventennale. Per la cronaca nessun italiano fa parte del gruppo né degli organismi che ne hanno supportato il lavoro. Nei ringraziamenti troviamo citati l’Amministratore delegato dell’ENEL ed un economista italiano che lavora all’ILO di Ginevra.

È trascorso un quarto di secolo da quando il Rapporto Brundtland ha introdotto il concetto di sviluppo sostenibile nella comunità internazionale. Da allora, il mondo ha acquisito una più profonda comprensione delle sfide complesse ed interdipendenti che abbiamo di fronte e si è fatto strada nei governi e nei cittadini il concetto che lo sviluppo sostenibile è la migliore opportunità per determinare il nostro futuro.

Se questo sia un momento propizio per fare le scelte giuste per lo sviluppo sostenibile ed assicurare un futuro all’umanità, come sostiene il Gruppo di lavoro, è difficile dirlo. L’urgenza di quelle scelte è fuori discussione. Rio+20 e questo documento hanno per sfondo un periodo di volatilità e di incertezza globale. Le economie sono in bilico. La disuguaglianza è in crescita. La temperatura media  globale continua ad aumentare. Stiamo mettendo alla prova la capacità del pianeta di sostenere una umanità che entro il secolo raggiungerà i dieci miliardi di individui. Gli sforzi per raggiungere gli obiettivi di Sviluppo del Millennio ed gli altri obiettivi sociali ed economici sono ostacolati dall'impossibilità di concordare un'azione decisa e coordinata a livello nazionale e nei consessi multilaterali, e dagli impegni non soddisfatti per il sostegno finanziario.

Oggi ci troviamo a un bivio, dice il Gruppo, come si dice spesso. Proseguendo sulla stessa strada la gente e il pianeta sono a rischio. L'altro percorso, lo sviluppo sostenibile, offre un’opportunità straordinaria, ma occorre impegno e serietà. Cambiare ovviamente non sarà facile ma migliorerà il benessere, promuoverà la giustizia, rafforzerà la parità tra i sessi e preserverà la Terra e i sistemi naturali di supporto alla vita delle generazioni future.

Il Gruppo avanza proposte concrete per la via da seguire in tre aree chiave: capacitazione delle persone per fare scelte sostenibili, sviluppo di una nuova economia verde e sostenibile e rafforzamento della governance istituzionale per sostenere lo sviluppo sostenibile. Le proposte si concretano in 56 Raccomandazioni che si chiede al Segretario Generale di attuare con tutta la forza dell'organizzazione dell'ONU. Queste Raccomandazioni sono destinate ad avere un ruolo nella preparazione del documento finale di Rio+20 ed a rafforzare la per ora gracile struttura dello Zero-Draft di quel documento (> Leggi la lista delle Raccomandazioni) (> Vai alla pagina delle Nazioni Unite).

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20-22 febbraio 2012: a Nairobi si è tenuta  la 12°  sessione speciale del Governing Council e del Global Ministerial Environment Forum dell'UNEP. In un evento collaterale al Consiglio viene assegnato il Blue Planet Prize. Entrambi gli eventi potrebbero sembrare fuori dal percorso di Rio+20, ma non è così, perché l'UNEP è il soggetto principale della riforma del sistema di governo dello Sviluppo sostenibile dell'ONU (IFSD), il secondo tema di Rio+20, e perché il Manifesto che presentano i vincitori delle edizioni precedenti del premio Blue Planet è un documento di grande importanza che non è del tutto in asse con le tematiche di Rio+20 (> Vai al resoconto).

Il Consiglio si è in realtà assunto la responsabilità di trattare sia i problemi della Green economy che quelli della Governance, i due temi di Rio+20. Il Forum  ministeriale GMEF ha raccomandato di mettere al centro delle iniziative la inclusione sociale; le politiche pro-crescita, in particolare la ricerca e sviluppo per l'innovazione; la sicurezza alimentare;  la sostenibilità delle aree urbane; la mitigazione della siccità e le politiche  per i piccoli agricoltori; il giusto ed equo accesso alle risorse naturali; il ruolo delle donne, dei giovani e delle comunità indigene; quadri normativi chiari e flessibili; la formazione e la capacità di costruire nel periodo di transizione; gli indicatori di progresso; la responsabilità per il buon governo e la partecipazione del pubblico. In sostanza si tratta dei temi che definiscono la Green economy per la quale si è detto che "un modello di economia verde deve andare al di là del PIL come indicatore per la crescita" e si è detto anche che occorre una più chiara definizione di Green economy rifiutando l'approccio "one-size-fits-all ",  esi è detto  anche che gli indicatori che dovranno essere scelti per monitorare la Green economy, dovranno tener conto delle specificità dei vari Paesi.

I Ministri hanno ribadito che circa 120 paesi hanno raccomandato di fare dell'UNEP un'Agenzia specializzata, sottolineando  che la riforma della governance è necessaria per sviluppare una robusta Green economy. Nelle dichiarazioni di chiusura, l'UE ha sottolineato che le decisioni che saranno concordate a Rio+20 dovranno essere sostenute da Roadmap o da Framework prescrittivi per  promuovere e sviluppare ulteriormente le azioni in settori specifici, nonché di strumenti per misurare il progresso delle fasi di implementazione. L'UE ha ribadito un forte sostegno per il rafforzamento dell'UNEP e per trasformarlo in un'Agenzia specializzata delle Nazioni Unite per l'ambiente, cementando così un asse di intesa con i paesi africani, come già a Durban.

Tutti contenti? Niente affatto. Il tema della Green economy è stato ripreso in un momento inopportuno. Lo sfondo è quello dello sviluppo economico e della crisi finanziaria che ha portato a un netto calo della fiducia del pubblico nelle istituzioni governative e nelle imprese. Non è solo il Presidente del Brasile, paese ospitante, a parlare alla vigilia del Consiglio di una dissonanza “tra la voce dei mercati e la voce delle strade”.  Le azioni di protesta in tutto il mondo stanno mettendo in discussione i principi base del mercato e dell’economia del capitalismo. Le soluzioni alla crisi offerte da alcuni governi aggravano la disoccupazione giovanile e l'equità sociale, minando i principi dello sviluppo sostenibile. Sono intanto ripresi gli  attacchi da un certo numero di politici americani all’Agenda 21 di Rio. La situazione economica mondiale ha reso il tema della Green economy sempre più oggettivamente rilevante ma al tempo stesso, politicamente imbarazzante. Molti interventi a Nairobi confermano che persistono sospetti che la Green economy potrebbe limitare le sovranità  nazionali in materia di modello di sviluppo  e che essa sia più in sintonia con la esigenze dei paesi ricchi. Si sente una profonda paura da parte di molti  che la Green economy comporterà costi aggiuntivi, restrizioni commerciali, condizionalità e altri impedimenti. La tesi dei costi iniziali alti  seguiti da un futuro di ripresa brillante, non ha convinto. Alcuni delegati hanno accusato l'UNEP di aver trasceso il suo mandato ambientale, dichiarando che probabilmente la questione della Green economy le verrà sottratta proprio dalla riforma della governance che sarà fatta a Rio+20.

Le debolezze dell’UNEP sono ben note: le sue decisioni possono  essere rovesciate dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, non tutti i paesi ne fanno parte (oggi i membri sono solo 58), occorrono  maggiori finanziamenti, il ruolo di guida per i MEA non ne ha impedito la frammentazione e le lacune nell'attuazione. Nessun delegato mette  in dubbio la necessità di rafforzare l'UNEP. Tuttavia, gli Stati Uniti, Cina, India, Russia, Egitto e pochi altri sono scettici, per vari motivi, rispetto ad un cambiamento radicale. Sembra in sostanza che l'opzione agenzia specializzata si stia indebolendo nonostante gli sforzi della Segreteria e degli europei, entrambi accusati, sotto sotto, di aver voluto strafare. Alcuni hanno intravisto la possibilità di un compromesso consistente in un tacito accordo di rafforzare l’UNEP attraverso l'adesione universale. Molto dipende da come il tema IFSD verrà gestito a Rio. Se Rio+20 deciderà di sostituire la Commissione CSD con un Consiglio per lo Sviluppo sostenibile, cambiare l’UNEP in qualcosa di nuovo sarà forse possibile. La riforma del solo UNEP è un’alternativa debole. C’è però, al di sotto di tutte le preoccupazioni, la evidente intenzione degli Stati Uniti e di  pochi altri di bloccare questo progetto.

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20 febbraio 2012: viene pubblicato il Manifesto dei vincitori del Blue Planet Prize. Il premio ha una tradizione che risale addirittura alla Conferenza di Stoccolma del 1972, ma non  lo citiamo  per questo. Presentiamo invece il Manifesto sull'ambiente e lo sviluppo che un gruppo di autorevoli vincitori ha deciso di lanciare in occasione del Consiglio UNEP. Tra essi la signora  Brundtland, autrice della più famosa tra le definizioni dello sviluppo sostenibile contenuta nel documento pre-Rio "Our common Future". Siamo ora alla vigilia di Rio+20 ma la circostanza, come potranno vedere i lettori, viene gelidamente ignorata dagli estensori che non la citano mai in oltre 20 pagine di testo, così come non parlano mai di Green economy. La questione della Governance, il secondo tema di Rio+20, è discussa a fondo ma mai in relazione al sistema ONU se non per dire che "Governance is more than just a question of the institutional architecture". Il manifesto è invece un'appassionata ripresa dei principi dello sviluppo sostenibile e delle basi scientifiche che li sostengono.

Cosa dice dunque questo documento "Environment and Development Challenges: The Imperative to Act"? In realtà a nostro parere nulla di particolarmente rilevante pur trattandosi di un documento che tocca tutti i punti di sostanza in maniera corretta e condivisibile. E allora che cosa ne raccomanda la lettura? Il fatto è che non si vedeva più da tempo una presa di posizione complessiva ed argomentata sulla questioni dell'ambiente e dello sviluppo, quasi che le cose possano esser date per scontate o che ci si stia facendo travolgere dallo scetticismo e dalla retorica.

Abbiamo infine scoperto in apertura di una bozza finale del documento una buona lista di Key messages, poi scomparsa dalla versione ufficiale finale. Vogliamo allora riproporli qui, nelle parti essenziali perché ci sembrano messaggi di grande significato e importanza.

I messaggi chiave del manifesto di Nairobi.

  • Abbiamo un sogno - un mondo senza povertà - un mondo che sia equo - un mondo che rispetta i diritti umani, un mondo con maggiore e migliore comportamento etico in merito alla povertà e alle risorse naturali - un mondo che sia ambientalmente, socialmente ed economicamente sostenibile, dove le sfide come il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e l'iniquità sociale sono affrontati con successo. Questo è un sogno realizzabile, ma la tendenza è profondamente sbagliata e su questo percorso non lo realizzeremo. ...

  • è urgente il bisogno di spezzare il legame tra produzione - consumo e degrado ambientale. Questo può comportare rischi per i livelli della vita materiale per un periodo che ci permetta di superare la povertà nel mondo. La crescita materiale indefinita su un pianeta con risorse naturali limitate e spesso fragili sarà comunque insostenibile. ...

  • Gli immensi rischi ambientali, sociali ed economici cui ci troviamo di fronte saranno molto più difficili da gestire se non saremo in grado di misurare gli aspetti chiave del problema. I governi dovrebbero riconoscere i gravi limiti del PIL come misura dell'attività economica e integrarlo con le misure delle cinque forme di capitale, costruito, finanziario, naturale, umano e sociale, cioè una misura della ricchezza che integra dimensioni economiche, ambientali e sociali. ...

  • Il sistema energetico attuale, che è fortemente dipendente dai combustibili fossili, è alla base di molti dei problemi che dobbiamo affrontare oggi: esaurimento delle risorse facilmente accessibili, sicurezza dell’accesso ai combustibili e il degrado della salute e delle condizioni ambientali. …  la transizione verso un'economia a basse emissioni richiede una rapida evoluzione tecnologica, l'efficienza dei consumi energetici, le fonti energetiche rinnovabili e la cattura e lo stoccaggio del carbonio.  …

  • Le emissioni di gas serra sono una delle più grandi minacce per la nostra prosperità futura. Le emissioni mondiali (flussi) sono attualmente circa 50 MtCO2eq all'anno e sono in rapida crescita. … le concentrazioni (stock) di gas serra in atmosfera sono aumentate a circa 445 ppm a una velocità di circa 2,5 ppm all'anno. ... Senza una forte azione per ridurre le emissioni, nel corso di questo secolo si aggiungerebbero almeno 300 ppm portando le concentrazioni a circa 750 ppm a fine del secolo o all'inizio del prossimo. Gli impegni attuali del mondo per ridurre le emissioni sono coerenti con un aumento di almeno 3 °C (50-50 di probabilità): una temperatura mai vista sul pianeta in circa 3 milioni di anni, con seri rischi di aumento oltre i 5 °C. …

  • La biodiversità ha valori sociali, economici, culturali, spirituali e scientifici e la sua protezione è estremamente importante per la sopravvivenza umana. La rapida perdita di biodiversità, senza precedenti negli ultimi 65 milioni di anni, sta mettendo a repentaglio la fornitura dei servizi ecosistemici su cui si fonda il benessere umano. …

  • Se vogliamo realizzare il nostro sogno, il momento di agire è adesso, data l'inerzia del sistema socio-economico e dato che gli effetti negativi dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità non potranno essere invertiti per secoli o sono irreversibili (per esempio la perdita delle specie). Sappiamo abbastanza per agire, ma ... siamo di fronte a un problema di gestione del rischio su una scala immensa. Se non si interverrà ne verranno impoverite le generazioni attuali e future.

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25-27 gennaio 2012: si tiene a New York Il primo esame dello Zero draft (> vai alla pagina Nazioni Unite). Nelle dichiarazioni di apertura, i delegati convengono sull’utilità del documento come base per i negoziati tra ora e giugno 2012. Il futuro che vogliamo, lo Zero draft, è il risultato di circa 6000 pagine di contributi che la  CSD ha ricevuto dagli Stati membri, dagli altri stakeholder, e dalla discussione  del II Intersessional Meeting del 15-16 Dicembre. La CSD produrrà una compilation di tutti i contributi per la sessione informale del negoziato in programma dal 19 al 23 Marzo.

Lo Zero draft non è piaciuto a gran parte dei delegati come non piace a noi. Il livello è molto al di sotto delle necessità, tanto che tutti i delegati hanno sottolineato che l'obiettivo di un documento ambizioso e orientato all'azione richiederà dei negoziati altrettanto ambiziosi nei 145 giorni che rimangono prima di Rio +20. Relatori di gran parte dei paesi ritengono il documento privo di equilibrio e fortemente sbilanciato sulle tematiche ambientali.  Non sfugge la differenza con l'approccio a Rio 92, quando il Summit poté far conto sul risultato del lavoro della Commissione Brundtland. Lascia molti dubbi questo approccio attraverso la raccolta democratica del parere di un enorme numero di soggetti e di paesi che hanno scritto proposte sostanzialmente banali quando non retoriche, senza essersi mai messi intorno ad un tavolo. Lo sviluppo sostenibile, si ribadisce,  è ancora materia dei Ministeri dell'Ambiente e, quindi, i paesi mandano alla CSD rappresentanti di quei Ministeri. Il coinvolgimento di altri Ministeri, Finanze, Salute, Cultura, Commercio e Agricoltura, è definitivamente una necessità se si vuole  garantire l'integrazione dei tre pilastri dello sviluppo sostenibile ed avere a Rio+20 qualche prospettiva di eliminare la povertà.

Alcune proposte cominciano ad avere un certo seguito. Quella di Colombia e Guatemala di sviluppare obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG), continua a suscitare interesse come opzione fondamentale per il risultato finale di Rio+20, anche durante una affollata discussione convocata a latere del Meeting. In risposta a una certa preoccupazione che gli SDGs cancellerebbero gli MDG, si risponde invece che invece li potrebbero integrare in un contesto di più universale applicazione, anche se è chiaro a tutti che gli SDG intersecherebbero un maggior numero di interessi in gioco rispetto agli MDG, rendendo più difficile il negoziato. Sono stati indicati alcuni  temi fondamentali per il negoziato, come l'energia e la sicurezza alimentare. Si suggerisce di sottoporre a un test gli SDG prima di sviluppare la lista completa. Alcuni delegati hanno dichiarato che adottare nuovi indici per lo sviluppo sostenibile al di là del prodotto interno lordo (PIL) sarebbe la vera novità di Rio+20. La felicità e la salute sono proposti da alcuni come paradigmi di questa innovazione. Nella generale pochezza delle proposte merita una citazione la proposta da parte Svizzera di sostituire il termine growth con il termine prosperity.

Rimbalza la proposta di creazione di un Ombudsman o di un Alto Commissario, per le generazioni future, per promuovere lo sviluppo sostenibile.  Molti sottolineano la necessità di integrare nel documento di Rio+20 il 10-YFP, il programma decennale del consumo e della produzione sostenibili. Trova assensi anche la proposta di creare l’equivalente dell’IPCC per assicurare il sostegno della scienza allo sviluppo sostenibile a livello globale.

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10 gennaio 2012. Viene reso  pubblico dalla UNCSD il documento in 128 punti che abbiamo chiamato Zero Draft. Il documento è il punto di arrivo di un anno intero di attività preparatoria  vuole essere il punto di partenza per la scrittura negoziale del documento finale del Summit di Rio del ventennale che sarà portata a termine nei prossimi sei mesi.

 
 

 

Il documento è presentato e discusso nella pagina Nazioni Unite di questo stesso sito.

15 - 16 dicembre 2011, New York, SECOND Intersessional Meeting for UNCSD. Fin dal primo Prep-Com del marzo 2011, il mondo ha subito grandi cambiamenti. La primavera araba, il movimento Occupy Wall Street, la crisi economica, per non parlare del terremoto, dello tsunami e della crisi nucleare in Giappone, di una serie di eventi meteorologici estremi in tutto il mondo, etc. Molti delegati  sono ancora provati dai recenti negoziati di Durban (> vedi resoconti in questo sito) ma convinti che colà siano stati rilanciati il multilateralismo e lo sviluppo sostenibile. Tuttavia l'entità delle sfide dello sviluppo sostenibile è scoraggiante, soprattutto in considerazione delle minacce  emergenti come l'insicurezza alimentare, la volatilità dei  prezzi  dell'energia, l'incertezza economica globale e la elevata disoccupazione.

Molti delegati hanno espresso sgomento per il compito apparentemente insormontabile di fornire indicazioni sul formato, la struttura, e il contenuto dello Zero Draft del documento finale per consentire all'Ufficio UNCSD di ridurre le 6.000 pagine di proposte provenienti da governi, agenzie delle Nazioni Unite, organizzazioni intergovernative, incontri regionali e gruppi principali ad una base concisa e focalizzata per i negoziati entro l'inizio di gennaio.

Ad incontro iniziato non è chiaro come la discussione sul formato dello Zero Draft possa dare un valore aggiunto al processo di compilazione. I delegati hanno molto da dire sui contenuti piuttosto che sulla sua struttura e il suo  formato. Invece di impegnarsi in una discussione sui sette quesiti dell'Ufficio di presidenza sulla struttura e gli scopi del documento finale, la maggior parte dei delegati preferisce recitare contributi preparati in materia di contenuti.

Stranamente le commissioni che presentano i risultati degli incontri regionali preparatori vengono relegate ad un evento collaterale, con la scusa che non ci sarebbe stato tempo per le presentazioni durante la sessione.

Infine potrà sembrare che l'incontro abbia avuto un valore essenzialmente simbolico per garantire la legittimità del processo che porta allo Zero Draft, ma in realtà c'è stato spazio per le discussioni di merito e di sostanza. La maggior parte dei delegati ha concordato sulla necessità di seguire da vicino la risoluzione 64/236 dell'Assemblea generale dell'ONU, che si concentra sugli obiettivi e su due temi. Nella sua sintesi di chiusura, la CSD ha ribadito che il messaggio generale era: "Siate brevi e puntuali per essere compresi dal mondo, evitate un testo pieno di gergo". In effetti, le delegazioni hanno ripetutamente sottolineato che il testo finale deve parlare al cittadino medio e non rimanere entro i confini della burocrazia delle Nazioni Unite e dei tecnocrati. A tal fine, molti hanno chiesto una dichiarazione politica  accompagnata da una serie di azioni concordate. Resta da vedere se queste azioni saranno negoziate o  volontarie, se la Roadmap della Green economy sarà in allegato o inclusa nel documento. C'è però grande voglia  di specificare gli attori, i tempi ei mezzi di attuazione degli obiettivi.

C'è un ampio accordo che una Green economy inclusiva richiede un intervento a più livelli: internazionale, regionale, nazionale e sub-nazionali, evitando l'approccio top-down ovvero one-size-fits-all. Le raccomandazioni per la IFSD, al fine di promuovere l'attuazione e l'integrazione dei tre pilastri dello sviluppo sostenibile, dicono che è necessaria la coerenza a tutti i livelli, come il Presidente Sha ha sottolineato: "Coerenza per promuovere l'integrazione ... la coerenza per promuovere l'attuazione". La coerenza può infatti fungere da meccanismo di collegamento tra integrazione e implementazione.

Le delegazioni hanno presentato diversi punti di vista sul governo mondiale dell'ambiente, con qualche preferenza per portare il ruolo dell'UNEP a quello di un'Agenzia specializzata e altre contrarietà alla creazione di nuove istituzioni, mettendo in evidenza che questo potrebbe in effetti diminuire la capacità dell'organizzazione di mettere in atto il cambiamento all'interno del sistema delle Nazioni Unite.

Un'altra area di discussione è stata l'importanza di misurare i progressi verso lo sviluppo sostenibile. La proposta della Colombia e del Guatemala per sviluppare obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) ha ottenuto effettivo sostegno. Alcuni, tuttavia, hanno sottolineato il fatto che la risoluzione 64/236 dell'ONU, non fornisce una base per introdurre gli SDGs nel documento finale. Altri hanno sollevato domande su come questi obiettivi verrebbero identificati, misurati e monitorati, indicando che c'è ancora molto lavoro da fare per elaborare questa proposta in modo sufficiente.

In un'epoca di incertezza politica ed economica, alcuni hanno riconosciuto l'elefante nella stanza: la crisi economica e sociale che potrebbe compromettere il risultato di Rio+20. Come la CSD ha notato, il 2012 è un anno elettorale in paesi chiave e numerose iniziative nazionali e regionali si concentrano sulle misure per superare la crisi finanziaria. Si tratta di cose che possono avere un impatto sulla priorità assegnata a Rio +20. Ma per tutti "il fallimento non è un'opzione".

Per assicurare la necessaria volontà politica e la motivazione per Rio +20, il co-presidente Kim ha ricordato che il Vertice della Terra di Rio del 1992 ha avuto successo per effetto di Agenda 21 che, con la sua traduzione in Agende 21 locali è diventata l'agenda dei popoli. In questa epoca di disordini sociali, scandita da movimenti di massa e rovesci di governi, molti partecipanti hanno riconosciuto che, per avere successo, Rio +20 ha bisogno di galvanizzare l'azione dal basso.

Il negoziato nel Meeting intersessionale. Si sono discussi la compilazione dei contributi provenienti da stati, organismi delle Nazioni Unite, organizzazioni intergovernative e Main groups e  gli orientamento per la struttura e il formato di una zero draft version del documento finale di Rio+20 che sarà distribuita a metà gennaio 2012.

La CSD ha incoraggiato i delegati a proporre risultati concreti, osservando che le elezioni nei principali paesi nel 2012 e la crisi economica possono ridurre l'attenzione internazionale su Rio+20. Il documento finale deve essere conciso, orientato all’azione con un chiaro calendario e obiettivi specifici, e che l'integrazione, la coerenza e l'implementazione sono i risultati obbligati della Conferenza. La CSD ha invitato i governi a puntare in alto, soprattutto in considerazione delle nuove questioni relative allo sviluppo sostenibile, come l'insicurezza alimentare, la volatilità dei prezzi dell'energia, l'instabilità finanziaria globale e la disoccupazione. Ha messo in evidenza l'interesse generale per misurare i progressi attraverso gli obiettivi di SD (SDGs) e che le proposte sul quadro internazionale sullo SD (IFSD) devono rafforzare l'integrazione tra i tre pilastri dello SD e rafforzare i singoli pilastri, ma in particolare quello ambientale.

I G-77/Cina, proponendo un documento finale unico, chiedono maggiori fondi, un registro degli impegni finanziari e del trasferimento di tecnologia e un meccanismo internazionale per colmare il divario tecnologico. Il Gruppo africano, esorta a creare un meccanismo per monitorare gli impegni finanziari e la loro realizzazione, a trasformare l'UNEP in un istituto specializzato internazionale con sede a Nairobi, a creare centri di eccellenza per la ricerca congiunta e la condivisione delle informazioni, a sviluppare nuovi indicatori per valutare le performance al di là del PIL e dell'indice di sviluppo umano (HDI) e un documento finale che integri un messaggio politico forte con impegni strategici ed un piano di attuazione chiaro.

L'UE propone di negoziare un unico documento finale focalizzato sull’accesso e sulla gestione delle risorse scarse, chiede una Roadmap sulla Green economy e un pacchetto di riforme IFSD che comprende il potenziamento dell'UNEP in un'agenzia specializzata per l'ambiente. Secondo l’UE gli obiettivi globali SDG vanno trattati all'interno della Roadmap. Gli LDC chiedono di garantire l'accesso universale alle risorse a prezzi accessibili; un’energia affidabile con le tecnologie necessarie; adeguati investimenti in infrastrutture; la gestione dell'acqua e dei servizi igienici; un sostegno finanziario e tecnico per il miglioramento della sicurezza alimentare e nutrizionale; la fornitura di varietà di semi e fertilizzanti ad alto rendimento e resistenti ai cambiamenti climatici; un contributo alla lotta contro la desertificazione e il degrado del territorio; il sostegno allo sviluppo sostenibile delle foreste e delle montagne; la protezione della biodiversità; l’uso sostenibile delle risorse marine; la protezione dalle catastrofi cui sono soggette le piccole isole, i paesi di montagna, i paesi costieri e gli altri paesi più vulnerabili.  Il Pacific Islands Forum sollecita la costruzione di una rete globale di aree marine protette; azioni contro l’acidificazione degli oceani, l'inquinamento illegale, non dichiarato e non regolamentato; la conservazione e la gestione sostenibile degli ecosistemi marini e risorse per assicurare che i piccoli stati insulari (SIDs) godano di una quota maggiore dei benefici derivanti dalla conservazione e gestione sostenibile delle risorse oceaniche.

Linee guida per lo Zero draft. I delegati hanno poi uno scambio di opinioni sul documento di compilazione e di commenti per le linee guida per il progetto zero.

Il gruppo Children and Youth sollecita l'adozione degli SDGs tenendo conto opportuno del quadro decennale dei programmi sul consumo e la produzione sostenibili, SCP, (10-YFP). Chiedono  la creazione di un consiglio per lo sviluppo sostenibile come organo sussidiario dell'Assemblea Generale dell'ONU; un tribunale mondiale per l'ambiente; un Panel intergovernativo sullo sviluppo sostenibile sullo stile del IPCC e un potenziamento dell'UNEP nell'ambito dell'organizzazione delle Nazioni Unite.

La Cina mette in guardia contro una sottovalutazione nel documento finale del principio delle responsabilità comuni ma differenziate  e contro la Green economy se usata come condizione per gli aiuti allo sviluppo o come mezzo per il protezionismo commerciale. Sull'IFSD, ha chiesto di dare prova del ruolo guida delle Nazioni Unite; di rafforzare l'ECOSOC e il CSD; di assicurare che le istituzioni finanziarie internazionali integrino lo sviluppo sostenibile nella pianificazione e nella programmazione, e di aumentare l'ascolto dei paesi in via di sviluppo. La Repubblica di Corea chiede una dichiarazione politica per l'attuazione e la trasformazione della CSD in un Consiglio per lo sviluppo sostenibile.

I sindacati chiedono un impegno concreto sulla quantità e sulla qualità dei green jobs che l'agenda della Green Economy produrrà e chiedono la Tobin Tax

Gli Stati Uniti chiedono un documento politico focalizzato, di meno di cinque pagine, con un compendio degli impegni sotto forma di un allegato che elencherebbe impegni volontari, non negoziati, dei governi e delle parti interessate a tutti i livelli, e la creazione di un meccanismo per garantire la accountability. Il Giappone propone lo sviluppo degli SDGs perché diano un contributo agli MDG dopo il 2015 sulla base di una nuova strategia internazionale con la sicurezza umana come principio guida Chiede anche una strategia dei piccoli passi per migliorare la collaborazione tra gli organismi di governo dello sviluppo sostenibile.

Le ONG chiedono impegni per il green procurement negli appalti pubblici da parte dei governi a tutti i livelli, chiedono un SDG per la deforestazione zero entro il 2020, chiedono di far carico al Comitato sulla Sicurezza Alimentare Mondiale di sviluppare proposte in base alle raccomandazioni derivanti dall'International Assessment of Agricultural Knowledge, Science and Technology for Development; lo sviluppo di una convenzione sulla responsabilità sociale; l'attuazione del 10-YFP; l'adozione di una tassa globale sulle transazioni finanziarie (Tobin Tax) e la creazione di un Consiglio ONU per lo sviluppo sostenibile.

L'India suggerisce che per la Green economy il documento finale fornisca un menu di opzioni politiche. La Norvegia raccomanda  le tasse verdi e gli incentivi, l'inclusione del valore del capitale naturale nella contabilità nazionale, e un ruolo guida per l'UNEP nel mettere a punto gli SDGs.

L'Italia raccomanda la preparazione degli indicatori di sviluppo sostenibile e una Roadmap per la Green economy concentrandosi sulla gestione sostenibile delle risorse naturali.

il Brasile osserva che a Rio +20  non ci saranno solo i governi, ma anche le componenti e gli attori della società civile e la comunità imprenditoriale. Durante i quattro giorni del periodo tra l'ultimo  Comitato preparatorio Prep-Com UNCSD nel mese di giugno del 2012,  propone di concentrarsi sulla sicurezza alimentare e la povertà, le città, l'energia, l'innovazione, l'acqua, gli oceani, l'economia dello sviluppo sostenibile, analizzando i modelli di sviluppo non sostenibili e l'occupazione.

Formato e struttura dello Zero Draft.  L'UE  mette in evidenza che gli obiettivi globali possono determinare i collegamenti tra i due temi della conferenza, e suggerisce che il documento finale sia focalizzato, orientato all'azione ed al futuro, e propone tre sezioni: una dichiarazione politica, una Roadmap dell'economia verde, e un nuovo quadro IFSD.

L'India raccomanda che il documento finale dica con chiarezza ciò che la Green economy non può essere. Il gruppo Business and Industry suggerisce di includere nel documento finale una valutazione equilibrata del progresso dello sviluppo sostenibile negli ultimi 20 anni; una visione comune per lo sviluppo sostenibile nel futuro; uno schema ed un meccanismo di sostegno alle politiche e ai regolamenti in favore dello sviluppo sostenibile; chiare priorità dell'azione a livello internazionale e un programma inteso ad incentivare la tecnologia e l'innovazione in tutta la gamma delle questioni dello sviluppo sostenibile.

Il Messico preferirebbe un breve documento che delinei gli obiettivi e le scadenze, che presenti la Green economy come un insieme di strumenti politici per favorire i progressi dello sviluppo sostenibile e raccomanda il rafforzamento dell'UNEP in accordo con la dichiarazione di Nairobi-Helsinki sulla governance internazionale dell'ambiente.

La Cina chiede la piena partecipazione dei paesi in via di sviluppo, come pure l'apertura e la trasparenza.

Il Giappone, sottolinea che il documento finale dovrebbe essere una dichiarazione politica concisa concentrata solo su due temi: Green economy e IFSD, e si dice convinto che questo incontro sarà diverso da Rio e da Johannesburg, e che dovrebbe concentrarsi solo sui due temi, anche a causa del tempo limitato a disposizione per negoziare il risultato finale.

Gli Stati Uniti ribadiscono che il documento finale deve essere una dichiarazione politica concisa di non più di cinque pagine concentrata sulle problematiche di alto livello, con un compendio degli impegni rimesso in appendice.

La Germania  sottolinea che la transizione verso la Green economy è nell'interesse di tutti i paesi, suggerisce l'adozione di risultati concreti come il programma 10-YFP e un programma per lo sviluppo urbano sostenibile e  propone uno schema volontario di capacity-building per fornire indirizzi specifici a ciascun paese.

La Norvegia suggerisce che il documento dovrebbe essere  un documento politico breve, conciso, lungimirante e orientato ai risultati; gli SDGs dovrebbero far parte del rinnovato impegno politico per lo sviluppo sostenibile, e il risultato dovrebbe concentrarsi sui due temi, con la Green economy che incorpora una cassetta degli attrezzi  e una lista di best practices, e  la  IFSD che preveda un migliore Forum intergovernativo per lo sviluppo sostenibile e la riforma della struttura di governance dell'UNEP.

La Sessione conclusiva: Venerdì pomeriggio, 16 dicembre, Sha, il segretario generale UNCSD,  riassume le opinioni espresse sul formato, la struttura e il contenuto dello  Zero Draft del documento finale. Sulla struttura e il formato, registra l'accordo per un singolo documento, mirato e orientato all'azione politica, concentrato sugli obiettivi e sui due temi fissati dalla Risoluzione 64/236 dell'Assemblea generale, una visione per il futuro e una dichiarazione di un rinnovato impegno politico, accompagnata in allegato da una serie di azioni concordate specificanti gli attori, precisando tempi e modalità di attuazione e la responsabilità per la distribuzione degli impegni, sia negoziati che  volontari, mettendo in evidenza alcune proposte in favore di un compendio o un registro di impegni volontari per accompagnare le decisioni prese.

Sul contenuto, nota le richieste di riaffermare i principi di Rio e i precedenti impegni per lo sviluppo sostenibile; l'ambizione di sradicare la povertà; ripristinare la stabilità e la crescita inclusiva creando per le future generazioni le condizioni per una vita piena,  produttiva e sana in armonia con la natura e fornendo ai protagonisti tutti i necessari mezzi di attuazione. Sulla Green economy registra un ampio consenso: il concetto dovrebbe essere inclusivo, mettere in primo piano lo sradicamento della povertà ed essere un mezzo per lo sviluppo sostenibile. Le politiche e le azioni nazionali dovranno essere guidate da principi concordati e da un menu di opzioni politiche per garantire la flessibilità, il capacity-building per i paesi arretrati per sviluppare proprie strategie nazionali di Green economy condividendo esperienze e creando una piattaforma comune. Sottolineato anche un ampio consenso per gli SDGs, facendo notare che il documento finale dovrà mettere in campo questa proposta.

Come aree prioritarie di intervento, Sha individua gli oceani, la sicurezza alimentare e l'agricoltura sostenibile, l'energia sostenibile per tutti, l'accesso all'acqua, l'efficienza, la città sostenibile, green-jobs e lavoro dignitoso,  riduzione del rischio di disastri e miglioramento della resilienza, così come la desertificazione, le montagne, foreste, la biodiversità e i cambiamenti climatici. Come temi trasversali, indica che il 10-YFP può essere una componente strategica di un accordo sulla Green economy, così come la parità di genere, l'equità sociale, l'educazione e l'accesso alla tecnologia, ai finanziamenti ed alla capacitazione. Sul IFSD, ha rimarcato le proposte di rafforzare l'UNEP e di elevarlo al ruolo di Agenzia specializzata; un crescente interesse alla creazione di un Consiglio per lo sviluppo sostenibile in sostituzione del CSD, sviluppando e rafforzando le istituzioni esistenti, tra cui l'ECOSOC e l'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Sottolinea infine la necessità di sviluppare le istituzioni della governance economica e finanziaria per lo sviluppo sostenibile.

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1 - 2 dicembre 2011, Ginevra, CONFERENZA REGIONALE UNECE. La Conferenza della Regione europea dopo la Regione araba, Asia-Pacifico ed Africa, è l'ultima e forse la principale conferenza regionale in preparazione di Rio+20.

A Ginevra vengono formulate proposte per istituire i nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile, SDGs, sulla falsariga degli obiettivi del Millennio, MDG.

Ha trovato forti consensi la proposta EU di una Roadmap della Green economy nel contesto dello sviluppo sostenibile e dell'eliminazione della povertà sia pure con il riconoscimento dei diversi punti di vista e della necessità di accogliere le sfide dei diversi paesi. Occorre protezione ed inclusione sociale per i lavoratori in transizione verso la Green economy. Le implicazioni della solvibilità economica, finanziaria e la crisi sono stati temi ricorrenti della discussione di Ginevra. I partecipanti hanno chiesto di migliorare il monitoraggio e la valutazione dei progressi in materia di sviluppo sostenibile, una migliore integrazione dei tre pilastri dello sviluppo sostenibile e una più forte coerenza e cooperazione inter-regionale. 

Sul secondo tema di Rio+20, la governance (IFSD), viene consenso sulla debolezza e la frammentazione dell’attuale assetto istituzionale, le risorse scarse e l’insufficiente autorità. Le opinioni non sono però unanimi, nemmeno sul rilancio, alla luce del Principio 10 di Rio, della Convenzione di Aarhus, sull'accesso alle informazioni e la partecipazione dei cittadini, che è una creatura UNECE. Molti hanno sostenuto la necessità dell'ammodernamento dell’UNEP e della creazione di un Consiglio ONU per lo Sviluppo sostenibile, così come il rafforzamento delle Commissioni regionali e nazionali, dei Consigli nazionali per lo sviluppo sostenibile ed il coinvolgimento della società civile.

Un intervento tardivo dal Brasile ha dato indicazioni sugli orientamenti di Rio+20 (UNCSD) per l’eliminazione della povertà e la priorità della sicurezza alimentare, dell'equità, della salute e dell’occupazione nella chiave dello sviluppo sostenibile. Il Brasile preme per una Green economy inclusiva a presidio di un nuovo modello di sviluppo per garantire che il concetto non privilegia gli aspetti della commercializzazione delle tecnologie avanzate rispetto alle priorità e alle condizioni dei paesi in via di sviluppo.

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1 novembre 2011. Scade il termine per il recepimento dei contributi degli Organismi internazionali, dei governi delle NGO e di tutti gli stakeholder che abbiano inteso dare un contributo alla preparazione dello Zero Draft del Documento finale di Rio+20. I contributi saranno tutti raccolti in una compilation a cura dell'ONU. Paolo Soprano, rappresentante dell'Europa,  comunica che alla riunione dell'8 novembre 2011 del Bureau proporrà di riaprire i termini di recepimento per acquisire ulteriori proposte e contributi.

Il sito web della UNCSD consente l'accesso ai testi  tutti i contributi pervenuti entro il termine di scadenza e tra essi al contributo europeo in qualità di Political Group. In sintesi i contributi raccolti sono 606 e si dividono al seguente modo:

La compilation dei contributi verrà presentata alla Prepcom regionale UNECE (The UN Economic Commission for Europe) il 1-2 dicembre 2011 a Ginevra per consentire l'inizio della preparazione dello Zero Draft del Documento finale di Rio+20.

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8 settembre 2011, High-Level Symposium on the United Nations Conference on Sustainable Development. Tra le tante iniziative di allargamento e condivisione della fase preparatoria della UNCSD merita una citazione questo simposio che si è tenuto a Pechino l’8-9 settembre 2011. In documentazione rendiamo disponibile l'Introduzione del Segretario Generale dell'UNCSD, una presentazione sulla Green economy e una sulla Governance dello sviluppo sostenibile ed infine l'intervento del delegato del WTO.

Questo Simposio aveva l’obiettivo di promuovere una discussione approfondita tra tutte le parti interessate sugli obiettivi e i temi di Rio +20. I partecipanti hanno sottolineato cinque questioni nuove emergenti di prima priorità: l’accesso, la sicurezza e la sostenibilità dell’energia; la sicurezza alimentare e l’agricoltura sostenibile; la scarsità d'acqua e la corretta gestione delle risorse idriche; una maggiore resistenza e preparazione alle emergenze; il degrado del territorio e del suolo e la gestione sostenibile del territorio.

A proposito di IFSD, i partecipanti hanno sottolineato che le riforme dovrebbero essere guidate da un insieme di principi, tra cui un accordo sui problemi fondamentali da affrontare; che la forma deve seguire la funzione e la sostanza; che qualsiasi riforma non dovrebbe solo migliorare l'integrazione dei tre pilastri dello sviluppo sostenibile, ma ripristinarne l'equilibrio; migliorare la trasparenza; farsi carico della complessità attraverso la semplificazione amministrativa, operativa e dei metodi di conformità.

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14 maggio 2011, la CSD-19. Alle nove del mattino di sabato 14 maggio, la XIX sessione, quella che sarà a parere di molti l'ultima riunione della Commissione per lo Sviluppo sostenibile, iniziata due settimane prima il due di maggio, termina con una richiesta di numero legale in un'aula con ormai pochi delegati sfiniti da una notte intera di trattative senza speranza. 15 giorni di negoziato su un possibile testo per l'agenda decennale della CSD sul modello di Produzione e Consumo (SCP), lungamente preparata, e sulle altre materie della sessione, trasporti, rifiuti e miniere e trattamento delle sostanze chimiche, vanno completamente in fumo.

La CSD ha avuto origine a Rio 1992 ed ha vissuto una vita travagliata, restando pur sempre l'unica sede nella quale si sia potuto trattare  sui tre pilastri dello sviluppo sostenibile e sulla loro integrazione piuttosto che sulla sola questione ambientale. Pur essendo l'istanza più alta della politica per lo sviluppo dell'ONU, per effetto di un equivoco condiviso dalle amministrazioni di molti paesi, ha nel tempo più spesso riunito assemblee di Ministri dell'ambiente con l'assenza sistematica dei Ministri economici e sociali. Al centro della riconsiderazione dell'intero quadro della governance mondiale multilaterale dello sviluppo sostenibile, la CSD, con questa battuta a vuoto, dovrà essere inevitabilmente riformata a Rio+20. Oggi però siamo ben lontani dall'avere un'idea precisa di come questo cambiamento potrà aver luogo.

Il resoconto della CSD-19 è disponibile nel documento E/CN.17/2011/L.2 che, votato in Commissione, finisce per essere l'unico prodotto ufficiale della CSD-19, una fotografia impietosa del disaccordo generale e dell'incapacità di negoziare. Il resoconto testimonia della presenza finalmente attiva della delegazione italiana, in aula e non solo entro la delegazione EU (in figura), da dove viene riportata l'importante affermazione che per l'Italia "La Green economy è determinante per lo sviluppo sostenibile e per lo sradicamento della povertà e che le piccole e medie imprese possono svolgere un ruolo decisivo nell'affermazione della Green economy".

Quali possono essere le ripercussioni di questo disastro sul cammino di Rio+20?

Non vi è dubbio che la feroce opposizione di alcune delegazioni al tema della Green economy fa tremare l'intero impianto preparatorio della UNCSD ("Capitalismo verde" secondo il Venezuela e la Bolivia, lo stesso paese che ha portato pochi mesi prima la COP 16 di Cancùn sull'orlo del fallimento, auspica che "Il verde della natura prevalga sul verde dei biglietti di banca e dei profitti"). Alcuni si sono chiesti se non sarebbe stato meglio proseguire con la sperimentata tematica dei modelli sostenibili di Produzione e Consumo (SCP) senza riflettere che alla CSD-19 il massimo del disaccordo si è registrato proprio su SCP. Del pari, sul secondo tema della governance dello sviluppo sostenibile non si vedono percorsi di convergenza. La stessa CSD, appena reduce da un fallimento, dovrebbe essere assieme all'UNEP ancora il centro della rinnovata iniziativa in favore dello sviluppo sostenibile. Su queste questioni non si votava, ma i disorientati negoziatori della CSD-19 sono pressoché gli stessi sui quali ricade oggi una molto aumentata responsabilità di condurre in porto il processo preparatorio di Rio+20 che è appena agli inizi.

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7 - 8 marzo 2011, la PREPCOM 2 UNCSD. La seconda sessione del Comitato preparatorio discute le modalità di preparazione del documento finale di Rio+20. Un processo inclusivo e partecipato da tutti gli stati membri dovrà portare alla preparazione della prima bozza, "zero draft", non oltre il gennaio 2012. Gli stati membri e tutti gli stakeholder accreditati dovranno presentare i loro contributi entro il 1 novembre 2011. Essi contribuiranno ad una compilazione che verrà presentato al II Intersessional meeting CSD della metà di dicembre 2011 ed elaborato per contribuire allo zero draft. Una serie ravvicinata di incontri informali su base mensile sarà organizzata per definire nei primi mesi del 2012 la bozza di proposta di documento finale.

In materia di Green economy la pubblicazione del nuovo rapporto dell'UNEP, "Towards a green economy, pathways to sustainable development and poverty eradication", che può essere letto nella forma di Synthesis for Policy Makers e nella forma di un massiccio Full Report di oltre 600 pagine, dà un sostanziale contributo al chiarimento di molte delle questioni poste negli incontri precedenti e di molte delle diffidenze dei paesi emergenti, anche perché si prende atto che molte delle più importanti esperienze di Green economy sono in corso in questa parte del mondo, in Cina, India e Brasile. La Green economy come un nuovo "propulsore della crescita" capace di trovare una sintesi tra le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile, ambiente, società ed economia, è un ubi consistam che la maggioranza dei delegati sembra preferire in conclusione di questo PrepCom. Il Comitato raccomanda con particolare enfasi che vi sia spazio per la Blue Economy nella Green economy, allo scopo di focalizzare il grave problema dei mari e degli oceani, gravemente minacciati dai cambiamenti climatici, dallo sfruttamento delle risorse ittiche e dall'inquinamento, nonostante gli impegni precisi assunti al WSSD e puntualmente disattesi.

La materia della governance dello sviluppo sostenibile, trascurata nei meeting precedenti, entra invece nel vivo. Il punto è nell'insufficiente performance della Commissione CSD e dell'ECOSOC, l'ufficio di coordinamento delle iniziative economico-sociali dell'ONU fondato nel 1946 su mandato della carta delle nazioni Unite (nella foto la prima riunione). Viceversa l'agenzia ambientale, l'UNEP, ha lavorato bene anche al di là del suo mandato, come dimostra appunto il lavoro recente sui Green Jobs e la Green economy. Trasformarla in Agenzia per lo sviluppo sostenibile sarebbe forse la soluzione giusta, ma c'è il problema dell'integrazione con gli uffici newyorkesi e la fortissima opposizione dell'Africa contro il trasferimento dell'UNEP da Nairobi. Una proposta continua a mancare ma il draft di gennaio dovrà necessariamente delinearla.

Sono disponibili un sostanzioso documento dell'Assemblea Generale per il PrepComII (A/CONF.216/7) ed una Sintesi del II Comitato preparatorio a cura dell'Ufficio di Presidenza.

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17 - 19 maggio 2010, la PREPCOM 1 UNCSD. La prima sessione del Comitato preparatorio per la UNCSD si è svolta dal , presso la sede dell'ONU a New York. Il Comitato preparatorio si è occupato di contenuti e di aspetti procedurali.

I delegati hanno valutato i progressi e soprattutto le lacune nei processi di attuazione dei piani d'azione dei precedenti vertici sullo sviluppo sostenibile (si veda il Documento del Segretario Generale A/CONF.216/PC/2).  Hanno inoltre discusso le nuove sfide emergenti, l'economia verde nel contesto dello sviluppo sostenibile e l'eliminazione della povertà. è stato riconsiderato il quadro istituzionale della governance internazionale dello sviluppo sostenibile. Nel complesso si è trattato di una messa a fuoco della materia piuttosto che di un vero e proprio inizio della fase negoziale.

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10 - 11 gennaio 2011, FIRST Intersessional Meeting for UNCSD. Questa prima assemblea straordinaria della CSD affronta il problema della definizione dei temi e degli obiettivi della UNCSD prima che il vero e proprio negoziato abbia inizio. Il tema dominante tra i due proposti è certamente la Green economy. La sua novità, si nota, sta soprattutto nell'assunto che essa sia un passaggio obbligato per lo sviluppo sostenibile. In fondo, anche se il tema non è ancora stato inserito nel lessico dell'ONU, gran parte dei paesi maggiori ne ha sviluppato una variante al proprio interno. Ciò porta la Germania a invitare a lasciar perdere la ricerca di una definizione di Green economy che accontenti tutti, specie i piccoli paesi preoccupati che si possa trattare di una definizione di ulteriori standard qualitativi per bloccare le loro esportazioni o per innalzare nuove barriere doganali. Piuttosto si tratta di assicurare le condizioni che consentano a tutti di sviluppare la Green economy entro i propri confini, con la necessaria varietà di ispirazione. Molti delegati richiedono che la prova dell'efficacia della Green economy debba essere la sua capacità di generare nuova occupazione e nuovi Green Jobs.

Minore attenzione viene riservata al problema della governance dello sviluppo sostenibile per la quale, viene notato, non vi sono ancora proposte concrete. La Cina chiede maggior dinamismo e leadership in queste fasi preparatorie. Nelle conclusioni si sottolineano alcuni messaggi:

  • più impegno per lo sviluppo sostenibile;

  • la Green economy non è un sostituto per lo sviluppo sostenibile ma piuttosto la sua modalità di attuazione, differenziata tra paesi;

  • la necessità di analizzare le deficienze nell'attuazione dei piani d'azione delle Conferenze precedenti (Agenda 21, JPOI);

  • necessità di rafforzare gli strumenti (attualmente UNEP e CSD).

Il Rapporto di sintesi contiene i risultati ufficiali del Meeting.

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24 Dicembre del 2009, Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Con la risoluzione (/RES/64/236), ha stabilito che nel 2012 si terrà la Conferenza ONU sullo Sviluppo Sostenibile anche detta “Rio+20” o “Rio 20” o UNCSD.

La Conferenza ha tre obiettivi: assicurare che venga rinnovato l’impegno politico in favore dello sviluppo sostenibile, effettuare una valutazione di ciò che è stato fatto e dare attuazione agli impegni già presi ai quali ancora non si è totalmente adempiuto, affrontare nuove sfide emergenti.

Gli Stati membri hanno deciso che la Conferenza sarà incentrata su queste due tematiche fondamentali: la Green economy nell’ambito dello sviluppo sostenibile e della lotta alla povertà e il quadro istituzionale della governance dello sviluppo sostenibile.

Una massiccia serie di eventi preparatori si svolgerà nel mondo in vista del Summit Rio+20 (vedi la Roadmap Rio+20). Il Comitato scientifico della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, oltre a dare conto dei contributi che la Fondazione stessa produrrà nel corso dei mesi che ci dividono da Rio, vuole sviluppare queste pagine per dare informazioni puntuali su tutto l'arco delle iniziative in essere a livello internazionale e in Italia. Il comitato darà accesso a tutta la documentazione rilevante per il percorso verso Rio+20.

In questa prospettiva diamo di seguito una traccia ragionata di tutti gli eventi che segnano la storia dello sviluppo sostenibile nel mondo, sottolineando che tale traccia storica riporta sistematicamente alle Nazioni Unite, sia pure con evidenti luci ed ombre.

Com'è noto la UNCSD segnerà il 40° anniversario della prima grande Conferenza internazionale che reca specificamente l'ambiente nel titolo, la Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente umano, UNCHE, che si è svolta a Stoccolma nel 1972.

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26 agosto - 4 settembre 2002, Johannesburg, WSSD 2002. Il Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile si riunisce in Sud Africa con oltre 21.000 partecipanti da 191 governi, organizzazioni intergovernative e non governative, il settore privato, società civile, mondo accademico e comunità scientifica.  Secondo la risoluzione 55/199 dell'Assemblea generale dell'ONU, WSSD deve rilanciare i principi di Rio e l'Agenda 21. Il clima non è dei migliori. Negli Stati Uniti come in Italia le amministrazioni sono appena cambiate e non è passato un anno dall'attentato alle torri gemelle. Il mondo è smarrito e alla Conferenza i delegati fanno fatica a difendere i principi dello sviluppo sostenibile. l'attacco si concentra sulla "Responsabilità comune ma differenziata" e sul Principio di precauzione. L'Italia va al WSSD con in mano il Il Piano d'Azione Ambientale per lo sviluppo sostenibile, sviluppato per il governo di centrosinistra da ecologisti che sono ora in Fondazione, Ronchi, Federico, La Camera, che non ha fatto in tempo a correggere. Per fortuna l'appartenenza all'Europa impedisce alla delegazione italiana di schierarsi apertamente con i picconatori di Rio. In quel momento le prospettive di entrata in forza del protocollo di Kyoto sono al lumicino. Al WSSD raggiunge l'acme l'attacco al multilateralismo in favore di accordi di tipo bilaterale.  Negli anni a seguire questo approccio, patrocinato dalla corrente di pensiero che si fa risalire alla nuova destra neo-con americana, fallirà del tutto. In questo clima è già molto che i Principi di Rio e l'Agenda 21 possano essere riconfermati nelle risoluzioni finali.

Il WSSD adotta due documenti: il Piano di attuazione di Johannesburg (JPOI) e la Dichiarazione di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile. Il JPOI è concepito come un quadro d'azione per attuare gli impegni originariamente concordati a Rio e comprende 11 capitoli: un'introduzione; sradicamento della povertà; produzione e consumo; il patrimonio delle risorse naturali; la salute; i piccoli Stati insulari  (SIDS); l' Africa; altre iniziative regionali; i mezzi di attuazione; il quadro istituzionale. La Dichiarazione di Johannesburg delinea il percorso del passato decennio, le novità introdotte dalla globalizzazione, il mancato sostegno del Nord al Sud, noto come 7 permille, la necessità di dare sostegno alla lotta per i cambiamenti climatici ed il sostegno al WTO, che da poco non è più in area ONU, impegnato sulle regole del commercio internazionale. La Dichiarazione riconferma i 27 principi di Rio e rilancia con il JPOI l'attualità di agenda 21. Il WSSD però non riesce a definire se non una minima parte degli obiettivi quantitativi dello sviluppo sostenibile, indispensabili per dare attuazione all'Agenda 21.

La risoluzione ONU 64/236 prevede la convocazione di tre Preparatory Committee (PrepCom) meeting in preparazione della UNCSD. La CSD, Commissione per lo sviluppo sostenibile, sostiene la preparazione di UNCSD con tre incontri denominati Intersessional meetings.

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1997, New York, UNGASS-19.  è una sessione speciale dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per esaminare l'attuazione dell'Agenda 21 cinque anni dopo UNCED. Adotta il programma per l'ulteriore attuazione di Agenda 21 (A/RES/S-19/2). Impegna tutti i paesi a preparare la propria Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile entro il 2002, la successiva WSSD 2002. Il compito sarà portato a termine dall'Italia solo in misura parziale per il pilastro ambientale. Ricordiamo che Romano Prodi, allora Presidente del Consiglio, al ritorno da New York, pronunciò in Senato un discorso che può essere considerato l'origine delle politiche italiane per lo Sviluppo sostenibile.

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3 - 14 giugno 1992, Rio de Janeiro, UNCED 1992. Il "Summit della Terra", la Conferenza ONU su Ambiente e Sviluppo, ha coinvolto oltre 100 capi di Stato e di governo, rappresentanti da 178 paesi, e circa 17.000 partecipanti. La delegazione italiana è composta da 103 persone, tra cui Colombo, Melandri, Ruffolo. La UNCED introduce nel lessico politico il concetto di sviluppo sostenibile. Tra le innumerevoli pubblicazioni su UNCED, indubbiamente la più grande tra le Conferenze mondiali sui problemi dello sviluppo, cui è dedicata altra pagina del sito, segnaliamo qui il resoconto del Formez, utile e conciso e il filmato di G. Hunt.

I documenti principali dell'UNCED sono stati la Dichiarazione di Rio sull'ambiente e lo Sviluppo, l'Agenda 21 (Programma d'azione in 40 capitoli che conserva ad oggi tutta la sua attualità), e la dichiarazione sulle foreste. La Convenzione quadro sui cambiamenti climatici e la Convenzione sulla Diversità biologica sono stati aperti alla firma a Rio.

Nel 1992, la 47° sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA), nella risoluzione 47/191, definisce le funzioni della CSD, Commissione per lo Sviluppo sostenibile,  con il compito di governare l'intero processo di applicazione del dettato di Agenda 21. Il lavoro della CSD non può essere giudicato sufficiente a distanza di quasi 20 anni dall'investitura.

L'Italia non fu protagonista a Rio '92, come del resto quasi sempre accade. L'allora Ministro dell'Ambiente, Giorgio Ruffolo, spesso frettolosamente celebrato per la sua lungimiranza, non mancò di profetare il fallimento della UNCED, un Summit che segnerà il corso della vicenda ambientale moderna. Il Comitato scientifico ha trovato negli archivi de La Repubblica un gustoso articoletto che riferisce delle sue esternazioni su Rio in unione con quelle di Ripa di Meana, altra figura che si farà notare spesso per le sue posizioni eccentriche. (> leggi l'articolo de La Repubblica: "L'inutile Summit di Rio" del 16 maggio del 1992).

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1983, WCED. L'Assemblea generale dell'ONU decide di istituire una Commissione indipendente per formulare un'agenda per l'azione a lungo termine. Nei tre anni seguenti la Commissione conosciuta come Commissione Brundtland tiene audizioni pubbliche e studia i problemi. Alla sua relazione, "Il nostro futuro comune", che è stata pubblicata nel 1987, si fa risalire la definizione di "Sviluppo sostenibile". Vi si sottolinea la necessità di strategie di sviluppo in tutti i paesi che hanno riconosciuto i limiti della capacità dell'ecosistema di rigenerarsi e di assorbire i rifiuti e gli inquinanti. La Commissione sottolinea il legame tra sviluppo economico e questioni ambientali, e lo sradicamento della povertà identificato come un requisito necessario e fondamentale per l'ambiente lo sviluppo sostenibile.

La UNCSD segnerà anche il 20 anniversario della Conferenza  sull'ambiente e lo sviluppo (UNCED), riunita a Rio de Janeiro nel 1992.

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1972, Stoccolma, UNCHE . La Conferenza di Stoccolma prodotto tre decisioni principali: la Dichiarazione di Stoccolma; il Piano d'azione, composto di 109 raccomandazioni e misure contro il degrado ambientale per i governi e le organizzazioni internazionali; un gruppo di cinque risoluzioni che chiedono:

  • il bando dei test delle armi nucleari;

  • la creazione di una banca dati internazionale in materia di ambiente;

  • che si affrontino congiuntamente le azioni legate allo sviluppo e all'ambiente;

  • la creazione di un fondo per l'ambiente;

  • la istituzione del Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) come nodo centrale per la cooperazione ambientale globale e la negoziazione dei trattati.

Già dalla UNCHE si va profilando quello che sarà il  conflitto, tuttora irrisolto, tra Nord e Sud del mondo sullo sviluppo sostenibile, come dimostra la citazione di Indira Gandhi nell'incipit di questa pagina. Nelle fasi preparatorie di UNCSD risuona chiara l'accusa di alcuni dei paesi del Sud, raccolti nel cosiddetto G-77 a leadership BRIC, di voler tradire i principi di Rio spostando i temi del Summit dalle inadempienze in materia di sviluppo sostenibile alla green economy.

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